31st: argument

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Dedicato alla dolce Marta (xharryshugx ), che ho conosciuto da poco ma a cui mi sono già affezionata.

-

Il fuso orario mi aveva letteralmente distrutta. La mia vita si era capovolta: dormivo al mattino e guardavo il soffitto durante la notte, da almeno una settimana.
Ma era impossibile rinunciare ad una Londra soleggiata, un evento raro, soprattutto quando l'inverno era alle porte.

Passai buona parte della mattinata nel negozio del signor Grooth, facendo correre le dita sui tasti d'avorio, accolta dal suo vecchio e paziente silenzio.
Prima passai dal ristorante cinese e ordinai d'asporto, così che io e quell'anziano signore potessimo mangiare insieme.

Era ancora scettico riguardo a Harry, ma fu gentile a chiedermi come andava la nostra relazione, e io fui costretta ad improvvisare la storia della coppia perfetta.

Più lo guardavo, più affiorava il ricordo di mio nonno. Stesso sguardo gentile, stessa voce leggermente incrinata, stesso abbigliamento semplice e antiquato.
Ma al contrario, mio nonno era sempre stato contrario alla mia passione per la musica, e solo alla sua morte mia nonna fu libera di comprare un pianoforte.

Lasciai il signor Grooth nel suo piccolo mondo e gli promisi di andarlo a trovare ancora.

Passai il resto del mattino a correre lungo il Tamigi, godendomi l'aria perfetta e lo sfondo perfetto, buttando fuori l'adrenalina mista al respiro affannato.

"Harry sarà a casa tua dopo pranzo e passerete il pomeriggio insieme. Ci saranno dei fotografi fuori dal tuo appartamento.
_Modest Management."

Le lancette del mio orologio segnavano le 11.54. Avevo ancora poco tempo per tornare a casa, pranzare e darmi una lavata.

Ma qualcosa non andava. Mr Walden ci aveva comunicato che saremmo stati liberi di organizzare gli appuntamenti a nostro piacimento, eppure mi era appena arrivato un messaggio dalla Modest.

***
Tamponai l'asciugamano sui capelli lunghi e guardai il mio riflesso nello specchio. Avevo bisogno di qualche cambiamento, magari partendo dal tagliare i capelli?

Il campanello trillò echeggiando nella casa silenziosa, tanto da farmi sobbalzare.

Poi pensai. Poi ci riflettei. Harry era già qui.

Corsi per le scale, cercando di non inciampare con le ciabatte scivolose e aprii la porta nascondendomici dietro.

Harry si guardò intorno, non vedendo chi gli aveva aperto. Uscii dal mio banale nascondiglio solo quando chiusi la porta alle sue spalle.

Incurvai le labbra in un sorriso imbarazzato e cercai di coprirmi il più possibile con l'accappatoio.

Mi analizzò da capo a piedi, soffermandosi sulle mie gambe scoperte, e dopo secondi interminabili, si preoccupò di salutarmi.

«Ciao.»
Mi guardai le dita dei piedi, fingendo di essere interessata al mio smalto.

«Ehm, scusami... Avevo perso la cognizione del tempo. V-Vado a sistemarmi. Tu fai come se fossi a casa tua.»

Non esitai a tagliare la corda e rinchiudermi dietro la porta del bagno.

Quando mi feci forza e tornai al piano inferiore, Harry era accucciato sul tappeto a scavare nella scatola che conteneva i miei vecchi CD.

«Mi piace la musica che ascolti.»

Persi un battito quando la sua familiare voce grave si fece spazio fra le mie orecchie, eppure era girato di spalle.

month » h.sDove le storie prendono vita. Scoprilo ora