45th: sure?

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Passare cinque giorni con Harry fu asfissiante.

Chiunque avrebbe pagato oro per avere la mia opportunità, ma ritrovandosi a patire i suoi continui capricci e dispetti avrebbe cambiato idea.

Tenere il passo e inseguirlo si era rivelato impossibile. Passava dal tuffarsi in piscina appena sveglio e infastidirmi schizzandomi l'acqua, a litigare con i paparazzi che lo pedinavano appena poco lontano da casa, imprecando come uno scaricatore di porto.

Mi era stato tassativamente proibito di uscire dalla villa mentre le foto del pestaggio agitavano internet.

La notizia si era sparsa ovunque e qualsiasi canale di gossip o musica parlava delle mie condizioni, del tweet di Harry e delle sfuriate contro i paparazzi. Un inferno.

Ma in tutto questo caos, Harry non mi lasciava mai con la malinconia addosso. Si preoccupava sempre di rubarmi qualche bacio, assicurarsi che che mie ferite venissero curate e spesso usciva per poi tornare con un regalo per me.

Gloria mi faceva compagnia mentre sparecchiava i resti della colazione e chiacchieravamo di cosa avrei fatto una volta fuori di qui.

Mi aveva soprannominata Raperonzolo, per il fatto che Harry mi tenesse relegata nel suo castello.

Era una donna simpatica e passare la mattina con lei, mentre Harry era impegnato in una signing, non mi dispiaceva affatto.

La aiutai a sistemare il giardino e annaffiare le piante, nonostante le sue continue insistenze affinché la lasciassi lavorare da sola, ma dopotutto non avevo niente da fare e alleggerirle il lavoro non era un problema.

Mi raccontò di Harry e di come si comportasse nei suoi confronti, di quanto fosse cambiato da quando avevano sfondato nella musica fino a quel momento. Qualche anno prima non era di certo una bella persona. Gloria raccontò che trattava male chiunque gli si parasse davanti, approfittava dei suoi privilegi e guardava di sottecchi tutti coloro che fino a pochi mesi prima erano normalissime persone uguali a lui.

La fama lo aveva cambiato, molto.

Non mi era sfuggita nessuna delle sue piccole confessioni che riusciva a tirare fuori di tanto in tanto. Connettendo i pezzi del puzzle nasceva la storia di Harry, un piccolo adolescente con la costante paura degli altri, che rimpiangeva ancora la sua adolescenza perduta.

Avevo notato il rapporto con la sua famiglia, avevo notato il modo in cui abbracciava Gemma e i suoi occhi lucidi mentre salutava sua madre in preda alle lacrime. Non mi era sfuggito il silenzio pesante sulla via di ritorno a Londra, un silenzio carico di tensione e insicurezza del momento in cui avrebbero avuto la fortuna di rivedersi.

Decisi di preparare il pranzo sia per me che per Harry, sperando che quando arrivasse il cibo non si sarebbe raffreddato.

Sotto le direttive di una Gloria severa riuscii a comporre due piatti di fusilli con straccetti di carne e li poggiai sulla tavola ben apparecchiata consapevole che Harry sarebbe arrivato da un momento all'altro.

Salutai Gloria che intanto si era appostata vicino alla porta e la guardai raggiungere il cancello e uscire.

Il profumo del cibo invadeva le mie narici e mi costrinsi in tutti i modi a non rovinare tutto ciò che avevo fatto iniziando a mangiare da sola.

Il suono di una chiave che girava nella serratura mi fece balzare in piedi, forse più felice di poter finalmente mangiare il mio sudato lavoro che di vedere Harry.

Gli andai incontro e allacciai le braccia al suo collo alzandomi in punta di piedi con il tentativo di baciarlo, ma quando lo vidi storcere il naso mi allontanai accigliata.

month » h.sDove le storie prendono vita. Scoprilo ora