Le Scelte Senza Rimpianti

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-...ima in pace...
E così, fu silenzio per alcuni e apparentemente interminabili secondi.
Decisamente annoiato dall'umorismo inopportuno della donna, Levi aggrottò la fronte e incrociò le braccia.
-Ehi, smettila di dire stronzate...sto parlando seriamente! - le disse stizzito.
-Anche io! - gli rispose Hange, incrociando anche lei le braccia e volgendo lo sguardo verso il mare.
Levi sbuffò seccato.
-Mi sono stancato...certe volte, parlare con te, è come sbattere la testa contro le Mura...me ne vado...ci rinuncio! Ne riparliamo quando ne avrai voglia...- le disse innervosito, in procinto di andarsene.
-Levi, non ho assolutamente voglia di scherzare...- insistette lei, continuando a guardare il mare, come se questo le stesse infondendo il coraggio per continuare confessargli il segreto.
-Ah, sì? E allora dimmi, spiegami, visto che mi ritieni uno stupido: quando diavolo saresti rimasta incinta? Non mi sembra di averti vista in...in quello stato! - sbottò lui, gesticolando e indicandole nervosamente la pancia - Siamo sempre stati insieme ed io non ti ho mai...
A questo punto, Hange voltò il viso verso di lui e lo guardò dritto negli occhi in un modo così serio e glaciale da farlo ammutolire all'istante.
Improvvisamente, quasi come se fosse stato colto da una rivelazione, Levi si rese conto che aveva appena detto una stupidaggine: non era vero che era stato sempre con lei, perché era stato lontano durante i lunghi mesi di missione per uccidere i Giganti all'interno del Wall Maria. Effettivamente, realizzò che i conti non tornavano, che c'era qualcosa che non andava.
-Me-merda...- balbettò con un filo di voce, attonito, e con gli occhi spalancati, come se avesse visto un fantasma.
Se lo sbigottimento avesse avuto un volto, sarebbe stato quello di Levi in quel preciso istante.
Hange continuò a guardarlo ma poi sospirò, rammaricata. Vedendolo poi totalmente pietrificato e atterrito, iniziò a ridacchiare, divertita dalla sua espressione.
-Ta-daaaan! Sorpresa! Congratulazioni Levi, sei diventato padre! - esclamò divertita e infine ridendo, cercando di smorzare la situazione.
Levi sollevò lo sguardo su di lei e, rapido come il vento, la afferrò rabbiosamente per il bavero della camicia e la trascinò verso il suo viso.
-Adesso smettila di fare la stupida e di prendermi in giro, razza di Quattrocchi di merda! Guardami negli occhi e dimmi che non mi stai prendendo per il culo! - sbottò alla fine, quasi in preda ad una crisi isterica, ma senza alzare la voce e guardandola dritta negli occhi.
Hange riacquisì serietà e inspirò profondamente.
-Non sto scherzando, Levi! È vero...è tutto vero...tu ed io abbiamo un figlio! - gli rispose per nulla intimorita dal suo atteggiamento minaccioso.
A questo punto, Levi si rese conto che la donna diceva sul serio. Nuovamente, cadde in uno stato di shock e la liberò dalla sua forte presa.
Hange sospirò e si rimise gli occhiali protettivi sugli occhi.
-Perdonami Levi...avrei voluto dirtelo in un altro modo...e in un altro contesto... - gli disse mentre si risistemava la camicia.
Il silenzio tra i due era assordante, interrotto soltanto dal suono delle onde che si infrangevano sul bagnasciuga. Levi perse il conto del tempo in cui trattenne il respiro. Gli tremavano le mani. Aveva il cuore che gli batteva all'impazzata e non riusciva a muovere nemmeno un muscolo, come se i suoi piedi fossero cementati nella sabbia. Non sapeva cosa dire e a cosa credere. Forse era un sogno, oppure un incubo: non riusciva più a capire se stesse vivendo qualcosa di reale. Era letteralmente sotto shock. Si mise le mani sul viso, come se volesse concretizzare che stesse realmente vivendo quella situazione e che il suo corpo si trovasse lì, davvero in quel posto.
-Ma...come... - balbettò come se gli mancasse il respiro.
-Beh...non credo che debba ricordarti tutte le volte che...- iniziò a spiegargli Hange, tornando a guardare il mare.
-Non intendo quello, idiota! - la interruppe subito Levi, cercando, invano, di riprendere la lucidità - Vorrei capire come...perché...
-Diciamo che, in fondo, Armin non ti ha mentito del tutto...- gli rispose Hange avendo alla fine compreso cosa lui intendesse chiederle.
Levi stava per essere colpito da un infarto fulminante.
-Quindi Armin...Sasha...Connie...
-Si...loro sono a conoscenza di tutto...e...altre persone molto fidate... - spiegò lei, abbassando lo sguardo.
Sapeva che gli stava facendo del male e questo la stava angosciando profondamente, ma ormai il gioco era finito e doveva dirgli tutta la verità.
Per evitare di collassare per terra, Levi si sedette pesantemente sulla sabbia e si mise le mani tra i capelli, continuando a respirare affannosamente. Nel suo animo stava avendo luogo uno scontro di emozioni contrastanti che non riusciva a decifrare, ma era come se il suo cervello si fosse spento e che non riuscisse più a formulare neanche il più semplice dei pensieri.
Hange, ancora in piedi e con le braccia conserte, aveva completamente il cuore a pezzi: sapeva che prima o poi questo giorno sarebbe arrivato, e sapeva che tutto questo lo avrebbe ridotto in uno stato pietoso ma adesso non poteva più tornare indietro e doveva assumersi le conseguenze delle sue azioni. Così decise che era giunto il momento di raccontargli tutto, anche se lui, dato lo shock, non voleva sicuramente ascoltarla.
-Sai, Levi...mai, nella mia vita, avrei immaginato di vivere tutto questo! Sono sempre stata una donna molto atipica...anormale, come diresti tu. Il mio sogno è sempre stato quello di risolvere il grande mistero che si cela dietro la presenza dei Giganti in questo mondo...capire perché l'umanità era stata decimata da questi strani esseri e perché eravamo costretti a vivere in un posto circondato dalle Mura, quando il mondo è così immenso. Ho...donato interamente la mia vita e il mio cuore per questo...ed ero convinta che l'avrei fatto fino alla mia morte. Misi da parte il mio io, pur di raggiungere questo scopo e mi ero illusa che stessi vivendo una vita perfetta...che fossi davvero felice! - iniziò a raccontare come se avesse messo a nudo la sua coscienza, con lo sguardo perso nel vuoto - Anche se non avevo più i miei genitori, avevo trovato nella Squadra di Ricerca una nuova famiglia...degli amici a cui volevo bene come se fossero dei fratelli...e soprattutto avevo trovato uno scopo di vita. Offrire i miei servigi per la salvezza del genere umano era qualcosa che mi trasmetteva un incredibile appagamento e mi sentivo davvero realizzata e completa. Sarà stato egoistico ma...non desideravo altro...non avevo bisogno di altro! Bastavano i miei studi e il mio lavoro ad nutrire la mia mente...ma poi...sei arrivato tu, Levi e...ed hai...distrutto tutto quanto!
Con ancora il volto tra le mani, Levi spalancò gli occhi, come se avesse ricevuto una pugnalata alla schiena.
-Si, Levi! Tu hai distrutto tutto...hai distrutto questa...stupida illusione che mi ero creata nella mente! Mi hai fatto scoprire quanto sia bello essere innamorati e avere l'amore di una persona...e soprattutto quanto sia bello amare incondizionatamente! Mi hai fatto scoprire dei lati di me stessa che pensavo che non esistessero...grazie a te ho scoperto cosa significa essere donna, un dettaglio di me stessa che avevo omesso del tutto! Ero felice di aver compreso questa nuova realtà e con te al mio fianco, sentivo che avrei potuto fare di tutto, persino non rendere vano il sacrificio dei nostri amici. Mi sentivo onnipotente...invincibile! Ma poi...è arrivato quel giorno...il giorno in cui ho scoperto di essere incinta e...tutto mi è crollato addosso! Mai, mai e poi mai avrei mai immaginato che il mio corpo potesse generare dei figli! Si...può sembrarti crudele, ma diventare madre non era certo qualcosa a cui ambivo nella vita. Era qualcosa a cui non aspiravo minimamente! Non mi è mai passato per la testa! Pensavo che, come coppia, fossimo perfetti così come eravamo. Mi sono sentita spaesata...perduta...in balia degli eventi! Tutto stava andando a monte! Tutto sarebbe andato perduto e non avrei mai potuto svolgere l'incarico che mi era stato affidato come Comandante del Corpo di Ricerca. Mi sentivo una fallita, perché l'amore per te mi aveva accecata e mi ha fatto abbassare la guardia! L'idea di non poter dare un significato alla morte di Moblit, Erwin e di tutti gli altri mi annebbiò letteralmente il cervello, tanto che pensai di liberarmi di questo inconveniente! E poi...come poteva una come me, che non aveva nemmeno un briciolo di istinto materno, potersi prendere cura di un bambino?!...si, Levi! Pensai di mettere fine alla gravidanza: tu non l'avresti mai saputo, nessuno lo avrebbe mai saputo ed io avrei fatto, da sola, i conti con la mia coscienza! Era un peso che avrei portato in me fino alla tomba, perché la rabbia, la frustrazione e l'orgoglio mi stavano accecando! La paura mi aveva totalmente annebbiato il cervello!
Afflitto e senza parole, Levi sollevò un attimo lo sguardo verso di lei e si accorse che stava piangendo.
-Poi...finalmente...ho capito che mai e poi mai avrei potuto fare una cosa simile...quel bambino era una parte di te e di me e se me ne fossi liberata, sarebbe stato come sbarazzarsi del nostro amore! Avrei rinunciato a tutto, persino alla mia vita, ma mai al nostro amore! - esclamò infine Hange, singhiozzando e nascondendo il viso tra le mani, come se si vergognasse nell'aver messo a nudo i suoi pensieri più intimi.
Levi era davvero sbigottito e senza parole. Gli sembrava di aver perduto la voce perché non riusciva ad emettere alcun suono.
Intanto, Hange si asciugò le lacrime con la manica della camicia e cercò di recuperare la compostezza.
-Poi scoprì uno dei misteri sulle origini della tua famiglia, gli Ackerman, e sono entrata in panico...per proteggere te e il nostro bambino, son riuscita a portare via quei manoscritti nascosti negli Archivi Segreti e li ho distrutti. Tu sei un uomo, Levi, e anche se sei l'uomo più forte al servizio dell'umanità, a me non importa un accidente e...ho temuto per te! Il tuo passato ha fatto sì che tu avessi dei nemici, anche molto potenti, che avrebbero fatto di tutto pur di farti fuori...o trasformare, sia te che Mikasa, in cavie da laboratorio per cercare di trasmettere anche a noi la vostra immunità e invincibilità per poter vincere la guerra. Una forza che è stata trasmessa sicuramente anche al bambino che portavo in grembo. Avevo paura che me lo avrebbero portato via...e che gli avrebbero fatto del male. Così, per distogliere l'attenzione delle alte sfere del governo, con l'aiuto di pochi ma fidati amici, ti ho spedito in missione all'interno del Wall Maria, mentre io mi sarei nascosta nella mia casa in campagna per portare a termine la gravidanza, con la scusa degli esperimenti sul Gigante Colossale. Dopo il parto, sarei poi ritornata in città e al Quartier Generale, assicurandomi che nostro figlio stesse al sicuro da chiunque gli avrebbe fatto del male per farne anche a te. E così è stato...ma poi...non ho fatto i conti con la mia coscienza...o meglio...con la mia "nuova" coscienza di madre costretta a vivere lontana da suo figlio. Pensavo che sarei riuscita a tenere nascosto nostro figlio finché non sarebbe finita la guerra...del resto, dopo la guerra, a chi diavolo sarebbe importato del potere degli Ackerman! Ma feci di nuovo male i calcoli perché, erroneamente, pensavo che questa dannatissima guerra si sarebbe conclusa nel giro di pochi mesi...massimo un anno! Ma mi sbagliavo...e quindi non ce l'ho fatta più...il mio subconscio non ha resistito più...e...eccomi qui...in questa...patetica sceneggiata! - concluse con un profondo sospiro, passandosi le mani tra i capelli.
Levi non riusciva ancora a credere a tutto quello che aveva appena sentito. Tutto era davvero incredibile e surreale; eppure, aveva senso perché i tempi combaciavano e soprattutto perché il comportamento di Hange era cambiato proprio dal momento in cui lui era rientrato dalla missione. Adesso, quel buio che annebbiava la sua mente, stava lasciando spazio alla chiarezza degli eventi.
Hange si voltò e chinò lo sguardo verso di lui, che se ne stava seduto, pietrificato, con lo sguardo perso nel vuoto, con una gamba piegata verso il petto e con il braccio posato sul ginocchio.
-Levi, sappi che non ho alcun rimpianto per ciò che ho fatto! - gli disse con serietà, senza mostrare alcuna debolezza - Se quello era l'unico modo per proteggervi, io lo rifarei altre mille volte! Tu ed Erwin siete la cosa più bella che mi sia capitata nella vita...siete la mia felicità...e all'epoca non vi vedevo altra soluzione...per tenervi al sicuro...mai e poi mai permetterò che accada qualcosa di orribile a te e ad Erwin!
-Erwin... - ripeté Levi, senza guardarla, sogghignando, come se si stesse risvegliando da quel lungo stato di trance.
Hange arrossì, imbarazzata.
-Si...lui...si chiama Erwin...ho scelto questo nome perché so che, molto probabilmente, ti sarebbe piaciuto... - gli disse massaggiandosi una tempia.
-Hange...
-Dimmi...
-Siediti qui...vicino a me...- le disse Levi, volgendo lo sguardo verso l'orizzonte.
-Ma...io... - balbettò la donna, confusa.
-Hange, siediti immediatamente...altrimenti mi alzo e ti rompo entrambe le gambe! - insistette Levi, sollevando lo sguardo e guardandola, questa volta, dritta negli occhi, con serietà ma senza alcun segno di rabbia.
Hange sospirò, angosciata, e andò a sedersi accanto a lui. Non aveva paura che le avrebbe afferrato il viso per poi soffocarla nella sabbia, per dare sfogo alla sua rabbia e frustrazione. Era consapevole che lo aveva ferito e che gli aveva fatto del male nel tenergli nascosti tutti quegli eventi, ma adesso era troppo tardi per tornare indietro. Come aveva detto prima, per proteggere sia lui che il loro bambino, lo rifarebbe ancora, senza alcun dubbio. L'unico rimorso che aveva era solo quello di aver scatenato in lui quella miriade di emozioni che lo avevano ridotto in quello stato psicologico pietoso.
Levi la guardò per un istante e poi riprese a contemplare il mare, respirando profondamente.
-Levi...so che sei arrabbiato...ma non... - iniziò a dirgli Hange, con voce tremante.
-Non sono arrabbiato - le rispose lui, con calma.
Hange spalancò gli occhi, incredula.
-Come...tu...non vuoi...? - balbettó, senza parole.
-Ci hai pensato da sola, come una idiota, a punirti...con le tue solite stronzate! Tutte le pene che hai sofferto fino ad ora, sono solo frutto della tua testardaggine e sono la tua punizione per non avermi detto subito tutto quanto...ci ha pensato il tuo orgoglio di merda a farti passare le pene dell'inferno...direi che, come punizione, ti è bastata...io non ho altro da aggiungere a tutto questo...non servirebbe a nulla... - le rispose Levi, senza guardarla, con lo sguardo perso nel vuoto.
Gli occhi di Hange si riempirono di lacrime.
-Hai ragione Levi...ma io...
-Ho capito perché l'hai fatto... - le disse ancora, come se avesse un nodo in gola.
Quasi come posseduto da uno strano spirito, Levi iniziò a ridere come se avesse capito una barzelletta a scoppio ritardato. Hange ormai non riusciva a capirci più nulla e lo guardò sconcertata.
-C'è voluto un neonato...a farti finalmente confidare con me...un bambino! Ed io che stavo letteralmente andando fuori di testa perché pensavo che tu non volessi più stare con me! E invece... - continuò a ridere istericamente, portandosi una mano alla fronte.
Colpita nell'orgoglio, Hange serrò la mascella e cercò di rimettersi in piedi per andarsene, ma Levi le afferrò subito la mano e la trascinò giù tra le sue braccia, stringendola a sé come non aveva mai fatto prima di allora. Hange rimase pietrificata e sorpresa da quel gesto così improvviso.
-Hange...perdonami...è solo che...sto cercando un modo per dirti quanto io sia felice! - le sussurrò all'orecchio, con voce calma e rassicurante.
A quelle parole, gli occhi di Hange si riempirono di nuovo di lacrime. Non riusciva a credere a ciò che le aveva appena confidato. Commossa, ricambiò subito l'abbraccio e affondò il viso nel suo petto.
-Ho compreso il tuo stato d'animo e posso solo immaginare quanto tu abbia sofferto...prima come donna...e poi come madre...sono felice che tu abbia finalmente compreso che non puoi affrontare sempre tutto da sola...sono felice che tu abbia messo da parte l'orgoglio per confidarti con me...sono felice che tu abbia messo in secondo piano il lavoro...sono felice che tu mi faccia sentire uomo...ma soprattutto, sono...così felice che tu mi abbia reso padre! - le disse infine con estrema dolcezza, stringendola forte a sé.
Intenerita e totalmente senza parole, Hange scoppiò a piangere come non aveva fatto da anni.
-Immagino quanto sia stato difficile e doloroso per te mettere da parte i tuoi scopi...i tuoi sogni...le tue aspirazioni...e il fatto che tu l'abbia fatto, mi fa solo capire quanto mi ami...quanto ci tieni a me...
Hange non riusciva più a smettere di piangere e cercava di soffocare il più possibile i singhiozzi. Non riusciva neanche a capire perché stesse piangendo in un modo così disperato: era felice, stressata, arrabbiata, affranta. Era un pianto di sfogo, ormai inevitabile, di molteplici emozioni.
Levi chiuse gli occhi, dai quali uscì una piccola lacrima, testimone della sua indefinibile gioia ed emozione.
-Sapessi quante volte avrei voluto chiederti di costruire una famiglia insieme...di essere la madre dei miei figli...oh, Hange, anche io ho le mie colpe! Non ho mai avuto il coraggio di confessarti ciò che sognavo...avevo paura che tu mi avresti mandato al diavolo...scusami, se mi sono reso conto troppo tardi che c'era qualcosa che non andava...ma ancora non ho il potere di capire alla perfezione cosa ti passa sempre per la testa... - le disse cercando di non far tremare la voce per l'intensa emozione.
-Levi...anche io ho sempre desiderato avere una famiglia assieme a te...ma avevo paura! La situazione nel Regno...la guerra...i Giganti...non volevo che i nostri figli nascessero in questo mondo spaventoso...volevo solo aspettare...ma poi... è successo...e...non ho potuto...non ho potuto! - gli confidò ancora Hange, piangendo.
-Basta così, Hange...dimentica ciò che hai passato...dimentichiamo tutto...è tutto finito...adesso ci sono anche io, con te! - le sussurrò Levi, sempre con molta dolcezza e comprensione.
Le afferrò il viso con entrambe le mani, le tolse gli occhiali e la benda ed iniziò a riempirla di baci, mescolando le lacrime di gioia con le sue.
-Non tenermi più fuori dalla tua vita...siamo due persone, ma siamo una cosa sola...anzi...adesso siamo in tre... - le disse ancora, baciandole gli occhi come se ciò servisse a farla smettere di piagere.
Senza dirle nulla ma continuando a stringerla tra le braccia, iniziò ad accarezzarle il viso, guardandola sempre con infinita dolcezza.
-Un maschietto... - le sussurrò ancora, un po' incredulo, ma sorridendole.
Ancora in preda al pianto di commozione, Hange rise imbarazzata e si passò una mano sugli occhi ancora grondanti di lacrime.
-Si... - gli rispose arrossendo, distogliendo lo sguardo da quello di Levi che era intensissimo ed emozionato come non mai.
-Erwin... - le sussurrò ancora.
Levi tirò un profondo respiro e si chinò alla ricerca delle sue labbra, per poter riprendere a baciarla.
-Non ti piace come nome? - gli domandò la donna, mostrando un istante di preoccupazione.
Levi le spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e la guardò con amore.
-È perfetto... - le confidò sorridendole.
Hange sorrise ancora e si stropicciò gli occhi.
- Tieni! - le disse poi tirando fuori dalla tasca della giacca un fazzoletto - Soffia il naso!
Hange prese il fazzoletto e si pulì il naso, cercando di smettere di singhiozzare.
Levi sospirò e la strinse tra le braccia, restando in silenzio, ad ammirare il mare. Non riusciva ancora a credere a ciò che era successo e ciò che aveva scoperto. Se all'inizio gli era sembrato tutto assurdo o un incubo, adesso temeva che il cuore gli potesse esplodere per la felicità.
Hange, che si era un pochino tranquillizzata, chiuse gli occhi e immerse il viso nel suo petto, sentendosi protetta e sicura tra quelle forti braccia che, come sempre, non avevano intenzione di lasciarla andare via.
-Dov'è adesso? - le domandò Levi, dopo qualche minuto, mentre le accarezzava i capelli.
-È a Trost...è al sicuro...- gli rispose Hange, iniziando ad accarezzargli delicatamente la schiena, con la punta delle dita.
-Tsk! Ce l'avevo sotto il naso e non me ne sono accorto... - brontolò Levi - Come diavolo hai fatto?
-Semplicemente ti conosco, Levi! Conosco ogni tuo minimo movimento, ogni tua abitudine...ogni tua tempistica...persino quante volte vai al bagno! E quindi ne approfittavo per andare via e andare a casa da lui... - gli rispose Hange, con franchezza - Ho fatto la stessa cosa anche quanto eravamo a Stohess...lui è sempre stato vicino a noi...è solo che...adesso non si può, per ovvi motivi...
Levi inspirò profondamente.
-Chi altro ne è a conoscenza...oltre a Sasha, Armin e Connie? - le domandò.
-Ehm...ecco...
-Ehi...
-Hai ragione, Levi! Basta segreti! Hai voglia di ascoltare tutto quanto?
-Ho tutta la notte...
-E...il campo base?
-Me ne frego! Se succede qualcosa lanceranno l'allarme...
Hange rimase qualche secondo in silenzio, pensierosa.
-Che strano...- borbottò poi, tamburellando l'indice sulle labbra - Eppure non eri così interessato quando ti descrivevo i miei esperimenti sui Giganti!
-Questo perché non mi importa un fico secco dei tuoi dannati Giganti, razza di Quattrocchi di merda! - le rispose Levi, con frustrazione, stringendole le guance con una sola mano - A me importa solo di te...
Hange sollevò lo sguardo verso il suo, cercando di intravedere il suo viso grazie anche alla luce della luna che ormai brillava alta nel cielo. Si allungò verso le sue labbra e gli diede un bacio.
Levi le afferrò la mano e la intrecciò alla sua.
-Ti vuoi dare una mossa? - la incitò.
-Non so da dove iniziare... - gli rispose Hange.
-Potresti iniziare dall'inizio...da quando hai scoperto di essere in attesa del nostro bambino...- le suggerì Levi, con dolcezza.
Hange prese fiato e si accucciò di più tra le sue braccia, iniziandogli a raccontare del dottor Mann e del Comandante Pixis.
-Che cosa?! - esclamò Levi sconcertato - Lui ha scoperto che eri incinta?!
-Eh, sì...è bastato un bicchiere di whisky...avevo delle nausee così forti che credo che la faccia mi fosse diventata verde! - ridacchiò Hange.
-Oh, merda...ora capisco perché mi guarda sempre con quella espressione compiaciuta...- rifletté Levi un po' annoiato e imbarazzato, massaggiandosi gli occhi con una mano.
-È un brav'uomo...lo stimo molto e gli voglio bene come se fosse mio padre...- gli confidò Hange, con un sorriso nostalgico.
Anche Levi nutriva una profonda stima per l'anziano Comandante: lo riteneva un uomo intelligente e giusto. Sospirò e riprese ad accarezzarle i capelli.
-Continua...- lo spronò allora, sempre più incuriosito.
A questo punto, Hange gli raccontò della Compagnia Reeves, del fatto che lei era al comando di quella banda di uomini e mercanti, e ovviamente non omise la figura del signor Flegel. Levi trasse un profondo respiro, per evitare di avere una crisi isterica.
-Spero che il mio cervello riesca ad uscirne indenne da tutta questa storia...non so quanto possa reggere...- commentò Levi, infastidito, pensando al ricco mercante.
-Mi sembrava uno spreco non accettare il suo aiuto! - gli spiegò Hange come se fosse stata una risposta ovvia - Devi alla sua compagnia mercantile il tè che stai bevendo tutti i giorni.
Levi emise un verso di frustrazione.
-Vai avanti... - le disse tirandole il naso - Tsk, "Lo Spettro"! Che razza di appellativo idiota! "Spettro Quattrocchi" mi sembra più appropriato...
Hange rise, dopo aver preso fiato, e riprese narrargli, senza trascurare i minimi dettagli, del periodo trascorso nella sua casa in campagna assieme a Connie, Armin e Sasha; di quanto soffrì la sua mancanza; degli esperimenti sul Gigante Colossale e della gravidanza. Non appena giunse a questo punto, Levi avvertì un balzò al cuore, ma la ascoltava con estrema attenzione, senza lasciarsi sfuggire alcun dettaglio. Era bello vederla parlare così, come un fiume in piena, gesticolando ed esprimendo le emozioni con le molteplici sfumature della voce. Ogni tanto la stringeva un po' di più a sé e le poi dava qualche bacio, un po' per incoraggiarla a parlare, un po' per azzittirla affinché lui prendesse qualche attimo di pausa da quel racconto interminabile. Dopo essersi scambiati un po' di coccole, Hange iniziò a raccontagli di quando le si ruppero le acque e quando, finalmente, nacque il loro bambino, tralasciando però il dettaglio di quanto il parto fosse stato difficile, faticoso e quasi mortale sia per lei che per il piccolo. Non voleva dargli inutili preoccupazioni o innestargli idee cupe: lei era lì, viva e vegeta e lo era anche il loro bambino, quindi non c'era bisogno di angosciarlo con futili pensieri su ciò che le sarebbe potuto accadere.
-Quando è nato? - le domandò Levi, dopo averle dato l'ennesimo bacio.
-La sera del cinque marzo... - gli rispose Hange, esaudendo così la sua curiosità.
-Mi sembra tutto così...surreale...incredibile... - le disse, sollevando lo sguardo verso il mare.
-Lo so...lo è stato anche per me... - gli confidò la donna, sospirando come se fosse esausta.
Poi riprese a raccontargli di quando ritornarono a Stohess e quindi di Eveline e del suo piccolo Klaus. Levi non aveva mai avuto dubbi riguardo la generosità di Hange, ma questa parte del racconto lo lasciò davvero a bocca aperta. Quell'atto, gli confermò ancora quanto fosse fortunato ad averla nella sua vita. Sopraffatto dalla gioia, la strinse nuovamente a sé e riprese a riempirla di baci. Anche lui aveva lavorato sodo, assieme alla Regina, per migliorare le condizioni di vita dei bambini orfani della Città Sotterranea, ma mai gli sarebbe passato per la testa una idea simile. Se tutti quelli che vivevano in superficie si fossero uniti e avessero riscattato la vita di coloro che vivevano in quel triste posto, non ci sarebbe stata più sofferenza per nessuno. Il mondo adesso era abbastanza grande per poter vivere tutti insieme nella luce e Hange lo aveva dimostrato con quel bellissimo e incondizionato gesto di solidarietà.
A questo punto, Hange giunse alla fine della sua storia concludendo il racconto con il trasferimento a Trost. Le ore erano trascorse così velocemente che il cielo stava iniziando man mano a schiarirsi.
-Oh! - esclamò Hange improvvisamente - In tutta questa storia, ho dimenticato di descriverti com'è il nostro bambino!
-No...non me lo dire... - le rispose Levi accarezzandole il viso e guardandola con dolcezza.
Hange lo guardò con occhi lucidi per la commozione, ma felice.
-Hai ragione, Levi! - gli sussurrò, allungando il braccio e sfiorandogli una guancia con delicatezza - Andiamo a Trost!
Levi le afferrò la mano e se la portò alle labbra, baciandole le dita con dolcezza, una per una. Sollevò lo sguardo e si accorse che il sole, ad est, stava sicuramente facendo capolino. In cuor suo, stava morendo dalla curiosità di sapere come fosse suo figlio, ma voleva aspettare e riservarsi questa sorpresa per dopo. Anche se ancora, forse, non riusciva a realizzare di essere diventato davvero padre, il suo animo era pervaso da una inspiegabile gioia e frenesia.
Anche Hange in silenzio e restando sempre tra le sue braccia, si voltò ed iniziò a contemplare quella bellissima alba. Ora che gli aveva raccontato tutto, si sentiva più leggera, come se si fosse liberata da un pesantissimo macigno che gravava nel suo cuore. Il cielo, il mare e suo sfavillante luccichio causato dalle prime luci del mattino, rendeva tutto sereno e bellissimo. Insieme, l'una tra le braccia dell'altro, adesso se ne stavano in silenzio, a contemplare quella meravigliosa alba che sanciva l'inizio di una nuova avventura per entrambi. Il passato era ormai alle spalle e adesso davanti a loro c'era solo la bellezza e il fascino di un nuovo, misterioso ma emozionante futuro come genitori.
-Levi?
-Che c'è?
-Ma...dove hai messo i miei occhiali?
-Saranno qui...da qualche parte sulla sabbia...
-Ho guardato, ma non li vedo...
-Quando ce ne andremo, poi li cercheremo...
-Ma io non vedo nulla...mi fanno male gli occhi!
-Oh, ma quanto rompi!

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