Il Ritorno Di Levi

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Nel vederlo lì, davanti all'ingresso della tenda, Hange si sentì travolgere da una incontenibile sensazione di felicità. Avrebbe voluto correre verso di lui, saltagli addosso, abbracciarlo con tutta la forza che aveva in corpo e riempire di baci quel suo viso perennemente imbronciato, sussurrandogli quanto le era mancato. Ma non poteva. Non in quel frangente. Perciò, si limitò ad alzarsi in piedi e ad avvicinarsi lentamente verso di lui.
-Ben ritornato, Capitano Levi! - gli disse cercando di mantenere la compostezza ma guardandolo con estrema dolcezza.
Levi sollevò lo sguardo e la guardò in quegli occhi che non riuscivano a nascondere tutta la felicità che provava nell'averlo di nuovo lì. Ma nonostante ciò e nonostante che, anche lui, fosse al settimo cielo, la sua espressione rimase marmorea, apparentemente gelida e inflessibile. Doveva esserlo: lì dentro c'era Yelena e non poteva, in nessun modo, rivelare alcun segno di debolezza a quegli occhi neri come la pece che lo scrutavano e che attendevano di cogliere in lui la più impercettibile sfumatura di fragilità.
-Non hai sentito il rumore dello sparo dei lanciarazzi? - le chiese quindi a mo' di rimprovero, inarcando un sopracciglio e incrociando le braccia, continuando a guardarla dritta negli occhi con fare annoiato.
-A dire il vero no - sorrise lei, imbarazzata, sistemandosi gli occhiali con la punta delle dita - Ero impegnata con questa nuova invenzione e...
-Lo vedo!
Levi si sporse un pochino e squadrò Onyankopon, il signor Richard e infine la ragazza bionda, che se ne stava accanto a loro con le mani nelle le tasche dei pantaloni e che li guardava con espressione corrucciata. Il silenzio che era calato tra tutti loro era assordante e stava creando un po' di disagio.
-Capitano Levi! - esclamò poi all'improvviso Onyankopon con giovialità, rompendo il ghiaccio e avvicinandosi verso di lui - Sono molto, molto felice che tu sia tornato!
Sorridendo, gli porse la mano e Levi all'inizio la scrutò un pó indispettito. Poi sua espressione si rilassò e gliela strinse con fermezza e serenità.
-Spero che non me ne debba pentire - gli rispose borbottando, storcendo poi lo sguardo di lato.
Risollevato, Onyankopon gli sorrise e poi gli posò l'altra mano sulla spalla.
-Dovremmo festeggiare il tuo ritorno! - propose allegramente volgendosi poi verso Hange - Tu che ne pensi?
-Direi che non è male, come idea - gli rispose lei, dopo averci riflettuto qualche secondo, sorridendo e tamburellando l'indice sulle labbra senza distogliere lo sguardo da Levi.
-Fantastico! Yelena, cerca Niccolo e digli di prepararci una cena con i fiocchi! - esclamò Onyankopon con intraprendenza, volgendosi verso la ragazza.
Yelena lo guardò per un attimo con svogliatezza ma poi sulle sue labbra apparve uno strano sorriso malizioso.
-Certamente! - esclamò avvicinandosi verso di loro e facendo spallucce - Come potremmo non festeggiare il ritorno del famoso Capitano Levi!
Mentre usciva dalla tenda, lei e Levi si scambiarono un breve, rapidissimo ma intenso sguardo minaccioso.
-Ottimo! Allora vi aspetteremo nel nostro campo - disse Onyankopon mentre usciva anche lui dalla tenda.
-No! Sarete nostri ospiti! Desidero che tutti partecipino a questa festicciola. Sarà un'occasione per legare ancora di più tra noi. Dite a Niccolo di preparare la cena per la solita ora - gli chiese Hange con gentilezza prima che uscisse.
Onyankopon annuì e lasciò la tenda mentre il signor Richard era ancora intento a sistemare la macchina fotografica.
-Adesso provo a sviluppare la foto - disse l'omone biondo mentre sorreggeva l'apparecchio tra le mani, avvicinandosi verso Hange - Te la farò avere non appena sarà pronta.
-Ti ringrazio - gli rispose lei con gratitudine - e grazie ancora per questa piccola novità.
-Non c'è di ché! - esclamò l'uomo arrossendo un pochino.
Hange chinò lo sguardo verso Levi con soddisfazione ma, mentre usciva dalla tenda, il signor Richard si fermò come se avesse voluto dirle altro.
-Ci sono...altre macchine come queste. Quindi...se...se tu avessi ancora voglia di smontarla...te ne porterò una - aggiunse l'uomo, sempre con quel suo solito tono acido e un po' burbero.
A questo punto, Hange non poté fare a meno di ridacchiare divertita mentre Levi storse gli occhi verso il cielo mostrando insofferenza.
-Grazie, sei davvero molto gentile! -gli disse Hange sfiorandogli per un attimo la spalla con la punta delle dita.
In preda all'imbarazzo, l'ingegnere marleiano borbottò qualche parola senza senso e poi se ne andò via a passo svelto e deciso, lasciandola finalmente da sola con Levi.
-Quell'uomo fa tanto il duro, ma in fondo ha un cuore d'oro! Mi ricorda tanto qualcuno! - ridacchiò la donna ironicamente, volgendosi verso Levi e massaggiandosi il mento.
-Tsk! - borbottò lui incrociando le braccia con stizza, senza nemmeno degnarla di uno sguardo.
-Che cosa c'è? Non mi dirai che sei geloso! - esclamò lei, con sarcasmo.
-Non sono geloso, ma mi aspettavo che saresti venuta ad accogliermi, al mio arrivo.
-Levi, te l'ho detto: semplicemente non ho sentito lo sparo. Ero troppo impegnata a...
Hange non fece in tempo a concludere la frase che Levi la afferrò bruscamente per la giacca e la avvicinò a sé, dandole un bacio sulle labbra.
-Che fai, sei impazzito? - gli sussurrò Hange, guardandolo con un misto di stupore, imbarazzo e rimprovero.
Il cuore le batteva forte all'impazzata, come un tamburo, e le sembrò che fosse trascorsa un'eternità dall'ultima volta che si erano baciati.
-Se fossi stato lontano da te un altro giorno di più, sarei impazzito di sicuro.
Le afferrò la testa per la coda e riprese a baciarla con irrefrenabile passione quando, all'improvviso, Armin fece irruzione nella tenda, cogliendoli in flagrante. I due si staccarono l'una dall'altro in preda all'imbarazzo.
-Accidenti...scusate! Vado...vado subito via! - balbettò Armin impacciatamente e arrossendo vistosamente.
-Arlert, ormai sei qui - gli disse Levi cercando di riprendere la compostezza, sistemandosi il nodo della cravatta mentre Hange era girata di spalle e nascondeva il viso tra le mani per la vergogna - cosa diavolo vuoi?
-Volevo dire che...che...che abbiamo scaricato tutto il materiale dai carri e che...che...abbiamo messo i tuoi bagagli davanti alla tua tenda...e che...abbiamo sistemato il...il tuo cavallo - balbettò il ragazzo istericamente e sudando freddo.
-Grazie - gli rispose l'uomo, slacciandosi poi il mantello e fulminandolo con il suo sguardo penetrante - Adesso vai e, la prossima volta, annunciati prima di entrare in una tenda. E comunque ve l'hanno insegnato cosa succede tra un uomo e una donna quando...
-Smettila, Levi! È già tutto molto imbarazzante, non ti ci mettere anche tu! - sbottò Hange interrompendolo, ancora imbarazzatissima, mentre si sistemava gli occhiali.
-No, Hange, il Capitano Levi ha ragione - sorrise Armin, cercando di smorzare la situazione - Voi due siete una coppia e...è solo strano vedere certe cose in questo contesto. Ma capisco che sono trascorsi moltissimi giorni da all'ultima volta che siete stati insieme e mi sembra naturale che vi scambiate un segno di...di affetto...ecco...scusatemi ancora! Ora...ora vi lascio da soli!
Armin uscì sbrigativamente dalla tenda e Levi guardò Hange con la coda degli occhi: come sempre, la trovava estremamente dolce e carina quando arrossiva perché si vergognava di essere sorpresa in atteggiamenti affettuosi con lui. Se fossero stati a casa, da soli, le sarebbe saltato addosso e avrebbe continuato a riempirla di baci, finché non gli avrebbe implorato di smettere.
-Vieni! - le disse tirandole la manica della giacca - Ti accompagno nella tua tenda, dopodiché andrò a farmi una doccia: mi sembra di puzzare quanto un porcile!
A quelle parole, Hange non riuscì a trattenere le risatine: si voltò verso di lui, lo guardò con dolcezza e si avvinghiò alle sue spalle.
-Non puzzerai quanto un porcile, ma quanto una stalla di piena di capre si, ci puoi giurare! - gli sussurrò giocherellando con le ciocche dei suoi capelli neri e suscitando nell'uomo un lieve sorriso divertito.
Ridacchiando, afferrò poi il suo viso con entrambe le mani e si chinò per dargli un altro rapido e soffice bacio sulle labbra.
-Adesso andiamo, prima che ci scopra l'intero Campo Base.
Uscirono dalla tenda come se nulla fosse ed iniziarono a percorrere la strada che conduceva verso le rispettive tende.
-Credo che tra un mese sarà conclusa la palazzina per ospitarci al posto di questo Campo - iniziò lei, aprendo il discorso.
-Stanno lavorando molto - commentò Levi, poggiando il mantello sul braccio.
-Si, grazie alla tecnologia marleiana abbiamo accelerato di parecchio i tempi di costruzione degli edifici. Inoltre, per ordine del governo, gli operai lavorano giorno e notte - gli spiegò Hange, con serietà.
-Ed Eren?
-È sempre a Stohess, assieme a Mikasa e ad altri suoi compagni che ho spedito lì.
Levi non riuscì a trattenere uno sbuffo di disapprovazione.
-Levi, non potevo tenerlo ancor rinchiuso così. Era troppo! Si stava deprimendo e il fatto che fosse vincolato a stare all'interno del Campo Base, comprometteva anche l'interazione tra noi e i marleiani. Così, invece, ho fatto sì che lui potesse svagarsi e fare in modo che i nostri alleati interagissero di più con noi. Con Eren al Campo Base, tutto ciò sarebbe stato impossibile, visto che non deve in alcun modo entrare ancora in contatto con loro.
-Ci tieni davvero molto al fatto che i marleiani ci vedano come persone normali - notò Levi, un po' pensieroso.
-Certo! Noi siamo esseri umani, proprio come loro...solo che...solo che noi siamo...maledetti...
L'espressione di Hange si fece cupa e triste, al pensiero di ciò che significava avere sangue eldiano.
-Inoltre, tutto questo serve anche ad accelerare la pace tra i nostri popoli. Come sai, non appena il porto sarà terminato, Zeke Yaeger invierà qui una delegazione di un paese straniero per iniziare a intavolare delle trattative - continuò.
-Si, il vecchio mi ha raccontato tutto - le disse Levi, riferendosi al Comandante Pixis.
-Anche se la ferrovia non sarà ancora conclusa, questo sarà un passo decisivo per il nostro Regno, per dimostrare che anche noi sappiamo stare al passo con i tempi - aggiunse infine la donna, questa volta con il suo solito entusiasmo.
Anche se era molto stanco per il viaggio, Levi era felice si vedere che Hange si prodigava sempre per il successo della missione. Era un ottimo Comandante e non aveva mai nutrito alcun dubbio su questo e soprattutto sul fatto che il loro amico Erwin l'avesse scelta per succedergli.
Dopo averla accompagnata nella sua tenda, Levi si diresse poi nella sua e, constatando che l'interno era pieno di polvere, iniziò a pulirla accuratamente da cima a fondo, senza tralasciarne un solo centimetro. Non appena terminò le pulizie, andò a farsi una doccia e dopo aver finito di prepararsi, raggiunse Hange che era ancora intenta a lavorare nella sua tenda, seduta al suo scrittoio. Si avvicinò a lei e, delicatamente, la abbracciò da dietro la schiena, immergendo il viso nell'incavo del collo.
-Levi, ti ricordo che non è saggio abbandonarsi a queste effusioni in pieno giorno - finse lei di rimproveralo mentre continuava a scrivere sul suo quaderno.
-Sto solo cercando...di immaginare...quando potrò baciarti...dappertutto... - le sussurrò l'uomo, inspirando a pieni polmoni il profumo della sua pelle e baciandole ad intermittenza la parte del collo libera dal colletto della camicia.
Hange non riuscì ad evitare di arrossire al pensiero di ciò.
-Levi, anche tu mi sei mancato ma...
-Solo un altro minuto... - le implorò Levi con voce calda e suadente, stringendola un pochino più forte, come se avesse paura che potesse sfuggirgli via.
A questo punto, Hange non riuscì più a trattenersi: si voltò verso di lui e si lasciò travolgere in un lungo e appassionato bacio. Com'era bello risentire le sue labbra, le sue mani forti ma gentili e il suo abbraccio rinvigorente: avrebbe voluto continuare a baciarlo per sempre, ma non poteva.
-Adesso basta...- gli sussurrò dolcemente, baciandogli poi la punta del naso -...siediti e parliamo un po'...
Levi emise un piccolo sospiro sconsolato e poi si sedette su una sedia poco lontano da lei, alle sue spalle. Hange si sistemò gli occhiali e, dopo essersi risistemata la camicia, riprese a scrivere sul suo quaderno.
-Allora, non hai nulla da raccontarmi? Le tue lettere erano, come al solito, molto sintetiche...
-Anche se il plico di lettere arriva direttamente nelle mani del vecchio, continuo a non fidarmi - le rispose Levi, incrociando le braccia.
-Esistono i sigilli di cera lacca apposta, ma non importa. Allora, dimmi: come sta? - gli domandò lei continuando a scrivere, riferendosi a loro figlio.
-Gli sono spuntati i primi dentini.
A quelle parole, come se improvvisamente le si fosse fermato il cuore, Hange lasciò la penna che rotolò lungo il tavolo, fino a cadere per terra. Gli occhi si gonfiarono di lacrime, al pensiero che si era persa questo momento importante della crescita di suo figlio. Anche se, da quando lo portava in grembo, aveva messo in conto il fatto che, per colpa della guerra, non avrebbe potuto essere presente perennemente nella vita di Erwin, non riuscì proprio ad evitare che le lacrime iniziassero ad uscire dai suoi occhi e a scivolare lentamente, lungo le sue guance.
-Hange...
-Scusami, Levi, è solo che...mi sento così... - balbettò mentre si asciugava le lacrime con il polsino della camicia - lasciamo perdere! ...e dimmi: adesso sta meglio? Chissà che faccino buffo avrà, con i dentini!
-Sono stato io con lui, per questo non sono rientrato prima - le rispose Levi, mestamente, tenendo lo sguardo rivolto verso il basso - stai tranquilla e...non piangere!
Se c'era una cosa che Levi davvero non riusciva a sopportare, era vedere la sua Hange piangere. Vedere la sua fonte di speranza, di forza e di coraggio venir meno per qualcosa a cui non poteva porre rimedio, era qualcosa che lo feriva nel profondo dell'animo e lo faceva sentire tremendamente impotente. Avrebbe voluto alzarsi, abbracciarla e riempirla di baci, rassicurandola sul fatto che era una madre meravigliosa, nonostante le pesanti e indistruttibili catene del dovere la obbligavano a stare lontana dal loro bambino. Anche a lui dispiaceva con tutto il cuore separarsi da Erwin, soprattutto dopo aver vissuto tanti giorni insieme e averlo tenuto stretto tra le braccia, aver sentito il suo respiro, il calore del suo corpicino, i suoi versetti buffi, la pelle morbidissima delle sue manine che gli afferravano le dita come se fosse la cosa più importante al mondo a cui aggrapparsi. Ma non poteva farsi abbattere dalla tristezza e dallo sconforto: doveva essere forte. Doveva esserlo, soprattutto per Hange, che soffriva sia come donna che come madre.
-Non possiamo farci nulla... - riuscì solo a dirle, rimanendo seduto.
-Lo so...
Hange tirò fuori un fazzoletto dalla tasca del pantalone e si soffiò il naso. Poi trasse un profondo respiro, come per infondersi coraggio e poi si chinò per raccogliere la penna che nel frattempo era rimasta ancora per terra.
-Finirà, Levi. Tutto questo, prima o poi finirà... - continuò come se avesse voluto rincuorarlo e infondere coraggio più a lui che a sé stessa, riprendendo a scrivere dal punto che aveva lasciato in sospeso.
Levi sospirò affranto, si passò una mano tra i capelli e si alzò, avvicinandosi a lei.
-Ci vediamo dopo - le disse con tono calmo e rassicurante, chinandosi verso il suo viso e dandole un bacio sulla guancia - manca poco per la
cena e vado a vedere cosa stanno combinando i mocciosi.
-Non essere troppo severo con loro - gli rispose lei, guardandolo con dolcezza - Sono stati molto responsabili, in questi giorni che tu non ci sei stato...
-Questo lo deciderò io - le disse lui, scompigliandole i capelli e suscitando in lei una risata divertita.
Rasserenato che si fosse tranquillizzata, Levi si avviò a passo deciso verso l'uscita.
-Levi!
Aveva appena scostato il lembo della tenda che si sentì richiamare da Hange.
-Sono...sono felice che tu sia di nuovo qui...con me... - continuò lei, voltandosi verso di lui e guardandolo finalmente negli occhi, sempre con infinita dolcezza.
-Anche io, Quattrocchi! - le rispose lui con lo sguardo che brillava, nonostante l'impassibilità del resto del volto.
Uscito dalla tenda, Levi si diresse verso l'area comune adibita ai pasti quando, lungo il percorso, intravide Armin che sicuramente stava andando da Hange. Il ragazzo, ancora intimorito per l'episodio di poco fa, cercò di cambiare strada.
-Ehi, Armin! Fermati! - lo chiamò Levi, con il suo tono imperioso e poco rassicurante, pietrificandolo sul posto.
Si avvicinò a lui e lo scrutò con fare minaccioso.
-Ah, Capitano! Ti chiedo ancora scusa per prima! Non volevo! E solo che io non immaginavo che...
-Chiudi il becco! - grugnì l'uomo afferrandolo con una sola mano per il bavero della camicia e trascinandolo verso di sé - E vieni con me!
Armin, terrorizzato, deglutì e non insistette, facendo come gli aveva appena ordinato. Cercando di non dare troppo nell'occhio, Levi lo condusse all'interno della sua tenda, il posto più sicuro dove nessuno si sarebbe azzardato ad entrare, nemmeno Hange.
-È successo qualcosa, Capitano? - gli domandò Armin, a voce bassa, cercando di capire a cosa fosse dovuta tutta quella circospezione.
-Vieni qui! - gli disse Levi, avvicinandosi al suo baule in legno
Prese una chiave che teneva al sicuro nella tasca dei pantaloni e aprì il lucchetto.
-Ho bisogno del tuo aiuto - continuò Levi, guardando Armin con la coda degli occhi.
Nonostante il tono minaccioso, il ragazzo gli si avvicinò, anche se gli era difficile nascondere il timore che provava, data l'imprevedibilità dell'uomo.
A questo punto, Levi aprì di colpo il baule e gli occhi di Armin, dopo aver compreso cosa c'era all'interno, si spalancarono e si illuminarono si stupore e di gioia. All'interno di quel baule, piegato in un modo preciso ed impeccabile, era impossibile non riconoscere la fattezza di un bellissimo velo da sposa.

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-Hai capito, quindi, cosa devi fare?
-Ehm...si, si, certo!
-Armin, non voglio errori altrimenti...
-No, no! Però...mi chiedevo...ma se lei...?
-Tu pensi troppo!
-Ma...i documenti...?
-Tu firmali e poi falli firmare a Sasha e a Connie...
-Ma così non...?
-Non mi interessa un accidente, tu fallo e basta! Ho scelto voi perché so di potermi fidare! E se fate saltare la cosa per qualche stupido motivo, giuro che vi farò in mille pezzi e vi farò diventare cibo per i pesci!

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