Una Insolita Alleanza

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Quando Hange si svegliò, Levi dormiva profondamente. Si mise seduta, guardò il suo viso bendato e, affranta, sospirò. Delicatamente, gli sfiorò i ciuffi della frangia e sulle sue labbra apparve una smorfia carica di amarezza nel vederlo ridotto in quello stato, lui che era sempre stato forte e vigoroso.
Anche lei, come tutti gli abitanti del Regno, riusciva a percepire le continue scosse di terremoto causate dalla marcia dei Colossali e ciò le ricordò che non aveva più altro tempo da perdere: se la Marcia avesse raggiunto il suo scopo, avrebbe sterminato tutta l'Umanità al di fuori dall'isola.
Si stiracchiò la schiena e si mise in piedi. Sorseggiò un po' d'acqua dalla borraccia e si rimise alla ricerca di qualsiasi altro oggetto dell'accampamento che non fosse stato distrutto dai suoi uomini trasformati in Giganti. Recuperò alcuni vestiti che sarebbero stati utili per Levi, visto che i suoi si erano lacerati a causa dell'esplosione. Riuscì a trovare persino delle barrette energetiche e, totalmente in preda alla fame, ne divorò una: era cibo in dotazione all'esercito e ne bastava anche una sola per rimanere sazi per molte ore. Le altre le mise da parte per poter affrontare il viaggio anche perché, prima o poi, anche Levi avrebbe dovuto mangiare qualcosa. In mezzo a tutte quelle rovine, trovò persino il diario di Paula, l'unica ragazza che era stata comandata a stare in quel gruppo e ne lesse una pagina, a caso.

"Qui le giornate non passano mai. Le fronde degli alberi sono così fitte che certe volte non riesco a distinguere il giorno dalla notte. Il prigioniero se ne sta a leggere, come se nulla fosse. Vorrei tornare a casa, dalla mia famiglia e mi auguro che ciò avverrà il più presto possibile. Il morale non è alto, ma il Capitano Levi e gli altri ufficiali fanno di tutto affinché lo sia. Ieri, assieme a dei rifornimenti di cibo, è arrivata una cassa di vino pregiatissimo che proviene da Marley. Tobias ha detto che solo quelli della Gendarmeria potevano berlo e che quindi dovevamo considerarlo come un premio per i nostri sforzi. Dopo molta riluttanza, il Capitano ha acconsentito affinché noi lo bevessimo e devo ammettere che è davvero buono. Quanto darei per dormire nel mio letto! Queste amache mi stanno spezzando la schiena! Non appena tornerò a Trost, chiederò un lungo periodo di licenza."

Quando Hange lesse quelle parole, le si strinse il cuore: se solo avesse minimamente immaginato che i suoi uomini avrebbero fatto quella fine orribile! Si malediceva per aver sottovalutato la spregiudicatezza di Zeke e se Levi era ancora vivo, era davvero un miracolo. Mai aveva immaginato di dover vivere un simile sconforto. Chiuse il piccolo quaderno e lo ripose dove lo aveva trovato, come se quel posto fosse la tomba di quella ragazza.
Dopo aver raccolto qualche altro oggetto utile, ravvivò il fuoco e riprese a costruire la barella per trasportare Levi. C'era ancora da sistemare una ruota e qualche trave ma, dopo qualche deciso colpo di martello, non ci impiegò molto.
Un po' provata, si passò il braccio sulla fronte per asciugarsi il sudore e si voltò verso Levi per controllare come sempre che stesse bene. Sorpresa, notò che era sveglio e che la stava guardando. Sogghignò e si diresse verso di lui, andando a sederglisi accanto.
-Ti ho svegliato? - gli chiese con dolcezza, accarezzandogli delicatamente il viso con le punte delle dita.
-Con tutto questo casino... - le rispose Levi, con la voce ovattata a causa delle bende sul viso e guardandola intensamente negli occhi, riferendosi principalmente alle scosse di terremoto.
Hange gli sorrise ma il suo sguardo era profondamente triste e quel continuo terremoto non migliorava il suo stato d'animo. Levi avrebbe voluto stringerla a sé, consolarla e rassicurarla sul fatto che era convinto che il loro bambino fosse al sicuro.
-Lo so, Levi...- gli disse lei come se gli avesse letto nella mente - ma non abbiamo tempo da perdere...
Levi sospirò e voltò il capo verso la barella.
-Hai finito di costruire quella cosa? - le chiese.
Hange annuì e si sistemò gli occhiali sul dorso del naso.
-Ho...trovato degli abiti puliti... - disse poi con tristezza - Erano sicuramente di qualcuno dei nostri. Ti andranno grandi ma...
-Non importa. Andiamo via da questo posto di merda...- disse lui.
Levi cercò di sollevare il busto per mettersi seduto e l'espressione sul suo volto mostrava tutto il dolore che stava provando.
-Non ti sforzare ...è passato ancora poco tempo... - gli disse Hange, preoccupata, facendolo sdraiare nuovamente, facendo attenzione che non provasse altro dolore.
Levi inspirò profondamente e il suo sguardo cadde sulla sua mano mutilata. Non disse nulla ma, da quel silenzio, Hange riusciva a capire tutta la frustrazione che stava provando in quel momento. Cercando sempre di evitare di fargli male, iniziò a togliergli le bende dal viso perché andavano cambiate nuovamente. Nel vedere le ferite ricucite, la donna cercò a stento di trattenere le lacrime.
-Faccio davvero così schifo? - ironizzò lui.
Hange sorrise e si strofinò l'occhio con una mano.
-No. Anzi, direi che adesso sei diventato molto più bello...prima eri inguardabile! - gli rispose accarezzandogli il viso.
Lentamente, si chinò verso le sue labbra e gli diede un piccolo e delicatissimo bacio facendo attenzione ai punti di sutura.
Levi le sorrise con lo sguardo e le strinse una mano. Per un istante, ebbe la tentazione di mollare tutto, di restare in quella foresta con lei, per sempre, mandando al diavolo i suoi doveri: una debolezza che Hange riuscì a percepire dallo scintillio che apparve nel suo sguardo ma che lei non poteva permettere, per il bene dell'umanità, che divenisse realtà. Del resto, era stata proprio lei ad esprimere quel pensiero a voce alta, ignara del fatto che lui la stava ascoltando ma era stato solo un attimo di pura debolezza. Oltre ad essere donna, era pur sempre un soldato e soprattutto una madre che non poteva permettere che suo figlio vivesse una vita incerta all'insegna della fuga e del pericolo.
-Forza! - sospirò lei alla fine - Ti sistemo le bende e poi ti aiuto a rivestirti.
Prima però gli fece bere qualche sorso d'acqua dalla borraccia, visto che lui aveva sete. Poi, dopo averlo rivestito di tutto punto, avvolgendolo persino con un mantello della Squadra di Ricerca, si rimise in piedi e iniziò a fischiare per richiamare i cavalli che risposero dopo pochissimi minuti. Non appena giunsero di fronte a lei, ad uno di essi, tolse tutti i finimenti.
-Non posso portarti con noi - gli disse accarezzandogli il muso - Sei libero!
Come se avesse capito le sue parole, il cavallo sbuffò e si allontanò dirigendosi chissà dove. All'altro, invece, sistemò la barella legandola ai lati della sella come se fosse una specie di rimorchio.
Levi, anche se iniziava ad avvertire il peso della stanchezza, non distoglieva mai gli occhi da lei come se temesse che qualcosa potesse all'improvviso attaccarla alle spalle. Era consapevole che era molto stanca e vederla lavorare in quel modo così frenetico, gli confermò per l'ennesima volta che sua moglie era una donna davvero speciale e di quanto ne fosse ancora perdutamente innamorato. Ma soprattutto, di un'altra cosa era certo: avrebbe preso a calci entrambi i fratelli Jaeger fino alla morte per aver distrutto le loro vite e il loro sogno di poter vivere una vita in pace.
Dopo aver sistemato la bisaccia e i fucili sulla sella, Hange afferrò le redini del cavallo e lo condusse il modo che la barella fosse più vicina possibile a lui che nel frattempo si era sollevato sui gomiti. Tuttavia, non appena cercò di muovere le gambe, una fortissima scossa di dolore attraversò tutto il suo corpo.
-Tch! Merda! - sibilò a denti stretti.
-Fai attenzione! Resta seduto ma cerca di strisciare indietro il più possibile - gli consigliò Hange, mettendosi accanto a lui per aiutarlo.
E così, dopo alcuni minuti, Levi riuscì a sdraiarsi su di essa mentre Hange aveva cercato di renderla un po' più comoda mettendoci su delle coperte, una delle quali disposta a mo' di cuscino.
-Ecco: così dovrebbe andare meglio - sospirò lei guardandolo con dolcezza - Adesso dovrò legarti con delle cime altrimenti potresti cadere.
Levi annuì e sospirò ricambiando lo sguardo. Hange fece poi come disse e, quando finì, gli accarezzò una guancia.
-Cerca di riposare, se ti sarà possibile...per il resto, non preoccuparti! Penserò a tutto io - gli disse.
Levi annuì e la fissò con intensità.
-Hange...ti prometto che ci riprenderemo le nostre vite... - le disse con serietà - E torneremo insieme da nostro figlio.
Al pensiero di Erwin, Hange spalancò per un istante gli occhi. Poi sogghignò e gli diede un lieve bacio sulle labbra avvolte dalle bende.
-Pensa a riposare...- riuscì a dirgli con l'animo totalmente pervaso dallo sconforto e dalla afflizione.
Dopodiché, montò in sella al cavallo e, con un deciso colpo di talloni ai fianchi, lo incitò a partire.
Dopo essere usciti dalla foresta, Hange fece dunque rotta verso la città di Shiganshina. L'unica speranza era ritrovare i suoi ragazzi ed escogitare un modo per fermare i Colossali che, inarrestabili, compivano la loro micidiale marcia verso il resto del mondo.
Il terremoto creato dai loro passi non finiva mai e il suo cuore si strinse nel pensare a quanta paura stesse provando il suo bambino. Era un dolore così forte che le sembrava di morire ma tentare di salvare il mondo era l'unico modo per far sì che tutto ciò finisse al più presto. Ogni tanto fermava il cavallo e controllava che Levi stesse bene. Per fortuna, nonostante quella singolare e decisamente scomoda posizione, l'uomo dormiva profondamente per cercare di recuperare le forze.
Era ormai tardo pomeriggio quando intravide in lontananza i Colossali delle Mura. Era uno spettacolo che la lasciò letteralmente a bocca aperta: erano decine e camminavano inarrestabilmente verso la meta finale, sollevando una grossa nube di polvere ed emanando un fittissimo vapore da tutto il corpo.
-Questi devono essere i primi Giganti del Wall Rose - borbottò tra sé, mentre li osservava senza alcuna curiosità ma con timore - Dobbiamo fare presto!
Se fosse stata la donna di un tempo, probabilmente avrebbe fatto di tutto pur di potersi avvicinare per poterli anche solo toccare tuttavia quella curiosità è stata soppiantata dal desiderio che tutto ciò finisse al più presto. Si passò una mano tra i capelli e poi si massaggiò la fronte: aveva un forte mal di testa e, nonostante avesse mangiato la barretta energetica, iniziava ad avvertire nuovamente i morsi della fame.
-Devo resistere - sussurrò a denti stretti mentre continuava a condurre il cavallo.
Proseguendo il cammino verso Shiganshina, ad un tratto, vide ciò che i suoi occhi non avrebbero mai voluto vedere, cioè i dirigibili volare sui cieli di Paradis. Non riusciva a crederci: Marley aveva sferrato un attacco dall'alto, proprio come aveva sempre temuto. Una lacrima scivolò velocemente lungo la sua guancia e, in preda all'ansia, iniziò a respirare affannosamente.
-Non riesco a crederci! - disse mettendosi le mani tra i capelli e iniziando a sudare freddo.
Si voltò di scatto verso Levi e vide che ancora stava dormendo, come se nulla fosse, e lo invidiò. Smontò di sella e si avvicinò a lui per assicurarsi che stesse bene. Gli fece una lieve carezza sul viso e l'uomo aprì gli occhi.
-Oh, Levi! - esclamò con voce tremante con le lacrime agli occhi - Marley ci ha attaccati! Sul cielo ci sono i dirigibili!
-Dove sono diretti? - le domandò Levi.
Hange sollevò lo sguardo verso il cielo e notò che i dirigibili stavano, in quel momento, compiendo una strana manovra aerea: invece di dirigersi verso la capitale o le altre città all'interno del Regno, i velivoli stavano virando nella direzione opposta come per far ritorno a Marley.
-Sembra...che stiano tornando indietro...- rispose senza togliere lo sguardo dai dirigibili.
-Staranno tornando a Marley...per avvisare della Marcia...ecco perché...quell'idiota gli ha risvegliati! - rifletté Levi - Se l'è fatta addosso...ed ha pensato che la Marcia fosse...l'unica soluzione...
Ogni volta che parlava, Levi avvertiva delle tremende fitte alle ferite ricucite sul viso.
-Forza, Levi! Non manca molto... - gli disse Hange mentre gli sistemava la coperta.
Levi annuì e chiuse nuovamente gli occhi. Dopodiché, Hange afferrò le briglie le cavallo, sospirando. Poi montò in sella e, dopo aver tratto un profondo respiro, lo incitò a camminare.
Dopo qualche minuto, scioccata da ciò che aveva davanti, lo arrestò perché ad alcuni metri di distanza da lei, vide il Gigante Carro. L'essere, dalle singolari fattezze di un umanoide quadrupede, era uno dei Giganti in possesso a Marley e che avevano più volte affrontato. La prima volta che lo vide, infatti, fu durante la Battaglia di Shiganshina, quando sopravvisse all'esplosione del Gigante Colossale di Berthold Hoover. Poiché assieme ai ragazzi era riuscita a catturare Reiner Braun, il possessore del Gigante Corazzato, quel Gigante era giunto in suo soccorso e aveva tentato persino di divorarla pur di liberarlo. Se non fosse stato per Jean, che la spinse lontana dalle sue fauci, probabilmente sarebbe finita all'interno di esse. Inoltre, quando era stata a Marley, aveva cercato di ottenere qualsiasi informazione riguardo a quel Gigante e, oltre ad essere molto forte e una delle armi di punta dell'esercito marleiano. Il suo possessore, una ragazza di nome Pieck Finger, poteva mantenere quella forma per moltissimi giorni. Ora che ce l'aveva davanti agli occhi, aveva avuto la conferma che Marley aveva attaccato Paradis ma, a quanto pare, non avevano immaginato che Eren avrebbe distrutto le Mura e attivato la Marcia dei Colossali all'interno di esse.
Forse, pensò, anche quella ragazza avrebbe voluto porre rimedio a quello sterminio di massa proprio come lei. Così decise che forse sarebbe stato molto più saggio tentare di parlare e unirsi per affrontare insieme quell'increscioso problema.
Trasse un profondo respiro di incoraggiamento e smontò da cavallo. Lentamente e con estrema cautela, iniziò ad avvicinarsi al Gigante. Man mano che si avvicinava vide che la ragazza, il suo possessore, era uscita dalla nuca del Gigante. In groppa al Gigante, accanto a lei, c'era anche un uomo che indossava una divisa dell'esercito marleiano.
Non appena fu a distanza debita da poter essere sentita, sollevò le mani a mezz'aria per mostrare loro che era disarmata e si face coraggio.
-Ehi...scusate! - esclamò ad alta voce, con titubanza.
Colto alla sprovvista, il Gigante si voltò di scatto ruggendo e si scagliò verso di lei per divorarla.
-No! Aspetta! - urlò Hange con il cuore in gola per la paura, coprendosi istintivamente il volto - Ti prego, non mangiarmi! Sono disarmata!
La ragazza fermò il suo Gigante mentre l'uomo armò la pistola e la puntò contro la donna.
-Chi diavolo sei? - domandò lui rabbiosamente.
Hange sollevò lo sguardo e lo fissò dritto negli occhi. Lo aveva visto ritratto in alcune foto, sempre a Marley: era Theo Magath, uno degli alti ufficiali dell'Esercito marleiano; una spina nel fianco che, a quanto pare, Eren non era riuscito ad eliminare quando aveva compiuto la strage a Liberio. Poi osservò la ragazza: aveva i capelli neri, lunghi e mossi; gli occhi, dall'espressione stanca, erano grigi e sprigionavano intelligenza mentre la carnagione era molto pallida. Inoltre, notò che stranamente indossava l'uniforme del Corpo di Ricerca.
-Io sono Hange Zoe e sono...anzi, ero il Comandante del Corpo di Ricerca - rispose alla fine, sempre con le mani ben sollevate in aria.
Sia l'uomo che la ragazza spalancarono gli occhi, con sorpresa: probabilmente anche loro erano riusciti ad ottenere informazioni riguardanti i componenti più importanti dell'esercito di Paradis ed erano stupiti di trovarsi davanti ad uno dei suoi alti ufficiali.
-Dalla vostra espressione, deduco che sapevate già chi sono...come io so chi siete voi, Theo Magath e Pieck Finger - aggiunse Hange, cercando di mantenere la calma.
I due non risposero ma poi l'uomo levò lo sguardo verso il cavallo di Hange, rimasto fermo a qualche metro da loro e vide che su quella strana barella giaceva un uomo.
-È tuo quel cavallo? - le domandò senza abbassare la pistola - Chi è quello sopra quella strana portantina?
A quel punto, Hange iniziò a sudare freddo: senz'altro erano a conoscenza di Levi e della sua incredibile forza e vedendolo in quello stato non avrebbero esitato ad ucciderlo. Se gli avessero sparato, lei sarebbe morta dopo di lui e i Giganti delle Mura avrebbero distrutto ogni cosa, accantonando così la possibilità di collaborare insieme. Ma doveva rischiare il tutto e per tutto per il bene dell'Umanità e per la futura felicità del suo bambino.
-Chi è quello lì? - rispose senza voltarsi ma indicando verso Levi con un pollice - Non vi preoccupate: adesso è solo un essere innocuo che non è ancora riuscito a morire.
-Mostraci chi è...e bada a quello che fai! Ci metto un secondo a farti saltare il cervello! - le disse l'uomo.
Hange deglutì e annui. Si voltò e tornò verso il suo cavallo, avvicinandosi poi a Levi che stava ancora dormendo.
-Levi...- sussurrò e l'uomo aprì lentamente gli occhi.
Levi la guardò e dal suo sguardo capì che era accaduto qualcosa di imprevisto.
-Non ti preoccupare - aggiunse la donna sfiorandogli la guancia - Sono sicura che andrà tutto bene. Mi raccomando: cerca di essere amichevole!
Levi trasse un profondo respiro e cercò di resistere all'ennesima fitta di dolore che gli proveniva dall'occhio destro. Nel frattempo, tenuta sempre sotto stretta osservazione dai due marleiani, Hange afferrò le redini del cavallo e lo avvicinò al Gigante Carro e infine lo manovrò affinché potesse mostrare loro Levi. Slegò la barella dalla sella del cavallo e diede a questo un deciso colpo al posteriore per farlo allontanare. Sia Levi che i due stranieri rimasero meravigliati ne ritrovarsi faccia a faccia.
-Conosco quest'uomo - parlò finalmente Pieck, sempre fuori dalla nuca del suo Gigante - È Levi Ackerman, l'uomo più forte al servizio dell'esercito di Paradis. Lo vidi più di quattro anni fa proprio su quest'isola e lo stesso Zeke ce ne descrisse la sua immensa forza.
Theo Magath non rispose e continuò a puntare la pistola verso Hange e Levi.
-Tuttavia, da come è ridotto, sembra che sia rimasto ben poco di quell'uomo - osservò infine, notando il volto quasi interamente bendato di Levi.
Sogghignò e, con agile balzo, scese dalla nuca del Gigante Carro.
-Fermo! - gridò Hange impaurita, cercando si fare da scudo a Levi con il corpo - Da quello che sta accadendo, immagino che anche voi siete stati sopraffatti dagli eventi! Noi non vogliamo combattervi! Vogliamo solo trovare un modo per porre fine a tutto questo!
-Hange! - esclamò Levi.
Sentendosi chiamare, Hange si voltò verso di lui.
-Slegami - le disse guardandola con estrema serietà.
Si guardarono per qualche istante negli occhi e lei poi annuì.
-Fa' come ha detto! - aggiunse il marleiano.
A quel punto, Hange iniziò a sciogliere le cime che legavano Levi alla barella. Alla fine, con tutta la forza che aveva, Levi si sollevò sui gomiti e guardò Theo Magath negli occhi.
-Andrò al sodo...perché non abbiamo...tempo da perdere...il mio obiettivo...è uccidere Zeke! - disse cercando di resistere al dolore.
-Zeke? Quel bastardo traditore! Abbiamo scoperto che era in combutta con voi...per ciò che avete fatto a Liberio! - disse Theo Magath abbassando l'arma, mentre Pieck Finger rimaneva immobile, al suo posto sul Gigante ad osservare ogni minimo movimento - Anche noi siamo alla sua ricerca!
-Allora, Theo Magath...Pieck Finger...abbiamo degli interessi in comune - disse Levi guardandolo dritto negli occhi: anche lui conosceva le loro identità poiché le aveva studiate assieme ad Hange.
Tra i quattro interlocutori regnò il silenzio per qualche secondo, mentre continuavano a scrutarsi a vicenda.
Poi il militare marleiano aggrottò la fronte e sollevò l'arma in modo minaccioso.
-Levi Ackerman, vero? Si dice che la tua forza sia pari a quella di una dei nove Giganti...ma ridotto in questo stato, come intendi evitare il mio proiettile? - disse in modo intimidatorio.
Hange aveva il cuore in gola: se avesse sparato, ogni barlume di speranza sarebbe andato perduto. Ogni cosa sarebbe andata perduta.
-Non posso farlo! - rispose subito Levi - Tuttavia, sono di fronte a voi...faccia a faccia...puoi sparare o ascoltarmi...la scelta è solo tua.
I due uomini si guardarono in silenzio e, apprezzando il coraggio di Levi, Theo abbassò la canna della pistola.
-Allora ti ascolterò prima di spararti - disse con spavalderia - Hai detto che vuoi uccidere Zeke, ma almeno sai dove si trova?
-Dato ciò che è accaduto, per sfruttare il suo sangue reale, sarà caduto sotto il controllo di Eren...o meglio, del Primordiale - rispose Hange con sicurezza.
-Vedo che tu sei una esperta di Giganti - notò Pieck, sempre dall'alto del suo Gigante - e pare che tu abbia compreso più di quanto abbiano fatto gli scienziati di Marley. Hai mai visto il Gigante Primordiale?
-No - rispose Hange con sincerità - So solo che è incredibilmente enorme e inaffrontabile...
Impaurita, la ragazza spalancò gli occhi e deglutì.
-Perciò dobbiamo unire le nostre forze e trovare un modo per fermare questo genocidio! - esclamò infine Hange con viva determinazione.
Theo guardò sia lei che Levi e sospirò, rimettendo l'arma all'interno della fondina, posta alla cintura.
-Direi che è la cosa più logica da fare, Generale - disse Pieck rivolgendosi a lui.
-Sarà una tregua momentanea...- disse Theo, con orgoglio, lanciando un'occhiata a Levi - Del resto, dopo che voi avete ucciso tutti gli alti ufficiali di Marley, l'unico ad aver il comando sono io e questa decisione spetta solo a me.
Hange trasse un sospiro di sollievo, ringraziando il cielo nel fatto che quei due erano persone ragionevoli.
-Ho bisogno di sapere cosa è accaduto! - disse.
-Non appena abbiamo scoperto il tradimento di Zeke, abbiamo allestito un'armata e vi abbiamo attaccati per poterlo recuperare e riportare a casa i due guerrieri che avete fatto prigionieri: Gabi e Falco - iniziò a spiegare Theo Magath mentre i Colossali delle Mura continuavano a sfilare alle sue spalle - Abbiamo quindi infiltrato delle spie all'interno delle Mura e al momento giusto abbiamo attaccato con i dirigibili. Tuttavia, abbiamo incontrato una forte resistenza da parte del vostro esercito e nonostante il nostro Gigante Corazzato abbia tentato di fermare Eren, è intervenuto Zeke e poi...le Mura sono crollate...e abbiamo dovuto ripiegare...
Mentre ascoltava, Pieck aveva lo sguardo mesto, rivolto verso il basso, come se stesse rivivendo ogni singolo, terribile momento.
-Abbiamo visto i dirigibili: dove sono diretti? - chiese Hange, preoccupata, sudando freddo.
-Stanno tornando a Marley: sicuramente vogliono comunicare quanto sta accadendo per cercare di salvare più gente possibile - rispose Theo.
Hange sospirò, sollevata da quella risposta dato che temeva che avrebbero attaccato i territori interni dell'isola.
-Ecco perché dobbiamo darci una mossa - disse Pieck - Cosa proponete di fare?
-Ho bisogno di recuperare i miei uomini - rispose Hange tamburellando l'indice sulle labbra - Alcuni di loro sicuramente si troveranno a Shiganshina...e tu, con il tuo Gigante, potresti essere molto utile...sempre che loro siano lì...
-Chi mi garantisce che non la farai uccidere da uno di loro? - chiese subito il Generale marleiano, sinceramente preoccupato per la sorte della ragazza.
-Io - rispose Levi - Se non faranno ritorno, potrai uccidermi...come vedi, non ci impiegheresti molto...
Hange si voltò verso di lui e lo guardò con gratitudine mentre Theo si volse verso Pieck.
-Tu, cosa ne pensi? - le domandò.
-Penso che non abbiamo altra scelta - gli rispose la ragazza.
-Perfetto! - esclamò Hange sistemandosi gli occhiali con la punta delle dita - Tra poco giungerà la notte e sarà un gioco da ragazzi, per me, infiltrarmi all'interno della città...dovrò fare attenzione perché anche noi, ormai, siamo diventati dei ricercati...
-Ho un'altra richiesta da farti - aggiunse Theo - Voglio Yelena, la donna marleiana che vi ha aiutato!
-Marleiana? - si stupì Hange - Ma lei ha detto che...
-Vi ha solo detto un mucchio di fandonie - intervenne Pieck guardando Hange negli occhi - Stando alle mie ricerche, è una donna di cittadinanza marleiana...inoltre l'ho vista a Shiganshina, poco prima dell'attacco...sarà ancora lì...sempre che sia ancora viva...
-E quindi è una traditrice - continuò Theo, fermando il ragionamento di Pieck - La voglio viva!
-Accettiamo - disse subito Levi - Del resto...quella donna...non mi è mai piaciuta...
Hange sollevò lo sguardo e scrutò il cielo.
- Ormai non deve mancare molto... - disse riferendosi al tramonto - Dobbiamo fare presto!
Si mise due dita in bocca e fischiò per richiamare il cavallo che ritornò dopo pochi minuti. Prima di montare in sella, si avvicinò a Levi che la guardò con apprensione.
-Cerca di riposare - gli disse.
-E tu...cerca di non farti ammazzare...- le rispose lui, guardandola con intensità.
Hange sogghignò e lo guardò con dolcezza mentre Pieck e Theo parlottavano tra di loro. Dopodiché, montò in sella al cavallo e afferrò le redini.
-Avanti, mia nuova alleata! - esclamò rivolgendosi a Pieck - Non abbiamo altro tempo!
Voltò il cavallo in direzione di Shiganshina e lo lanciò al galoppo mentre Pieck, ritornando all'interno della nuca del Gigante, ne riassunse il totale aspetto e la inseguì, correndo sui quattro arti.

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