Tradimento

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Il messaggero inviato da Hange, Levi e Varys, un soldato che svolgeva le funzioni di vice di Levi, per evitare di essere ascoltati da Zeke e discutere quindi in santa pace, raggiunsero con il dispositivo di manovra tridimensionale uno dei rami dei maestosi alberi della Foresta.
-Zackary è stato assassinato? - domandò Levi, ancora incredulo per quanto gli era stato comunicato.
-Esatto! E in questo momento sono gli Yaegeristi a detenere il potere all'interno delle Mura...inoltre, sospettiamo che i disordini siano stati architettati da Zeke, con la complicità di Eren e di Yelena - spiegò il messaggero.
-E allora, cosa hanno intenzione di fare? - domandò Levi.
-Ancora non lo so...io sono stato inviato dal Comandane Hange non appena ha saputo dell'accaduto - si giustificò il messaggero.
-Hange e tutti gli altri...stanno bene?
-Si, Capitano! Mikasa Ackerman e Armin Arlert erano nei pressi dell'ufficio del Generale quando c'è stata l'esplosione ma fortunatamente sono rimasti illesi.
In cuor suo, Levi tirò un sospiro di sollievo pensando che i suoi ragazzi si fossero salvati. Tuttavia, era più preoccupato per Hange che si stava trovando ad affrontare una situazione simile, lontana da lui. Hange era una donna straordinariamente forte, intelligente e dalle risorse inesauribili e non aveva alcun dubbio che sarebbe stata in grado di gestire quella marea incontrollabile di eventi anche senza di lui . Eppure, non riusciva a fare a meno di pensare che la sua permanenza a Stohess significava che sarebbe stata lontana dal loro bambino. Uno strano timore pervase il suo cuore al pensiero di Eveline da sola assieme ai bambini mentre il Regno era attraversato dalla rivoluzione. Ma anche Eveline non era una sprovveduta, nonostante avesse l'aria di una timorata di dio e c'erano anche gli uomini della compagnia Reeves del signor Flegel a vigilare su di loro. In conclusione, non aveva nulla di cui preoccuparsi, anche se fremeva al pensiero di non proteggere le persone che amava più di ogni cosa al mondo.
Mantenendo la sua solita espressione impassibile, trasse un profondo respiro e cercò di recuperare la calma.
-Capitano, va tutto bene? - gli domandò Varys, che in quei giorni aveva imparato a decifrare il suo comportamento.
-Si...stavo solo pensando a cosa fare...
I due uomini, nel vederlo assorto nei suoi pensieri, si scambiarono un'occhiata carica di preoccupazione.
-Sicuramente giungeranno altre comunicazioni in merito alla faccenda...non ci lasceranno isolati perché il nostro "ospite" è troppo prezioso...tu resta qui! - ordinò infine rivolgendosi alla vedetta - Se il Regno è in mano agli Yaegeristi come dici, potresti essere catturato e ti torturerebbero per sapere dove ci nascondiamo!
-Agli ordini, Capitano! - esclamò il messaggero.
-Se le cose dovessero peggiorare, Hange invierebbe gli altri che sono rimasti in città...male che va, io ho sempre un piano di riserva - continuò Levi, abbassando lo sguardo verso terra e guardando infine Zeke, che continuava a leggere come se nulla fosse.
In quegli istanti, Hange e i ragazzi giunsero nel ristorante dove ormai Niccolò lavorava da anni come capo cuoco. Era una struttura molto lussuosa e non tutti potevano permettersi di frequentarlo. Non appena varcaroni l'ingresso, fermò uno dei camerieri e gli chiese dove potesse trovare il ragazzo.
-È impegnato con dei clienti - le rispose il cameriere, con noia: anche lui era uno dei soldati marleiani catturati quattro anni fa, assieme a Niccolo.
-È abbastanza urgente - insistette Hange con gentilezza.
Il ragazzo guardò per un attimo Onyankopon e, senza dire nulla, annuì. Dopo parecchi minuti di attesa, Niccolo, con addosso la sua divisa da capo chef, si presentò davanti a loro che lo attendevano ancora nell'atrio.
-Voi...che cosa ci fate qui? - domandò con un misto di stupore e preoccupazione - Adesso sono impegnato con degli ospiti molto importanti.
Notando un po' di impertinenza in quella risposta, Jean lo guardò corrucciato.
-Non c'è problema! - gli rispose Hange restando sempre molto accomodante - Non volevamo interrompere il tuo lavoro, ma dopo vorrei parlati.
Niccolo la guardò allarmato, visto che sembrava insistere su questa cosa.
-E' successo qualcosa? - domandò un po' scosso.
-Beh, ecco...è che...
-Si tratta dell'arresto dei Volontari e vorremmo che tu collaborassi con le indagini - tagliò corto Onyankopon, interrompendola, e fissando il ragazzo con autorevolezza.
Anche l'espressione sul volto di Niccolo divenne serio e annuì.
-Va bene - rispose con leggera rassegnazione - Seguitemi: vi farò accomodare in una sala dove potrete aspettare senza dare troppo nell'occhio.
Niccolo li accompagnò al piano superiore, facendoli entrare in una grande sala con dei tavoli e delle sedie molto lussuose.
-Accidenti! - esclamò Hange, colpita da tanta eleganza sfiorando con le dita la superficie lucida di uno dei tavoli - Non immaginavo che ci fosse una stanza del genere!
Con nostalgia, le tornò in mente quando Levi, a Trost, la portò a pranzare in un ristorante come quello, quando ancora non sapeva di essere diventato padre. Erano trascorsi solo pochi anni ma le sembrò un'eternità a causa di tutti gli eventi che avevano dovuto affrontare.
Anche i ragazzi, abituati a frequentare le taverne piuttosto che un luogo come quello, iniziarono a guardarsi attorno con curiosità.
-Senza dubbio è riservata agli ufficiali della Gendarmeria - sbuffò Connie, rompendo il silenzio.
-In effetti è così - gli rispose Niccolo - Accomodatevi pure!
Hange, Onyankopon, Mikasa e Armin stavano per sedersi ai tavoli quando Jean, incuriosito, si mise a osservare una credenza lì vicino, notando che su un ripiano erano state sistemate delle bottiglie di vino. La sua attenzione fu colta in particolare da una bottiglia tanto che l'afferrò e iniziò a leggerne l'etichetta.
-Ma questo...questo è il vino di cui si parla tanto nell'esercito! Pare che solo gli ufficiali possano berlo! - esclamò con stupore .
Incuriosito, Connie gli si avvicinò per vedere.
-Guarda che anche noi siamo ufficiali! - gli ricordò in modo scontato.
-Hai ragione! - gli rispose Jean, sogghignando e cercando un apribottiglie - Anche noi possiamo toglierci qualche sf...
Jean non ebbe il tempo di concludere ciò che stava dicendo che Niccolo gli strappò la bottiglia dalle mani.
-Metti le mani a posto! - gli urlò quindi, arrabbiato - Non si toccano le cose senza chiedere il permesso!
Hange e gli altri assistettero alla scena con sbigottimento: nonostante tutto quello che era accaduto in passato, Niccolo si era sempre comportato in modo pacato in confronto ad altri prigionieri marleiani che erano sull'isola. Anche se era un ex soldato marleiano, il suo carattere era piuttosto timido e introverso e difficilmente si rivolgeva a qualcuno in quel modo.
-Ehi, ma che ti prende? - gli chiese Connie, meravigliato da tale comportamento, visto che lo conosceva.
-Dai, Niccolo! Non te la prendere! Questa reazione mi pare esagerata! - gli disse Jean in modo gioviale cercando di attenuare la tensione che aveva pervaso la stanza.
Niccolo arretrò e si portò la bottiglia al petto, come per proteggerla, guardandoli minacciosamente.
-Sarebbe solo uno spreco far bene questo vino a degli sporchi eldiani! - sbottò allora con sdegno.
A quelle parole, Hange spalancò gli occhi, incredula: pensava che avesse superato le sue ostilità nei loro confronti ma, a quanto pare, si era sbagliata. Delusa nell'aver creduto che il tempo avesse appianato le divergenze, abbassò lo sguardo e sospirò mentre i ragazzi continuavano a litigare. Infine, Niccolo lasciò la stanza, portando con sé la bottiglia e lasciando i ragazzi ancora un po' turbati per quanto era accaduto.
-Tch! Che razza di idiota! - sbuffò Jean, andandosi a sedere.
-Non te la prendere - gli disse Armin - Sarà un po' nervoso...capita!
Nemmeno Connie non riusciva a spiegarsi quanto fosse accaduto. Tornando indietro con la memoria, ricordò che quando Niccolo strinse amicizia con Sasha il suo carattere, in principio spigoloso e avverso, si era un po' smussato grazie anche, sicuramente, all'allegria della ragazza. Chissà cosa avrebbe fatto Sasha se avesse assistito ad una scenata simile: sicuramente sarebbe rimasta molto delusa, come lo erano tutti loro in quel preciso momento. Ma soprattutto, avrebbe iniziato a dare di matto perché avrebbe voluto mangiare. Nel ricordare questo buffo particolare, sorrise con nostalgia e si sedette accanto a Jean.
-Ecco perché siamo arrivati a tutto questo - disse allora Hange con tristezza, rompendo il silenzio e con lo sguardo fisso verso il pavimento - In fondo ci eravamo solo illusi di andare d'accordo...ma non era così...
Onyankopon la guardò affranto e sospirò mentre Mikasa e Armin si scambiarono una rapida occhiata. Iniziarono poi a chiacchierare tutti tra di loro del più e del meno quando, ad un certo punto, Armin si alzò.
-Scusate, devo andare un attimo in bagno - disse camminando poi verso l'uscita della stanza.
-Va bene - gli rispose Hange - Se incontri qualche cameriere, ordina di portarci qualcosa da bere...magari del tè con dei biscotti.
Aveva mangiato pochissimo ed ora iniziò ad avvertire un leggero languorino allo stomaco. Quanto avrebbe dato per poter mangiare un pezzo di torta di mele preparata da Eveline! Ne aveva davvero una voglia matta tanto che, se chiudeva gli occhi, poteva persino sentirne il delizioso profumo che emanava quando era appena sfornata. Non appena sarebbe tornata a casa, decise che sarebbe stata la prima cosa che le avrebbe chiesto di cucinarle, del resto piaceva tanto anche al suo piccolo Erwin. Con la figura di suo figlio nella mente, la sua espressione divenne nuovamente triste e, inconsciamente, portò la mano al cuore per sentire la presenza del disegno custodito nella tasca. Quando sarebbe tornata a casa, gli avrebbe tempestato il visino con una miriade di baci, pensò cercando di contenere l'emozione.
Nel frattempo, Armin lasciò la stanza, iniziando a percorrere il lungo corridoio, il cui pavimento era rivestito da morbida moquette rossa, andando alla ricerca del bagno.
Improvvisamente, la sua attenzione fu catturata da un acceso schiamazzo proveniente da una delle sale lì vicino: riconobbe la voce di Niccolo che, nuovamente, stava sbraitando contro qualcuno. Si sporse per sbirciare e si raggelò: il ragazzo era in piedi, assieme ai suoi ospiti di cui aveva parlato e vide che si trattava della famiglia di Sasha. Si ricordava di loro perché li aveva visti ai funerali della ragazza. Ma la cosa che lo stranì di più fu vedere Niccolo che, con un braccio, reggeva un bambino che sembrava privo di vita, e per terra ai suoi piedi c'era una bambina che tossiva e perdeva sangue dalla bocca. Nell'altra mano, il ragazzo stava stringendo un lungo ed affilato coltello da cucina e questo lo mandò in allarme. Ma, facendoci caso, si rese conto che aveva già visto quei bambini: erano i guerrieri cadetti catturati sul dirigibile, Gabi e Falco. Sapeva che erano stati rinchiusi in cella da qualche parte, all'interno del territorio del Wall Rose ma non riusciva a spiegarsi come fossero giunti fin lì. Dato l'atteggiamento chiaramente minaccioso di Niccolo, Armin dedusse che aveva scoperto che la bambina aveva ucciso Sasha e che ora aveva quindi intenzione di vendicarsi, in qualche modo. Tuttavia, nonostante quei due bambini fossero nemici prigionieri, non poteva permettere che venissero ammazzati come bestie. Così si mise a urlare per richiamare i suoi compagni gli altri e la cosa non scompose per niente né Niccolo né i commensali, troppo scioccati nell'assistere ad una cosa del genere.
Sentendo i richiami di Armin, Mikasa si affacciò per prima dalla stanza, seguita poi da Hange, allarmata da tanto improvviso fracasso.
-Che cosa sta succedendo? - domandò raggiungendo Armin, mentre gli altri ragazzi correvano verso di lui.
Jean e Connie rimasero pietrificati per lo spettacolo che si poneva loro davanti e anche loro riconobbero i due bambini: in particolare, Jean ricordò che erano riusciti ad evadere dalla loro prigione e che erano ricercati dalla Gendarmeria ma mai avrebbe immaginato di ritrovarli lì, assieme alla famiglia Braus.
-Niccolo! Che intenzioni hai? - esordì Jean, cercando in qualche modo di placare la rabbia di Niccolò ma il ragazzo si voltò verso di loro e puntò minacciosamente il coltello alla gola di Falco, privo di conoscenza e con la testa sporca di sangue, come se fosse stato colpito da qualcosa di molto pesante.
-State lontani! - urlò Niccolo con tutto l'odio che aveva nel cuore - Questi maledetti hanno ucciso Sasha ed io voglio solo vendicarla!
Hange aveva il cuore che le palpitava in gola: un passo falso, uno solo e Niccolo avrebbe potuto davvero uccidere i due bambini. Dovevano cercare in tutti i modi di farlo ragionare, di fargli comprendere che quel gesto non avrebbe riportato in vita Sasha ma lo avrebbe solo condannato a vivere con un enorme peso sulla coscienza, dato che la vendetta produce solo odio. Ma nessuno stava avendo il coraggio di fare un solo passo, troppo preoccupati che dal fatto che, accecato dal timore, potesse tagliare la gola del povero Falco e questo dettaglio le fece capire che il bambino era ancora vivo.
-Fermo! - urlò Gabi, ancora a terra e anche lei con il viso sporco di sangue a causa delle percosse ricevute - Lui è innocente! Non ha fatto nulla!
Niccolo abbassò lo sguardo verso di lei e la guardò con immenso disprezzo.
-Si trova in queste condizioni perché lui ti ha protetta! - sbottò furiosamente con le lacrime agli occhi - Chi è lui? Che cosa rappresenta per te? È una persona a cui tieni? Anche io tenevo ad una persona: una eldiana, una discendente del demonio! Ma nessuno ha mai apprezzato i miei piatti quanto lei! È stata lei a salvarmi da questa guerra di merda, facendomi capire chi sono davvero: una persona che cucina per rendere felici gli altri! Il suo nome era Sasha Braus. Era questo il nome della donna che tu...che tu mi hai portato via!
Quando pronunciò il nome di Sasha, sulle guance di Niccolò iniziarono a scivolare delle grosse lacrime di dolore. Per qualche attimo, Connie rimase con il fiato sospeso e provò una forte stretta al cuore, comprendendo che il ragazzo era stato davvero innamorato di lei. La sua mente fu annebbiata da mille pensieri e, anche in quel momento, anche se la situazione era critica e delicata, provò gelosia per il fatto che Sasha, la sua adorata Sasha, la sua metà, aveva conquistato il cuore di quel marleiano. Nonostante la guerra, le divergenze e i dissapori, un marleiano si era follemente innamorato di una eldiana tanto da volerne vendicare la morte. Forse, pensandoci su, era l'amore e non l'odio la risposta a tutto. A discapito dei suoi sentimenti, comprese che solo l'amore avrebbe potuto mettete un freno a quella stupida e inutile guerra che stava logorando tutti. Anche se era giunto a questa conclusione, purtroppo realizzò che non tutti avrebbero potuto comprendere una simile sottigliezza. Condivideva il pensiero di Hange, secondo cui era l'ignoranza la madre di tutte le guerre ma se la conoscenza non era unita all'amore, non si sarebbe mai arrivati a firmare un trattato di pace.
Mentre rifletteva su questo, vide poi il padre di Sasha avvicinarsi a Niccolo, prendere il coltello dalla sua mano e avvicinarsi minacciosamente a Gabi, visto che il ragazzo lo aveva incitato a vendicare sua figlia. A questo punto, Hange non poteva più trattenersi.
-Signor Braus! Si fermi! - gli scongiurò, facendosi coraggio e cercando di avvicinarsi - Metta giù quel coltello!
L'uomo osservò il filo del coltello e lo sfiorò delicatamente con i polpastrelli, senza però tagliarsi. Poi, sollevò lo sguardo verso di lei e la guardò con serietà. Una serietà che però trasmetteva tutto l'indicibile dolore che un padre provava per aver perduto sua figlia, strappata alla vita a causa della guerra e per non averle potuto dare un ultimo abbraccio.
-Sapete, Sasha era una cacciatrice. Le insegnai fin da piccola ad usare l'arco, ad uccidere la selvaggina e poi mangiarla perché avevamo sempre vissuto così - ricordò con espressione incredibilmente serena - Però sapevo che questo stile di vita non sarebbe più andato bene e così cambiammo il nostro modo di vivere. Poi lei divenne un soldato: ha ammazzato gente e infine e stata uccisa. In fondo, se ci si riflette, il mondo è una enorme foresta dove ci si ammazza a vicenda.
Si voltò verso la moglie e le porse il coltello e lei lo ripose sul tavolo dove stavano mangiando.
Niccolo lo fissò con sconcerto mentre Hange tirò un sospiro di sollievo non appena vide con i suoi occhi che l'uomo era restio a commettere un omicidio.
-Sasha è stata uccisa perché stava vagando in questa foresta - continuò il signor Braus, volgendosi ora verso Niccolo - Ma almeno...i bambini dovrebbero restare fuori da tutto questo...altrimenti...saranno condannati a vivere tra mille pericoli. Credo che farsi carico dell'odio del passato sia solo compito di noi adulti...
-Forsa...Niccolo...lascialo andare...- lo pregò la signora Braus, con voce tremante ma in modo materno.
Lentamente, tutta la rabbia e la frustrazione che Niccolo stava provando svanirono come neve al sole. Pensò che se fosse stata viva, Sasha non avrebbe mai voluto che si macchiasse di un crimine così abominevole e quindi, vinto dal dolore e dalla vergogna, posò il povero Falco per terra mentre Jean e Connie lo immobilizzarono mettendogli le mani dietro la schiena. Hange ringraziò il cielo per quanto stava accadendo e si chinò subito accanto a Falco per controllare le sue funzioni vitali: aveva una la brutta ferita alla testa e puzzava stranamente di vino ma, per fortuna, il bambino era solo privo di sensi. L'odore era così forte e fastidioso che le stava procurando i conati di vomito ma cercò di resistere perché non poteva abbandonarlo in quelle condizioni.
Mentre Mikasa intanto controllava le ferite sul volto di Gabi, una delle figlie del signor Braus afferrò il coltello sul tavolo e si scagliò come una furia impazzita proprio su di lei, ma Mikasa arrestò prontamente il fendente stringendole il polso. Accecata dalla rabbia e dal dolore, la ragazzina incominciò a inveire contro Gabi, accusandola di aver ucciso Sasha. A quel punto, mentre continuava a urlare e dimenarsi, i suoi genitori la presero con forza e la allontanarono da Gabi mentre questa veniva scortata in un'altra stanza da Mikasa e Armin, per evitare che la situazione peggiorasse ancora di più.
-Comandante...- disse ad un tratto Niccolo con voce tremante - Per favore...sciacqui la bocca di quel bambino...gli ho spaccato la bottiglia in testa e credo...credo che abbia ingerito un po' di quel vino...
-Cosa?! - esclamò Hange allarmata e confusa: aveva intuito che Falco era stato colpito con un oggetto ma non avrebbe mai pensato che avesse usato proprio la bottiglia che fu oggetto di litigio tra loro alcuni minuti fa.
-Anche se...credo che sia troppo tardi... - continuò il ragazzo, avvilito, mentre Connie e Jean continuavano ancora a tenerlo immobilizzato a terra, sulle ginocchia.
Hange avvertì un nodo in gola.
-Perché? Che cosa c'era in quel vino? - gli chiese sconvolta.
-Credo che...ci sia il liquido spinale di Zeke...
Hange e tutti gli altri rimasero letteralmente scioccati da quella confessione. Come ormai tutti sapevano, il siero ottenuto estraendo il midollo osseo di Zeke, faceva sì che un eldiano potesse trasformarsi in un Gigante. Colmo di rabbia, Jean lo afferrò per il bavero della divisa e lo sbatté con aggressività contro il muro.
-Che cos'è questa storia! Avanti, spiegati! - gli urlò scuotendolo per intimarlo a parlare.
Nel frattempo, Connie prese subito una brocca d'acqua dal tavolo e aiutò Hange a versarla nella bocca di Falco che, ancora, non accennava a risvegliarsi.
-Le stive della prima nave ricognitiva erano piene di questo vino - iniziò a confessare Niccolo a testa bassa - Era davvero troppo per una missione ricognitiva a breve termine...e poi, quando ho iniziato a lavorare come capo cuoco in questo ristorante mi è stato detto di servirlo dando però priorità agli alti ufficiali dell'esercito...
-Chi te lo ha ordinato? - gli domandò Jean, rabbiosamente, sbattendolo di nuovo contro la parete.
-Ye...Yelena. Da quanto ne so, ha agito da sola...però non so nulla degli altri volontari!
Hange avvertì nuovamente quella orribile sensazione di essere stata pugnalata alle spalle e, incredula e disgustata, sollevò lo sguardo verso Onyankopon.
-Io non ne so niente di questa storia - le disse l'uomo, sbigottito anche lui da quanto stava sentendo e cercando in qualche modo di giustificarsi - E' la prima volta che ne sento parlare!
Le sue parole erano sincere tuttavia Hange non poté fare a meno di provare un profondo senso di sconfitta. Deglutì e sollevò ancora il capo di Falco chiedendo a Connie di versargli nella bocca ancora dell'acqua.
-C'è qualcosa che non va - intervenne quest'ultimo dopo aver riflettuto sulle parole di Niccolo - Quando gli eldiani bevono o respirano il liquido spinale di Zeke, si irrigidiscono come se fossero colti da paralisi! Non è così che andò a Ragako?
-È stato Zeke a dire questo! - gli rispose Hange, ragionandoci su e iniziando a sudare freddo al pensiero di quanto stava per supporre - Dal momento che nessuno di noi era presente, non c'è modo si sapere se le cose siano andate davvero nel modo da lui descritto. E comunque...gli effetti di questa piccola bugia possono essere devastanti! Non avendo notato irrigidimenti, nessuno avrebbe pensato di aver bevuto il liquido spinale di Zeke.
Per Hange, tutto questo sembrava un incubo ad occhi aperti: erano stati traditi e violati fin dal primo giorno in cui i marleiani misero piede sull'isola e nessuno se n'era mai accorto. Si erano illusi di averli catturati, di averli gabbati, ma erano solo caduti in una trappola architettata da Yelena e Zeke fin nei minimi dettagli. Una trappola da cui, nell'immediato, non sapeva come uscirne. Si sentiva impotente e inutile, come una recluta alle prime armi e non poteva farci niente.
Confuso e impanicato, Jean lasciò Niccolo che rimase lì, senza muovere un solo muscolo, a sguardo chino.
-Ma questa...questa è solo una tua supposizione...- gli disse Jean, con voce tremante, cercando in qualche modo di arrivare a capo di tutta quella storia.
-Si...però...ogni soldato marleiano sa come è stato usato il liquido spinale di Zeke sino ad oggi - gli rispose Niccolo senza guardarlo - Diversi anni fa, Marley conquistò la capitale di una nazione nemica in una sola notte...e... improvvisamente apparvero decine di Giganti! Fu sufficiente infiltrare degli eldiani a cui era stato somministrato il liquido spinale di Zeke...a quel punto...bastò un suo singolo urlo per farli trasformare, facendo radere al suolo la città. Se non stesse tramando una cosa del genere, non saprei per quale motivo ordinarmi di dare quel vino alle alte cariche dell'esercito.
-Allora...quando tu mi hai tolto quel vino dalle mani...volevi solo proteggerci? - gli domandò Jean, colpito da tale rivelazione.
-Non lo so...non so nemmeno io quello che sto facendo...io volevo solo salvare il mondo, indagando su quest'isola...ma è chiaro che non vivrò a lungo, ora che ho svelato queste cose - gli disse Niccolo, impaurito e con le lacrime agli occhi.
Poi, soggiogato dal dolore, strinse le braccia di Jean e pianse.
-Spero che questo possa essere la mia espiazione...come ho potuto...stavo uccidendo una bambina...che accidenti mi è preso! - singhiozzò afflitto, sinceramente pentito di tutto ciò che era accaduto.
Nella stanza ora echeggiava il suo pianto disperato.
-Comandante, come sta il bambino? - domandò poi il signor Braus, preoccupato.
Hange aveva gli occhi gonfi di lacrime: avrebbe voluto tanto piangere e sfogare tutta la sua frustrazione per quanto stava accadendo ma doveva pensare al piccolo Falco che giaceva ancora inerme tra le sue braccia.
-Dobbiamo fidarci di quello che ha detto Niccolo. Andate a lavarvi le mani e non vi toccate il viso e la bocca - disse infine rivolgendosi a tutti i presenti.
Si mise in piedi e si tolse l'impermeabile, arrotolandosi poi le maniche della camicia.
-Che cosa stai facendo? - le chiese Connie.
-Aiutami a spogliarlo - gli rispose alludendo al bambino - dobbiamo lavarlo da cima a fondo! Dobbiamo cercare si eliminare ogni traccia di quel dannato vino dal suo corpo.
-Qui accanto c'è una stanza dove raggruppiamo i piatti sporchi...ci sono degli acquai molto grandi...lui è così piccolo che potremmo immergerlo lì - suggerì Niccolo.
-Forza! Facciamo in fretta! - ordinò Hange iniziando a sbottonare con rapidità la camicetta di Falco.
Doveva tentare tutto il possibile per salvarlo da quell'atroce destino, anche se, in cuor suo, sapeva che sarebbe bastata anche una sola goccia di quel liquido abominevole per condannarlo.
Niccolo deicise di rendersi utile: raggiunse la stanza e iniziò a riempire uno degli acquai con dell'acqua calda, aggiungendoci anche del sapone. Non appena l'acqua salì a livello, Hange sollevò Falco, completamente nudo, tra le braccia e lo immerse delicatamente nell'acqua iniziando a sfregarlo con uno straccio e facendo cura di non peggiorare le condizioni della ferita che aveva in testa. Nonostante questo, Falco non riaprì gli occhi e questa cosa fece tremare il cuore della donna. Davanti agli occhi aveva di nuovo il visetto allegro di suo figlio, come se ci fosse lui al posto del bambino e ciò le riempì il cuore di pietà e compassione. Come aveva sempre sostenuto, nessun bambino, non solo il suo, dovrebbe patire le sofferenze causate dalla guerra. Per questo doveva combattere. Per questo doveva salvarlo.
Improvvisamente, sentì Onyankopon urlare il suo nome e ciò la distolse da quei pensieri. Lasciò Falco alle cure di Niccolo, Jean e Connie e, non appena si affacciò dalla porta, vide alcuni uomini dell'esercito che puntavano i fucili addosso a tutti coloro che erano rimasti lì incluso Onyankopon che era nel centro della sala, con le mani in alto in segno di resa.
-Comandante Hange! - disse sarcasticamente uno di loro.
-Floch! - esclamò Hange, inorridita, riconoscendo il viso del ragazzo- Che cosa stai facendo?
Era davvero un incubo: adesso si erano messi in mezzo anche gli Yaegeristi. Evidentemente, qualcuno deve aver detto loro che si trovava lì.
-E' davvero una sorpresa trovarti qui! Andiamo subito al punto: tu dovresti sapere dove si trova Zeke...quindi...adesso...tu ci condurrai da lui...- le disse il ragazzo, puntandole la pistola contro.
Nonostante la minaccia, Hange non vacillò mostrando a tutti, come sempre, di essere coraggiosa come una leonessa.
-Noi non abbiamo assolutamente intenzione di combattere - replicò con fermezza - Non aveve ricevuto la proposta dal Comandante Pixis?
-L'abbiamo rifiutata - le disse Floch, con aria annoiata - Noi non negozieremo con l'esercito!
Hange fu sorpresa ma il suo sguardo rimase serio e inflessibile.
-E questo per quale motivo? - gli domandò.
-E' stata una decisione di Eren...il comandante Pixis non rischierebbe di affidarci il destino dell'isola. Immagino che al momento sia impegnato a organizzare come rubare il Gigante Fondatore a Eren mentre lo conduce da Zeke - disse Floch
Hange aggrotto la fronte e inarcò un sopracciglio.
-Stai soltanto delirando - gli disse con tono calmo e sicuro - Oppure, forse, te l'ha riferito qualche tuo compagno che è dentro il Corpo di Guarnigione...
-Ti sembro forse un sottoposto così gentile da rispondere ad ogni tua domanda? - ribatte Floch, iniziando a innervosirsi, armando la pistola di fattura merleiana e puntandogliela di nuovo contro - Devo forse dimostrarti che non sono così? Ma tu non mi servi morta, quindi ti consiglio di guidarci nel luogo in cui si trova Zeke.
-Non abbiamo tempo da perdere per queste sciocchezze! - sbottò Hange - Ai membri dell'esercito è stato servito del vino contenente il liquido spinale di Zeke! Siamo caduti nella sua trappola!
-In ogni caso...quegli stupidi dei Gendarmi diventeranno ancora più stupidi - le rispose Floch, sempre con sarcasmo, dando poi ordine ai suoi di legare tutti con le mani dietro la schiena e avviandosi verso l'uscita della stanza.
Hange non fece in tempo a fuggire che uno yaegerista le afferrò con forza le braccia e gliele mise dietro la schiena. C'era un dettaglio che non le era sfuggito: non aveva detto a Floch che il vino era stato servito ai gendarmi. Come faceva a saperlo? Il cuore le tremò per lo sconcerto.
-Ma io...io non ti ho detto che è stato servito ai gendarmi! - disse quindi allibita, mentre le legavano le braccia con una corda.
Floch si fermò: si voltò guardandola con un'espressione così malefica che avrebbe raggelato persino il diavolo in persona e Hange, purtroppo, comprese qualcosa le diede definitivamente il colpo di grazia.
-Non ci credo! Tu...tu sapevi tutto... - balbettò Hange nauseata da tale scoperta.
Un uomo dell'esercito iniziò a condurla con forza fuori dalla stanza, verso l'uscita del ristorante, ignara del destino che l'attendeva e che attendeva i suoi ragazzi. Aveva perso di vista Armin e Mikasa e pregò che almeno loro si fossero messi in salvo. Non poteva sapere che i due, invece, si stavano trovando faccia a faccia con Eren che era sempre stato assieme agli Yaegeristi. Ad ogbi passo, il suo cervello stava elaborando un modo per fuggire dalle loro grinfie. Se non avesse parlato, sicuramente l'avrebbero torturata e avrebbe rivelato loro anche cose che non avrebbe voluto, come l'esistenza di suo figlio. Se sapessero di Erwin, lo catturebbero e la ricatterebbero. Non poteva permettere che il suo bambino vivesse un simile incubo. L'unico modo per evitare ciò era quello di collaborare e condurli da Levi che, ignaro di quanto stava accadendo, in quel preciso momento, stava ascoltando un altro messaggero che era stato inviato dal Comandante Pixis. Se li avesse condotti lì, ci sarebbero stati i suoi uomini pronti ad accoglierli come meritavano, da traditori qual'erano.

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