Destino

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-Hange corri, presto! Armin si sta risvegliando!
Armin, lentamente, riaprì gli occhi: la vista era offuscata e non riusciva a distinguere le sagome ne a sentire bene i suoni.
-Coraggio Armin...forza...sei a casa...
Sentiva una piacevole sensazione di fresco sul viso. Le immagini cominciarono ad essere più chiare: riuscì a distinguere Hange, seduta accanto a lui, mentre gli passava delicatamente un panno bagnato sul viso.
-Han.. Hange...
-Grazie al cielo! - disse la donna rincuorata - Riesci a vedermi...
-Sei stato forte, Armin! - disse Connie, che era in piedi proprio di fronte al letto.
-Cosa...che cosa...è successo?
-Hai perso il controllo del Colossale e hai perso i sensi - gli rispose Hange con dolcezza, mentre immergeva il panno nella bacinella dell'acqua, posta sul comodino.
Armin cercò di sollevarsi sui gomiti.
-Niente sforzi! - gli disse la donna rimboccandogli le coperte.
Armin la guardò, confuso.
-Quanto ho dormito? ...che ore sono? - domandò toccandosi la fronte.
-È il mattino del giorno dopo - gli rispose Hange, mettendogli il panno sulla fronte.
Armin sospirò, sconsolato.
-Ho...fallito di nuovo!
-Non è vero - gli disse Hange accarezzandogli il viso - sei stato bravissimo...ma adesso non pensare a questo...devi riprendere le forze!
Armin annuì, guardandola con gli occhi velati per le lacrime. Hange gli sorrise e gli diede un bacio sulla fronte. Improvvisamente, Armin avvertì il cuore un pó più leggero.
-Grazie...per essere sempre...gentile con me...
Hange gli rispose con un sorriso: era rincuorata dal fatto che il ragazzo si fosse risvegliato.
-Adesso continua a riposare - gli disse Hange alzandosi in piedi - Sasha si prenderà cura di te. Vieni, Connie: dobbiamo pensare ai cavalli!
Il ragazzo annuì, salutò Armin con un occhiolino e la seguì fuori, verso la stalletta.
Hange si avvicinò ad uno dei cavalli ed iniziò a strigliarlo con decisione.
-Sono contento che Armin si sia riavegliato! - incominciò a dire Connie, rompendo il silenzio - Confesso che mi ha fatto preoccupare.
-Armin è un ragazzo molto forte, nonostante possa sembrare il contrario. Deve essere successo qualcosa...appena si rimetterà in sesto, cercherò di scoprirlo! - gli rispose Hange, senza fermarsi.
-Si...mi sembra giusto... - disse il ragazzo mentre ripuliva uno dei box.
In quel momento, Hange avrebbe voluto che Levi fosse lì: si sentiva in colpa per aver ridotto Armin in quello stato e desiderava tanto un suo abbraccio, il suo conforto. Continuarono ad occuparsi dei cavalli mentre Sasha, approfittando che Armin si fosse addormentato, sistemó l'interno della casa ed iniziò a preparare uno stufato per pranzo. Quando arrivò l'ora, videro Armin che si era alzato per raggiungerli a tavola.
-Armin, dovresti stare a letto! - lo rimproveró Sasha - Ti avrei portato io da mangiare.
-Ti ringrazio, Sasha, ma sto bene! - disse sedendosi al suo posto, alla sinistra di Hange.
La donna lo guardò e gli sorrise, senza dirgli nulla, mentre Connie e Sasha portavano i piatti con dentro lo stufato. Armin iniziò a mangiare, quando dopo un pó, posò il cucchiaio nel piatto.
-Io...ho avuto delle strane visioni - confessó con lo sguardo chino.
Sasha e Connie smisero subito di chiacchierare mentre Hange si pulì le labbra con il tovagliolo.
-Che cosa hai visto? - gli domandó.
Armin deglutì, come se avesse un nodo in gola.
-Ecco...non sono sicuro ma...credo di aver visto dei ricordi di Berthold!
-Puoi essere più preciso?
-Ho visto quella che dovrebbe essere stata la sua infanzia...ho visto Reiner ed anche Annie da bambini...era tutto così confuso e...terribilmente triste!
Hange lo ascoltava con attenzione e si accorse che il ragazzo era profondamente turbato.
-Forse ti sta succedendo la stessa cosa che è successa ad Eren- notó Connie.
-È vero! - esclamò Sasha - È grazie ai ricordi di suo padre che noi sappiamo chi è il nostro nemico!
-La domanda è...chi sono davvero i nostri nemici? I Giganti oppure...altri uomini? - le domandó Armin, voltandosi verso di lei e stringendo i pugni.
Hange, preoccupata per il suo stato d'animo, gli afferrò la mano e gliela strinse amorevolmente.
-Armin, non devi preoccuparti...è mia intenzione scoprire proprio questo e porvi rimedio, nel miglior modo possibile! - gli disse guardandolo con fermezza, dritto negli occhi.
Armin la guardava con gli occhi spalancati e velati dalle lacrime.
-Adesso rimettiti in forze e non ci pensare! - gli disse Hange cercando di confortarlo - Affronteremo il problema quando arriverà il momento!
Armin si stropicció gli occhi per far sparire le lacrime e riprese a mangiare, leggermente rincuorato.
Il pomeriggio, i ragazzi lo impiegarono in vari modo: Connie si dedicò a tagliare la legna, mentre Sasha si allenava con i cavalli. I cavalli della Squadra di Ricerca erano speciali e dovevano allenarsi costantemente per riuscire ad avere quella resistenza eccezionale. Anche se c'era qualche nuvola nel cielo, il tempo era sereno e l'aria era fresca. Hange invece se ne era andata a passare il tempo nel suo piccolo orto: miracolosamente, i semi che aveva piantato stavano germogliando e nel giro di un mese, avrebbero potuto raccoglierne i frutti. Aveva anche piantato delle spezie e delle erbe mediche. Mentre le controllava, ricordó con nostalgia la sua mamma, che proprio in quel punto, trascorreva ore a studiare le sue piante.
-Sono contento che le tue piantine stiano sopravvivendo! - le disse Armin, che decise di raggiungerla per farle compagnia.
-Si - gli rispose sorridendo, restando sempre china ad esaminare le piccole foglioline della pianta.
Armin alzò lo sguardo e contempló il panorama: era tutto così bello e sereno. I colori dell'autunno, in quel posto, erano davvero particolari. Guardò le montagne in lontananza e gli alberi, le cui foglie cadevano lentamente danzando nell'aria. Uno stormo di uccelli migratori passò sulle loro teste, segno che il freddo invernale era in arrivo. Sentiva le voci di Connie e Sasha che battibeccavano allegramente come al solito per chissà quale stupido motivo. Chiuse gli occhi e trasse un profondo respiro.
-Sai Hange, è davvero magnifico qui...
-Hai ragione! - gli rispose la donna continuando ad armeggiare con i piccoli arbusti.
-Hange, perché...perché non restiamo qui per sempre?
Hange si bloccò, come paralizzata.
-Che cosa hai detto? - riuscì a dire con un filo di voce.
-Qui è tutto così così bello! - le disse Armin con le lacrime agli occhi - Chi se ne importa dei Giganti e dell'Esercito! Molliamo tutto e viviamo qui per sempre! Io, te, Connie e Sasha! Il mondo che ci attende fuori è crudele e non c'è nessuna speranza per noi! C'è solo dolore e sofferenza per quelli della nostra razza! Lì saremo sempre i figli del demonio, invece qui siamo solo noi, in serenità e senza alcun pregiudizio! In fondo è questa la pace, no?
Hange improvvisamente, si sollevò in piedi e lo freddó con il solo sguardo.
-Armin, maledizione...che cosa diavolo stai dicendo!
Lo afferrò per io bavero della giacca e con forza lo sollevò in alto, alla sua altezza, guardandolo dritto negli occhi.
-È questo quello che pensi? È questo che desideri davvero?Sai...è stato proprio questo il grande inganno dei Reiss: creare un posto in cui la gente si illudeva di vivere in pace! Hanno barattato una pace illusoria con la nostra libertà. Anche se da qui non riesci a vederle, siamo sempre circondati da quelle maledette Mura, come se fossimo animali in cattività... e per che cosa? Per degli errori che hanno commesso i nostri antenati e che stiamo pagando tutti noi sulla nostra pelle! Ma io mi sono stufata a fare questo gioco e sono disposta a sacrificare tutto...sacrificheró la vita di mio figlio, che crescerà con una madre che vedrà per poche ore al giorno...che non potrà esserci quando farà un brutto sogno...che non potrà esserci quando avrà bisogno di un abbraccio perché è condannato ad avere una madre che ha l'obbligo di dare un senso alle vite di tutti coloro che sono morti per la nostra Causa! Io sono disposta persino a sacrificare la mia stessa vita, per far sì che questa cattività abbia fine! Perché io, Armin, non voglio più vivere sapendo di essere circondata dalle mura! Io voglio vedere cosa c'è fuori...io voglio vedere il mare, Armin, proprio come lo volevi tu! Hai dimenticato tutto questo? - gli urlò infine con tutta la frustrazione che aveva in corpo.
Connie sentì le urla di Hange e corse verso di loro vedendo Armin che, senza fiato, si contorceva per la forte presa della donna.
-Se tu voi vivere così, come un uccello in gabbia, fa pure!...ma io non posso...e non voglio!...perché mio figlio dovrà vedere la libertà che io non ho potuto avere!
-Ma cosa diamine sta succedendo? - le urló Connie cercando di farla smettere - Lo stai soffocando! Lascialo andare! Hange!
Hange spalancò gli occhi e aprì le mani, facendo crollare Armin per terra, che cercava di recuperare il respiro. Gli occhi le iniziarono a gonfiarsi di lacrime e corse dentro casa, chiudendosi dentro la sua stanza. Si gettò sul letto ed iniziò a piangere, disperata, affondando il viso nel cuscino.
-Che cosa è successo? Ho visto Hange correre dentro casa! - domandò Sasha preoccupata avvicinandosi al muretto, in sella al cavallo.
-È...colpa mia! - rispose Armin recuperando il respiro.
-Cosa accidenti le hai detto? - gli chiese Connie, aiutandolo a mettersi in piedi.
-Le ho chiesto...di rinunciare alla Causa!
-Che cosa? -gli domandarono in coro Sasha e Connie.
-Io...da quando ho visto quelle cose...non sono più sicuro di voler vedere cosa c'è oltre le mura...quello che ho visto è stato orribile! - affermò il ragazzo piangendo.
Sasha e Connie si guardarono con apprensione.
-Vedi Armin, sono sicuro che le tue visioni siano vere, ma...non credo che il mondo lì fuori sia del tutto crudele! Hange vuole solo che le cose cambino in meglio per tutti e...ciò non avverrà mai se ognuno di noi resta immobile, con le mani in mano, ad aspettare un miracolo! - gli rispose il ragazzo, guardando l'orizzonte.
Armin spalancò gli occhi, come se avesse avuto una rivelazione.
-Però! Devo ammettere che non sei così stupido come sembra! - esclamò Sasha, ridacchiando.
-Devi sempre rovinare l'atmosfera, razza di...
-Hai ragione, Connie: sono stato davvero un idiota! Mi sono lasciato ingannare da qualcosa che in realtà non esiste. È solo che...io sono felice qui con voi, e vorrei che fosse sempre così! - esclamò Armin, coprendosi il volto con entrambe le mani.
-Oh Armin, anche noi siamo felici qui! Soprattutto io, che posso mangiare quanto voglio e quando voglio...ma le Mura sono sempre lì...e...anche io voglio vedere il mare! Sei stato tu a dircelo, non ricordi? - gli disse Sasha, sorridendo - Adesso và da Hange e cerca di parlarle!
-Non credo che mi vorrà più rivolgere la parola...era fuoriosa! - disse Armin massaggiandosi il collo, ancora indolenzito.
-Sono convinto che ti ascolterà! - gli disse Connie mettendogli una mano sulla spalla e aiutandolo a rialzarsi.
Armin annuì e affranto rientrò in casa. Già dall'ingresso, riusciva ad udire i singhiozzi di Hange e gli si strinse il cuore: ora aveva finalmente capito i grandi sacrifici che avrebbe dovuto affrontare la donna, pur di aiutare l'umanità a riscattarsi. Si avvicinò alla porta della sua stanza: bussò ma non ricevette risposta. Hange continuava a soffocare il suo pianto nel cuscino. Si fece coraggio ed entrò. Vide Hange riversa sul letto, che piangeva disperatamente. Solo in quel momento, capì l'enorme peso che le gravava sulle spalle: anche lei avrebbe voluto una vita normale, magari assieme a Levi, ma il dovere li teneva entrambi incatenati alla triste e crudele realtà. A lei non era concesso vivere una vita normale, perché il destino aveva fatto in modo che ricoprisse un incarico importante, che non le avrebbe nemmeno concesso di stare in serenità con l'uomo che amava per il resto della sua vita, se prima la guerra non sarebbe finita. Questi pensieri, gli stavano letteralmente spezzando il cuore per il rimorso.
-Vattene...via...- gli disse Hange, avvertendo la sua presenza.
Gli occhi del ragazzo si riempirono di lacrime.
-Perdonami Hange! Sono un completo idiota!
Armin, senza pensarci, si gettò sul letto e la abbracciò. Stupita da quel gesto, Hange spalancò gli occhi.
-Perdonami Hange...ti prego! Solo adesso ho capito tutto! Solo adesso ho compreso il tuo fardello e tutto ciò che stai sacrificando! Ti prego Hange, scusami! Mi sono fatto ingannare! Sono stato cieco e stupido!
Armin piangeva, disperato, con il viso immerso nella schiena della donna. Dopo alcuni secondi, Hange si girò, mentre Armin continuava a piangere con il cuore a pezzi. Lo guardó e capì quanto fossero reali le pene del ragazzo. Delicamente gli posò la mano sul capo e iniziò ad accarezzare i suoi folti capelli biondi.
-Armin, non sono io che devo perdonare te... ne tanto meno tu devi perdonare me...è solo...tutta colpa del destino...è lui, che un giorno, dobbiamo avere il coraggio di perdonare! - gli disse continuando ad accarezzargli il capo, con le lacrime agli occhi.
-Ti chiedo scusa...io...io l'ho capito solo adesso! - balbettó il ragazzo, posando la fronte sulla pancia della donna.
Improvvisamente, il ragazzo avvertì una leggera contrazione provenire da lì. Alzò gli occhi, stupito, verso Hange e vide che la donna lo stava guardando con dolcezza e con un leggero sorriso sulle labbra.
-Direi che il nostro piccolo Ackerman abbia voluto dire la sua! - gli disse Hange, dopo aver avvertito il primo calcio di suo figlio.

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