Purtroppo era quasi giunto il giorno della partenza e, parecchio tempo addietro, Hange aveva deciso che sarebbero partiti per Città del Porto sfruttando le ore notturne. Jean ed Eren espressero la loro contrarietà nel viaggiare di notte, ma Armin, Connie e Sasha sapevano benissimo perché la donna aveva preso quella decisione: partire di notte, mentre Erwin dormiva, le avrebbe facilitato il distacco.
I giorni precedenti non furono affatto facili per Levi dato che non riusciva a staccare Hange dal loro bambino nemmeno per un minuto, quando erano a casa.
-Ha sempre fatto così, anche quando tu non eri ancora qui con noi - gli spiegò Eveline, triste e mortificata mentre si dedicava alle faccende di casa per cercare di tenere la mente in qualche modo impegnata - Come madre, posso capirla!
-Non è la prima volta che andiamo via... - commentò Levi, seduto nel suo solito modo scomposto vicino al tavolo della sala da pranzo.
Allungò il bracciò verso la tazza accanto a lui e, dopo averla afferrata per i bordi, iniziò a sorseggiare un po' di quella tisana che la ragazza gli aveva premurosamente preparato: aveva un sapore insolito, ma non era male.
-No, Levi. Questa volta è diverso...
Mentre asciugava i piatti, Eveline si bloccò come se avesse ricevuto un pugno nello stomaco: il pensiero di non sapere quando sarebbero ritornati e, soprattutto, se mai sarebbero ritornati le spezzava il cuore. Ma doveva essere forte: lo aveva giurato ad Hange. Le aveva giurato che sarebbe stata forte, perché doveva prendersi cura anche del piccolo Erwin, qualunque cosa fosse accaduta. Tuttavia, nonostante stesse cercando in tutti modi di frenare le lacrime, queste iniziarono lentamente a scivolar giù lungo le guance.
-Eveline, per favore! Non ti ci mettere anche tu...
Levi aveva sentito il piccolo singhiozzo che la ragazza aveva cercato di trattenere. Anche lui era mortificato per quella situazione, ma non avevano altra scelta.
-Perdonami, Levi! - gli rispose la ragazza asciugandosi le lacrime con un fazzoletto - È solo che...io...
Levi sospirò affranto e abbassò lo sguardo verso Klaus che stava giocando per terra con i giocattoli, proprio vicino a lui. Era visibilmente stanco perché, nonostante continuasse a giocare, dondolava su sé stesso e sbadigliava in continuazione.
-Tsk! Sei davvero ostinato!
Posò la tazza sul tavolo e si chinò per prendere in braccio il bambino.
-Porto Klaus a dormire...ormai è tardi...ci vediamo domani! - disse mentre sollevava Klaus che continuava a sbadigliare con il visino poggiato al suo petto.
Intanto, Eveline trasse un profondo respiro e si asciugò le ultime lacrime che stavano ancora scivolando lungo le rosee guance. Si avvicinò al tavolo e poi prese la tazzina che l'uomo aveva lasciato lì.
-Grazie...buonanotte, Levi! - gli rispose guardandolo con gratitudine e intenerita.
Levi le rispose con un piccolo cenno del capo e poi si diresse nella stanza della ragazza. Klaus era così stanco che si era già addormentato tra le sue braccia e, con delicatezza, lo stese sul letto della madre coprendolo con la coperta. Gli fece una leggera carezza sul capo, il mezzo a suoi forti boccoli biondi, e se ne andò verso la sua stanza. Lentamente aprì la porta e, grazie alla luce soffusa della lampada ad olio, vide Hange, in pigiama, stesa sul letto a contemplare Erwin che dormiva beatamente a pancia in su. Senza dire una parola, si avvicinò al letto e si sedette sul bordo libero. Poi guardò Hange che, con delicatezza, stava accarezzando i morbidi capelli del figlioletto e, irrimediabilmente, pensò che il giorno dopo, a quell'ora, avrebbero dovuto lasciare tutto per andare al Quartier Generale e poi partire subito per Città del Porto. Come da disposizioni, da lì, sarebbero salpati verso Marley nel primo pomeriggio: se avessero mantenuto una velocità costante, sarebbero giunti a scorgere la terra nemica già dalle prime luci del mattino.
-Levi...- iniziò a dire Hange, distogliendolo dai suoi pensieri, sussurrando e continuando a coccolare amorevolmente il figlio - Pensi...pensi che...che Erwin ricorderà il suono della mia voce?
Levi sospirò e si passò una mano tra i capelli.
-Ne sono sicuro...del resto...è impossibile dimenticare il suono della tua voce...- le rispose sfiorando il pancino di Erwin con la punta delle dita.
Percependo la sottile ironia e per nulla offesa, Hange non riuscì a trattenere una piccola risatina.
-Beh...allora...meglio così...
Avvicinò il naso al viso del piccolo e inspirò quel dolce profumo che emanava la sua pelle così morbida, soffice e vellutata. Improvvisamente ma facendo molta attenzione, Levi si allungò verso Erwin e, sotto lo sguardo attonito di Hange, lo sollevò in braccio.
-Muoviti ed entra sotto le coperte - le disse quasi come se fosse una minaccia.
Con riluttanza e sofferente per il fatto che Levi le aveva tolto il figlio per riporlo nella culla, Hange si tolse gli occhiali e la benda e poi si infilò sotto le coperte.
Sorprendentemente, Levi stese Erwin proprio accanto a lei, dentro le coperte e gli occhi della donna iniziarono a brillare per la gioia. Successivamente si voltò verso il comodino e spense la lampada. Si allungò verso Hange, in cerca delle sue labbra e le trovo subito, baciandole con dolcezza.
-Buonanotte... - le sussurrò.
-Buonanotte, Levi...
Dopodiché si sdraiò e si avvicinò vicino al figlio che continuava a dormire tranquillamente, come se nulla fosse. Negli stessi istanti andò alla ricerca della mano di Hange, intrecciandola subito alla sua. Solitamente non era d'accordo che dormissero tutti e tre nel lettone insieme, ma questa volta anche lui aveva desiderio di sentire il calore che sprigionava quel corpicino contro il suo. Voleva imprimere nella mente il ricordo della sua presenza, del suo odore, del suono dei versetti inconsci che emetteva mentre dormiva, insomma ogni minimo dettaglio. Il pensiero che il Comandante Pixis e gli altri ormai amici, come il signor Flegel e il dottor Mann, avrebbero vegliato su di lui, un po' lo rassicurava ma proprio come Hange domani avrebbe inevitabilmente lasciato in quella casa un pezzo di cuore. Nel frattempo, Erwin si voltò verso di lui e Levi lo avvicinò di più al suo petto iniziando a coccolarlo e ad accarezzargli la schiena. Intenerita, Hange si avvicinò un pochino di più a loro e allungò il braccio come per abbracciarli entrambi. Sapeva che anche lui stava soffrendo perché, a dispetto di quello che poteva sembrare, Levi era molto legato al figlio. Quella missione sarebbe stata molto penosa per entrambi, ma non avevano altra scelta. Soprattutto lei, non aveva scelta.
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Offri il tuo cuore - A Levihan Story.
FanfictionAmmetto di essere in ritardo ma, come molti, sono rimasta estremamente colpita dal personaggio di Hanji/Hange Zoe dell'anime e manga di Hajime Isayama noto come "Attacco dei Giganti" . Ovviamente ho letto molte storie che fantasticavano di una ipot...