Fiducia

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Hange e Levi rientrarono al Campo Base come se nulla fosse accaduto. Mentre lei si avviò presso il cantiere del porto, assieme a Yelena e Onyankopon, per seguire il lavoro degli ingegneri e degli operai, Levi si dedicò ai suoi estenuanti allenamenti mattutini, coinvolgendo ovviamente tutti gli altri soldati che non erano impegnati in qualche servizio.
-Bene...abbiamo finito per oggi! - disse alla conclusione dell'attività, mentre si toglieva il sudore dal volto con un asciugamano - Andate a farvi una doccia e poi dritti alle vostre mansioni.
-Si, Capitano! - gridarono tutti in coro.
-Rompete le righe! -esclamò infine.
I soldati cominciarono a disperdersi disordinatamente, formando dei gruppetti e iniziando a ridere e a scherzare tra loro. Come al solito, Jean, Sasha e Connie stavano facendo gli stupidi tra loro, sceneggiando qualche gesto marziale, mentre Mikasa porgeva una borraccia ad Eren affinché si dissetasse. Armin invece si era fermato a chiacchierare assieme a Floch e ad altri due compagni.
-Sasha! Connie! Armin! - gridò Levi ad alta voce per farsi sentire - Vi voglio tra mezz'ora nella mia tenda!
Anche se erano situati in punti diversi, i tre ragazzi si scambiarono una rapida occhiata complice. Armin iniziò subito a domandarsi perché avesse convocato solo loro tre senza gli altri ragazzi della Squadra Speciale. C'era sotto qualcosa. Il suo intuito gli stava subito suggerendo che Levi non si era arreso alla risposta che gli aveva dato qualche giorno fa e che adesso avrebbe approfittato del fatto che Hange fosse impegnata da tutt'altra parte per metterli, questa volta, tutti e tre sotto torchio. Ovviamente aveva avvisato sia Connie che Sasha su quanto era accaduto e non appena aveva avuto modo di trovarsi da solo con Hange, le aveva raccontato che Levi lo aveva interrogato in merito al suo stato d'animo, perché era afflitto nel vederla quasi sempre pensierosa e triste.
Per tutto il tempo che impiegò per darsi una ripulita e rimettersi addosso la divisa, cercò di trovare una risposta a quel dilemma che gli stava attanagliando la testa. Connie lo osservava pensieroso, ma in silenzio, cercando di intravedere nello sguardo dell'amico una plausibile risposta a quegli enigmi. Purtroppo, non potevano parlarsi perché assieme a loro, nella tenda, c'erano anche Eren e Jean.
-Chissà cosa vorrà da voi, il Capitano Levi - disse ad un tratto Eren, aprendo il discorso.
-Non lo so...- gli rispose Armin, mentre si abbottonava la camicia e senza lasciar trasparire alcun segno di preoccupazione.
-Ammettetelo: siete andati a rubare del cibo nei magazzini assieme a Sasha e siete stati beccati! - sogghignò Jean, intento a frizionarsi i capelli con l'asciugamano.
-Noi non abbiamo rubato un bel niente! - sbottò Connie, sbuffando, mentre si infilava i pantaloni.
-Infatti... - aggiunse Armin iniziando a pettinarsi i capelli - Se l'avessimo fatto, lo avremmo condiviso assieme a voi!
-Quali sono state le vostre mansioni, ieri? - chiese Eren, riflettendo e sedendosi sulla sua brandina.
-Io sono stato nella zona Est, con i Volontari - gli rispose Armin.
-Io e Sasha siamo stati lungo la costa - riflettè Jean.
-Mentre io mi son preso cura dei cavalli...ieri toccava a me e a qualche altra recluta... - disse Connie.
-Beh, non mi sembra che abbiate combinato qualcosa di grosso - sorrise Eren alla fine, cercando di trovare una soluzione più che plausibile - Evidentemente vorrà darvi qualche nuovo incarico...
-Ma come accidenti è possibile!? - esclamò Jean infastidito - Siete tra gli ultimi posti nella graduatoria dei diplomati del nostro corso, eppure vuole affidare a voi qualche incarico! Mi sembra assurdo!
-Ehi non scaldarti tanto! - gli disse Connie, annoiato - Non sappiamo se è davvero questo il motivo per cui ci ha convocati.
-Infatti! - aggiunse Eren guardandolo negli occhi - E poi il Capitano Levi non è tipo che pensa alla graduatoria dell'addestramento. Infatti, io mi sono classificato prima di te... e se fossi come te, dovrei prendermela e invece a me non importa un fico secco che i miei amici ricevano un incarico migliore del mio!
-Che cosa vorresti dire?! - incalzò Jean, iniziando ad agitarsi.
-Voglio dire che qualunque cosa sia, evidentemente non ci riguarda e il Capitano ritiene giusto affidare a loro un incarico, qualunque esso sia, a prescindere da graduatorie, punteggi o...altre stronzate! - continuò Eren, provocandolo e alzandosi in piedi.
-Ma smettila di dire stupidaggini, sei solo un idiota! Cosa ne puoi capire?! - esclamò Jean, lanciandogli l'asciugamano in faccia.
-Cosa ne capisci tu, faccia da cavallo! - gli rispose Eren, arrabbiato, rilanciandogli addosso l'asciugamano e avvicinandosi furente verso di lui, come se volesse fare a botte.
-Ragazzi, per favore smettetela e non fate casino - disse Connie innervosito, mentre si infilava la maglietta - Se passa qualche ufficiale superiore e ci sente, saranno guai e non mi va di stare in punizione per colpa di due idioti! Quindi aspettate che io e Armin andiamo via per iniziare i vostri stupidi battibecchi.
-Ehi, Connie, che diavolo ti prende? - gli chiese Jean, notando che nel suo amico c'era qualcosa che non andava.
-Nulla! È solo che mi sono rotto le scatole di fare da balia a due piantagrane come voi! - sbottò Connie, senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.
Eren e Jean si guardarono con perplessità per qualche secondo, per poi scuotere le spalle e riprendere entrambi a cambiarsi. Intanto che i tre discutevano, Armin aveva già indossato gli stivali e la giacca e stava attendendo che Connie finisse di prepararsi, seduto sulla sua brandina.
-Vieni, Armin! - esclamò poi Connie, dirigendosi verso l'uscita della tenda mentre si infilava la giacca - Passiamo da Sasha...se non si dà una mossa, ci farà arrivare in ritardo.
Armin trasse un profondo respiro e si alzò.
-Ci vediamo dopo! - disse ad Eren e Jean che ricambiarono il saluto con un leggero sorriso.
Non appena fu fuori dalla tenda, Armin si accorse che Sasha era proprio lì, che li aspettava. Li salutò con un lieve sorriso, ma i suoi gradi occhi tradivano la sua preoccupazione.
-Andiamo, Sasha! - le disse Connie mestamente.
Così, tutti e tre, si avviarono verso la tenda di Levi.
-Ragazzi, ma voi non siete preoccupati? - domandò Sasha dopo pochi secondi, bisbigliando.
-Sasha, te l'ho detto mille volte: qualunque cosa ti chieda tu devi negare, negare e poi negare! - le rispose Armin, a bassa voce, continuando a guardare in avanti come se nulla fosse.
-Esatto! - aggiunse subito Connie - Anche se adesso non è qui, Hange è sempre nei paraggi e lui non può farci del male...lo userebbe come cavia da laboratorio...
-Certo...e lo stesso farebbe con noi nel caso in cui dovessimo dirgli qualcosa...confermate ciò che già gli ho detto io...se gli diamo tre versioni diverse, si insospettirebbe ancora di più e saranno guai...- continuò Armin.
-Accidenti! Sto per avere una crisi isterica! - esclamò Sasha mettendosi le mani tra i capelli.
-Abbassa la voce, maledizione! - sbottò Connie immediatamente, tirandole la manica della giacca.
-Sasha, Hange conta su di noi per mantenere questo segreto e dobbiamo fare in modo che la sua fiducia non venga mai meno - le disse Armin, guardandola seriamente con la coda degli occhi.
Sasha sospirò profondamente: poi tirò fuori dalla tasca della giacca un panino e gli diede un morso.
-Dove...dove l'hai preso quello? - le chiese Armin, con frustrazione.
-Ho fame... - gli rispose la ragazza, sollevando le spalle con noncuranza.
-Vuoi vedere che quell'idiota di Jean aveva ragione...- commentò Connie, coprendosi gli occhi con una mano, con esasperazione.
Sasha continuava a masticare come se nulla fosse.
-Rimettilo in tasta...siamo quasi arrivati! - sospirò Armin.
Sasha ingoiò il boccone e rimise subito il pezzo di panino rimasto nella tasca. A pochi passi, di fronte a loro, c'era la tenda di Levi. Tutti e tre si fermarono e trassero un profondo respiro. Poi si scambiarono un deciso e rassicurante sguardo complice, per darsi coraggio.
-Bene! - disse Connie con fermezza - Togliamoci subito il pensiero!
Sasha li guardò entrambi e annuì energicamente.
Armin sorrise con gli occhi e poi riprese a camminare, verso la tenda: ancora dieci passi ed erano lì.
-Capitano Levi, sono Armin! - chiamò con sicurezza, non appena arrivò di fronte alla tenda.
-Sasha e Connie sono con te? - domandò Levi, dall'interno della tenda.
-Certo Capitano! - rispose subito il ragazzo.
-Allora entrate!
Sasha aveva il cuore che le batteva all'impazzata: trasse un profondo respiro soprattutto per darsi coraggio. Non aveva dimenticato come Levi aveva trattato Historia e la cosa che la consolava era che non sarebbe mai riuscito a sollevarla per il colletto della camicia, visto che lei era decisamente più alta. Però aveva ugualmente una paura tremenda. Come se avesse intuito i suoi pensieri, Connie le afferrò delicatamente una mano.
-Non preoccuparti...ci sono io con te...- le disse con dolcezza, ma guardandola risoluto.
Sasha gli sorrise e annuì. Armin che intanto si era voltato per guardarli scostò il lembo della tenda ed entravano tutti e tre.
Levi era nel fondo, intento ad indossare la sua fondina ascellare per la pistola. A due passi da loro, aveva posizionato tre sgabelli.
-Sedetevi! - disse loro con freddezza, senza mostrare alcuna emozione e senza neanche degnarli di uno sguardo.
Armin guardò per un attimo Connie, scosse le spalle e si sedette, seguito subito da lui e da Sasha che, da quando erano entrati lì, sembrava che avesse smesso di respirare. Intanto, Levi andò verso l'uscita della tenda, alle loro spalle e iniziò a chiudere i due lembi annodando i lacci posti all'estremità. Connie deglutì ed iniziò a sudare freddo. Sasha, che era seduta tra lui ed Armin, allungò le mani sulle ginocchia e le strinse a pugno. Armin sospirò: i suoi due amici erano tesi come corde di violino e se, già così, si mostravano nervosi, Levi avrebbe infierito su di loro finché non avrebbe scoperto tutta la verità.
Continuando a noi dire nulla, Levi prese la sua sedia e la trascinò di fronte a loro. Si sedette e si piegò sulle ginocchia guardandoli, questa volta, uno per uno, in un modo così serio e intenso che sembrava che stesse leggendo nelle loro menti. Si massaggiò gli occhi stanchi e inspirò profondamente.
-Ragazzi, voglio andare subito al dunque, senza inutili giri di parole: so cosa avete combinato...- iniziò a dire con calma, ma seriamente.
Armin aggrottò la fronte.
-In che senso? - domandò, cercando di rimanere il più vago e lucido possibile.
Armin conosceva benissimo questa tattica psicologica: adesso Levi si sarebbe inventato qualcosa di plausibile, così li avrebbe indotti a confessare. Ora, l'unica cosa che dovevano fare, era continuare a negare qualsiasi cosa e, in cuor suo, stava pregando che anche Connie e Sasha fossero giunti alla sua stessa conclusione.
-La farsa è finita...ho scoperto tutto! - rispose Levi, guardando Sasha dritta negli occhi.
La ragazza spalancò gli occhi, terrorizzata. Poi, questi si riempirono improvvisamente di lacrime e scoppiò a piangere, coprendosi il viso con entrambe le mani e lasciando tutti a bocca aperta.
-Chiedo scusa Capitano Levi! Lo confesso! Sono stata io...sono stata io...a rubare il cibo dai magazzini! - confessò piangendo un po' per disperazione e un po' per vergogna - Non riesco più...a controllare la fame! Non ce la faccio più! Connie e Armin non c'entrano nulla! È solo colpa mia!
Connie la guardava incredulo mentre Armin pensò che l'amica aveva avuto un'idea davvero geniale, a inscenare quella finta commedia in maniera così convincente.
Levi, frustrato, si coprì il volto con una mano e si poggiò pesantemente allo schienale della sedia.
-Braus...faccio finta di non averti sentito e di non aver appena scoperto il colpevole dei furti di cibo...- le rispose guardandola con rimprovero, mentre lei ancora si nascondeva il volto tra le mani - E comunque non mi stavo riferendo a questo! Io mi riferisco al segreto che condividete con Hange.
Sasha smise subito di piangere e per poco non venne colta da un infarto. Connie non rispose e abbassò lo sguardo per terra, per evitare di incontrare quello dell'uomo.
Armin cercò di assumere una postura composta e sicura: anche se era imbarazzato per l'involontaria ma vera confessione di Sasha, adesso doveva assolutamente prendere le redini del gioco, per evitare che Levi continuasse a formulare loro domande ambigue.
-Va bene Capitano...- disse sorridendo con furbizia - hai vinto tu! Noi e Hange condividiamo un segreto importantissimo...e in un certo senso mi sono stufato di tenermi tutto dentro...
-Mi fa piacere... - commentò Levi, incrociando le braccia.
-Vado subito al dunque - continuò il ragazzo, guardandolo dritto negli occhi, senza alcun timore - Hange ha scoperto come riprodurre il siero che trasforma gli esseri umani un Giganti ma non...
-Armin Arlert! - sbottò Levi, cercando di mantenere la calma - Ci sono già cascato in uno dei tuoi dannatissimi tranelli mentali...quindi adesso chiudi il becco e stammi a sentire!
Armin lo guardò con stupore, proprio come fecero Sasha e Connie.
-So tutto...sono a conoscenza di Erwin...di mio figlio...
Sasha scattò in piedi, in preda al terrore.
-Moriremo tutti! Moriremo tutti! Non voglio morire! Non voglio! - iniziò ad urlare e a piagnucolare in preda alla crisi di panico.
Temendo che venisse sentita da qualcuno, Armin le tappò subito la bocca e intimò Connie di prendere il pezzo di panino che la ragazza aveva nascosto nella tasca, per metterglielo subito in bocca per azzittirla. Mentre Sasha continuava ad agitarsi come se fosse posseduta da qualche spirito demoniaco, Connie iniziò a frugare tra le sue tasche, trovò il panino e lo ficcò subito nella bocca dell'amica che, come se fosse sotto ipnosi, si calmò immediatamente, si sedette e penso ad ingurgitarlo avidamente. Il tutto, sotto gli occhi sconcertati e allibiti di Levi che non sapeva se ridere o piangere oppure infuriarsi. A questo punto, Connie, un po' imbarazzato per la sceneggiata di Sasha, tornò a sedersi mentre Armin rimase in piedi. Guardò Levi con i suoi grandi e intelligentissimi occhi azzirri e poi scoppiò a ridere.
-Figlio? - rise divertito - Capitano Levi...il caldo deve averti dato alla testa!
-Armin, adesso basta! È stata Hange a dirmi tutto! - gli rispose lui, ormai stufo di tutta quella sceneggiata.
-Ha-Hange? - balbettò Connie, guardandolo con gli occhi sbarrati, come se avesse di fronte un fantasma.
-Esatto...e abbassate la voce, mocciosi di merda! - disse loro Levi, a denti stretti, minacciandoli.
Sasha deglutì il boccone e si passò una mano sulla fronte, cercando di asciugarsi il sudore.
A questo punto, Connie emanò un verso di sollievo.
-Ah, finalmente! - confessò lui, come si stesse liberando di un grave peso sulla coscienza - Non ce la...
-Sta' zitto, Connie! - esclamò Armin, arrabbiato.
Levi sollevò lo sguardo su di lui e lo guardò in un modo così sinistro da fargli venire la pelle d'oca, anche se il ragazzo non lo dimostrò.
-Non sei convinto? - gli domandò, inacando un sopracciglio, annoiato.
-No! - rispose Armin con sicurezza - Hange non l'avrebbe mai fatto...chi te l'ha detto? Dammi una prova che sia stata davvero lei a raccontarti tutto e non...qualche maledetta spia!
-Le si sono rotte le acque il giorno in cui avete effettuato l'ultimo esperimento sul Gigante Colossale...- gli rispose subito Levi, sospirando e ripoggiandosi sulle ginocchia.
Armin spalancò per un attimo gli occhi, colpito da quella risposta: solo lui, Sasha, Connie erano a conoscenza di questo dettaglio.
-Inoltre, Sasha, tu l'hai aiutata a partorire...invece tu, Connie, una volta andasti a raccogliere dei funghi che alla fine erano velenosi e siete stati costretti a buttarli via..mentre tu, Armin - continuò Levi, sollevando lo sguardo verso il ragazzo - tu...volevi restare lì per sempre...
Armin, Sasha e Connie rimasero letteralmente a bocca aperta: erano dettagli così particolari e intimi che solo Hange poteva avergli raccontato.
-Quando...quando te l'ha detto? - domandò Armin, sconcertato.
-Stanotte...non ha resistito più...- rispose Levi ripoggiandosi sullo schienale -...quindi ora basta stronzate, perché sono a conoscenza di tutto!
Levi aveva lo sguardo affranto e rivolto verso il basso. I tre ragazzi, ora, non sapevano più cosa dire: erano davvero in imbarazzo.
-Ti chiediamo scusa! - disse Connie, rompendo il silenzio - Noi non...
-No, ragazzi...non dovete...anzi...io...io non so davvero come ringraziarvi...- disse Levi.
L'espressione seria e minacciosa che era stata impressa sul suo viso fino ad allora, aveva lasciato il posto ad una più serena e colma di gratitudine.
-Vi siete presi cura di Hange e di Erwin...e lo avete fatto senza chiedere nulla in cambio...con dedizione e affetto...vi sono...davvero grato!
Sasha arrossì un pochino: da quando lo conosceva, era la seconda volta che lo vedeva sorridere così.
-Noi...non abbiamo fatto nulla di speciale...- gli rispose quindi timidamente, mentre si massaggiava una tempia con dito - Noi vogliamo molto bene ad Hange...
-Ci è dispiaciuto molto non poterti dire nulla - gli disse Armin, affranto, risedendosi - ...ma lei aveva deciso così e se ti avessimo detto qualcosa....
-Vi avrebbe ucciso dopo lente e dolorose torture - continuò subito Levi, alzando gli occhi al cielo come se stesse ripentendo una filastrocca che aveva sentito un milione di volte - Lo so! So tutto quanto...adesso!
Si alzò e andò a riempire dei bicchieri d'acqua che erano posati sul tavolino, cosegnandoli poi ai ragazzi.
-Bevete...- disse loro, quasi come se glielo stesse ordinando.
Sasha vuotó il bicchiere in un battibaleno mentre Connie bevve solo un piccolo sorso. Armin abbassò lo sguardo verso il bicchiere che tringeva tra le mani, facendo roteare il liquido all'interno.
-E adesso? - domandò con il cuore in gola.
Levi si risedette sulla sua sedia, incrociando le gambe in maniera scomposta.
-Adesso l'unica cosa che è cambiata, in tutta questa storia assurda, è che io ne sono a conoscenza...e come Hange, concordo che nessun'altro debba esserlo...- rispose a bassa voce, guardandolo con fermezza - Lui, deve ancora restare al sicuro!
-Non ti preoccupare...puoi contare sempre su di noi! Come hai visto, sappiamo mantenere un segreto! - gli rispose Connie con gentilezza, sorridendogli.
-Su questo non ho dubbi, visto che il tuo amico, qui accanto, mi ha fatto fare la figura dell'idiota, qualche giorno fa! - gli disse Levi, guardando però Armin con la coda degli occhi.
Armin arrossì e rise imbarazzato, portandosi una mano tra i capelli.
-Ti chiedo scusa...davvero...ma...preferisco affrontare un esercito di Giganti piuttosto che la furia isterica di Hange! - gli confessò senza mezzi termini.
-Su questo non posso darti torto... - sogghignó Levi, dondolando un pó la punta del piede -...ma adesso basta con questi trucchetti...per lo meno con me!
Armin annuì, sorridendogli gentilmente.
-Sono contenta che Hange ti abbia detto tutto quanto...stava soffrendo molto, anche se cercava di nasconderlo - intervenne Sasha, guardando Levi con malinconia - del resto lui è così...
-Non dire nulla! - la fermò Levi - Chiudete il becco! Non voglio sapere nulla! Lo scopriró presto, da solo, com'è lui...
-Presto? Non mi dirai che... - iniziò a dire Connie, stupito.
-Si...stanotte partiremo per Trost...e questo è uno dei motivi per cui vi ho chiamati - lo interruppe Levi.
-Che cosa dobbiamo fare? - domandò Armin, con serietà.
Levi trasse un profondo respiro e scavallò le gambe, poggiando i gomiti sulle ginocchia.
-Voglio che siate i miei occhi nel Campo Base! - rispose lapidario, guardandoli tutt'e tre - Non so per quanti giorni io ed Hange staremo via, e il comando del Campo andrà all'ufficiale più anziano dopo di me...ma voglio che lo supportiate! Sasha!
-Si! - esclamò la ragazza, raddrizzando di scatto la schiena.
-Ti occuperai della gestione degli addetti alla sorveglianza della costa...conto su di te! - le disse Levi, guardandola con sicurezza.
-Agli ordini, Capitano! - rispose subito Sasha, con decisione.
-E niente furti di cibo...per questa volta, farò finta di nulla ma la prossima ti spedisco a Trost e ti faccio rinchiudere nei sotterranei, sono stato chiaro? - le disse infine, freddandola con lo sguardo.
Sasha non disse nulla, ma annuì con il volto rosso per la vergogna.
-Connie, tu invece ti occuperai della pulizia del Campo Base e sulla gestione delle attività all'interno di esso...quando tornerò, voglio ritrovare tutto come ho lasciato... - continuò Levi, guardando il ragazzo dritto negli occhi.
Poi si voltò verso Armin e lo squadrò da cima e fondo.
-Invece tu, Armin, terrai d'occhio i Volontari e il cantiere...sarai gli occhi di Hange, visto che ormai sei il suo pupillo...
-Ho capito! - rispose Armin, con sicurezza e un pó lusingato - Puoi contare su di me...
-Ovviamente Hange inventerà qualcosa che giustificherà la nostra improvvisa partenza...e, in questo arco di tempo, non voglio che succedano casini o altro... come sempre, Eren deve stare alla larga dai Volontari...tenetelo sempre d'occhio! - continuò Levi massaggiandosi gli occhi - Merda, sono davvero stanco!
I tre ragazzi si scambiarono una rapida occhiata, cercando di comprendere ciò che Levi stava provando e cosa deve aver provato dopo che Hange gli ha svelato la nascita di suo figlio.
-Dovresti riposare...visto che dovete partire - azzardò Connie, a consigliargli.
-Si...riposeró un paio di ore...- concordò Levi, sospirando - Potete andare!
Si alzò in piedi e i ragazzi fecero lo stesso. Non aveva bisogno di ripetere loro che dovevano continuare a mantenere il segreto con gli altri per quanto riguardava la nascita di Erwin: erano i ragazzi della sua Squadra, e nonostante all'inizio gli avessero mentito, sapeva che lo avevano fatto per un fine più nobile. Come Hange, aveva totale fiducia in loro, anche se certe volte si ficcavano nei guai oppure infrangevano le regole della disciplina militare.
-A proposito! - continuò prima che se ne andassero - Voglio che sia chiaro che...voi farete sempre parte della sua vita...questo, non cambierà mai!
Gli occhi di Sasha si riempirono di lacrime di commozione.
-Grazie, noi...noi siamo molto felici di questo! - rispose Connie, come se avesse letto nella mente dell'amica.
Levi li guardó nuovamente con gratitudine ed accennò ad un altro, lievissimo, sorriso. Poi, improvvisamente, la sua espressione tornò quella di sempre: imbronciata, annoiata e tenebrosa.
-Adesso toglietevi dai piedi! - esclamò annoiato, togliendo loro i bicchieri dalle mani - E mettetevi al lavoro! Se vi becco poltrire, vi riempio di calci!
Per nulla intimoriti, i ragazzi gli sorrisero e Armin iniziò a slegare i lacci che chiudevano i lembi dell'entrata della tenda. Salutarono ancora e uscirono dalla tenda, tornando verso le loro tende senza dirsi nulla. Era strano, ma era come se si sentissero più leggeri e, nonostante avessero passato un brutto momento, erano contenti che Hange avesse rivelato a Levi la sua paternità. In cuor loro, non avevano mai appoggiato quella decisione della donna, ma per amor suo e soprattutto di Erwin, avevano deciso di scendere a compromessi. Ora, tutto sarebbe andato sicuramente per il meglio, visto che il piccolo Erwin sarebbe stato protetto anche dall'uomo più forte al servizio dell'umanità, cioè suo padre.

Era tardo pomeriggio e Hange era rientrata nel Campo Base, carica di energie, come se non avesse per niente trascorso tutta la nottata in bianco. Preparò un piccolo zaino con tutto il necessario per il viaggio e andò poi a prendere il suo cavallo, che però non era presente all'interno delle tende-stalle. Anche quello di Levi non c'era più, quindi pensò che lui li avesse preparati entrambi. A passo svelto, si diresse verso l'ingresso nord dell'accampamento e, sorridendo dolcemente, realizzò che la sua deduzione non era sbagliata perché Levi era proprio lì, intento ad accarezzare affettuosamente il muso del suo cavallo. Così, felice, iniziò a correre e a gridare il suo nome. Levi, non appena la sentì, fece una smorfia di noia. Come sempre, la sua presenza non passava mai inosservata.
Con un sorriso a trentadue denti, Hange si avvicinò al suo cavallo e assicurò lo zaino alla sella. Poi si volto verso Levi, che intanto era già montato in sella, e lo guardó amorevolmente.
-Allora, Levi - gli sussurrò con dolcezza - sei pronto...ad andare a casa?
Nonostante non lo stesse dando a vedere, Levi era eccitato e impaziente come non lo era mai stato. Annuì, senza dirle nulla, ma i suoi occhi erano carichi di emozione.
Hange gli sorrise ancora e poi montò agilmente in sella. Alzò gli occhi verso il cielo, che sembrava ardere, in pieno tramonto: l'indomani mattina, sarebbero stati davanti alla Porta Principale di Trost. Anche lei era emozionatissima e non riusciva a descrivere quanta gioia stesse provando, nell'immaginare che tra non molto, Levi avrebbe stretto tra le sue braccia il loro bambino.
-Ehi, Quattrocchi, ci diamo una mossa oppure dobbiamo rimanere qui, fermi, ancora per molto? - brontolò Levi, distogliendola dai suoi pensieri.
Hange ridacchiò e scosse la testa.
-Hai ragione...andiamo a casa! - esclamò allegramente, per poi incitare il cavallo al galoppo.

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