Quando Hange riaprì gli occhi, Levi dormiva ancora profondamente. Aveva riposato solo poche ore ed era ancora molto stanca. Tuttavia, il moto ondoso della nave le stava procurando un po' di fastidio allo stomaco anche se il mare non era eccessivamente mosso. Volse lo sguardo verso l'oblò a paratia: non era ancora l'alba. Sospirò e si passò una mano tra i capelli per poi stropicciarsi l'occhio: si era persino addormentata con la benda addosso ma si accorse che Levi, tra le restanti dita della mano destra, stringeva i suoi occhiali. Sogghignò nel ricordare tutte le volte che lui l'aveva rimproverata per la possibilità di romperli. Ogni volta che si addormentava, esausta, riversa sui suoi appunti o sui libri che era intenta a studiare, silenziosamente e facendo attenzione a non svegliarla, Levi glieli sfilava dal viso e glieli posava sulla scrivania. Era un gesto che aveva sempre fatto dopo che diventarono amici e che aveva continuato a fare anche dopo che il rapporto tra di loro si era evoluto in qualcosa di molto più profondo che li aveva portati ad essere quello che erano adesso. Intenerita nel vederlo dormire così profondamente, gli tolse gli occhiali dalle dita, gli diede un lieve e delicato bacio sulle labbra bendate e poi si sedette a bordo letto. Trasse un profondo respiro e si mise in piedi, indossando gli occhiali. Evitando di fare rumori bruschi, uscì poi dalla cabina e si recò verso la plancia.
Non appena vi entrò, vide Onyankopon che era intento a timonare mentre alcuni ingegneri di Hizuru si occupavano degli altri apparati.
Armin e Mikasa erano proprio davanti ai finestroni a scrutare l'orizzonte con il binocolo e Hange li raggiunse.
-Non dovremmo essere lontani dalla costa - le disse Armin non appena lei si mise accanto a lui.
-Eren? - chiese Hange con lo sguardo perso verso l'orizzonte.
-Ancora nulla...- rispose Mikasa mestamente.
-Dove sono tutti gli altri? - domandò ancora la donna.
-Stanno tutti riposando...abbiamo dato il cambio a Connie e Jean un'oretta fa - rispose Armin - Come sta il Capitano?
-Uno schifo - sospirò Hange passandosi una mano tra i capelli - ma per fortuna, anche se lentamente, le ferite superficiali stanno guarendo. È davvero straordinario il potere degli Ackerman! Chissà se anche Erwin avrà lo stesso potere.
-Erwin? - ripeté Mikasa, confusa.
-Ah! Hange! Sei così stanca che ormai non riesci più a pensare! - intervenne subito Armin, allarmato da una simile gaffe.
Le afferrò il braccio e sotto lo sguardo perplesso di Mikasa e Onyankopon la condusse forzatamente verso l'uscita della plancia.
-Ma cosa...? - balbettò Hange sconcertata.
-Torna pure a riposare! Penseremo a tutto noi! Ti verrò a chiamare non appena inizieremo la manovra di ormeggio.
Senza darle modo di replicare, Armin aprì il portellone e la spinse fuori dalla plancia.
-Buon riposo! - le augurò con un sorrisetto isterico sulle labbra per poi chiudere bruscamente il portellone e appoggiarsi con la schiena su di esso.
Armin trasse un profondo respiro e sospirò.
-Accidenti! Ci è mancato poco! - borbottò tra sé, scuotendo la testa.
-Va tutto bene, Armin? È successo qualcosa ad Hange? - gli chiese Onyankopon, voltandosi leggermente verso di lui.
-Si, si, va tutto bene! È solo molto stanca! - rispose cercando di riprendere il controllo della situazione e ritornando verso Mikasa, come se nulla fosse - Ha bisogno di dormire ancora un po'!
Afferrò il binocolo che aveva appeso al collo e riprese a osservare l'orizzonte.
Mikasa abbassò il binocolo e lo guardò con la coda degli occhi.
-Ehi, Armin...mi sembri piuttosto agitato...- disse.
-Tranquilla, sto bene! - rispose lui - Sono solo stanco...ho speso molte energie per rimarginare le mie ferite...
-Hange ha nominato un certo Erwin...
Armin sarebbe voluto scomparire ma cercò di mantenere la sua proverbiale calma.
-Erwin? Non credo che abbia detto quel nome - le rispose.
-Armin, ho sentito benissimo! - replicò Mikasa, un po' seccata.
Armin deglutì: Mikasa era per lui come una sorella e non sopportava farla passare per una stupida, cosa che non era.
-Ah, davvero? Non me ne sono accorto! - rise Armin per poi ritornare serio - Dopo tutto quello che ha passato, credo che sia molto confusa...ha visto il Capitano letteralmente in fin di vita...non oso nemmeno immaginare cosa sarebbe successo se lei non lo avesse ritrovato in tempo!
-Già - rispose Mikasa, intristita, abbassando lo sguardo stanco - Posso capire cosa sta provando...
Armin la guardò con i suoi grandi occhi azzurri: nel vedere Mikasa in quello stato, per colpa di Eren, gli si spezzava il cuore.
-Mikasa...vedrai che lo troveremo - le disse posando affettuosamente una mano sulla sua spalla.
-E se lui non volesse ascoltarci? E se lui volesse davvero distruggere tutto il mondo? - gli domandò la ragazza con le lacrime agli occhi.
Armin conosceva la risposta e sapeva che anche Mikasa la conosceva, in cuor suo.
-Non temere...io conosco Eren! Ci ascolterà...come ha sempre fatto! Adesso è solo arrabbiato ma ritornerà in sé.
-Chissà quante persone sono già morte...è orribile!
Una lacrima scivolò veloce lungo la pallida guancia di Mikasa.
-Non perdiamo la speranza - le disse Armin, con dolcezza, asciugandole con le dita quella goccia che dimostrava tutta la fragilità della sua amica.
Mikasa annuì e si stropicciò subito gli occhi per poi riprendere il binocolo e tornare a scrutare l'orizzonte.
Armin, affranto, abbassò lo sguardo. Era una situazione penosa per tutti ma non potevano permettere che lo sconforto prendesse piede nelle loro menti. Hange, anche se non lo dava a vedere, era così stremata, pensò, che non si era nemmeno resa conto che stava parlando di suo figlio davanti a tutti gli altri. Forse era stato un po' troppo brusco a trattarla così ma lei, del resto, non gli aveva lasciato altra scelta.
Hange rimase attonita per qualche secondo davanti al portellone della plancia, prima di scuotere le spalle e voltarsi borbottando qualche parola senza senso. Aveva voglia di respirare un po' di aria fresca e decise quindi di uscire in coperta. Mentre passeggiava sul ponte, riuscì a scorgere in lontananza delle piccole luci che stavano a significare la presenza della terra ferma. A quanto pare, pensò, erano giunti a poche miglia dal continente marleiano. Si appoggiò con i gomiti al parapetto e respirò a pieni polmoni la frizzante brezza marina. Tutto ciò che stava vivendo le sembrava surreale e la cosa più terribile era che aveva dovuto scegliere se salvare il resto dell'umanità oppure tornare dal suo bambino.
-Che madre sconsiderata! - pensò con un nodo in gola, travolta dai sensi di colpa.
Tutto ciò che aveva cercato di proteggere in tutti quegli anni, adesso, era stato distrutto. Non riusciva nemmeno ad immaginare cosa avevano vissuto Erwin, Eveline e Klaus quando erano stati risvegliati i Colossali. La sua mente fu pervasa da così tanti pensieri che non si era resa conto che il tempo passava e che Madame Kiyomi, assieme ad uno dei suoi uomini, si era avvicinata accanto a lei.
-Hange, non hai freddo? - le domandò premurosamente la donna.
-No - rispose, alzando lo sguardo verso il cielo - siamo stati addestrati a sopportare qualsiasi mutamento climatico.
-Capisco...- borbottò Madame Kiyomi - Sono stata in plancia e mi hanno detto che tra meno di un'ora saremo nei pressi del porto di Odiha.
-Bene - rispose Hange.
Una volta lì, secondo quanto stabilito, avrebbero dovuto cercare di azionare l'idrovolante il più presto possibile.
-Hange, non ho ancora avuto modo di ringraziarti per averci salvati - disse Madame Kiyomi, interrompendo i suoi pensieri.
-Dovere - rispose Hange.
-So che deve essere stato penoso per te...erano i tuoi uomini...- continuò la donna, mortificata.
-Un tempo erano i miei uomini. Adesso sono il nemico e hanno messo in pericolo il genere umano. Hanno fatto la loro scelta come io ho fatto la mia. Adesso non posso permettermi di avere rimpianti...devo solo andare avanti e trovare un modo per fermare tutto questo - rispose Hange ricordando il volto di ogni singolo ragazzo che è stato ucciso a Città del Porto, incluso quello di Flock - Ecco...forse un rimpianto ce l'ho...ed è quello di non aver previsto che le cose sarebbero potute andare in questo modo. Pensavo che Eren se ne sarebbe stato, tranquillo, nella sua cella...e invece...
-Con il potere che ha acquisito, non avremmo avuto alcun modo per trattenerlo...nemmeno le nostre armi e la nostra tecnologia avrebbero potuto compiere un'impresa simile - intervenne l'uomo accanto a Madame Kiyomi - Del resto, sappiamo tutti che il potere dei Giganti era l'asso nella manica che permetteva a Marley di soggiogare le altre Nazioni...
-Non darti pena per questo - aggiunse Madame Kiyomo, con tono amorevole - Neanche Armin e l'onorevole Mikasa hanno potuto prevedere che il loro amico avrebbe reagito in questo modo.
-Tuttavia, i segnali c'erano! - disse Hange amaramente - Ed io li ho ignorati per inseguire un sogno...
Un sogno chiamato "pace" pensò infine. Un sogno chiamato "famiglia". Forse tutto quello che aveva vissuto negli ultimi anni era stato davvero un sogno. Un sogno bellissimo dal quale è stata bruscamente risvegliata.
Poco prima che iniziasse la manovra di ormeggio, Hange si recò nella cabina dove riposava Yelena. Preso dalla rabbia, il Generale Magath le aveva spezzato il braccio sinistro e, a causa di questo, adesso, aveva la febbre alta. L'obiettivo di quella visita era cercare di capire dove Eren si stesse dirigendo e la ragazza sputò finalmente il rospo.
-La base di ricerca degli idrovolanti...nella parte meridionale del continente marleiano... - disse con un filo di voce, seduta con la schiena appoggiata alla spalliera della branda - probabilmente sarà quello l'obiettivo di Eren.
Il suo viso era pallido e sofferente, con gli occhi circondati da profonde occhiaie e la fronte imperlata di sudore. Della ragazza arrogante e sicura di sé di molte ore fa, non era ormai rimasto più nulla.
-Il Forte Salta! - esclamò Pieck, con sorpresa, in piedi poco lontano dalla branda.
Hange, seduta a bordo letto, spalancò gli occhi: aveva sentito parlare di quel fortino militare durante il periodo di permanenza a Marley.
Anche Levi era lì presente, assieme a Pieck, Armin e Madame Kiyomi. Non appena si risvegliò, l'uomo riuscì a raccogliere le poche forze che aveva e, aiutato da Armin, li aveva raggiunti. Sapeva che ciò avrebbe impensierito tutti ma non sopportava più di starsene a letto ed essere messo da parte come un invalido. Nonostante fosse in quelle condizioni, sentiva di dover dare il suo contributo, come tutti gli altri.
-Bene! -esclamò con espressione sofferente, sempre con la maggior parte del viso avvolto nelle bende - Sei stata decisamente collaborativa.
-Ho solo un favore da chiedervi - continuò Yelena, con espressione mesta - Vi prego, ammettetelo: anche se ha perso, Zeke aveva ragione!
Nel sentir pronunciare quel nome, a Leve si contorse lo stomaco per la rabbia.
-L'unica soluzione al problema degli eldiani era il piano dell'estinzione indolore - continuò la ragazza - Lo avrete capito...avendo davanti agli occhi questa tragica situazione.
La stanza fu invasa dal silenzio. In effetti, pensò Armin, forse erano davvero gli eldiani la ragione di ogni male nel mondo e forse meritavano davvero di estinguersi.
Hange, pensierosa, trasse un profondo respiro e poi sospirò.
-Si. Ammetto che...non sono riuscita a proporre ad Eren nessuna soluzione...sono stata impotente...inutile...- ammise tristemente.
Levi la guardò e deglutì.
-Ora, l'unica speranza che ci resta è quella di fermarlo! - continuò lei, alzandosi in piedi - E non possiamo permetterci di fallire! Yelena: tu resterai a bordo di questa nave assieme agli hizuruiani. Non appena gli ingegneri avranno sistemato l'idrovolante, saliremo tutti a bordo di esso e dirigeremo verso il Forte Salta, nella speranza che sia davvero quello il bersaglio di Eren.
-Comandante Hange - intervenne subito Pieck - Ho un favore da chiederti.
Hange si voltò verso di lei e la guardò.
-Desidero che Gabi e Falco restino a bordo di questa nave - continuò la ragazza con decisione, guardandola con i suoi intensi occhi grigi - Anche se sono guerrieri ben addestrati, sono pur sempre dei bambini...e i bambini sono la speranza che dobbiamo proteggere.
-Sono d'accordo - le rispose subito Hange, posandole una mano sulla spalla, per rassicurarla - I bambini sono il nostro futuro...avevo già intenzione di lasciarli qui...
Guardò rapidamente Levi e, al pensiero del loro bambino, abbassò lo sguardo. Poi, senza dire altro, uscì rapidamente dalla cabina.
A passo svelto, ritornò nella sua cabina e, dopo essersi rinfrescata il viso, iniziò ad indossare le imbracature del dispositivo di manovra tridimensionale. Dopo alcuni minuti, senza bussare, entrò Levi reggendosi faticosamente in piedi.
-Dovresti startene a letto - lo riproverò Hange, correndo ad aiutarlo.
Levi non disse nulla e Hange lo fece sedere a bordo della branda. Amareggiata nel vederlo ancora così sofferente, Hange sospirò e, sotto il suo sguardo, riprese a sistemarsi le cinghie.
-Quindi il piano è salire su quell'idrovolante e andare alla ricerca di Eren?
Alla domanda di Levi, Hange si fermò. Trasse un profondo respiro e poi si sedette accanto a lui.
-Levi...tu...tu non salirai a bordo di quell'idrovolante...- disse cercando di essere il più ferma possibile.
-Che cosa? - domandò Levi, con un misto di rabbia e sconcerto.
-Levi...sei gravemente ferito...ed io non voglio che...io voglio che tu ti metta in salvo su questa nave.
-Puoi scordartelo, Quattrocchi di merda! - ruggì lui, su tutte le furie - Abbiamo iniziato questa storia insieme e insieme la concluderemo!
-Levi... - disse Hange cercando di farlo ragionare.
-Piantala con queste stronzate! - esclamò Levi mettendosi lentamente in piedi - Era questo il tuo piano? Mettermi da parte come un giocattolo rotto per poi gettarmi nella spazzatura?
-Idiota, cerco solo di proteggerti!
-So cavarmela benissimo da solo! Non ho ancora bisogno della badante e per tua informazione, adesso riesco benissimo a pulirmi il culo! Quindi verrò con voi, che ti piaccia o no!
Hange sbuffò e si piegò in avanti, mettendosi le mani tra i capelli.
-Tu non capisci! - disse con voce tremante, con gli occhi gonfi dalle lacrime - Erwin ha...
-Torneremo insieme da Erwin dopo aver preso a calci nel culo quello stronzo! - sbottò Levi - Io non ti lascio da sola! Fattene una ragione!
Si voltò e, zoppicando, uscì fuori dalla stanza. Stremata, Hange sollevò lo sguardo e sospirò. Purtroppo, non c'era nessun modo per farlo ragionare e ne era consapevole. Tuttavia, in fondo, era felice al pensiero che Levi non l'avrebbe lasciata anche se era in quello stato.
-Si...hai ragione...torneremo a casa insieme...- sospirò tristemente.
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Offri il tuo cuore - A Levihan Story.
FanficAmmetto di essere in ritardo ma, come molti, sono rimasta estremamente colpita dal personaggio di Hanji/Hange Zoe dell'anime e manga di Hajime Isayama noto come "Attacco dei Giganti" . Ovviamente ho letto molte storie che fantasticavano di una ipot...