Era mattino presto e, come tutte le mattine, puntualissimo come l'orologio del campanile della città di Stohess, il piccolo Erwin iniziò a emettere i suoi lamenti misti a pianto per la fame. Era già trascorsa una settimana da quando Hange e Levi, assieme al loro bambino, erano giunti nella loro casetta di campagna per poter trascorrere un mese in totale relax. Quando arrivarono, Hange rimase letteralmente senza parole nel constatare come Levi aveva organizzato tutto per tutto il periodo di permanenza: aveva acquistato e fatto giungere lì l'occorrente che serviva per costruire una culla e un seggiolone; inoltre aveva anche organizzato i rifornimenti di cibo per loro e i cavalli, in modo che lui, ogni due giorni, li potesse andare a prendere al villaggio più vicino. Il tutto grazie all'aiuto del signor Flegel. Col tempo ma soprattutto grazie ad Eveliene, Levi aveva rivalutato molto la figura del mercante: certamente non erano diventati amici per la pelle, ma almeno adesso collaboravano pacificamente.
Per evitare di avere Hange ed Erwin tra i piedi, Levi si svegliava di buon mattino ed iniziava a dare sfogo alla sua mania compulsiva di pulito. Come sempre era un uomo estremamente metodico: per prima cosa riaccendeva il fuoco perché sarebbe servito per bollire l'acqua per preparare il latte per Erwin e per sterilizzare il suo biberon, oltre che a riscaldare la casa; nel frattempo andava nella stalla e dava da mangiare e da bere ai cavalli, assicurandosi che stessero bene; poi tornava in casa, spalancava le finestre e iniziava a pulire dappertutto, in modo accuratissimo e maniacale e con i soliti fazzoletti che gli proteggevano i capelli e la bocca; in seguito, non appena si accorgeva che iniziava a bollire, la toglieva l'acqua dal fuoco affinché si raffreddasse un pochino: il latte doveva essere caldo ma non bollente altrimenti il piccolo si sarebbe potuto bruciare.
Quel dì aveva appena iniziato a lavare il pavimento quando udì i flebili lamenti del figlio provenire dalla camera da letto.
-È finita la pace! - sospirò con rassegnazione, appoggiando sulla parete lo spazzolone per lavare i pavimenti.
Così si mise subito a preparare il biberon e si diresse in camera dove ad attenderlo c'era Hange, seduta a bordo letto: sopra il pigiama, indossava una calda vestaglia da camera e come sempre aveva i capelli tutti scompigliati e in disordine. Ma la sua espressione rassicurante, le guance un po' arrossate, gli occhiali che le cadevano sul dorso del naso, il viso illuminato dalla flebile luce del sole che filtrava da dietro la tenda e il dolce sorriso che aveva sulle labbra mentre cercava di calmare il loro piccolo dondolandolo tra le braccia e sussurrandogli parole amorevoli, la rendevano davvero incantevole.
-Buongiorno! - esclamò lei allegramente, cogliendolo di sorpresa mentre era fermo, a fissarla come uno stoccafisso con il biberon in mano.
-Buongiorno...oggi si è svegliato presto...- commentò lui, entrando poi in camera e passandole il biberon.
-Eh, sì! - rispose lei abbassando poi lo sguardo verso Erwin che continuava a piagnucolare ed a scalciare con i piedini, con il visino tutto rosso - Ieri sera abbiamo fatto nanna presto e quindi abbiamo già fame.
Prese il biberon e iniziò ad allattarlo e lui iniziò subito a succhiare il latte con voracità, senza distogliere lo sguardo da lei.
-Piano...nessuno te lo porta via...- sorrise Hange mentre notava che il piccolo iniziava a stringere il biberon con le manine, come se lo volesse reggere da solo.
Sollevò lo sguardo verso Levi che, dopo aver sfiorato delicatamente la testa del figlio, si abbassò il fazzoletto dal viso e si chinò alla ricerca delle sue labbra per baciarla affettuosamente.
-Vado a finire le pulizie, prima che iniziate a far casino per tutta casa...- le sussurrò restando con le labbra vicinissime alle sue.
-Mi raccomando...non dimenticare nemmeno un millimetro...- lo stuzzicò lei mentre continua a baciarlo ripetutamente - Altrimenti potremmo prenderci chissà quale malattia, no?
Levi la guardò con espressione divertita ma non volle rispondere alla sottile provocazione.
-Vado... e poi preparo la colazione... - le rispose scompigliandole di più i capelli e suscitando in lei una risatina divertita.
Hange annuì e abbassò lo sguardo verso Erwin che, mentre allattava, emetteva dei dolci versetti.
Nel frattempo che loro erano impegnati, Levi riprese a lavare il pavimento e, poco prima che finisse, sentì Hange che lo chiamava.
-Cosa c'è, adesso? - le domandò con fare annoiato facendo capolino dalla porta.
-Potresti mettere a riscaldare un po' d'acqua? Erwin ha fatto la cacca! - gli spiegò lei, con espressione imbarazzata e divertita mentre il bimbo continuava a bere dal suo biberon come se nulla fosse.
Levi storse gli occhi sbuffando ma andò a fare quello che gli aveva chiesto.
-Tsk! Così piccolo e ne fa quanto un cavallo! - brontolò tra sé mentre riempiva la pentola.
Meglio, pensò poi: così, mentre lei sarebbe stata impegnata a fare il bagnetto ad Erwin, lui si sarebbe dedicato alla preparazione della colazione.
Intanto Erwin aveva finito il suo biberon e Hange iniziò a camminare per tutta la camera per fargli fare il ruttino.
-Sei davvero un monello! Non si fa la cacca quando si mangia! - gli disse allegramente, baciandogli la guancia.
Si avvicinò alla finestra e spostò la tenda, facendo entrare di più la luce del sole: poi, con una mano, aprì la finestra e la serranda, inondando la stanza con la fresca aria mattutina. Il sole era sorto da circa un'ora e il cielo era azzurro e limpido. Sullo sfondo si intravedevano le montagne innevate e sul prato era presente ancora una sottile coltre di neve, anche se si iniziavano a intravedere punti in cui si era sciolta del tutto e da cui sbucavano i primi fiori primaverili; gli uccellini cinguettavano allegramente e, di sottofondo, si riusciva a sentire anche il rilassante rumore del ruscello.
-Anche oggi è una bella giornata! - esclamò Hange energicamente e inspirando profondamente quell'aria ancora un po' fredda, che le ricordava ancora l'inverno.
Anche Erwin, appoggiato sulla spalla della madre, si era messo ad osservare incuriosito il paesaggio lì fuori mentre si succhiava la manina.
-Allora, vogliamo andare ad esplorare? Si? Ti va? Andiamo ad esplorare? - gli domandò lei con vocina dolce mentre gli sfilava la manina dalla bocca.
A quel punto, Erwin emise dei versetti come se avesse voluto risponderle e nel mentre fece anche un piccolo ruttino.
-Lo do per un sì! - disse Hange allegramente, riempiendolo di baci sulla morbidissima guancia - Ma prima dobbiamo pulire questo sederino tutto sporco. Vieni: andiamo prima a vedere se papà ha finito di preparare l'acqua!
Lo sollevò meglio in braccio e poi raggiunse Levi, che se ne stava immobile di fronte al camino, a braccia conserte, a fissare la pentola dell'acqua. Non appena vide il padre, Erwin riprese a fare i suoi versetti come se volesse attirare la sua attenzione. Alla vista del suo visino, lo sguardo di Levi si addolcì e gli diede un bacio sulla fronte.
-Credo che così vada bene - disse ad Hange, riferendosi all'acqua.
-Perfetto! Allora vado a prepararlo per il bagnetto - gli rispose lei con gentilezza, mentre lui continuava a farsi un toccare il viso dal figlio: sentire le sue piccole e morbide dita sulle guance, gli procurava una sensazione di felicità indescrivibile.
Ogni volta che Hange riusciva a scorgere quello scintillio che emanavano i suoi occhi e che esprimevano tutti i sentimenti che stava provando in quell'istante, provava una tenerezza tale da scioglierle il cuore.
-Che hai? Perché hai quell'espressione stupida? - le domandò Levi, guardandola minacciosamente anche se aveva ancora gli occhi lucidi.
-Mi chiedevo solo cosa penserebbero i tuoi ammiratori se ti vedessero con nostro figlio - ridacchiò lei divertita.
-Tsk! Vado in bagno... - la liquidò, fingendo noia e disinteresse, dopo aver dato un altro bacio ad Erwin.
Mentre lui si allontanava tenendo la pentola d'acqua calda sollevata dai manici grazie ad un canovaccio per non bruciarsi, Hange ridacchiò ancora. Poi sollevò in alto Erwin e iniziò a riempirlo di baci, mentre lui rideva a crepapelle.
-Vedi? Papà sembra un cattivone ma lui è un vero tenerone...proprio come te! Si! - gli disse portandolo poi in camera.
Lo stese sul lettone e gli sfilò la tutina, lasciandolo solo con il pannolino.
-Ma quanto è bello questo pancino! Adesso lo mangio! Si! Adesso lo mangio! Gnam! Gnam! - esclamò con la sua voce da "Gigante cattivo" mentre gli faceva il solletico e giocava con lui che rideva e scalciava felice.
Levi, che li sentiva dal bagno mentre preparava il bagnetto, sollevò lo sguardo con frustrazione al cielo e scosse la testa sospirando.
-Ehi! Piantala con queste stronz...cose! - le disse poi ad alta voce, correggendosi in tempo sull'ultima parola - E portalo qui, prima che l'acqua si freddi!
Sentendolo sbraitare in quel modo, Hange sbuffò annoiata e poi sollevò Erwin in braccio e lo guardò dritto nei suoi occhietti azzurri, con serietà.
-Se diventi noioso come lui...
-Muoviti! - la rimproverò ancora Levi, che l'aveva sentita.
Hange sbuffò di nuovo poi, a passo svelto, entrò nel bagno e si avvicinò a lui che l'attendeva vicino al mobile dove avevo posato la vaschetta per il bagnetto. Tolse ad Erwin il pannolino sporco e lo passò all'uomo.
-Tieni, caro: è tutto tuo! - gli disse con espressione sadica e dispettosa, sapendo che era lui che si occupava di lavare la biancheria sporca.
-Tsk! Mer...Dannazione, che schifo! - brontolò Levi, risollevandosi immediatamente il fazzoletto che usava per coprire il naso e afferrando il pannolino con la punta delle dita - Non sarebbe ora di insegnargli a farla nel cesso?
-Levi! - lo richiamò Hange, per rimproverarlo per aver detto quella parola un po' volgare - È ancora piccolo...
Lentamente, mentre continuava ad emettere i suoi vivaci versetti, Hange immerse Erwin nella vaschetta: per fortuna era un bimbo che amava fare i bagnetti e, non appena si sedette sul fondo, iniziò a giocare allegramente con l'acqua e la schiuma.
-Quanto sei chiassoso! - gli disse Levi, guardandolo dolcemente e dandogli poi un piccolo bacio sulla fronte.
Poi li lasciò soli e andò a terminare le sue faccende.
Nello stesso tempo, Hange aveva insaponato una spugnetta ed iniziò a lavare Erwin dappertutto, con delicatezza, persino i folti capelli neri, canticchiando qualche filastrocca per bambini che Eveline le aveva insegnato. Dopo averlo sciacquato con acqua pulita, lo prese in braccio e lo avvolse nell'asciugamano, cercando di distrarlo con le coccole per non farlo piagnucolare, cosa che accadeva tutte le volte non appena finiva di fare il bagnetto. Tornò in camera, lo rivestì e poi raggiunsero Levi che, sbarazzatosi di quel pannolino sporco e dei suoi fazzoletti antipolvere, aveva appena finito di preparare il tè mentre il caffè non era ancora pronto. Mise Erwin nel seggiolone che era agganciato a capotavola e poi andò a recuperare il suo coniglietto che aveva lasciato nella culla. Dopo averglielo dato assieme ad altri baci, si avvicinò a Levi e iniziò ad aiutarlo a preparare la colazione.
-Dove hai messo la crostata? - gli domandò mentre prendeva da un cassetto un recipiente contenente dei biscotti che aveva preparato giorni addietro.
-Quale crostata? - le domandò lui mentre portava la teiera a tavola, vicino alle tazze.
-Quella di ieri! Quella con la marmellata! Ne era rimasta un po'...ma non riesco a trovarla... - spiegò dopo aver posato i biscotti a tavola e iniziando a cercare nei vari cassetti dei mobili della cucina.
Levi si sedette al tavolo con nonchalance.
-L'ho mangiata! - le rispose lapidario mentre si versava del tè nella tazza.
-Che cosa?! - esplose Hange incredula, con un tono così stridulo e alterato da provocargli fastidio alle orecchie.
-Stanotte avevo fame... - le rispose Levi scuotendo le spalle.
Hange sbuffò un po' arrabbiata e si appoggiò di schiena al mobile della cucina, incrociando le braccia e con un bel broncio stampato sulle labbra.
-Era buona...- aggiunse Levi mentre porgeva un pezzo di biscotto ad Erwin che, nonostante avesse già bevuto il latte, sembrava avesse ancora fame, visto che allungava una manina verso di lui ed emetteva dei versetti per richiamare la sua attenzione.
Come ringraziarlo, il bimbo gli sorrise e afferrò il biscotto con entrambe le manine e iniziò a mangiucchiarlo.
-Piano...- gli disse Levi, facendo attenzione che non lo mettesse tutto in bocca.
Nel frattempo, Hange aveva compreso il complimento indiretto che lui, pochi secondi fa, le aveva fatto: quando erano a Trost era sempre stata Eveliene l'addetta alla preparazione dei pasti mentre adesso, che erano da soli, era lei che si dedicava a ciò. Certamente in quei giorni aveva mangiato tutto senza lamentele, ma era la prima volta che le diceva con chiarezza che gradiva quello che cucinava. Felice e sorridente, lo abbracciò da dietro le spalle e iniziò a riempirlo di baci sulla guancia mentre lui, con un sopracciglio inarcato e con una fintissima espressione annoiata, le faceva dei grattini sulla testa.
Dopo aver fatto colazione, intanto che Levi intratteneva Erwin, Hange andò in camera ed indossò un paio di pantaloni comodi abbinato da un maglioncino e si legò i capelli nel suo solito modo sempre un po' scomposto. Poi si mise la benda, gli occhiali e si infilò degli scarponcini pesanti: adesso era pronta per fare una scampagnata nel boschetto, i cui alberi stavano iniziando a far spuntare le prime foglie. Quando erano arrivati sul posto, lei e Levi avevano deciso che ogni mattina, per passare un po' di tempo, avrebbero fatto una lunga passeggiata con Erwin, prima di pranzare e soprattutto se le condizioni meteo lo consentivano.
Anche se era una giornata un pochino fredda, il cielo era limpido e soleggiato: era una delle tipiche giornate di fine inverno, quando l'aria era fresca ma il tiepido calore del sole iniziava a far sciogliere la neve. Levi indossò una felpa con cappuccio e, con delicatezza, mise ad Erwin il suo cappottino e berrettino: conciato così, con quegli occhietti grandi e le guancette tonde e morbide, era davvero buffo. Così, pensando di non essere visto da Hange, fece un bel sorriso al figlio e iniziò a riempirlo di baci, mentre lui rideva felice. Ma Hange era appena uscita dalla camera e si soffermò, intenerita, guardarli per qualche secondo. Poi, come se niente fosse, entrò in cucina, prese una brocca d'acqua ed iniziò a travasarla nella borraccia che aveva in mano: Erwin avrebbe potuto avere sete da un momento all'altro e quindi era preferibile portarsela dietro. Levi andò poi verso l'attaccapanni, vicino all'ingresso, ad indossare il suo giaccone e prese anche quello di Hange che intanto aveva preso lo zaino e ci aveva messo dentro la borraccia e la macchina fotografica.
-Devi portare quella cosa per forza tutti i giorni? - le domandò Levi, con frustrazione, mentre le porgeva il cappotto.
-Certo! - rispose lei con un sorriso a trentadue denti, afferrando il cappotto.
Levi sbuffò ma in fondo non era poi così male immortalare i loro momenti insieme con quello strano macchinario. Nel frattempo, la donna aveva indossato l'abito e lo zaino mentre lui aveva preso Erwin in braccio ma il piccolo si mise a piagnucolare perché non aveva il suo coniglietto con sé. Hange lo prese subito e lui lo afferrò, mostrando un sorrisetto felice e soddisfatto.
-Con questi dentini, sembri davvero un topolino! Si! Il mio bellissimo topolino! - gli disse poi allegramente, dandogli un bel bacio sulla guancia.
-Andiamo! - brontolò Levi, freddandola con lo sguardo - Devi sempre perdere tempo!
Hange gli fece una smorfia ma poi gli diede un veloce bacio sulle labbra, andando poi ad aprire la porta.
Usciti da casa, si diressero subito verso il boschetto. La giornata era davvero magnifica tanto che, ad un certo punto, Hange si mise a camminare saltellando allegramente come quando era bambina.
-Tsk! - borbottò Levi, osservandola però con espressione serena: vederla saltellare così gioiosamente gli procurava nell'animo una strana ma piacevole sensazione di leggerezza.
Con la coda degli occhi, guardò Erwin che, continuando a stringere il coniglietto, guardava tutto ciò che c'era di fronte come se lo avesse visto per la prima volta.
Distante pochi metri da loro, Hange si fermò improvvisamente davanti ad una chiazza di neve che ancora non si era sciolta. Si chinò e plasmò una pallina, portandola poi a farla vedere al suo piccolo: ad Erwin piaceva la neve e tutte le volte che erano in giardino, si muoveva freneticamente perché la voleva toccare.
-Ti piace? - gli domandò lei mentre lui allungava la manina per cercare di toccarla ed emanando vivaci versetti.
Con la punta di un dito, prese poi un pizzico di neve e gliela posò dispettosamente sul nasino: lui incrociò i suoi grandi occhietti azzurri e fece subito un starnuto, facendola ridere divertita.
-Questo succede quando hai una madre idiota! - esclamò Levi, mentre frugava nella tasca del cappotto per prendere un fazzoletto per pulirgli il naso colante.
Dopodiché, continuarono a camminare insieme finché non giunsero all'interno del boschetto. Hange prese Erwin in braccio ed iniziò a fargli vedere i primi fiorellini che erano sbucati sotto la sottile coltre di neve; gli scoiattoli che, risvegliati dal letargo, saltellavano freneticamente tra i rami degli alberi e anche gli uccellini che svolazzavano allegri qua e là.
-Oh, guarda! - esclamò con meraviglia, chinandosi sulle ginocchia per farglielo vedere meglio - È persino spuntato un funghetto! Visto, tesoro?
Erwin guardava incuriosito tutto ciò che la madre gli mostrava, mentre Levi era sempre a pochi passi da loro. Anche se i suoi atteggiamenti potevano far pensare che si stesse annoiando a morte, era invece molto felice di passare quei momenti spensierati assieme a sua moglie e suo figlio. Si, pensò rassicurato dopo aver sfilato la mano sinistra dalla tasca e contemplato quindi il suo anello nuziale che in quei giorni, entrambi, portavano al dito: Hange era sua moglie e lui era proprio lì, in quel posto incantevole, assieme a lei e al loro bambino a vivere quei momenti insieme, felici, lontani dalla città, dal lavoro, dalla guerra e da ogni noia. Non vedeva l'ora di mandare al diavolo i suoi doveri di soldato e vivere la sua vita proprio come stava accadendo in quel momento. Hange aveva sempre avuto attimi in cui mostrava atteggiamenti molto dolci, e affettuosi, ma era bellissimo vederla nelle vesti di donna e madre, senza indossare quelli di Comandante della Squadra di Ricerca. Da quando stavano insieme, aveva sempre immaginato di costruire una famiglia con lei, ma tutto questo andava oltre la sua immaginazione: era così felice, che i suoi occhi iniziarono a brillare per la gioia e la commozione.
-Levi? Ehi, Levi? Levi!
Come sempre, i richiami allegri della donna lo ridestarono dai suoi pensieri.
-Va tutto bene? - gli domandò poi lei, avvicinandosi a lui un po' preoccupata con Erwin, sempre in braccio, che lo guardava con circospezione mentre mordicchiava il suo coniglietto.
Nel vederli, il suo viso si rilassò e, sorprendente, sulle sue labbra apparve un bel sorriso. Mentre lei lo guardava stupita, le si avvicinò e le diede un bacio.
-Non potrei stare meglio - le disse dando subito dopo un bacio anche ad Erwin che iniziò a scalciare felice.
Intenerita, Hange gli sorrise e ripresero a passeggiare soffermandosi di tanto in tanto a scattare qualche foto ricordo e cercando anche di fare in modo di puntare l'obiettivo verso di loro, per provare a farne qualcuna dove erano presenti tutti e tre insieme.
Erwin non era un bimbo capriccioso, ma quando iniziava a piagnucolare significava che, molto probabilmente, iniziava ad aver fame. Del resto, erano fuori da quasi due ore e per fortuna erano già nei pressi di casa, quando iniziò a lamentarsi. Prima di rientrare nell'abitazione, si tolsero gli scarponi e li lasciarono fuori, nei pressi della porta, altrimenti avrebbero lasciato le impronte di terra sul pavimento e Levi sarebbe andato in escandescenza. Mentre Hange si fiondò in cucina a preparare un po' di frutta per Erwin, Levi gli sfilò il cappottino e il berrettino e lo mise sul pavimento vicino al divano, dandogli subito i suoi giocattoli che aveva temporaneamente sistemato sopra di esso: quando puliva il pavimento, non dovevano esserci intralci di nessun genere. Il bimbo giocò solo per qualche minuto perché poi riprese a piangere ma per fortuna Hange aveva appena finito di sbucciare una mela e Levi lo posò subito sul seggiolone. Poi lei gli diede un pezzettino del frutto e lui iniziò a mangiucchiarlo poco per volta sempre sotto lo sguardo attento del padre.
-Non vedo l'ora che inizi a parlare - borbottò Levi dopo avergli pulito le labbra un po' sbavate con un tovagliolino.
-Perché? - gli chiese Hange mentre gettava le bucce della mela nella spazzatura.
-Almeno ci dice cosa diav...tch! Cosa vuole, insomma!
Erwin lo guardò un po' imbronciato, fece qualche versetto come se avesse voluto rispondergli e prese poi un altro pezzettino di mela dal padre.
-Imparerà quando sarà il momento...- gli rispose Hange con dolcezza, iniziando a riflettere tamburellando l'indice sulla guancia - allora...per pranzo, visto che è rimasta ancora della carne, potrei preparare dell'arrosto...e per cena abbiamo delle uova e delle verdure...
-Vada per le uova...la carne andrà bene per cena...credo che siano rimaste delle patate...- le suggerì Levi senza distogliere lo sguardo dal figlio.
Hange accettò il consiglio e iniziò a preparare il pranzo. Non appena Erwin finì di mangiare la mela, Levi lo riposò sul pavimento e poi si mise a ravvivare il fuoco, facendo attenzione che il piccolo non si avvicinasse troppo. Poi andò nella stalla e fece uscire i cavalli per farli pascolare un po', tanto sarebbe bastato un fischio per richiamarli. Quando rientrò in casa, vide Erwin che stava provando a sollevarsi sulle gambe cercando di reggersi al divano: non era la prima volta che lo sorprendeva tentare quell'azione ma era troppo buffo quando poi barcollava e cadeva per terra, sul sederino. Intenerito, si sedette su divano e iniziò a sorreggerlo come per farlo stare in piedi.
-Ecco...così...metti un po' più di forza...
Ma non appena lo lasciava, Erwin barcollava, cadeva per terra e rideva come se la cosa fosse davvero divertente. Poi levava le braccia verso di lui, come per dirgli di farlo di nuovo. Intanto, canticchiando allegramente, Hange si mise a pulire le verdure, sentendo le risate del figlio e la voce calda e rassicurante di Levi che giocava con lui.
Dopo pranzo, nel frattempo che lei sistemava la cucina, Levi fece addormentare Erwin per il pisolino pomeridiano e, soprattutto, per avere un paio di ore di tranquillità per dedicarsi agli allenamenti. Quel giorno era il turno di riposo di Hange e quindi lei rimase in casa a leggere un libro e prestare orecchio nel caso in cui Erwin si fosse svegliato. Evidentemente aveva giocato troppo con il padre e stava dormendo decisamente un po' troppo, così, per evitare di passare la notte in bianco, lo svegliò con dolcezza, gli fece il bagnetto perché si era di nuovo sporcato il pannolino e poi gli diede un po' di latte con il biberon. Levi aveva finito gli allenamenti atletici ed ora stava facendo un po' di equitazione, soprattutto per tenere in movimento i loro cavalli. Non appena Erwin finì di mangiare, lo prese in braccio e lo posò sul seggiolone.
-Vieni: andiamo a vedere cosa sta facendo papà! - gli disse mentre gli metteva il berrettino e il cappottino per uscire.
Non appena varcarono la soglia, Levi era proprio a pochi metri dal recinto, nello spiazzo antistante l'abitazione e stava lanciando il suo cavallo al galoppo, cavalcando a rotta di collo da destra verso sinistra, da sinistra verso destra. Continuando a sorreggere Erwin in braccio, Hange si avvicinò al cancelletto e si mise ad osservarlo che, concentratissimo, continuava a lanciare il cavallo al galoppo incitandolo anche con la voce. Ad Hange piaceva guardarlo mentre si allenava: le era sempre piaciuto, fin dal primo giorno che si conobbero. Lo trovava davvero incredibile, forte, affascinate, insomma davvero figo. Sicuramente deve essere arrossita, perché gli occhiali le si appannarono e avvertì le guance andarle letteralmente in fiamme.
-Dadà!
A quel suono, Hange spalancò gli occhi e, incredula, si voltò lentamente verso Erwin che continuava a fissare il padre con la manina in bocca.
-Che...che cosa hai detto?
Il bimbo si girò verso di lei e la guardò con i suoi bellissimi e grandi occhi azzurri luccicanti come le acque cristalline del mare.
-Dadà! - ripeté con la sua vocina bianca e con un bel sorrisino mettendo in mostra i suoi dentini ed indicando con la manina verso il padre, come se avesse voluto raggiungerlo.
Hange esplose letteralmente di gioia. Con il figlio in braccio, si mise a correre, urlare e saltellare allegramente qua e là, tanto che Levi, sentendola, arrestò immediatamente il cavallo e si avvicinò verso di loro. Non le importava che avesse voluto dire per la prima volta "papà" e non "mamma" perché erano solo sciocchezze da egoisti ed era felice perché aveva assistito ad un momento importantissimo della vita di suo figlio: il momento in cui aveva pronunciato la sua prima parola. Ma soprattutto era felice perché questo avrebbe reso felice anche Levi. Ridendo come una pazza, sollevò Erwin al cielo e iniziò a riempirlo di baci su tutto il visino. Il piccolo sicuramente non riusciva a comprendere il motivo di quella esplosiva manifestazione di gioia, ma era felice quando la mamma lo riempiva di baci.
-Ehi! Cos'è tutto questo casino all'improvviso? - chiese improvvisamente Levi, fermandosi nei pressi del muretto di cinta sempre in sella sul suo cavallo mentre guardava entrambi con un misto di noia e frustrazione.
-Oh, Levi! Sono così felice! - esclamò Hange volteggiando con il figlio tra le braccia che continuava a ridere felice - Erwin ti stava guardando e ad un tratto ha detto "Dadà"!
Incredulo per ciò che aveva appena sentito, Levi spalancò gli occhi come se gli mancasse l'aria.
-Forza, Erwin! Dimmi: chi è lui? - domandò intanto Hange al figlio, indicandogli Levi.
Per un attimo, come se si stesse vergognando, il bimbo nascose il visino nell'incavo del collo della madre ma poi si voltò, sollevando lo sguardo verso il padre che fissava il vuoto come se fosse rimasto paralizzato. Subito dopo, sul suo visino apparve un'espressione decisa e concentrata, come se si stesse sforzando a dire qualcosa.
-Dadà! - ripeté con un bel sorrisino sulle sue piccole e rosee labbra mentre continuava a guardare il padre.
Al suono di quella vocina così dolce e alla vista di quel buffo faccino ma tanto tenero, Levi si sentì sciogliere letteralmente il cuore. Senza dire una parola, smontò subito da cavallo e si avvicinò al muretto per poter prendere il figlio in braccio. Non gli importava di essere grondante di sudore: aveva solo voglia di stringerlo a sé e riempirlo di baci. Lui e Hange erano le persone che amava di più al mondo e non gli importava di manifestare esplicitamente tutto affetto che provava nei loro confronti quando era felice, proprio come in quel momento: con loro si sentiva libero di poter esprimere le sue emozioni, senza alcun timore. Con loro era libero di essere un uomo qualunque: un uomo che amava alla follia la sua splendida e speciale famiglia che aveva sempre sognato di avere.Arrivò la sera e in casa non si sentiva volare una mosca.
-Finalmente si è addormentato! - esclamò Hange, a bassa voce, non appena rientrò in sala da pranzo.
-Ci ha messo tanto...- le rispose Levi, seduto sul divano con le gambe incrociate, mentre era intento a leggere un libricino che trattava di armi bianche: fu suo zio, Kenny Ackerman, ad instillargli questo particolare quanto singolare interesse, soprattutto nei confronti dei coltelli da lancio.
-Eh, si...oggi è stata una giornata piena di sorprese...voleva stare con noi, ma aveva anche sonno...che dolce! - commentò lei, scuotendo la testa e passandosi una mano tra i capelli.
Si avvicinò al tavolo e si versò un bicchiere d'acqua.
-E non è finita... - aggiunse Levi, chiudendo di botto il libro e guardandola intensamente.
-Che cosa intendi dire? - gli domandò Hange, dopo aver bevuto un sorso per dissetarsi.
Levi, con un sorrisetto malizioso sulle labbra, si alzò e le si avvicinò.
-Vieni con me - le sussurrò guardandola intensamente dritta negli occhi e stringendole una mano con delicatezza.
Hange lo guardò un po' perplessa ma poi sorrise, scosse le spalle e lo seguì. Continuando a stringerle la mano, Levi la condusse fuori, verso il giardino. Poi fecero un piccolo giro intorno alla casa, fermandosi in un punto dove aveva posato una scala per poter salire in cima al tetto.
-Che cosa hai combinato? - gli domandò Hange, incuriosita, e incrociando le braccia.
-Chiudi il becco e seguimi! - le rispose Levi, mentre si accingeva a salire su per la scala.
Seguito da lei, si arrampicò sul finale della linea di colmo e poi l'aiuto: il tetto era spiovente e, anche se le tegole erano state sistemate, poteva sempre rischiare di cadere.
-Ecco...e adesso? - chiese Hange mentre si sistemava gli occhiali con la punta delle dita.
Come un equilibrista, Levi iniziò ad avanzare per un paio di passi lungo l'asse di legno che componeva la linea di colmo del tetto. Non appena di fermò, Hange riuscì ad intravedere, posati nei pressi dei suoi piedi, una coperta e una borraccia termica.
-Vieni qui! - le disse Levi, quasi a mo' di minaccia.
Cercando di non scivolare, Hange gli si avvicinò lentamente.
-Siediti!
Come se stesse eseguendo un ordine, Hange si sedette sull'asse e Levi la avvolse subito con la calda coperta. Prese la borraccia e poi si sedette accanto a lei, intrufolandosi anche lui sotto la coperta. A questo punto, quasi come guidata dall'istinto, la donna sollevò il viso verso il cielo: era una notte di luna nuova e, in quell'oscurità quasi totale, il cielo stellato era di una bellezza mozzafiato. Per questo Levi, aveva portata lì.
-Oh...Levi...è...davvero bellissimo! - disse senza staccare i suoi grandi occhi dal cielo.
-Tieni!
Levi aveva aperta la borraccia e gliela aveva passata. Hange sorrise e l'afferrò, avvertendo sulle dita il piacevole tepore che emanava.
-Tè caldo! - esclamò fingendo sorpresa - Sarebbe stato meglio se avessi portato una bottiglia di buon vino...
-Quella ci aspetta dopo, in camera da letto - le rispose Levi, inarcando un sopracciglio con un'espressione di furba sufficienza stampata sul volto.
Intuendo l'allusione, Hange ridacchiò e bevette un sorso di tè.
-Di un po': quando avresti preparato tutto questo? - gli domandò con dolcezza.
-Mi è venuto in mente mentre stavi facendo addormentare Cosino...
A questo punto, Hange esplose a ridere.
-Che hai da ridere, Quattrocchi?
-Sei così dolce quando chiami Erwin in quel modo! Ti confesso che immaginavo che lo avresti chiamato "mocciosetto" o "moccioso", come fai con tutti!
Levi le tolse la borraccia dalle mani e freddò con lo sguardo.
-Mio figlio non sarà mai un moccioso! - disse con fermezza e decisione, poco prima di bere un sorso.
Hange ridacchiò ancora e, felice, si accucciò di più verso lui, che la cinse a sé con il braccio. Sollevò lo sguardo verso il cielo e si rimise ad osservare le stelle.
-Da qui, è davvero bellissimo...non avevo mai pensato di salire sul tetto per vedere le stelle...sei stato davvero dolce...come sempre...sono...davvero felice!
Si girò verso di lui e lo baciò. Poi si lasciò scivolare un pochino per poter posare il viso sulla sua spalla e rimasero in silenzio, abbracciati sotto la coperta, per qualche minuto. Come sempre, il corpo forte e muscoloso di Levi emanava un gradevole e piacevole tepore che le piaceva davvero tanto.
-Vedo una delle tue stelle erranti...- disse improvvisamente Levi mentre continuava a guardare il cielo.
-Cosa hai detto? - gli chiese Hange, incredula.
-Lì...quello strano puntino...laggiù! - le rispose lui, indicandole la posizione con le dita.
Ad Hange non importava dove stesse vedendo quella piccola luce riflessa dal pianeta che, a quell'incredibile distanza e ad un occhio inesperto, poteva sembrare una stella: era rimasta colpita da fatto che Levi avesse memorizzato un qualcosa che aveva provato a spiegargli tempo addietro.
-Oh, Levi! Allora ricordi quello che ti dissi quella notte...sulla spiaggia...- gli disse commossa, accucciandosi ancora di più verso di lui.
-Se è per questo, ricordo anche altro...- le disse lui, con voce calda e maliziosa, mentre si avvicinava lentamente verso le sue labbra.
Le afferrò il mento e iniziò a baciarla con ardore, come se avesse voluto mangiarle le labbra.
-Mi sa che ti è venuta voglia di stappare quella bottiglia...in camera...non è vero? - gli sussurrò Hange ridacchiando e staccandosi un istante per prendere fiato.
-Ottima deduzione... - le rispose lui, con un bel sorriso malizioso sulle labbra, stingendola di più a sé e riprendendo poi a baciarla con sempre più passionalità.

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Offri il tuo cuore - A Levihan Story.
FanficAmmetto di essere in ritardo ma, come molti, sono rimasta estremamente colpita dal personaggio di Hanji/Hange Zoe dell'anime e manga di Hajime Isayama noto come "Attacco dei Giganti" . Ovviamente ho letto molte storie che fantasticavano di una ipot...