La squadra di Levi giunse finalmente nella Fortezza che utilizzavano come base all'interno del Wall Rose. Prima che giungesse la notte, si erano accampati a metà strada per riposare, ma Eren stranamente accusò troppo la stanchezza. Come il ragazzo aveva previsto, Levi li occupò a pulire dappertutto e aveva notato che il Capitano era più taciturno rispetto al solito.
-È normale - gli rispose Mikasa mentre sistemava il materiale delle pulizie - sarà lontano da Hange per molto tempo.
-Non ci vedo nulla di così tragico... È stata lei a ordinarci di eliminare tutti i Giganti all'interno del Wall Maria - le rispose lui, totalmente indifferente.
Mikasa sospirò, sconsolata: Eren non riusciva a capire davvero nulla, quando si trattava di amore. Era come se fosse cieco, anche se doveva ammettere, che da quando aveva scoperto i segreti di suo padre, Eren era davvero cambiato. Sembrava più freddo, apatico e distante.
-Eren, Mikasa! Quando avete finito, dite pure agli altri che siete tutti liberi fino a domattina - urlò loro Levi con addosso il fazzoletto per proteggersi i capelli dalla polvere, affacciandosi da una finestra.
Ormai era pieno pomeriggio e gli sembrò giusto che i ragazzi si riposassero, in vista della dura spedizione che li attendeva. Prese la scopa che aveva posato sulla parete e la ripose in un ripostiglio. Poi corse a farsi un bagno. Quando rientrò nella sua stanza, si mise davanti allo specchio ed iniziò a frizionarsi i capelli nerissimi con l'asciugamano. Improvvisamente il suo sguardo cadde sul riflesso della borsa che aveva posato per terra accanto al letto e si ricordó che non aveva ancora visto cosa Hange vi avesse messo dentro. Era stato così impegnato a tenere d'occhio i ragazzi che se ne era totalmente dimenticato. Poggió l'asciugamano su una sedia e si sedette sul letto. Poi infilò la mano nella borsa, tirò fuori la scatola di legno e l'aprì. Subito, notò che c'era una piccola lettera e l'aprì.
"Mio caro Levi,
non essere in pena per tutto questo. Quando finirà, torneremo di nuovo insieme! Questi sono dei piccoli doni, per non farti sentire la mia mancanza. Sii prudente! Tua, Hange.". Malinconicamente, posò la lettera sul letto. Poi osservò ciò che era contenuto nella scatola. C'era una piccola boccetta verde, chiusa con un tappo di sughero e un sacchetto di tessuto contenente qualcosa. Prese prima questo e lo aprì: erano foglie di tè di una qualità molto pregiata. Sorrise contento e lo richiuse con attenzione, riponendolo nella scatola. Poi prese la boccetta e la osservò con scrupolosa attenzione.
-Chissà cos'è...quella stupida potrebbe averci messo di tutto...persino un liquido esplosivo! - sussurrò pensieroso - Non mi resta che aprire...
Non appena tolse il tappo, le sue narici furono invase dall'odore mentolato che sentiva addosso ad Hange: era il suo profumo. Rimase letteralmente senza fiato: Hange gli aveva regalato proprio il suo profumo. Non riusciva a crederci, come non riusciva ancora a credere quanto gli potesse mancare, quella pazzoide isterica combina guai, nonostante siano trascorse solo poche ore. Chiuse gli occhi e gli sembrò di udire la sua voce, la sua risata, le sue mani che gli accarezzavano delicatamente il viso. Versò una goccia di quel liquido sul cuscino e ripose la boccetta al sicuro, nella scatoletta. Poi si sdraió, affondando il viso nel cuscino e aspirandone il profumo, come se Hange fosse lì. Profondamente rattristato e incupito, lo abbracciò e cercò di riposare, immaginando di stringerla tra le braccia.-Eccoci ragazzi, siamo arrivati! - esclamò con entusiasmo Hange, avvistando in lontananza la casa.
Ormai il sole era sorto da poche ore e la giornata era splendida, come il paesaggio che li circondava, in cui si riuscivano a scorgere anche le montagne. Sembrava una di quelle case del mondo delle favole. Accanto vi era un piccolo fiumiciattolo, da cui si poteva prendere l'acqua. Aveva il tetto spiovente ed il giardino che la circondava era recintato da un piccolo muretto di pietra grezza. Armin trovò che fosse semplicemente perfetta. Anche se erano stanchi, i ragazzi erano contenti di essere giunti in quel posto, lontano dal caos della città e dal rigore della caserma. Lì sarebbero stati solo dei ragazzi e non dei soldati.
Hange lanciò il cavallo al galoppo, piena di energie, nonostante la notte passata in sella. Non vedeva l'ora di arrivare.
-È incredibile! - esclamò Connie, perplesso - Nemmeno una gravidanza riesce a tenerla ferma!
Armin sorrise.
-Già, ma ti ricordo che non è gravidanza come le altre...è pur sempre un Ackerman che dovrà nascere - disse osservando Hange galoppare verso l'abitazione.
-Ma voi ci pensate a cosa ne uscirà fuori? - disse Connie immaginando l'ipoteca faccia del bambino da adulto: lo immaginava con la faccia di Levi, i capelli scompigliati di Hange e con la sua risata da isterica compiaciuta che faceva venire i brividi a tutti.
-Ah, devo smetterla di immaginare simili cose, altrimenti la notte avrò gli incubi. Muoviamoci! Forza Sasha, manca poco! - esclamò stropicciandosi gli occhi stanchi.
La ragazza non gli rispose perché si era addormentata in sella al cavallo.
-Avanti, Sasha, svegliati! - le disse Connie tirandole il mantello.
La ragazza si destò sobbalzando.
-Si? Eccomi! Siamo arrivati?... Uffa! Sto morendo di fame! - piangnucoló infine stiracchiandosi la schiena.
-Si...ecco la casa! - le indicò Armin.
-Wow...ma è fantastico qui! - esclamò la ragazza osservando il paesaggio circostante.
-Raggiungiamo Hange - disse Armin incitando i cavalli a ripartire.
Nonostante da lontano sembrasse piccola, quella casa era molto grande. Aveva persino una piccola stalla per tenere al riparo i cavalli.
Hange, di fronte all'ingresso del giardino, smontó di sella e lasciò lì il cavallo. Era tutto come ricordava, forse anche meglio. Accanto all'ingresso dell'abitazione, erano state collocate quattro grandi casse di legno, due su ogni lato. Ad una di esse, era stata inchiodata una busta contenente una lettera. Hange tirò fuori la lettera e la lesse:
"Queste sono le provviste per un mese. Come programmato, ti porterò a metà di ogni mese il resto per la permanenza. La casa era un pó in disordine e ci siamo permessi di dare una sistemata.
F. "
Hange sorrise, soddisfatta.
-Chissà cosa avranno combinato - disse incuriosita mentre apriva la serratura della porta.
Quando aprì la porta, Hange rimase stupita e senza parole: era stato pulito e sistemato tutto. Il salone, che dava all'ingresso, e la cucina erano stati tutti sistemati. Il pavimento di legno era stato ripulito e sul tavolo era stata messa una tovaglia con su un vaso contenente dei fiori, sicuramente raccolti dal giardino. Ad un tratto, le sembrò di vedere sua madre, seduta sul divano, intenta a leggere uno dei suoi libri, mentre suo padre era vicino alla finestra ad osservare con attenzione delle strane rocce che aveva in mano, aiutandosi con la luce del sole. L'uomo era stato un ricercatore reale con la missione di scoprire nuove fonti di energia. Per far questo, il re gli aveva donato delle proprietà, munite di tutti i comfort, in cui permanere temporaneamente durante le ricerche. Fu lui a scovare alcune miniere di carbone all'interno delle Mura.
Malinconicamente uscì in giardino e notò che le rose che la madre aveva piantato erano ancora vive. Poi raggiunse i ragazzi che erano appena arrivati.
-Mettete pure i cavalli nella stalletta e date loro da bere e da mangiare. La villa è munita di allacci per l'acqua e non c'è bisogno di andare direttamente al fiume - disse loro avvicinandosi al carro - Appena avete finito, inizieremo a sistemarci in casa...non è grandissima ma c'è spazio per quattro persone...
-Io sto morendo di fame! - esclamò Sasha disperata, con le lacrime agli occhi.
-Hai ragione...fate come ho detto con i cavalli e poi mangeremo qualcosa tutti insieme...il resto si può fare dopo! - disse Hange con dolcezza.
Armin osservava tutto con curiosità e meraviglia: non riusciva ad immaginare che Hange avesse passato lì alcuni momenti della sua infanzia. La donna era sempre molto riservata riguardo la sua vita personale, in particolar modo quando si trattava della sua infanzia. Sentiva il rumore del ruscello, gli uccelli cinguettare e la leggera brezza che scuoteva le chiome del boschetto che era proprio lì vicino. Mikasa sarebbe stata contenta di vivere in un posto simile, proprio come quando era bambina. Scese dal carro e slegó i cavalli. Assieme agli altri, tolse loro i finimenti e le selle e riempì i mangitoi di cibo e acqua. Era strano, eppure nonostante fosse stremato per il viaggio si sentiva felice di stare lì con loro. Connie e Sasha stavano come al solito bisticciando e Hange stava spalancando le finestre per far entrare aria fresca in casa. Sembrava che lì la guerra non fosse mai arrivata. Era così che immaginava la sua vita, alla fine di tutto. Di nuovo pensó ad Annie: anche a lei sarebbe piaciuto quel posto.
-Forza ragazzi! Apriamo le casse! - li chiamò Hange con un grande sorriso e con un piede di porco sulle spalle. Ne posarono una per terra e la aprirono. Sasha non riusciva a credere ai suoi occhi: c'era farina, zucchero, sale ed ogni tipo di alimento.
-Facciamo subito del pane e dei biscotti! - esclamò con la bava alla bocca.
-Vado a prendere la legna! - disse Connie correndo a prendere un'ascia.
-Accipicchia Hange, queste provviste valgono una fortuna! - notò Armin, sbigottito.
Hange non gli rispose, ma gli fece un sorriso di soddisfazione. Poi immerse le braccia nella cassa e tolse un contenitore. Lo aprì.
-Ma...ma sono dei semi! - notó Armin con stupore.
-Si, li ho chiesti appositamente! Come avrai notato, c'è un orticello e potremmo provare a piantarli - disse la donna osservandoli con le dita - tu che ne pensi?
-Anche se siamo in ritardo...ci possiamo provare...chissà....- rifletté il giovane.
Hange lo guardò contenta.
-Vieni, andiamo ad accendere il fuoco - gli disse infine entrando in casa - Sasha, entra pure le provviste in casa!
-Subito! - esclamò la ragazza con le lacrime agli occhi.
-Sasha, mi raccomando...non hai bisogno di nascondere il cibo - le disse poi Hange - qui non siamo in caserma e potrai mangiare tutte le volte che vorrai.
Armin sorrise contento: si, era come stare a casa.
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Offri il tuo cuore - A Levihan Story.
FanfictionAmmetto di essere in ritardo ma, come molti, sono rimasta estremamente colpita dal personaggio di Hanji/Hange Zoe dell'anime e manga di Hajime Isayama noto come "Attacco dei Giganti" . Ovviamente ho letto molte storie che fantasticavano di una ipot...