Rassegnazione

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Passarono i giorni e, come già aveva comunicato nella sua prima lettera, Eren ne inviò molte altre evidenziando sempre la necessità di tenersi pronti ad agire per un imminente attacco a Marley. Intimoriti dalle tempistiche, Hange e Levi fecero ritorno a Paradis per discutere sui nuovi sviluppi con le alte cariche dell'Esercito e quindi prendere una decisione a riguardo.
Comunicarono inoltre che la guerra di Marley contro l'alleanza Medio Orientale era giunta al termine con la schiacciante vittoria dei marleiani e che ciò stava consentendo a costoro di prepararsi per intraprendere di nuovo l'invasione di Paradis, fruttando i Giganti in loro possesso supportati come sempre dalla loro potente tecnologia bellica.
-Secondo Eren, l'unico modo per evitare che ciò accada è quello di eliminare tutti i membri più importanti dell'esercito marleiano... in un colpo solo... - continuò Hange, seduta al suo posto nella grande sala delle Assemblee a Stohess.
Tutti i presenti, inclusi il Comandante Pixis e il Comandante Nile Doak, si guardarono con preoccupazione, senza emettere nemmeno una sillaba mentre Levi, con le braccia incrociate ed espressione poco rassicurante, se ne stava seduto alla sinistra di Hange. Historia non era presente, poiché aveva deciso di trascorrere tutta la gravidanza in una villa in campagna, lontana dallo stress della vita di palazzo. Tra i presenti, quindi, la tensione era tangibile.
-In altre parole, vuole uccidere i pastori per disperdere le pecore - rifletté a voce alta il Comandante Pixis, accarezzandosi i baffi.
-Esattamente - confermò Hange.
-Ma in che modo potrà riuscire ad eliminarli tutti in una volta sola? - domandò il Comandante Nile - Dovrebbero trovarsi tutti insieme in un solo posto...
-Infatti è ciò che accadrà - gli rispose Hange intrecciando le mani davanti al viso.
-Spiegati meglio! - le chiese il Generale, incuriosito.
-Certamente! Per accaparrarsi più alleati possibili, il governo marleiano indirà dei festeggiamenti in onore della vittoria che si concluderanno con una sorta di opera teatrale di propaganda finanziata interamente dalla famiglia Tybur. Come ben sapete, questi nobili di sangue eldiano, contrari alla decisione di re Fritz, lo tradirono e si allearono con i marleiani. La storia la conosciamo benissimo, ormai. Essendo un uomo molto potente e quindi un rappresentante del governo, il capostipite, Willy Tybur, parlerà personalmente a tutto il pubblico per riuscire a convincere anche chi nutriva il minimo dubbio riguardo al riprendere la guerra contro di noi. Quindi hanno intenzione di scatenare una guerra totale solo ed esclusivamente contro di noi. Secondo Eren e Zeke, quella sarà l'occasione perfetta per eliminare in un solo colpo tutti coloro che fomentano odio nei nostri confronti, dato che saranno tutti riuniti in un piazzale - spiegò la donna, cercando di essere il più chiara possibile, nonostante dentro si sentiva morire.
-Anche se questa operazione dovesse aver luogo, vi ricordo che loro sono sempre in possesso del Gigante Carro, il Gigante Corazzato, il Gigante Bestia, il Gigante Mascella e infine il Gigante Martello - intervenne un altro ufficiale appartenente al Corpo di Gendarmeria - e quest'ultimo è sempre in possesso dei Tybur. Se davvero Willy Tybur sarà presente, credo che il Martello sarà lì a proteggerlo...anche se...potrebbe essere che sia lui stesso il detentore di quel potere...
-Il Gigante Bestia non sarà un problema, dato che è nostro alleato. E per quanto riguarda il Gigante Martello, sempre tramite le sue lettere, Eren sostiene che non sarà un problema sconfiggerlo nel caso in cui dovesse apparire...anche perché... Eren si è offerto di uccidere i bersagli principali. Ha assicurato che rimarrà nascosto in un posto sicuro e che, quando sarà il momento, assumerà le fattezze del Gigante d'Attacco... - aggiunse Hange con lo sguardo spento di chi non ha altre soluzioni da proporre -...e noi interverremo per aiutarlo visto che sicuramente ci saranno gli altri Giganti, oltre l'esercito, a presidiare la zona. Eren ha già espresso la sua volontà di far ritorno a Paradis, assieme a suo fratello, per attuare il piano come da patti...anche per questo vuole il nostro aiuto. Non appena ci saranno ulteriori dettagli, elaboreremo una strategia efficace di recupero. Ovviamente, ho bisogno della vostra approvazione per poter agire, dato che ciò comporterà una quasi certa reazione da parte di Marley e degli altri Stati.
A quel punto, la sala fu pervasa da un fastidioso brusio, del tutto normale visto che entrare in guerra contro Marley o con altre Nazioni non era una idea contemplata.
Come scienziata, Hange lo sapeva benissimo: ad ogni azione corrisponde una reazione e, oltre che per le scienze, questa era una legge che valeva anche per i rapporti umani. Se si dà uno schiaffo, senza dubbio, se ne potrebbe ricevere uno e per cui sarebbe stato folle pensare che i marleiani non si sarebbero vendicati se Eren avesse portato a termine il suo piano. Purtroppo tutto ciò era come un gatto che si mordeva la coda e Hange non poteva fare niente, se non prendere atto degli sviluppi degli eventi ed agire di conseguenza, volta per volta.
Trasse un profondo respiro e si sistemò gli occhiali mentre Levi la guardò per un istante con la coda degli occhi notando che stava iniziando a sudare freddo come tutte le volte quando era nervosa.
-Non abbiamo le forze né la tecnologia bellica per poter pensare di affrontare i marleiani - iniziò a dire un Comandante del Corpo di Guarnigione, rompendo il silenzio - Semmai ci dovessero attaccare non so come...
-Non appena Eren e Zeke saranno qui, attiveranno i Colossali all'interno del Wall Maria per scoraggiare una simile eventualità. Se la Marcia dovesse aver luogo, distruggerebbe ogni cosa al di fuori di Paradis. È una prospettiva che terrorizzerebbe chiunque - lo interruppe Hange, guardando il Comandante Pixis come se stesse rispondendo a lui - Nonostante siano nostri nemici, questa cosa terrorizza anche me.
In effetti, al pensiero di una simile eventualità, i presenti assunsero un'espressione intimorita.
-Se ben ricordo, i Colossali inizierebbero la loro marcia solo nel momento in cui dovessimo ricevere un attacco nemico...- rifletté il Comandante Pixis.
-Esattamente - gli rispose Hange, annuendo con il capo - Dobbiamo solo sperare che, dopo quello che accadrà, nessuno abbia il coraggio o la pazzia di attaccarci...a quel punto, attiveremo la Marcia...dopo aver ovviamente trasmesso il potere del Gigante Bestia alla Regina. Dato che è incinta, dovremo aspettare che metta prima al mondo il suo bambino. Non possiamo rischiare di perdere le loro vite.
Ci fu ancora silenzio per alcuni e apparenti interminabili secondi.
-Quindi, Comandante Hange, tu proponi di attuare il piano di Eren Yeager? - le domandò a questo punto il Generale Zackary.
Hange si voltò verso di lui e lo guardò dritto negli occhi.
-Si - rispose senza vacillare.
-Non sono d'accordo! - intervenne con veemenza un ufficiale del Corpo di Guarnigione - Eren Jaeger ci ha traditi mandando a monte tutta la missione su Marley...è troppo rischioso!
-Non è esatto! - esclamò subito Hange - Eren non ci ha traditi perché non si è alleato con il nemico. Ha solo disobbedito ai miei ordini per infiltrarsi tra i marleiani. Se lo avessimo fatto tutti, avremmo rischiato di essere scoperti. La sua unica colpa è quella di aver infranto la disciplina militare e per questo sarà punito a dovere, ci potete giurare!
Hange deglutì, cercando in tutti i modi di nascondere il suo turbamento. Levi si allungò verso la brocca sul tavolo e le versò un bicchiere d'acqua, ma quando glielo porse lei non bevve.
-I miei propositi di pace purtroppo sono andati in fumo e adesso devo solo accettare il modo in cui si sono evoluti gli eventi - continuò lei - La pace, come la desideravamo, era solo un'utopia...un sogno per cui abbiamo combattuto invano, soprattutto noi del Corpo di Ricerca. Io non sto cercando di trovare una giustificazione a ciò che accadrà ma ritengo che sia più utile riportare Eren a casa. Lui detiene il potere del Gigante Originale e del Gigante d'Attacco e cosa accadrebbe se il tempo a sua disposizione dovesse terminare su Marley oppure se venisse catturato dal nemico? Perderemmo un'arma a nostra disposizione, quando invece potremmo trasmetterla a qualcuno dei nostri.
Levi rimase impassibile alle affermazioni un po' machiavelliche di Hange ma del resto ne avevano già discusso tra loro: per riportare Eren a casa, bisognava ottenere il consenso delle alte sfere e quindi doveva gettare l'esca affinché abboccassero. E non c'era esca migliore nel far credere di voler recuperare il ragazzo solo per riprendere il potere del Gigante d'Attacco e dell'Originale.
-È questo, ora, l'unico modo per non rendere vano il sacrificio dei nostri amici colleghi e amici: riportare a Paradis il Gigante d'Attacco e il Gigante Originale, attivare i Colossali del Wall Maria e sperare che nessuno sia così folle da attaccarci - concluse Hange, sempre con la determinazione che la contraddistingue.
Mentre lei scrutava uno per uno i suoi interlocutori, nella sala regnava di nuovo il silenzio e la tensione. Il Generale Zachary appoggiò i gomiti sul tavolo e si massaggiò le tempie. In tutti quegl'anni di guerra, questa era senza dubbio la decisione più difficile che avrebbe dovuto prendere, dato che era a rischio la vita di molte persone.
Incrociò le mani davanti al viso e si voltò verso il suo fedele compagno e amico di sempre.
-Dot...tu...tu cosa ne pensi? - gli chiese in cerca di consiglio.
Il Comandante Pixis inspirò profondamente e si grattò il mento, per poi guardarlo con i suoi occhi penetranti e sicuri.
-Penso che, arrivati a questo punto, dobbiamo giocarci tutte le carte che abbiamo a disposizione...quindi ritengo che recupero del Gigante Originale sia di vitale importanza, a costo di ogni rischio, a costo di una guerra totale! - gli rispose con sicurezza.
-E tu, Nile, cosa ne pensi? - domandò poi il Generale al Comandante Doak.
L'uomo guardò Hange, che era seduta proprio di fronte a lui, e per un attimo, gli sembrò di intravedere in lei la stessa forza, la stessa energia che pervadeva il suo amico Erwin Smith quando doveva intraprendere una missione pericolosa. Una missione su cui scommetteva tutto, anche la sua stessa vita.
-Concordo con il Comandante Pixis e con il Comandante Hange - rispose guardandola negli occhi - Non possiamo permettere che il nemico entri in possesso del Gigante Originale.
A questo punto, anche gli altri ufficiali dovettero piegarsi alle opinione dei due uomini più importanti dell'Esercito, anche se palesemente contro voglia. Il Generale Zackary sospirò e si appoggiò allo schienale della sedia.
-Allora è deciso, Comandante Hange! Hai l'autorizzazione a procedere in questa operazione.
L'espressione sul volto della donna era indecifrabile, come se stesse indossando una maschera inespressiva. Non trasmetteva alcuna emozione e quando questo accadeva, per Levi significava che aveva preso una decisione controvoglia.
-Vi farò avere i dettagli non appena sarò avrò la certezza di come procedere - disse infine, con freddezza.
-Bene! - esclamò il Generale, poggiando i palmi delle mani sul tavolo e sollevandosi in piedi seguito immediatamente da tutti gli altri - Attenderò ulteriori rapporti della situazione e informerò la Regina riguardo a tutto ciò. La seduta è sciolta!
Raccolse con meticolosità i documenti che la donna gli aveva procurato e, seguito dai suoi assistenti, lasciò la sala dove rimasero soli Hange e Levi, assieme al Comandante Pixis e al Comandante Doak.
-Non invidio affatto la situazione in cui vi trovate - disse con sincerità quest'ultimo - Dal successo di questa operazione, dipenderà il futuro dell'isola...di tutti noi...
-Ho cercato in tutti i modi di non arrivare a questo...di trovare una soluzione pacifica e senza spargimenti di sangue...ho persino temporeggiato, come se non avessi il coraggio di prendere una decisione...adesso non posso più... - gli rispose Hange con angoscia.
Levi la guardò sorpreso: rispetto agli anni passati, il carattere di Hange si era evoluto tantissimo e ormai era chiaro che non riusciva più a sopportare il peso di comando che, in fondo, non aveva mai voluto né tanto meno desiderato.
Dopo aver salutato i loro colleghi, assieme si recarono sulla cima delle Mura proprio come facevano un tempo, quando volevano liberare la mente dai pensieri inutili. Ormai era sera ma il mattino seguente, di buon ora, si sarebbero rimessi in viaggio per tornare a Trost e prepararsi per ritornare a Marley.
Scelsero un posticino lontano dagli occhi indiscreti delle guardie e si sedettero sul bordo, l'una tra le braccia dell'altro, in silenzio, a complare le stelle.
-Non posso abbandonarlo...nonostante tutto ciò che ha fatto...non posso...lui...lui è sempre stato la nostra speranza...e in cuor mio, io credo ancora in lui - sussurrò poi lei all'improvviso mentre ancora riflettava su tutto quello che avrebbe comportato la sua decisione.
-Sai come la penso: l'importante è non avere rimpianti! - le rispose Levi mentre le accarezzava i capelli, con lo sguardo rivolto verso l'oscuro paesaggio.
-Lo so, ma tu sai benissimo che alcune potrebbero comportarli...tu stesso porti il peso di un tuo grandissimo rimpianto.
Era vero e nessuno poteva saperlo perché fu una confidenza che le fece in un momento di totale sconforto a seguito della morte di Isabel e Furlan, i suoi più cari amici.
-Non posso sapere come andrà a finire - continuò Hange - ...ma Eren...Eren è importante quanto Armin, Sasha, Mikasa, Connie e Jean! Per loro farei ogni cosa, come se fossero sangue del mio sangue. Eppure, il pensiero che il nostro bambino possa correre dei rischi...
-Hange, qualunque cosa accadrà, io sarò con te! - la interruppe Levi, incontrando lo sguardo tremante della donna - Affronteremo tutto insieme.
-Oh, Levi...- balbettò Hange, commossa, mentre si perdeva nei suoi occhi così profondi e intensi che le infondevano sicurezza.
Levi le accarezzò la guancia con delicatezza sfiorandole il labbro inferiore con il pollice per poi iniziare a baciarla prima con dolcezza, poi con sempre più passione.
-Lo sai che queste sono le "nostre" Mura? - le sussurrò con tono caldo e suadente.
-Le "nostre" Mura? - ridacchiò Hange - Beh...in effetti...direi che è proprio così. Ah, che ricordi, Levi! Quante emozioni!
Con le dita accarezzò la superficie di pietra su cui erano seduti, guardandola nostalgicamente. Il suo primo bacio, il suo prendere consapevolezza di essere donna e di provare sentimenti più profondi nei confronti di una persona come l'amore, erano tutte esperienze che aveva vissuto a Stohess e in particolare nei pressi di quelle Mura.
Levi la guardò con intensità e le sistemò un ciuffo di capelli dietro le orecchie mentre lei ricambiava il suo sguardo con lo stesso sentimento. Poi le afferrò il viso con entrambe le mani e riprese a baciarla con ardore. Con una mano, iniziò poi ad accarezzarle il collo e a scendere lentamente sempre più giù, fino ad arrivare al seno.
-Adesso te la farò provare io una forte emozione - le sussurrò all'orecchio come se fosse una minaccia.
Hange non fece in tempo a sfuggirgli perché lui, con dei rapidissimi movimenti, la strinse con forza a sé e si gettò nel vuoto.
Nonostante stessero cadendo in picchiata ad altissima velocità, Hange non aveva paura. Non aveva mai avuto paura, quando Levi era con lei. In preda all'adrenalina e all'auforia, gli si avvinghiò di più mentre lui, con un mano, afferrò il grilletto per utilizzare il dispositivo di manovra tridimensionale e, al momento giusto, scagliò la draglia arpionandola alla superficie delle Mura, arrestando quindi la caduta.
Continuando a stringerla a sé e a sostenersi con forza con le gambe alla parete, mentre lei gli cingeva il collo con entrambe le braccia, Levi si sentí rapito dai suoi bellissimi occhi che brillavano per l'eccitazione e la baciò, proprio come fece la prima volta.
-Nostalgia, Levi? - gli sussurrò lei, continuando sempre a tenersi ben salda a lui.
-No...tu ed Erwin siete il mio presente e...con te, non mi manca nulla... - le rispose cercando di trovare le parole più giuste per esprimerle ciò che provava.
In effetti era proprio così: non provava alcuna nostalgia dei primi tempi quando era iniziata la loro relazione, visto che i loro sentimenti si erano evoluti e fortificati giorno dopo giorno, grazie anche alla nascita del loro bambino. Forse l'unico rimpianto che aveva, era quello di non aver avuto il coraggio di dichiararsi prima, non appena aveva preso coscienza di provare per lei un sentimento ben più forte e intenso dell'amicizia. Nonostante questo, nonostante tutto ciò che comporta e avrebbe comportato la guerra, era felice di vivere il suo presente e ogni istante con lei, la donna che amava, sua moglie, la madre del suo bambino.
-Oh, Levi! - esclamò Hange felice e intenerita, posando la testa sulla sua spalla.
Anche lei non aveva rimpianti o nostalgie a riguardo. Giorno dopo giorno aveva scoperto le molteplici sfumature di cui era composto il carattere di Levi, che la lasciavano sempre piacevolmente sorpresa. In passato, mai avrebbe pensato che sarebbero diventati marito e moglie. Ma la vita era così: semplicemente imprevedibile e ormai aveva imparato, anche a sue spese, a non pianificarne più ogni minimo dettaglio e a viverla istante dopo istante. Eppure, proprio in quel momento, non riusciva ad immaginare la sua esistenza senza di lui che le faceva battere il cuore come se fosse un tamburo impazzito, come se fosse una ragazzina alla sua prima cotta amorosa. Quando era tra le sue braccia, smetteva di pensare a quello che sarebbe stato del loro futuro e riusciva a godersi il presente. Un presente fondato interamente sul loro reciproco e indissolubile amore che sarebbe durato per sempre.
Levi la strinse di nuovo più forte a sé e fece scorrere la draglia finché non toccarono il suolo.
-Bene! - sospirò Hange mentre si sistemava i vestiti tutti sgualciti - Direi che possiamo ritornare su, non credi? Anzi! Direi di rifarlo un'altra volta! Wow! È stato fantastico!
Levi le si parò di fronte e la fermò, bloccandola con entrambe le braccia alla parete e fissandola minacciosamente negli occhi.
-Dove credi di andare, Quattrocchi?
Mentre si sistemava gli occhiali, Hange iniziò a ridacchiare, scuotendo la testa con rassegnazione.
-Accidenti, Levi! - esclamò arrossendo - Sei davvero incorr...
Levi non le diede il tempo di concludere la frase che la tirò a sé per la medaglietta e riprese a baciarla come se volesse divorarle le labbra. Tenendola sempre contro la parete delle Mura, le sbottonò la giacca e intrufolò le mani con ardore all'interno di essa iniziando percepire ogni curva del suo corpo sotto la camicia.
Hange gli cinse il collo abbandondosi a quell'incontenibile momento di passione e lui, assecondando ogni suo movimento, la sollevò per i fianchi così che lei gli si avvinghiò addosso con le gambe. La teneva così stretta e premeva così tanto il corpo contro il suo che sembrava che volesse fondere i loro corpi, esprimendole con chiarezza tutto il desiderio di fare l'amore proprio lì, al buio e in mezzo alla natura.
-Ah...ma non sarebbe stato...più comodo...tornare... - gli disse Hange ansimando, cercando di riprendere fiato mentre cercava di sciogliergli il nodo della cravatta.
-Qui...almeno...non ti sentirà nessuno
... - le rispose subito lui mentre assaporava con ardente desiderio la pelle morbida e vellutata del suo collo.

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