Finalmente giunse il giorno della partenza e Hange non stava più nella pelle al contrario di Levi, che cercava di nascondere in tutti i modi la sua contrarietà. Passò quasi tutto il giorno precedente letteralmente alle costole di Hange, come se avesse voluto proteggerla da chissà che cosa. Era la notte prima della partenza e non riusciva a chiudere occhio, passando quindi tutto il tempo a coccolarla mentre dormiva, nonostante la tenue luce della lampada ad olio posta sul comodino potesse recarle disturbo. Forse la cosa che più non sopportava di questa nuova missione esplorativa, era l'idea che non avrebbe più avuto momenti di intimità con lei. Durante l'arco della giornata, quando erano in città, ognuno manteneva il suo ruolo e i propri spazi ma sapere poi che la notte sarebbe stata tutta per lui, era un pensiero che lo confortava anche perché, per il momento, non si poteva fare altrimenti. Ogni tanto si soffermava ad immaginare la loro vita insieme, come due persone normali, senza la guerra, in una casa tutta loro, lontani dalla vita militare e magari con qualche mocciosetto che scorazzava allegramente qua e là. Per la prima volta, gli passò per la testa l'idea di avere una famiglia tutta sua, una cosa che non aveva avuto quando era bambino. Sua madre non gli rivelò mai l'identità di suo padre e poco più di un anno fa, venne a conoscenza che Kenny lo Squartatore, l'uomo che lo crebbe per alcuni anni della sua infanzia e che poi lo abbandonó, altri non era che suo zio materno. L'idea, un giorno, di diventare padre non lo spaventava minimamente ma non era ancora tempo. Più che altro lo intimoriva l'idea di Hange in versione madre-casalinga: non era capace di badare a sé stessa, figuriamoci a dei bambini. Immaginò la scena: lei e i loro bambini che combinavano chissà quale pasticcio e lui che pazientemente sistemava le cose. Eppure, da quando era ritornato dalla missione, gli era parso che Hange fosse diventata un pó più matura e responsabile. Forse era a causa dell'incarico che ricopriva, ma aveva notato che era diventata meno trasandata e soprattutto molto più attenta all'igiene personale, rispetto a molti anni fa: spesso doveva ancora ricordarle di mangiare, ma almeno i suoi rapporti con la vasca da bagno si erano fatti più frequenti, nonostante fosse più impegnata rispetto a prima. Ormai erano diventate rare le occasioni in cui la sollecitava a lavarsi e quando lo faceva, ne approfittava per fare il bagno assieme a lei. Quanto lo rilassava tenerla tra le braccia, nel tepore dell'acqua calda!
Abbassò lo sguardo e si mise ad osservare il suo volto, mentre dormiva beatamente tra le sue braccia. Chissà se anche lei desiderava, in futuro, una vita tranquilla assieme lui. Chissà se era disposta a lasciarsi alle spalle quella vita frenetica per un nuovo inizio. Era un discorso che, in fondo, aveva paura di affrontare: i pensieri di Hange erano sempre e solo rivolti alla guerra, ai Giganti, ai suoi studi, tanto che aveva il timore di udire da lei una risposta che non avrebbe gradito e che gli avrebbe letteralmente spezzato il cuore. Quindi, come lei gli disse, cercava di vivere la loro storia attimo dopo attimo, giorno dopo giorno, facendo finta di non pensare ad un futuro insieme anche se, in momenti di intimità come quello, non riusciva proprio a farne a meno. Delicatamente, le scostò i capelli arruffati dietro l'orecchio: Hange non era certamente una delle donne più belle del Regno, eppure per lui lo era. Non era sicuramente il prototipo della femminilità, ma aveva quegli occhi e quello sguardo che gli facevano letteralmente mancare il respiro. E inoltre aveva quelle labbra così belle e morbide che faceva fatica a non baciare tutte le volte che voleva. Si chinò verso di esse e iniziò a baciarle, incurante del fatto che lei potesse svegliarsi. Di nuovo, provó l'irrefrenabile desiderio di fare l'amore con lei e il fatto che fossero già nudi, di certo, non raffreddava la situazione. Delicatamente, iniziò ad accarezzarle le gambe, i fianchi e la schiena.
Hange emise un mugolio non appena avvertì la mano di Levi salire fin sopra al seno mentre continuava a baciarle con dolcezza il viso, scendendo poi verso il collo.
-Levi...
-Mmm...
-Non hai...intezione di dormire...vero?
Levi non le rispose, iniziando però a baciarla e ad accarezzarle tutto il corpo con passione e desiderio, cercando di farle capire le sue intenzioni.
Hange sospirò, pensando che avrebbe trascorso la notte quasi in bianco: Levi faceva così tutte le volte che dovevano partire, come se volesse esorcizzare in quel modo i suoi pensieri e suoi timori. Lo cinse con le braccia, iniziando ad accarezzargli amorevolmente il viso e a giocherellare con i suoi capelli con le dita. Ridacchió.
-Che hai da ridere, Quattrocchi? - le domandò intrecciando la mano con la sua.
-Mi chiedo cosa penserebbero le persone se sapessero che, oltre ad essere un maniaco del pulito, sei anche...
-Un maniaco di te? - concluse subito lui maliziosamente, baciandole il naso.
Hange rise, divertita.
-Non intendevo questo ma si...qualcosa di simile!
-Ti da fastidio?
Hange non gli rispose, guardandolo però dritto negli occhi. Deve essere arrossita perché aveva il viso letteralmente in fiamme.
-Non chiedermelo neanche per scherzo! - gli rispose baciandolo improvvisamente, in preda alla passione, afferrandogli il viso con entrambe le mani.
Levi adorava questa loro intesa. Il suo più grande timore, quando l'anno passato le confessò il suo amore, era che lei lo avrebbe respinto, rifiutando e calpestando quel sentimento che celava nel suo animo. Poteva essere anche l'uomo più forte al servizio dell'umanità, ma quando si trattava di esprimere i suoi sentimenti, sapeva di essere molto insicuro e un completo idiota. Aveva bisogno di continue conferme e il modo più sicuro per lui era fare l'amore con lei, prova concreta che lei non lo respingeva. Quella notte si sentiva particolarmente giù di tono e aveva solo voglia di sentire i suoi baci, la sua pelle, le sue mani, il suo odore, il suo corpo contro il suo, i suoi gemiti. Aveva sempre e solo voglia di unirsi a lei e il fatto che anche lei lo desiderasse, lo rendeva estremamente felice e scacciava via ogni pensiero negativo. Ora che la stringeva a sé, aveva di nuovo voglia di andare alla scoperta di ciò c'era oltre quelle dannate Mura. Questa missione sarebbe stata diversa dall'ultima, perché sarebbero stati insieme e quando lo erano, si sentiva sereno e forte. Non sarebbe stato come quando la teneva tra le braccia, ma averla sotto gli occhi lo rassicurava perché aveva sempre il timore che potesse cacciarsi in qualche pasticcio.
Quando il sole sorse, Levi dovette svegliare Hange che dormiva letteralmente su di lui, con il capo posato sul suo petto.
-Ehi, Hange...svegliati...- le sussurrò dolcemente, iniziando ad accarezzarle i capelli.
Hange emise uno strano mugolio.
-È già ora? - gli domandò sollevandosi leggermente e cercando di mettere a fuoco la vista.
-Purtroppo si... - le rispose dopo un breve sospiro.
-Dannazione... - piagnucoló stropicciandosi gli occhi.
Hange era letteralmente a pezzi e se non fosse stato per la partenza, avrebbe passato tutta la mattinata a dormire. Si sollevò leggermente sulle braccia e iniziò a guardare Levi: non riusciva a tenergli il broncio per averla "disturbata" tutta la notte, quindi gli sorrise e lo baciò amorevolmente.
Levi le cinse la schiena con un braccio e intrecció la mano libera con la sua.
-Sei pronto? - gli domandò Hange.
-Con te sono pronto ad andare anche all'inferno...
Hange sollevò lo sguardo, pensierosa.
-Il posto non è dei migliori, ma si...si può fare! Magari ci divertiamo, chi lo sa! - gli rispose divertita.
Levi rise e si rigiró, mettendola sotto di lui.
-Ringrazia che dobbiamo partire, Quattrocchi, altrimenti ti avrei tormentato ancora per molto...
-Forza, Levi! - esclamò Hange baciandogli una guancia - Cerchiamo di ricomporci...dispiace anche a me, ma abbiamo un dovere da compiere!
Levi sbuffó, le afferrò il viso con una mano e poi la baciò.
-Si...diamoci una mossa... - le disse annoiato, spostandosi e mettendosi seduto al lato del letto.
Si vestì rapidamente e poi andò in bagno a radersi la barba, mentre Hange indossava la divisa e cercava di dare una sistemata alla stanza.
-Vado a radunare i mocciosi... - le disse quando finì, indossando il suo mantello verde, quello con le ali della libertà.
Hange gli si avvicinò e si chinò per baciarlo ed abbracciarlo.
-Che hai, Quattrocchi?
-Nulla...è solo un piccolo saluto prima di tornare ad essere il Comandante Hange e il Capitano Levi...
Anche a lei dispiceva il fatto che non avrebbe più avuto la sua intimità con lui, ma il lavoro era il lavoro e non potevano dare il cattivo esempio di fronte agli altri.
Levi guardó la medaglia che lei indossava sopra il colletto della camicia, simbolo del comando. Poi la strinse forte a sé, affondando come sempre il viso nel suo petto per aspirarne a pieno il profumo. Trasse un profondo respiro e la baciò di nuovo.
-Adesso vado...e vedi di darti una mossa! - le disse cercando di minacciarla con il suo sguardo truce.
Hange gli fece un gran sorriso e gli diede un ultimo bacio sulla guancia.
Quando Levi raggiunse il cortile, i soldati erano intenti a preparare i carri e i cavalli. Eren e gli altri ragazzi della sua squadra erano presso le stalle assieme ai loro cavalli, già pronti a partire.
Hange arrivò quando tutti finirono di schierarsi. Andò a recuperare il suo cavallo, sistemò la sella con il resto del materiale di supporto e poi lo condusse in testa al gruppo, accanto a Levi che era intento a parlare con il Comandante Pixis e la sua assistente.
-Bene! - esclamò carica di energie - Siamo tutti pronti?
-Mancavi solo tu, come al solito...-le rispose Levi, con il suo solito tono di rimprovero.
Il Comandante Pixis li guardò con aria compiaciuta.
-Non voglio trattenervi oltre anche perché Shiganshina non è dietro l'angolo...vi auguro di tornare tutti sani e salvi... - disse loro.
Hange annuì e lo salutò militarmente con il pugno al cuore, seguita da Levi. Poi afferrò le briglie e montò in sella al suo cavallo.
-Tutti in sella! - ordinò imperiosamente.
-Hange... - la richiamò l'anziano Comandante.
Hange si voltò e lo guardó dritto negli occhi.
-Non temere...ci sono io qui, a controllare la situazione...
Hange gli sorrise con gratitudine e annuì. L'uomo le fece l'occhiolino.
-A presto... - gli disse Hange allungandogli la mano.
Il comandante Pixis gliela strinse.
-Adesso andate... - le disse.
Hange annuì, mentre Levi montò in sella.
-Soldati! - urlò - Avanzare!
Diede un colpo deciso ai fianchi del cavallo e partì, seguita dagli altri.
La colonna di uomini era composta da un centinaio di soldati e da una ventina di carri. Come al solito, la via maestra iniziò ad affollarsi di cittadini.
Hange non riusciva ad ascoltare e a rispondere a quelle dimostrazioni di affetto. Nel suo animo vi era un conflitto tra di emozioni e pensieri. Finalmente il suo sogno di esplorare ciò che c'era oltre il Wall Maria si stava realizzando. Era emozionata, eccitata e a non aveva paura perché Levi e i ragazzi erano con lei. Eppure il pensiero di non sapere quando avrebbe rivisto il suo piccolo Erwin le spezzava letteralmente il cuore. La mattina del giorno precedente, quando era andata a trovarlo, aveva passato tutto il tempo a tenerlo stretto tra le braccia, a riempirlo di baci e a respirare il suo profumo che le ricordava tanto quello dei biscotti. Quello che stava facendo, lo faceva anche per lui, per assicurargli un futuro fuori da quelle Mura, come le persone davvero libere. Doveva essere forte e andare avanti, soprattutto per questo.
-Hange...tutto bene? - le domandò Levi, destandola improvvisamente dai suoi pensieri.
Si voltó e gli sorrise, cercando di far sparire l'espressione triste e pensierosa che aveva pochi secondi fa sul volto.
-Sono solo stanca... - gli rispose.
Levi la scrutó con sguardo inquisitore, cercando di capire quali pensieri affollassero la sua mente. Solitamente, quando partivano per le missioni esplorative, era sempre in freda all'euforia ma questa volta era come se accanto a lui ci fosse solo il suo corpo perché i suoi pensieri erano rivolti palesemente altrove. Si accorse che aveva ripreso a salutare le persone ai lati della strada, con il suo solito sorriso. Forse si stava preoccupando di qualcosa che esisteva solo nella sua mente. Sospirò e continuó a cavalcare, dimenticando quelle inutili paranoie.
Il viaggio da Trost a Shiganshina durò circa poco più di due ore e in cima al Wall Maria, li attendeva una squadra di supporto dell'Esercito e alcuni uomini del Corpo di Guarnigione, con le gru e gli elevatori già montati per trasferire gli Esploratori dall'altra parte. Il modo più rapido sarebbe stato attraversare Shiganshina, ma le porte erano state bloccate l'anno scorso, dal potere di indurimento del Gigante di Eren. La città era in piena fase di restauro e gli abitanti lavoravano come non mai per poter riportarla il più presto possibile alle condizioni iniziali, prima della breccia. Le mura interne a Shiganshina avevano dei piccoli punti di ingresso, ma potevano passarci solo le persone e non i carri. Per questo Hange decise, giorni addietro, che avrebbero attraversato il Wall Maria in un punto che li avrebbe portati direttamente nel territorio esterno e da lì poi avrebbero cavalcato verso la costa, nel punto che Eren, grazie ai diari e ai ricordi di suo padre, indicò come il luogo in cui avvenivano gli sbarchi dei Marleyani. Lavorando senza sosta, in più di un'ora, gli Esploratori superarono il Wall Maria. Erano tutti in allerta perché temevano che qualche Gigante potesse sbucare da un momento all'altro, anche se sulla cima delle Mura, i soldati del Corpo di Guarnigione, scrutavano attentamente l'orizzonte: era mezzogiorno inoltrato e non si vedeva l'ombra di un Gigante.
Mentre scendeva con l'elevatore assieme a Mikasa ed Eren, Armin osservava l'orizzonte e si godeva il tiepido sole primaverile, immaginando a cosa avrebbe fatto non appena avrebbe visto il mare. Grazie ad Hange, il suo sogno e quello dei suoi amici si stava finalmente realizzando.
Mikasa guardò Eren, che era più taciturno del solito. Il ragazzo aveva una strana luce negli occhi e guardava verso l'orizzonte, senza manifestare alcuna emozione al contrario di Armin, che sprizzava entusiasmo e allegria da tutti pori. Nascose parte del viso nella sua sciarpa rossa, riflettendo sul fatto che Eren, rispetto all'anno scorso, sembrava davvero un'altra persona.
Non appena furono tutti dall'altra parte, Hange diede una rapida occhiata alla mappa, facendosi indicare di nuovo da Eren il punto in cui sarebbero avvenuti gli sbarchi dei marleyani. Poi fece rischierare tutti e partirono al galoppo, seguendo la stessa formazione che un tempo utilizzava il Comandante Erwin per andare in esplorazione, estendere il campo visivo e contemporaneamente proteggere i carri. Assieme a Levi, cavalcava in testa al gruppo, non curandosi che quella posizione l'avrebbe potuta esporre agli attacchi dei Giganti. Eppure, mentre cavalcavano, Levi si guardò intorno e si accorse che nessuno, dagli estremi della formazione, stava lanciando il segnale di avvistamento dei Giganti. Ciò gli procurò un grande sollievo e volse, orgoglioso, lo sguardo verso Hange, che cavalcava proprio accanto a lui.
-Avevi ragione! - le disse ad alta voce, per farsi sentire - Non c'è l'ombra di un Gigante...la maggior parte era all'interno del Wall Maria!
-Meglio così - gli rispose Hange, continuando a guardare davanti a sé - Possiamo procedere verso la nostra destinazione, come pianificato!
Dopo aver cavalcato per altri minuti, improvvisamente, videro che l'avanguardia aveva lanciato un segnale di fumo nero.
-Un Gigante! - urlò Hange sguainando una lama - Assumere posizione di difesa!
Non era una buona cosa, ma era eccitata al solo pensiero di rivedere dopo tanto tempo un Gigante, come i vecchi tempi. Il segnale era stato lanciato dietro una piccola collina che di trovava di fronte a loro e non appena la oltrepassarono, vide che i suoi uomini si erano fermati ad osservare uno strano essere enorme che giaceva per terra.
-Laggiù ci sono Sasha e Connie e devono averlo già ucciso... - commentó Levi, arrenstando il suo cavallo - del resto non sembra nemmeno così grosso.
-Infatti - gli disse Hange che era sempre accanto a lui - È strano...avviciniamoci un pó di più!
Mentre i due procedevano verso quella strana massa, si resero conto che non era morto: quel Gigante aveva un corpo così grosso e degli arti così piccoli, che poteva solo strisciare molto lentamente.
Anche Eren e Armin si avvicinarono per controllare.
-Lui...è un eldiano come noi...che è stato mandato in "Paradiso" - disse guardando il Gigante con compassione.
Armin sapeva ormai che quello era il modo con cui i marleyani trasformava no gli eldiani in Giganti.
Gli occhi dell'essere brillarono per un brevissimo istante, come se lo avesse sentito. Connie notò il lungo tracciato che si era lasciato dietro, ormai ricoperto di erba.
-Sembra che ci abbia impiegato molto per arrivare sin qui - gli disse Sasha.
-Uccidiamolo! - esclamò uno dei soldati li vicino, avvicinandosi con la sua lama.
-Fermo! - gli ordinò Hange - Come puoi ben vedere è totalmente innocuo. Lasciatelo lì! Se sarà possibile, effettuerò degli studi su di lui! Tanto non andrà lontano...
Levi la guardò per un attimo: anche lui, ora che sapevano da dove provenivano i Giganti, provava una strana sensazione. Ne aveva uccisi a decine, ma questa volta era diverso.
Il soldato cercò di controbattere l'ordine di Hange, ma lei ordinò a tutti di proseguire immediatamente.
Dopo aver cavalcato ancora per un pó, iniziarono a intravedere uno strano terreno, totalmente ricoperto di sabbia. Pian piano, iniziò ad apparire uno strano muro, come se fosse un recinto che separava quella sabbia da qualcosa.
Eren sapeva già dove si trovavano, perché lo aveva visto tramite i ricordi di suo padre.
-Ci siamo Armin...è qui che loro trasformano gli eldiani in Giganti! - disse.
Armin aveva letteralmente il cuore in gola: tutto ciò che stava vedendo, lo aveva sentito solo raccontare dal suo amico e ora che ce l'aveva davanti, non riusciva ad esprimere quello provava. Erano delle strane emozioni.
Hange e Levi intanto cavalcavano lungo quel recinto murario, per trovare una via agevole per poterlo superare.
Hange udì degli strani versi provenire dal cielo: sollevò il capo e vide degli uccelli bianchi che volavano sulle loro teste, seguendo la loro direzione.
-Seguimi Levi! - esclamò lanciando il cavallo al galoppo.
La sabbia iniziò a far posto all'erba e più avanzava, più vedeva una strana striscia blu scuro, lungo l'orizzonte. Alzò il braccio per indicare a coloro che erano dietro di rallentare. Più si avvicinava, più i suoi occhi si spalancarono per la meraviglia e la commozione. Giunta alla fine della rupe, davanti ai suoi occhi c'era qualcosa che non avrebbe mai immaginato di vedere nella sua vita. Nessuno riusciva a proferir parola, tanta era la meraviglia e l'emozione: davanti ai loro occhi, finalmente, c'era il mare.

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Offri il tuo cuore - A Levihan Story.
FanfictionAmmetto di essere in ritardo ma, come molti, sono rimasta estremamente colpita dal personaggio di Hanji/Hange Zoe dell'anime e manga di Hajime Isayama noto come "Attacco dei Giganti" . Ovviamente ho letto molte storie che fantasticavano di una ipot...