La Partenza Di Hange

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-Levi?
-Hn!
-È tutta la notte che...mugugni ed emetti strani versi...hai intenzione di evocare qualche spirito...oppure di non farmi chiudere occhio nemmeno per un'ora? - borbottò Hange, assonnata.
-Scusami...- sussurrò Levi, un po' afflitto, stringendola un pochino a sé e baciandole la fronte.
Hange sospirò. Sapeva che a Levi non scendeva l'idea di stare separati, ma questa volta era convinta che ci fosse qualcosa in più a impensierirlo.
-Starai benissimo, non ti preoccupare...ma adesso piantala e dormi anche tu! Tra poche ore sarà l'alba ed Erwin si sveglierà per la poppata...sempre che non gli venga fame prima... - disse infine sbadigliando e appoggiando il capo sul suo petto, per riaddormentarsi ascoltando i rassicuranti battiti del suo cuore.
Levi pensò che forse aveva ragione: si stava comportando decisamente come quei dannati mocciosi in preda alle crisi ormonali adolescenziali. In fondo non sarebbe stata una situazione che sarebbe durata a lungo: Hange sarebbe andata al Campo Base, avrebbe visto cosa era successo e poi, dopo aver dato ordini e disposizioni, sarebbe ritornata a casa. E quando lo avrebbe fatto, avrebbe preso atto che lui se la sapeva cavare anche in veste di padre, da solo. Ma in fondo non era davvero da solo: Eveline sarebbe stata sempre con lui e anche se avevano delle idee un po' divergenti su come mandare avanti una casa, non credeva che avrebbe rifiutato di dargli una mano. Pensò a Erwin, che dormiva sereno nella sua culla. Pensò che era fortunato, perché rispetto a molti bambini del mondo, aveva due genitori che lo amavano sopra ogni cosa, tanto che avevano quasi dimenticato i doveri a cui erano letteralmente incatenati come soldati. Quando sarebbe tornata, Hange sarebbe stato fiero di lui perché si sarebbe comportato come il padre che non aveva mai avuto e che aveva sempre sognato. Kenny, a modo suo, gli aveva fatto anche da padre ma i veri padri non abbandonano mai i loro figli, per nessun motivo al mondo. Invece lui, per Erwin, ci sarebbe sempre stato. Sempre. Con queste certezze, diede un altro morbido bacio sulla testa di Hange e poi chiuse gli occhi.
Non era ancora sorto il sole quando, lentamente, Erwin iniziò ad emettere dei piccoli lamenti finché non scoppiò a piangere.
-Ehi, Hange!
-Si...si...- piagnucolò Hange, in dormiveglia.
-Lascia...vado io...
Levi si sedette sul letto e si stropicciò gli occhi, ancora stralunato. Mentre il bimbo, disperato, continuava a piangere, iniziò a rivestirsi più in fretta che poté. Si avvicinò alla culla e poi lo prese in braccio, dirigendosi verso l'uscita della camera cercando di dondolarlo per calmarlo. Come al solito, Eveline aveva già sentito il pianto del bambino e, avvolta nella sua veste da camera, raggiuse Levi nel corridoio. L'uomo baciò amorevolmente il figlio sulla fronte e poi lo porse alla ragazza, che gli sorrise dolcemente.
-Buongiorno, Levi!
-Buongiorno! - le rispose Levi, con gentilezza, anche se il suo viso era inespessivo.
-E buongiorno anche a te, piccolo mangione! - sussurrò Eveline al piccolino che, tra le sue braccia, iniziò ad abbassare l'intensità del pianto.
-Ci vediamo dopo! - le disse Levi, con l'espressione ancora decisamente assonnata.
Eveline gli sorrise di nuovo e annuì. Poi si voltò e, iniziando a sussurrare parole dolci ad Erwin, la ragazza ritornò nella sua camera per dedicarsi ad allattarlo.
Levi trasse un piccolo sospiro di sollievo e si passò una mano tra i capelli. Poi ritornò anche lui in camera, si sfilò la maglia e si ristese sul letto, abbracciando Hange da dietro la schiena, visto che si era rannicchiata in posizione fetale. Le diede un bacio sul collo e chiuse gli occhi, anche se ormai non aveva più sonno. Prima di coricarsi, aveva dato una sbirciatina al suo orologio da taschino e vide che mancava ancora un po' di tempo all'alba. Ricordò che il Comandante Pixis aveva detto loro di presentarsi al Quartier Generale dopo pranzo, per cui avevano ancora molto tempo per continuare a riposarsi, visto che non aveva nessuna intenzione di perdere tempo negli allenamenti.
Mentre rifletteva su quando recuperare i suoi esercizi fisici, l'odore di menta e la pelle morbida e vellutata di Hange, iniziarono a deviare i suoi pensieri: per lui erano una droga irresistibile. Così, facilitato soprattutto dal fatto che era già nuda, si intrufolò sotto le lenzuola ed iniziò ad accarezzarle tutto il corpo, lentamente, per goderne di ogni sensazione, ogni percezione, ogni lineamento. Affondò il viso nell'incavo del collo ed iniziò a baciarlo con delicatezza, assaporandone con la punta della lingua ogni millimetro della pelle.
Hange, avvertendo il tocco deciso e i baci passionali di Levi, iniziò a bofonchiare qualche parola confusa.
-Mmmmm...Levi...
-Shhh...fa silenzio! - le rispose lui, con voce calda e profonda, ormai in preda al piacere, continuando a stuzzicarla e a baciarle le spalle.
Hange trasse un profondo respiro e sorrise tra sé. Poi si girò verso di lui e lo baciò sulla punta del naso.
-Se continua così, credo che dovrò somministrarti di nuovo quel sedativo...- ridacchiò divertita.
Quando quella volta sulla spiaggia lei gli confessò tutto, gli raccontò anche di quelle volte in cui fu costretta a somministrargli un potente sedativo che aveva inventato per l'occasione. Nonostante ciò, furbescamente, era stata attentissima a tralasciare il dettaglio di quando gli mise il panno sporco di polvere sul viso, per testarne la piena efficacia.
-Non è colpa mia, se mi fai questo effetto, Quattrocchi! - le rispose Levi, concentratissimo a baciarla lungo le spalle, scendendo sempre più in giù, fino alle clavicole, e ad insinuarsi con le mani in ogni parte del suo corpo, anche quella più intima.
-Ah! Fermo, Levi! - esclamò lei, cercando di contenere lo spasmo di piacere.
Posseduto dall'irrefrenabile desiderio di farla sua, Levi le sigillò le labbra con bacio avvolgente e passionale e visto che non c'era alcun segno di ribellione iniziò poi a fare l'amore con lei, lentamente, senza fretta e senza pensieri che avrebbero potuto rovinare quell'intimo e intenso momento.
Felice e un po' più tranquillizzato, si stese accanto a lei e questa volta fu lui appoggiare il capo su di lei per ascoltare i suoi battiti ancora un po' accelerati per la forte emozione.
-Vado a vedere se Eveline ha finito di allattare Erwin...così almeno non avrà problemi con Klaus...- gli disse Hange, mentre gli faceva i grattini sulla nuca.
-Hn! Ma prima rivestiti... - sbuffò Levi, che avrebbe voluto stare così con lei ancora per un po'.
-Ah! Sai, avevo proprio intenzione di andarci nuda! - ironizzò lei, stringendogli il naso con le dita.
Cercò di sollevarsi sui gomiti, ma il peso di Levi glielo impediva.
-Avanti, Levi! - rise allegramente, notando che lo stava facendo apposta - Fammi andare!
Senza che lei potesse vederlo, sulle labbra di Levi apparve un sorriso divertito e prima di lasciarla andare, le diede un bacio sulla pancia.
Dopo che ebbe indossato il suo pigiama, Hange si raccolse i capelli alla rinfusa e si diresse poi da Eveline, che la fece entrare nella sua camera: la ragazza era in piedi, intenta a far fare il ruttino ad Erwin che se ne stava vispo, poggiato sulla sua spalla.
-Grazie! - le sussurrò Eveline a bassissima voce, visto che Klaus non si era ancora svegliato - Ne approfitto per riposare ancora un po', prima di allattare Klaus.
Hange le fece un occhiolino complice e poi prese Erwin in braccio, riempiendolo come al solito di baci. Mentre Eveline si ristendeva sul suo letto, Hange richiuse delicatamente la porta e sentì il piccolo e tipico versetto del ruttino.
-Bravissimo, amore della mamma! - esclamò sollevandolo verso il viso e riempiendolo di baci.
Felice, il bimbo si mise la manina in bocca e sorrise.
-Vieni! Andiamo a giocare insieme a papà!
Hange entrò in camera e spostò un po' le tende per far filtrare un pochino i raggi del sole. Levi, girato a pancia in giù e con in cuscino tra le braccia, emise un verso di disappunto.
-Buongiorno papà! È ora di svegliarsi! - disse subito la donna, allegramente, sedendosi sul letto e porgendogli il figlio.
Levi aprì un occhio e davanti a lui c'era il piccolo e tondissimo viso del figlio che lo guardava incuriosito con i suoi occhietti luccicanti come le prime stelle che appaiono nel cielo. Erwin gli sorrise ed a Levi si sciolse il cuore, anche se l'espressione del suo viso non lasciava trasparire alcuna emozione, a parte gli occhi che iniziarono a brillare.
-Vieni qui! Prima che tua madre ti faccia vomitare tutto quello che hai mangiato!
Si mise seduto e afferrò il figlio, appoggiandolo poi sul suo petto e dandogli un bacio sulla testa. Felice, Erwin sollevò gli occhi verso la madre, che lo guardava con dolcezza, e si mise la manina in bocca con un sorrisetto furbo sulle labbra.
-Questa manina, te la mangio! - esclamò Hange, afferrandogliela e fingendolo di rimproverarlo.
-Un giorno di questi farò un giro per i negozi e vedere se c'è qualche giocattolo che possa mettere in bocca - disse Levi, sistemando con la punta delle dita i capellini scompigliati del figlio.
Erwin iniziò a emettere dei versetti e a scalciare, come se approvasse la cosa.
-Non ci avevo pensato...- rifletté la donna, tamburellando il dito sulla guancia.
-Tsk!
Levi sollevò Erwin verso il viso e lo guardò con dolcezza.
-Meno male che ci sono io, con te e tua madre! - disse dandogli un bacio sulla guancia.
Felice, Erwin sorrise e riprese a scalciare sotto lo sguardo indagatore del padre.
-Chissà se ce la fa a reggersi un po' da solo...
-Ma no...è ancora troppo piccolo...- gli disse Hange asciugando le labbra del figlio che ormai erano tutte sbavate di saliva, con il suo bavaglino.
Levi non l'ascoltò e stese Erwin sul letto, tra di loro, a pancia il su. Il piccolo sollevò le gambine verso il viso e forse, per la prima volta, vide i piedini visto che li scrutava con un misto di stupore e perplessità.
Hange, nel vedere quell'espressione buffa, rise di gusto.
-Dalla faccia, credo che abbia scoperto i piedini! - disse divertita mentre Levi guardava il figlio con dolcezza.
Intanto, Erwin era riuscito persino a mettersi il piedino in bocca ed a succhiarne le piccole dita. Poi, spazientito, iniziò ad emettere i suoi versetti e si ribaltò da un lato, per poi finire a pancia in giù. Hange sorrise intenerita e cercò di risistemarlo in una posizione poi comoda, ma Levi la fermò subito.
-No! Voglio vedere cosa fa... - disse sdraiandosi di lato, accanto al figlio.
Erwin era visibilmente impacciato ed iniziò a lamentarsi. Poi, piano piano, incoraggiato sia dalla madre che dal padre, iniziò a sollevarsi leggermente sulle braccia, anche se la testa gli dondolava ancora un po' in avanti. Sollevò per un attimo lo sguardo verso il padre e gli sorrise.
-Bravissimo! - gli sussurrò Levi, dandogli in bacio sulla schiena.
Hange era sempre al settimo cielo quando vedeva Levi interagire così dolcemente con il loro piccolo. Nel frattempo, Erwin perse l'equilibrio e ricadde giù, sprofondando il viso nel letto. Indispettito, emise dei piccoli lamenti e si rannicchiò un pochino su di sé, segno inequivocabile che indicava che stava facendo la cacca.
-Vedi? Te la sei cercata! Adesso lo cambi tu! - ridacchiò Hange dispettosamente, mentre Levi aveva un'espressione che trapelava noia e disgusto.
-Tsk! - replicò lui - Quante storie!
Si mise seduto sul bordo del letto e indossò i suoi vestiti, mentre Hange aveva preso Erwin tra le braccia.
-Adesso papà ti porterà a fare un bel bagnetto! - disse allegramente mentre giocava con le sue manine.
Quando finì di rivestirsi, Levi iniziò a frugare nel cassetto del comò, alla ricerca del pannolino pulito mentre Hange iniziò a sfilare la tutina al figlio. Poi le si avvicinò e prese il figlio tra le braccia, che stranamente iniziò a piangere come se non volesse staccarsi dalla madre.
-Tsk! Spero che tu non sia allergico all'acqua come tua madre! - borbottò al figlio, mentre si dirigeva verso l'uscita della camera.
-Levi! - esclamò Hange, fingendo di essere offesa - Io non sono allergica all'acqua! È solo che...alcune volte dimentico di lavarmi.
Frustrato da quella risposta, Levi sollevò gli occhi al cielo e incurante degli strilli del figlio si diresse verso il bagno. Prese una tinozza da uno degli armadietti e iniziò a riempirla d'acqua, saggiando in continuazione che questa non fosse troppo fredda e aggiungendo poi un po' di sapone: il tutto mentre Erwin continuava a piangere ed a scalciare come un disperato.
Sentendo quegli strilli, Eveline uscì fuori dalla camera per accertarsi cosa stesse succedendo e incrociò Hange che, per tranquillizzarla, le fece segno di fare silenzio. Da quando erano lì, quella era la prima volta che Levi faceva il bagnetto e cambiava il pannolino al figlio e quindi voleva, a modo suo, metterlo alla prova. La ragazza, un pó perplessa, scrolló le spalle e tornò subito nella sua camera, richiamata dal pianto di Klaus.
La tinozza ormai si era riempita e Levi riuscì a sfilare il pannolino al figlio, che continuava imperterrito a piangere e a muoversi come se volesse fuggire. Spazientito, Levi lo sollevò all'altezza del viso e lo guardò dritto negli occhi.
-Senti un po', cosino! Tu ed io dobbiamo rimanere senza tua madre per un po' di tempo, quindi cerca di collaborare altrimenti saranno guai grossi per te, siamo intesi? - sbottò cercando di essere il più serio e severo possibile.
Erwin spalancò per un istante i suoi occhietti gonfi di lacrime e smise di strillare, guardando il padre con le piccole labbra che ancora gli tremavano.
-Tsk! Accidenti! - esclamò Levi, fingendo si non essere per nulla impietosito dal suo faccino.
Poi, piano piano, immerse il bambino nell'acqua e nonostante lui continuava un pochino a lagnarsi, iniziò a lavarlo con cura e con estrema delicatezza.
-Vedi? Non è successo niente... - gli disse poi con dolcezza, baciandogli la morbidissima schiena - Che bravo, il mio bambino!
Orgogliosa del fatto che Levi se la stesse cavando egregiamente da solo, Hange pensò bene di andare a preparare la colazione.
Nel frattempo, rassicurato della voce calda e confortante del padre, Erwin smise di piangere ed iniziò a giocare con l'acqua, cercando di acciuffarla con le manine e ad emettere i suoi versetti allegri. Levi rimase piacevolmente sorpreso nello scoprire quanto fosse morbida la pelle del suo bambino quando era bagnata. Così, continuando a sostenerlo con il braccio, presa una spugnetta e gliela passò delicatamente lungo tutto il corpicino.
-Adesso sei tutto pulito! - sussurrò alla fine.
Soddisfatto, iniziò a guardarsi intorno per vedere dove fosse il telo per asciugarlo, ma non riuscì a trovarlo.
-Ehi, Hange! Dove diav...tsk...dove sono gli asciugamani? - disse con tono di voce non eccessivamente alto.
Hange lo sentì e ridacchiando gli portò subito un asciugamano pulito. Levi tolse Erwin dall'acqua e lo avvolse subito all'interno di esso.
-Hai fatto il bagnetto con papà? Si! Che bravo, amore della mamma! - disse Hange, baciando il figlio sul nasino.
-Vado a mettergli il pannolino pulito... - le disse Levi.
-Ho visto che l'hai lasciato in camera...questo sporco lo prendo io... - gli rispose lei, premurosamente con una leggera smorfia di disgusto sulle labbra.
Levi portò quindi Erwin in camera: lo stese sul letto ed iniziò ad asciugarlo dappertutto e a giocare con lui, facendogli il solletico sul pancino. Aveva visto Hange cambiargli il pannolino un sacco di volte per cui non fu un problema imitarne i gesti, anche se Erwin non smetteva mai di muoversi.
-Tsk! Tutto sua madre!
Si chinò su di lui e gli baciò il pancino, godendo il buon profumo che emanava la sua pelle. Felice, Erwin sorrise e si mise la manina in bocca. Dopo avergli messo una tutina pulita, Levi lo prese in braccio e insieme si diressero nel salotto, dove Hange stava allestendo la tavola per la colazione.
Dopo un po', si unì a loro anche Eveline assieme al suo Klaus e tutti insieme iniziarono a fare colazione.
-Devo comprare un altro seggiolone, per Erwin. Non può stare sempre così, in braccio - riflettè Levi, a voce alta, dopo aver mangiato un biscotto e abbassando lo sguardo verso il figlio, intento a mangiucchiare il bavaglino.
-Non sei costretto a tenerlo in braccio...puoi lasciarlo nella culla! - gli rispose Hange, come se nulla fosse.
Levi la fulminò con lo sguardo.
-Ah! Va bene, Levi! Va bene! Non sia mai che nostro figlio rimanga da solo per un istante! - rise la donna, istericamente.
-Non dico questo, ma quando è sveglio vorrei che stesse con noi, senza tenerlo costantemente in braccio! - le spiegò lui, omettendo le parole "razza di stupida Quattrocchi".
-Credo che sia un'ottima idea! - esclamò Eveline con entusiasmo - Sono sempre stata presa da così tante cose da fare, che non ci avevo mai pensato. Sicuramente sarà utile per gestire entrambi i bambini.
La ragazza spezzò un biscotto e ne diede un pezzo a Klaus, seduto sul suo seggiolone, che aveva iniziato a lamentarsi perché troppo incuriosito di assaggiare ciò che stava mangiando la madre.
La mattinata trascorse così, con Levi che si dedicò alle pulizie, Eveline alla cucina ed Hange ai bambini, fino a quando questi non presero sonno e quindi li portò a dormire insieme, sul lettone.

-Ehi, Hange! Tra poco è ora!
Mentre era intenta a leggere degli appunti nel suo studio, per lei, le parole di Levi furono come una stretta improvvisa al cuore. Anche se lui stava rimanendo a Trost, assieme al figlio, per lei era sempre penoso separarsi da entrambi. Il giorno prima aveva già preparato il bagaglio e l'aveva lasciato nel suo alloggio al Quartier Generale, per cui spese i pochi minuti che le restavano ad indossare il dispositivo di manovra tridimensionale ed a contemplare Erwin che dormiva ancora rannicchiato a Klaus. Anche se cercava tutte le volte di essere forte, all'ultimo istante si rendeva sempre conto che aveva paura che quella fosse l'ultima volta che avrebbe visto il suo bambino e, come tutte le volte, gli occhi le si riempirono di lacrime, come se le stessero strappando l'anima. Levi le si avvicinò e cercò di consolarla, accarezzandole il viso. Hange chiuse gli occhi e una grossa lacrima scivolò lungo la guancia.
-Sarete sempre nei miei pensieri... - gli sussurrò afferrandogli la mano.
-Lo so...ma non piangere...ci rivedremo presto...- le disse Levi, con voce calma e rassicurante, allungando l'altra mano verso il suo viso.
Hange gli sorrise dolcemente e si chinò per baciarlo e godere per alcuni minuti del suo forte e terapeutico abbraccio che gli infondeva sempre tanto coraggio.
Non appena arrivarono al Quartier Generale, il Comandante Pixis aveva già fatto preparare i suoi uomini e i cavalli nel cortile antistante l'edificio.
-Hai preso tutto quello che ti serve? - domandò l'anziano Comandante ad Hange.
-Si! - rispose lei, con sicurezza - Durante il viaggio, l'unica cosa che ci serve è solamente molta acqua. Il resto l'avevo già lasciato lì, nella mia tenda.
-Perfetto! Allora non manca nulla! - esclamò lui, massaggiandosi i baffi.
Hange si avvicinò al suo cavallo ed iniziò ad assicurare il suo zainetto alla sella e a dare un'ultima occhiata sia alle redini che alle staffe. Poi infilò il piede in una di esse e, a fatica, montò su in sella. Lanciò un'occhiata frustrata a Levi, che la guardava impassibile ma dentro se la ridacchiava dispettosamente.
-Bene! Allora, signori! Proteggete il Comandante Hange e cercate di arrivare al più presto al Campo Base! - disse il Comandante Pixis, con sicurezza, ai due uomini che avrebbero viaggiato assieme a lei.
-Agli ordini, Comandante! - risposero a coro, portando il pugno sul cuore.
Intanto che i due uomini montavano in sella, Levi si avvicinò al cavallo di Hange e le sistemò il piede nella staffa.
-Così va meglio...- le disse a mó di rimprovero ma era solo un piccolo stratagemma per toccarla un'ultima volta.
Hange gli sorrise e, senza dirsi più nulla, si guardarono per alcuni istanti.
Poi trasse un profondo respiro e diede un colpo deciso ai fianchi del cavallo, che partì al trotto.
Con il cuore in gola, Levi seguì con lo sguardo il trio che si allontanava sempre di più, per raggiungere la Porta Principale della città. La sue mente fu invasa da un milione di pensieri, quando fu ricondotto alla realtà dalla voce del Comandate Pixis.
-Capitano Levi!
-Si? - gli rispose lui, voltandosi.
L'anziano Comandate lo guardava con fermezza, ma con un sorriso sereno sulle labbra.
-Vieni con me...ho qualche cosa da farti vedere... - continuò, voltandosi poi verso l'ingresso del Quartier Generale e dirigendosi all'interno dell'edificio.
Levi, del tutto ignaro di ciò di cui l'anziano Comandante si stava riferendo, abbassò lo sguardo e sospirò, per poi seguirlo come lui gli aveva chiesto.

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