Verso La Salvezza

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A causa della vista annebbiata, Eveline non riuscì a riconoscere il viso della persona che l'aveva salvata da quel crudele e ingiusto destino.
-Mamma! Mamma!
-Zia!
Tuttavia, riuscì a sentire chiaramente le voci dei bambini che, con ancora i volti rigati dalle lacrime, si fiondarono sul letto e la abbracciarono, cosa che le fece emettere un verso di dolore.
-Fate piano, bambini, così le fate male!
Nonostante la sofferenza, sulle labbra della ragazza apparve un sorriso di sollievo. Se non fosse che sentiva dolore dappertutto, come se le avessero spezzato tutte le ossa, avrebbe pensato che fosse morta. Ma fortunatamente era ancora viva e riusciva a udire chiaramente le vocine dei suoi bambini che piangevano per lo scampato pericolo.
-Restate qui...non vi muovete! Vado a prendere dell'acqua.
-Non lasciarci, ti prego! Non lasciarci! - singhiozzò Klaus, scendendo dal letto.
-Non temere, io non vi lascerò!
Dal tono fermo e rassicurante, Eveline riuscì a capire che si trattava di un uomo. Pensò che forse era uno dei gendarmi che, in perlustrazione, aveva udito le loro grida disperate di aiuto ed era accorso in loro soccorso.
Anche Erwin scese dal letto e le afferrò la mano ancora tremante, portandosela sulla guancia. Mentre osservava il suo bel viso, livido e sporco di sangue, gli si strinse il cuoricino per la paura e riprese a piangere.
-Non morire, zia! Non morire! - singhiozzò.
-Stai tranquillo...non morirà...adesso ci penso io!
Eveline udì ancora quella voce, così calda e rasserenante; poi avvertì una sensazione di umido e frescura sul viso, unito al bruciore provocato dalle ferite. Strinse i denti per il dolore e cercò di scansarsi per cercare di evitare ciò che le sembrava una tremenda tortura. Eppure, quei gesti erano così sicuri ma al tempo stesso così delicati e rispettosi e man mano che le veniva rimosso il sangue dagli occhi, riconobbe finalmente il volto di colui che li aveva salvati.
-Do...dottor Mann...- balbettò.
Dai suoi sofferenti occhi verdi iniziarono ad uscire delle lacrime di gioia.
-Shhhh...non fare sforzi...è tutto finito, Eveline...è tutto finito... - le disse l'uomo mentre ripuliva il panno nella bacinella che aveva posato sul comò.
Il dottor Mann si sedette a bordo letto e riprese a pulirle il viso, sempre con estrema delicatezza, mentre lei lo guardava con le lacrime che continuavano a fuoriuscire ininterrottamente. Le tolse una ciocca di capelli dalla fronte e le asciugò gli occhi, guardandola in modo rassicurante.
-Adesso, probabilmente, sentirai molto dolore - le disse senza distogliere il suo intenso sguardo da lei.
Eveline annuì e l'uomo iniziò a toccarle il torace in più punti quando, ad un certo punto, la ragazza emanò un urlo di dolore. Intimoriti i bambini si avvicinarono per capire cosa era successo.
-Hai sicuramente delle costole rotte - sospirò il medico, affranto - Ti fa male quando respiri?
La ragazza fece cenno di sì con il capo.
-Ho...tanto male...sulla faccia...- aggiunse.
-Questo perché hai molte ferite su tutto il viso...ma, per fortuna, il naso non è rotto...e, da quello che vedo, i denti sono al loro posto.
Eveline emanò un sospiro di sollievo; poi voltò il viso e, tossendo, sputò del sangue sulle lenzuola. I bambini emisero un verso di spavento.
-Tranquilli, bambini! È più forte di quanto sembri... - disse loro il medico mentre la copriva con il lenzuolo dell'altro lettino - Si rimetterà presto!
Mentre guardava Eveline, ad Erwin balenò in mente che quegli uomini gli avevano rubato il suo anello.
-L'anello... - sussurrò.
-Come? - gli chiese il dottor Mann.
-L'anello della mia mamma! Uno di quegli uomini cattivi me l'ha portato via! - esclamò Erwin con gli occhi gonfi di lacrime mentre gli tirava la manica della camicia - Devi trovarlo! Ti prego!
Il dottor Mann, intenerito da quegli occhietti imploranti, si mise in piedi e gli sorrise cercando di tranquillizzarlo.
-Non ti preoccupare, adesso vado a cercarlo. Ma voi restate qui dentro e non muovetevi per nessuna ragione!
Erwin annuì e si asciugò gli occhi con la manica del pigiama, tornando poi a stringere la mano di Eveline assieme a Klaus. Mentre le guardava il viso martoriato a causa delle botte, non riusciva a spiegarsi perché un essere umano potesse fare così tanto male ad un'altra persona. Eveline, per lui, era come una seconda mamma e vederla in quello stato fu uno spettacolo così orribile che lo avrebbe segnato per sempre.
-Non ti preoccupare...la mamma è tanto forte... - gli disse Klaus mentre le accarezzava la mano, cercando di esserlo lui stesso per lei.
Erwin abbassò lo sguardo e pensò che avrebbe voluto tanto la sua, di mamma, a consolarlo per quanto era accaduto; per quanto era stato costretto a vivere. Avrebbe voluto affondare il viso nel suo petto, sentire le sue mani che gli accarezzavano i capelli e le guance e sentire la sua dolce voce che lo rassicurava dicendogli che era stato solo un terribile incubo. Ma la sua mamma era lontana e, da quello che aveva capito, in grave pericolo.
-Ti prego...papà...salva la mamma! - sussurrò tra sé, in una inconscia preghiera.
Nel frattempo che i bambini vigilavano su Eveline, il dottor Mann si recò fuori dall'abitazione. Corse a riprendere il suo cavallo, che aveva lasciato nascosto a qualche metro lontano da casa e poi lo assicurò alla staccionata dell'abitazione. Gli diede una carezza sul muso e poi andò verso il carro dei malviventi, che era stato messo in mezzo alla strada come se nulla fosse. Abbassò lo sguardo e a terra, riversi nel loro sangue, giacevano due dei quattro uomini che aveva ucciso senza alcun indugio. Si guardò intorno e si accorse che, stranamente, nessuno dalle abitazioni circostanti si era mosso per capire cosa fosse accaduto, come se tutti fossero svaniti nel nulla; come se quel silenzio tombale fosse stato comprato con qualche moneta d'oro. Trasse un profondo respiro e ringraziò il cielo di essere giunto in tempo per salvare sia i bambini che Eveline. Per fortuna si trovava ancora a Trost quando lesse la notizia del colpo di Stato da parte degli Jaegeristi e il suo sesto senso gli aveva suggerito di non fare ritorno a Stohess e di restare lì a proteggere la famiglia di Hange e di Levi. Non voleva nemmeno immaginare cosa sarebbe potuto accadere se non fosse arrivato in tempo.
Si guardò nuovamente intorno e iniziò a frugare nelle tasche degli indumenti dei cadaveri: se davvero uno di loro aveva rubato l'anello al bambino, poteva trovarsi solo all'interno di esse. Ma nulla. L'anello non era lì.
Spostò il carro dalla strada, posizionandolo in una stradina limitrofa e liberò i cavalli. Rientrò in casa e si avvicinò al corpo dell'altro uomo che aveva ucciso, mozzandogli la testa con un colpo solo della sua spada. Lo afferrò per le ascelle e lo trascinò verso la parete, dove aveva messo anche quello dell'uomo che stava per violentare Eveline. Poi recuperò la testa, gettandola accanto come se fosse un sacco della spazzatura. Iniziò a frugare nelle tasche e finalmente ritrovò la catenina assieme all'anello che Erwin gli aveva supplicato di ritrovare. Rammentò che glielo aveva visto al collo durante l'ultima visita e osservò il lato interno, trovandoci inciso il nome di Levi e una data. Era un senza dubbio l'anello nuziale di Hange, notò con stupore.
-E tu chi diavolo sei? - gli ringhiò dalle spalle una voce maschile.
Subito dopo, udì l'inconfondibile suono meccanico del grilletto di una pistola.
-Solleva le mani in alto e alzati! Lentamente!
Il dottor Mann, come calma e freddezza, fece come gli era stato ordinato.
-E adesso voltati! - gli disse nuovamente l'uomo e lui lo fece, guardandolo dritto negli occhi senza alcun cenno di paura.
Osservando i suoi indumenti, il dottor Mann capì che si trattava di un altro uomo di quella banda di malviventi.
-Sospettavo che c'era qualcosa che non andava - gli disse il tizio continuando a puntargli la pistola contro - Ci stavano mettendo troppo tempo ad arrivare!
A quelle parole, il dottor Mann ebbe la conferma che si trattava di uno di loro e che aveva ricevuto il compito di fare da palo.
-Allora, bastardo, si può sapere chi diavolo sei? Perché sei tutto sporco di sangue? - gli urlò l'uomo.
Sentendo provenire altre grida dal salotto, Erwin e Klaus si abbracciarono, cercando di non emettere alcun suono.
-Che...che sta succedendo? - si lamentò Eveline con un filo di voce.
-Silenzio, mamma! - le sussurrò Klaus, stringendole subito la mano.
Eveline trasse un profondo respiro e chiuse gli occhi: il dolore era troppo forte per pensare a ciò che stava accadendo.
Il dottor Mann stava pensando ad un modo per sbarazzarsi di quell'uomo ma, come un idiota, era stato colto di sorpresa e, soprattutto, aveva lasciato la sua spada, l'arma con cui aveva ucciso tutti quegli uomini, nella camera dei bambini .
-Allora, oltre che muto sei anche sordo? - urlò nuovamente il malvivente.
A quel punto, il dottor Mann pensò che sarebbe stato meglio guadagnare tempo.
-Ero di passaggio. Ho sentito da lontano delle urla e sono entrato in casa...ma li ho trovati già tutti morti - rispose continuando a tenere le mani in alto e continuando a stringere la catena dell'anello che gli pendeva dalla mano.
-Che cosa hai in mano?
-Sono solo un ladro...non ho trovato nulla di valore a parte questo anello...per questo, i miei abiti si sono sporcati...
-Non hai l'aria di uno sporco ladro...sembri piuttosto uno di quei damerini della capitale! - lo derise il malvivente.
A quel punto, si udì il suono della flebile tosse di Eveline ma il dottor Mann rimase impassibile e immobile come una statua di marmo.
-Chi è stato? Allora hai mentito! Adesso ti ammazzerò come un cane!
Il dottor Mann chiuse istintivamente gli occhi e partì il colpo d'arma da fuoco.
Quando riaprì gli occhi, l'uomo era riverso per terra e si ritrovò davanti il signor Flegel, ansimante e che stringeva una pistola fumante.
-Per fortuna sono arrivato in tempo! - esclamò con il fiato in gola.
-Già... - gli rispose il dottor Mann, guardandolo con durezza, mentre estraeva un fazzoletto dalla tasca del panciotto per pulirsi dal sangue che gli era schizzato sul viso.
-Franz, non fissarmi con quello sguardo accusatorio! Appena ho saputo cosa avevano in mente di fare quei bastardi, sono corso subito qui - spiegò Flegel, inserendo la pistola nel suo fodero, alla cintura - Eveline e i bambini, dove sono?
-Sono in camera. I bambini sono spaventati ma stanno bene mentre Eveline è ridotta male. I tuoi uomini l'hanno picchiata e se non fossi arrivato io l'avrebbero persino violentata! - gli rispose il dottor Mann con apparente calma.
Flegel avvertì come un profondo senso di vuoto alle gambe e impallidì repentinamente.
-No...non è possibile... - balbettò incredulo.
-Vai pure a vedere con i tuoi occhi! - continuò il medico, con stizza - Se tu avessi pagato di più i tuoi uomini, questo non sarebbe accaduto!
Flegel lo guardò con occhi sbarrati e corse poi nella stanza dei bambini che, spaventati, iniziarono ad urlare.
-Tranquilli, bambini, tranquilli! Sono io, zio Flegel! - disse loro cercando di tranquillizzarli.
I bambini lo riconobbero e smisero di strillare, continuando però a guardarlo con timore. Flegel si avvicinò al letto e vide la povera Eveline, con il volto sfregiato e i bei capelli biondi sporchi di sangue. A quella vista straziante, gli occhi gli si riempirono di lacrime: Eveline era sempre stata tanto dolce e gentile nei suoi confronti e mai, mai avrebbe pensato che qualcuno avesse potuto avere il coraggio di ridurla in quello stato.
Eveline tossì e riaprì gli occhi.
-Signor...Signor Flegel... - mormorò riconoscendo il suo volto.
-Oh, Eveline! Mi dispiace! Mi dispiace tanto! - le disse l'uomo esplodendo a piangere, inginocchiandosi e afferrandole la mano.
-Io lo so...che tu...tu non...
-Risparmia le forze! Ce la farai, Eveline! Il dottor Mann ti curerà!
Sulle labbra ferite della ragazza apparve un lieve sorriso e annuì.
Intanto, il dottor Mann era entrato nella stanza e si mise alle spalle dei bambini che guardavano quella scena stringendosi la mano.
-Erwin! - disse.
Il bambino sollevò il capo e lo guardò.
-È questo il tuo anello? - gli domandò mostrandoglielo.
Il bambino spalancò i suoi grandi occhi azzurri.
-L'anello della mamma! - esclamò piangendo per il sollievo.
Il dottor Mann si inginocchiò e glielo mise tra le manine.
-Grazie! Grazie! - esplose il bimbo, avvinghiandosi al suo collo.
Il dottor Mann sorrise intenerito e si rimise in piedi, reggendolo con un solo braccio. Con la mano libera, gli accarezzo la guancia e cercò di asciugargli le lacrime.
-Lo so che sei ancora piccolo...ma devi essere forte e coraggioso - gli disse con tono tranquillo ma incoraggiante - Vedrai che i tuoi genitori torneranno...ma devi essere forte! Forte come la tua mamma ma soprattutto come il tuo papà. Anche se sei solo un bambino, sei pur sempre un Ackerman.
Erwin lo guardò con espressione confusa e l'uomo sogghignò.
-Tranquillo, un giorno, forse, capirai...ma devi comunque essere coraggioso...me lo prometti?
Erwin lo guardò ancora e poi annuì con determinazione mentre continuava a stringere l'anello tra le mani.
Il dottor Mann sorrise e poi abbassò lo sguardo verso Klaus, che li guardava dal basso verso l'alto.
-Vale anche per te, giovanotto! - disse sorridendogli e scompigliandogli i riccioli biondi.
Klaus sorrise e arrossì, afferrandogli i pantaloni.
Intanto, Flegel trasse un profondo respiro, si asciugò le lacrime e si sollevò, voltandosi verso il dottor Mann e i bambini.
-Dobbiamo portarli via da qui! Subito! - gli disse con sorprendente determinazione.
-Tutto il Regno è nel caos! - gli rispose il dottor Mann, posando per terra Erwin - Portarli a Stohess, a casa mia, sarebbe troppo pericoloso.
-La Città Sotterranea! - propose Flegel - Li potrebbero...
-La Città Sotterranea è un covo per malviventi e disperati! Non li porterei lì neanche se fosse l'unica soluzione! - rispose il dottor Mann, incrociando le braccia.
-La casa di Hange...in campagna...- suggerì Eveline con la sua flebile voce.
-Bravissima, Eveline! - esclamò Flegel voltandosi verso di lei - Vi porteremo lì! Conosco la strada! Vado a prendere la mia carrozza!
Eveline sorrise e lo guardò con gratitudine.
-Mi serve la mia borsa medica - disse il dottor Mann - L'ho lasciata in albergo.
-Tu prepara le loro valigie con lo stretto necessario! - gli disse Flegel - Dimmi ciò che ti serve e te lo procurerò!
Il medico annuì e iniziò a frugare nei cassetti dei mobili del salotto per trovare una penna e un foglio, iniziando a scrivere con chiarezza un elenco di farmaci e altri materiali per poter curare Eveline. Flegel prese la lista e la lesse.
-Ho tutto quanto! - disse.
Il dottor Mann si sentì tirare il pantalone: era Erwin.
-La mia mamma ha delle medicine in un cassetto della camera -gli disse.
Il dottor Mann sorrise.
-Fammi vedere!
Il piccolo lo portò in camera dei genitori e gli indicò un cassetto, posto in alto sulla libreria, dove Hange aveva messo una scatola per non farla prendere ai bambini. Il dottor Mann la prese e vide che conteneva delle boccette in vetro, sigillate con dei tappi in sughero ed etichettate. L'uomo realizzò che si trattava dei farmaci che le aveva mandato qualche mese fa, prima che tornasse da Marley.
-È quello che cercavi? - gli domandò Erwin.
-Si. Grazie, Erwin. Sei davvero un bravo bambino - gli rispose l'uomo, accarezzandogli la testa - Adesso però, devi fare un'altra cosa per me: devi dirmi dove tu e Klaus tenete i vostri vestiti. Dobbiamo andare via da qui e dobbiamo portare via le cose più importanti.
Erwin lo guardò con gli occhi spalancati e, al pensiero di abbandonare la sua casa, gli si riempirono di lacrime.
-Ma io...io non voglio andare via! - disse con le labbra tremanti, continuando a stringere l'anello della madre - La mia mamma e il mio papà piangeranno se non ci trovano qui.
Il dottor Mann posò la scatola sulla scrivania di Hange e si chinò sulle ginocchia, guardandolo con dolcezza.
-Non ti preoccupare per la tua mamma e il tuo papà. Loro sanno dove stiamo andando e ci raggiungeranno lì - gli disse accarezzandogli il viso con entrambe le mani.
Erwin annuì e si strofinò il naso con la manina.
-Forza, adesso puliamo questo nasino colante - gli disse tirando un fazzoletto dalla tasca del pantalone e pulendogli il viso.
Erwin gli sorrise e poi guardò l'anello, notando finalmente che la catenina era rotta.
-Potresti tenerlo tu per me? Questa si è rotta e non voglio perderlo - gli disse porgendogli l'anello.
L'uomo sorrise e lo infilò in una tasca interna del panciotto.
-La sistemerò non appena saremo al sicuro, non temere.
Dopo ciò, mentre Eveline riposava ed Erwin e Klaus facevano un rapidissimo bagnetto, il dottor Mann iniziò a frugare nei cassetti della camera di Eveline e dei bambini, riempiendo delle valigie con gli indumenti necessari. Al resto, ci avrebbe pensato in seguito. Poi, come farebbe un padre premuroso, aiutò i bambini a rivestirsi con degli abiti puliti. Ora toccava ad Eveline, il cui abito era sporco di sangue.
-Eveline, dobbiamo togliere questi vestito! - le disse seduto a bordo letto e con degli abiti puliti posati sulle gambe.
Eveline annuì e, aiutata dall'uomo, si mise seduta mentre il suo viso esprimeva tutto il dolore che provava.
-Lo so...- le sussurrò lui mortificato nel vederla soffrire in quel modo.
Così, con estrema delicatezza e assoluta professionalità, la rivestì da cima a fondo, avvolgendola poi in una coperta.
-Grazie - sorrise Eveline, per nulla imbarazzata.
-Dovere!
I bambini fecero irruzione nella stanza.
-Dottor Mann! Dottor Mann! Possiamo portare questi? - chiese Klaus che teneva tra le braccia dei giocattoli.
L'uomo sospirò: in fondo erano solo dei bambini, troppo piccoli per capire il concetto di "stretto necessario" ma non volle negare del tutto quel piccolo e innocente desiderio.
-Potete portare solo quelli a cui tenete di più...il resto lo verremo a riprendere, non temete! - rispose loro per non angisciarli di più.
A quel punto, Erwin corse a prendere il suo coniglietto di pezza e l'album delle fotografie: erano queste le cose più preziose di cui non poteva fare a meno e dalle quale non si sarebbe separato per niente al mondo.
Dopo pochi minuti, giunse il signor Flegel con la carrozza che aveva promesso. Aiutato dal dottor Mann, mentre i bambini erano in camera con Eveline, sempre distesa sul letto, assicurarono le valige al portabagagli.
-Nella cabina, nella cassa sotto i sedili, ho messo cibo e acqua...dovrebbe bastare per il viaggio - disse Flegel mentre si asciugava la fronte con un fazzoletto.
-Quanto è distante l'abitazione? - gli domandò il dottor Mann mentre sistemava il suo cavallo in modo che potesse seguirli dietro la carrozza.
-Massimo un giorno, se non perdiamo molto tempo - gli rispose l'uomo - Arrivati lì penseremo al resto ma almeno saranno al sicuro. Conosco quel posto: è abbastanza lontano da Stohess ma vicino a dei piccoli paesi dove poter prendere il cibo. Ti ho portato dei vestiti puliti...non puoi andare in giro così...sembra che hai scannato dei maiali!
Il dottor Mann sogghignò.
-In effetti...è proprio quello che ho fatto - disse - Comunque, volevo scusarmi per ciò che ti ho detto poco fa...ero solo...
Flegel non disse nulla: gli posò una mano sulla spalla e si scambiarono uno sguardo incoraggiante. Poi entrarono in casa e il dottor Mann si cambiò i vestiti. Prese l'anello di Erwin e lo mise al sicuro, all'interno della tasca del panciotto pulito. Infine portarono i bambini all'interno della carrozza. I piccoli si sedettero accanto, senza lasciarsi per un solo attimo e stringendo al petto i loro pupazzetti del cuore. Erwin abbracciò il suo coniglietto.
-Non ti preoccupare! Torneremo presto a casa! - disse accarezzandolo con dolcezza, con la sua inconfondibile esse sifula.
Il dottor Mann sorrise intenerito e posò su di loro una coperta.
-Siete al sicuro, bambini! - disse loro - Nessuno vi farà più del male...adesso, restate qui! Vado a prendere Eveline.
Intanto che il signor Flegel spegneva tutte le lampade, il dottor Mann fece bere ad Eveline un farmaco che le avrebbe alleviato il dolore durante il viaggio. Quando la sollevò tra le braccia, lei emise un verso di dolore ma, purtroppo, non poteva fare altrimenti. Continuando a tenerla in braccio, entrò nella carrozza e si sedette sul lato libero, posizionandola in modo che potesse stare il più distesa possibile: il ché significava che, in parte, doveva stare su di lui. Mentre la ragazza, con espressione dolorante, posava il viso sul suo petto, il signor Flegel si affacciò in cabina e gli passò la spada.
-Tieni! L'avevi lasciata in casa! - gli disse con espressione annoiata.
Il dottor Mann lo guardò con riconoscenza e la afferrò, posandola in piedi, accanto a lui,
-Grazie...me ne ero totalmente dimenticato!
-Certo, certo! - gli rispose il signor Flegel con una leggera nota di sarcasmo poco prima di chiudere la porta della cabina.
Il dottor Mann sbuffò scuotendo la testa e poi guardò i bambini, seduti di fronte a lui.
-State tranquilli, adesso andremo in un posto sicuro - disse poco prima che la carrozza iniziasse a muoversi.
-Io lo so dove stiamo andando - disse Erwin, stringendo a sé il suo coniglietto - La mamma mi ha detto che io sono nato in quella casa.
-Bravo...tesoro...- sussurrò Eveline, ancora dolorante - Bambini...cercate di dormire...il viaggiò...sarà lungo...
Ora che la carrozza iniziava a correre spedita, i bambini si sdraiarono sul sedile e Klaus sistemò la copertina. Eveline si addormentò subito, sicuramente grazie all'effetto della medicina mentre il dottor Mann guardava fuori dal finestrino, come per vigilare.
Prima di chiudere gli occhi, Erwin ringraziò il piccolo drago per aver ascoltato la sua supplica. Non appena avrebbe rivisto il suo papà, glielo avrebbe raccontato subito. Poi, incuriosito, grazie alla luce della luna piena che filtrava all'interno dell'abitacolo, osservò quella singolare spada nera che il medico continuava a stringere con la mano sinistra. Una spada, sul cui fodero era inciso uno strano simbolo bianco, composto da un cerchio al cui interno erano incrociate tre lame in modo da formare in triangolo.

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