Un Fulmine A Ciel Sereno

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Il giorno seguente, come aveva promesso, Levi aiutò Hange a sistemare ed a collaudare le attrezzature Anti-Uomo ed erano andati al Poligono di Tiro, per poter lavorare tranquillamente e in sicurezza anche con le armi.
-Ecco...così! - esclamò Hange mentre gli assicurava l'ultima cinghia dietro la schiena - Così dovrebbe essere apposto. Allora...come ti senti?
Levi fece qualche passo in avanti, ed iniziò a roteare le braccia e a piegarsi un po' sulle ginocchia.
-Appesantito! - rispose - Avverto troppo peso in avanti, sul petto.
Hange lo osservò pensierosa per qualche secondo, tamburellando l'indice sulla guancia.
-Adesso provo ad agganciarti il dispositivo di manovra tridimensionale - gli disse sollevando quindi il grande apparecchio.
Levi le diede le spalle e infilò le cinghie del dispositivo come se fosse uno zaino, assicurando poi le altre alla grande cintura che aveva alla vita mentre lei sistemava tutto dietro alla schiena.
-Ora, come ti senti? - gli domandò non appena ebbe finito.
-Meno sbilanciato in avanti, ma sempre appesantito...quei bastardi maledetti erano davvero forti! - le rispose Levi.
Levi sapeva benissimo di essere molto forte e muscoloso, ma dovevano testare quell'attrezzatura in modo che potesse essere utilizzata da tutti i membri della Squadra di Ricerca, anche per quelli fisicamente meno forti.
-Dovrò trovare un modo per alleggerire tutto questo materiale...chissà se, assottigliando un pochino le piastre di metallo, si potrebbe ottenere lo stesso effetto... - ragionò Hange, mentre caricava una delle pistole con il proiettile.
Su un bersaglio, poco lontano da loro, aveva sistemato una delle corazze, in modo da testarne la resistenza ai proiettili. Prese la mira e con la sua infallibile precisione la colpì in pieno proprio nella parte che dovrebbe proteggere il cuore. Non appena la nube causata dall'esplosione iniziò a diradarsi, entrambi si avvicinarono e notarono con stupore che sulla corazza era presente solo una grossa ammaccatura e che quindi non c'era stata alcuna perforazione.
-Accidenti! È davvero resistente! - esclamò Hange, sorpresa, sistemandosi gli occhiali protettivi con la punta delle dita.
-Considerato che i proiettili di queste pistole di merda ti spappolano la testa in mille pezzi come un melone, direi di si - commentò Levi, con la sua solita espressione annoiata.
Hange passò le dita sulla piastra metallica, farfugliando tra sé qualcosa di incomprensibile. Poi la sua espressione si illuminò, come se le fosse balenata nella mente un'idea geniale e iniziò quindi a ridacchiare sadicamente.
-Puoi anche scordartelo! - esclamò subito Levi, incrociando le braccia e guardandola con espressione minacciosa, avendo intuito cosa stesse pensando.
-Ma se non ti ho chiesto nulla! - replicò Hange.
-Scommetto che vuoi usarmi come cavia per qualche tuo dannatissimo test!
-Avanti, Levi! Se sul bersaglio non è successo nulla, non accadrà nulla anche su di te! - gli implorò la donna, unendo le mani a preghiera e facendogli gli occhi dolci, per tentare di dissuaderlo.
-Tu sei pazza! Non ci penso minimamente a farti da cavia! - ribatté Levi, guardandola con fermezza.
-Avanti, so che sei curioso anche tu, ammettilo!
-Neanche per sogno! Fallo tu, se hai coraggio!
Hange sbuffò annoiata e si diresse ad indossare una delle corazze per il petto. Poi, a passo svelto e pesante, ritornò verso di lui e gli piantò bruscamente la pistola appena caricata sul petto.
-Forza! Fai cinquanta passi indietro e poi spara! - lo sfidò con intraprendenza, dirigendosi poi accanto al bersaglio.
Levi la guardò con espressione indecifrabile.
-Tu sei davvero pazza! - le disse poi con perplessità.
-Lo so, quindi datti una mossa e spara! Non voglio restare qui tutto il giorno! - gli disse Hange, un po' infastidita, con le mani poggiate sui fianchi.
Levi guardò la canna della pistola ed emise un verso di esasperazione.
-Poi non venire a piangere da me...- brontolò, voltandosi ed iniziando a indietreggiare lentamente.
-Ti ricordo che devi mirare alla corazza e non alla mia testa! - lo prese in giro la donna, portando una mano al lato alla bocca, per farsi sentire di più.
-Non mi tentare! - le rispose Levi ad alta voce, puntando la pistola verso il cielo.
Hange ridacchiò divertita e carica di adrenalina per l'esperimento che stava per collaudare su sé stessa. La sua espressione sadica era quella che aveva tutte le volte quando effettuava qualche test di cui già sapeva che il risultato sarebbe stato quello che lei sperava.
Al cinquantesimo passo, Levi si voltò e sbuffò frustrato.
-Tsk! Dannata Quattrocchi!
-Smettila di brontolare e muoviti! - gli urlò Hange, aprendo le braccia a mezz'aria.
-Quando finirò con questa pagliacciata, la ucciderò! - borbottò ancora tra sé, esasperato, mentre le puntava la pistola contro tenendola stretta con entrambe le mani.
Continuando a tenere le braccia spalancate per esporre meglio il petto, Hange voltò il capo e chiuse fortemente gli occhi: si fidava ciecamente della mira di Levi ma aveva lo stesso il cuore in gola per l'urto che avrebbe subìto. Levi, la cui espressione lasciava trasparire soltanto noia e disappunto, era pronto: prese la mira e puntò proprio al centro della corazza indossata dalla donna. Trasse un profondo respiro e portò l'indice al grilletto, esercitando una lievissima pressione su di esso. Prima di premerlo per davvero, fu fermato da un soldato della sezione logistica che cavalcava a rotta di collo verso di loro, urlando a squarcia gola e agitando il braccio in aria.
-Comandante Hange! Comandante Hange!
Sentendo urlare il suo nome, Hange riaprì gli occhi e guardò nella direzione da cui proveniva quella voce. Riconobbe il soldato e, sbuffando annoiata per essere stata interrotta proprio nel momento cruciale, lo raggiuse a passo svelto. Il ragazzo smontò poi da cavallo e si avvicinò a lei, che era stata raggiunta anche da Levi. Si mise sull'attenti e salutò portando il pugno al cuore.
-Comandante Hange, mi manda il Comandante Pixis. È giunto un dispaccio urgente dal Campo Base indirizzato proprio a Lei! - disse il ragazzo, con fermezza, allungando una lettera alla donna.
Hange e Levi si scambiarono una rapida occhiata.
-Grazie! - rispose la donna un po' perplessa - Puoi andare!
Il ragazzo salutò militarmente e poi rimontò in sella al suo cavallo, lasciandoli da soli. Hange guardò di nuovo Levi, con una leggera nota di preoccupazione: aprì la busta e poi la lettera, posizionandola in modo che potesse leggerla anche lui.
-Questa è la scrittura di Armin! - esclamò Hange con sorpresa, riconoscendola.
-Dice che...
-Che devo rientrare al Campo Base... - concluse infine la donna, non riuscendo a credere a ciò che aveva appena letto.
Armin le aveva scritto di rientrare al Campo Base perché c'erano stati dei risvolti sorprendenti con i Volontari Antimarleiani e quindi serviva urgentemente la sua presenza per poter prendere delle decisioni. Levi le sfilò la lettera dalle mani e la rilesse ancora, incredulo e con un enorme nodo alla gola. Se si fosse prestato a ricevere in pieno petto il proiettile di quella pistola, forse gli avrebbe fatto meno male perché quella lettera li aveva bruscamente riportati alla realtà e ai loro doveri di soldati.
-Tsk! Merda!
Hange sospirò, affranta.
-C'era da aspettarselo! In fondo sapevamo che prima o poi sarebbe finita - disse mentre si sfilava la corazza dal petto.
-Ma...non è trascorsa nemmeno una settimana! Casa diavolo può essere successo? - le chiese Levi, continuando a leggere e a rileggere la breve lettera
-Non lo so...non credo che ci siano stati altri sbarchi di nemici altrimenti lo avremo saputo subito...deve esserci dell'altro...- rifletté lei, a voce alta, passandosi il braccio sulla fronte per asciugarsi il sudore.
-Mi auguro soltanto che quel moccioso di Eren non ne abbia combinata una delle sue!
-No...non credo! Se fosse successo qualcosa ad Eren lo avrebbe scritto chiaramente...
Profondamente scosso, Levi non le rispose: in cuor suo era consapevole che prima o poi sarebbero dovuti tornare al Campo Base, ma gli sembrava troppo presto e per questo provava rabbia e frustrazione. Quei pochi giorni che erano stati insieme come una vera famiglia erano letteralmente volati, senza che se ne rendesse conto. Adorava quell'idillio famigliare che Hange aveva creato, così tanto da fargli quasi dimenticare i suoi doveri e la promessa che aveva fatto al suo amico Erwin, uccidere cioè il Gigante Bestia. Eppure avvertiva uno strana fitta al petto, come se gli stesse mancando l'aria e finalmente comprese tutta la sofferenza che Hange provava ogni volta che doveva lasciare il loro bambino. Nel frattempo, lei gli si avvicinò e lo aiutò a sfilare il dispositivo di manovra tridimensionale e ad allentare le imbracature. Anche se nessuno dei due proferiva parola, il loro silenzio e i loro sguardi sfuggenti parlavano per loro.
Mentre Levi continuava a togliersi tutta l'attrezzatura di dosso, Hange iniziò a sistemarla nelle casse.
-Un po' di questa roba la porterò al Campo Base, per vedere se con gli ingegneri marleiani riusciamo a studiare un modo che possa alleggerirla...chissà se vorranno darmi una mano... - disse dopo aver chiuso la prima cassa.
Si avvicinò al carro, prese la borraccia d'acqua e ne bevve un sorso: anche se c'era qualche nuvola nel cielo, la giornata era molto calda. Poi si avvicinò a Levi e, guardandolo con dolcezza, gliela porse affinché anche lui potesse dissetarsi. L'uomo si arrotolò le maniche della maglia e poi afferrò l'oggetto: bevve un gran sorso e poi si buttò un pó d'acqua sul viso, per rinfrescarsi.
-Che caldo di merda!
-È estate, Levi! È normale che faccia caldo! - gli rispose Hange, con aria da saputella.
Levi la guardò contrariato e, a dispetto, dopo aver bevuto l'ultimo sorso, le schizzò in faccia il resto dell'acqua rimasta, suscitando in lei le sue solite risatine divertite.
-Forza, "signor Simpatia"! - esclamò Hange, continuando a ridere - Mettiamo sul carro queste casse e torniamo al Quartier Generale. Continuerò le mie valutazioni un'altra volta!
Levi posò la borraccia all'interno del carro e poi l'aiuto. Quando ebbero finito, i due si guardarono per un rapidissimo istante con aria di sfida e, contemporaneamente, scattarono per andarsi al sedere al posto di guida.
-Ah! Ho vinto io! Tocca a me guidare! - esclamò Hange con le redini tra le mani.
-Stronzate! Le ho prese prima io! - ribatté Levi, cercando di togliergliele con forza dalle mani.
-Molla l'osso! Razza di...nanetto brontolone!
-Scordatelo, dannata Quattrocchi di merda!
Tra i due contendenti, l'unico che era davvero esasperato, era il cavallo. Ad un certo punto, Hange tirò verso di sé le redini, avvicinando Levi, e gli diede un rapidissimo bacio sulla punta del naso: colto alla sprovvista e in imbarazzo, l'uomo mollò redini.
-Ah ah! Ho vinto, ho vinto! - esultò Hange, felice .
-Sei solo una maledetta imbrogliona! Hai giocato sporco! - le disse Levi, a denti stretti, e con le guance ancora un po' arrossate.
-Il fine giustifica i mezzi, caro mio! - gli rispose lei con altezzosità, dopo avergli fatto la linguaccia.
-Tsk!
Sconfitto nell'orgoglio, Levi andò poi dietro al carro, sedendosi con le braccia incrociate e con il viso imbronciato. Prima di incitare il cavallo a partire, Hange cercò di contenere le sue risatine divertite e soddisfatte.
-Bene! Si torna alla base! - esclamò come sempre carica di energie.
Per quasi tutto il tragitto, Levi non proferì parola. Non era di certo arrabbiato per quello sciocca contesa con lei su chi tra i due avrebbe guidato il carro, ma la sua mente era concentrata a trovare un modo per accettare il fatto che dovevano rientrare al Campo Base. Mai come adesso, sentiva stretti e soffocanti i panni del soldato e mai avrebbe immaginato che un bambino gli avrebbe cambiato la vita. Si passò una mano tra i capelli e poi poggiò sulle ginocchia, fissando mestamente il nulla. L'unica nota positiva di tutto questo, era che sarebbe stato accanto ad Hange, il cui solo pensiero gli scaldava sempre il cuore. La guardò un'attimo con la coda degli occhio, mentre lei intenta a guidare il carro, canticchiando di tanto in tanto. Sogghignò e poi trasse un profondo respiro, riposando la schiena al carro. Non riusciva proprio a comprendere cosa diavolo volesse Armin, tanto da richiamarli dopo pochi giorni al Campo Base, ma di una cosa era sicuro: non appena lo avrebbe avuto a tiro, lo avrebbe riempito di calci.
Non appena tornarono al Quartier Generale e dopo aver risistemato le casse nel magazzino, i due andarono dal Comandante Pixis per discutere di quella missiva. L'anziano Comandante non aveva ricevuto nessuna notizia dai suoi uomini che erano stanziati lì e riteneva che la cosa più giusta, fosse che Hange partisse al più presto, anche la mattina seguente.
-Non credo che sia nulla di grave, ma parti lo stesso! Male che va, ritornerai qui non appena avrai sistemato tutto e potrai riprendere a lavorare sulle attrezzature della Gendarmeria Centrale - disse il Comandante Pixis, massaggiandosi i baffi, mentre guardava fuori dalla finestra del suo ufficio.
-Ricevuto! Partirò domani! - gli rispose Hange guardandolo con determinazione.
-Ehi! Ehi! Frena un momento! State parlando come se io non ci fossi! - sbottò Levi, incrociando le braccia - Possiamo partire anche dopodomani, all'alba visto che, personalmente, non ci vedo tutta questa urgenza!
Il Comandante Pixis sogghignò e si voltò verso di loro, che erano seduti di fronte alla sua scrivania.
-Direi che non c'è motivo che tu parta assieme al Comandante Hange, Capitano Levi - disse avvicinandosi alla sua sedia, per poi sedersi.
A Levi prese quasi un colpo, mentre Hange aveva la sua solita espressione confusa.
-Desidero, invece, che tu rimanga qui, a Trost! - continuò il Comandante poggiando i gomiti sulla scrivania e incrociando le mani davanti al viso.
Levi lo fissò come se avesse ricevuto un pugno nello stomaco, mentre Hange, sempre più confusa, iniziò a massaggiarsi la nuca.
-Ho un paio di commissioni da affidarti - continuò l'uomo, senza togliere lo sguardo dagli occhi perplessi e sgranati di Levi - Non ti offenderai se prendo in prestito il Capitano per un po' di tempo, non è vero Hange?
Hange guardò Levi per un istante e poi sospirò, sistemandosi gli occhiali con la punta delle dita.
-Non mi offendo ma...
-Avanti, ti farò scortare da un paio dei miei uomini e inoltre al Campo Base hai già l'appoggio di due Giganti...non accadrà nulla! - sorrise il Comandante Pixis.
Il Comandante Pixis era la seconda carica più importante dell'Esercito dopo il Generale Zackary. Anche se lo aveva chiesto con toni gentili, il suo era pur sempre un ordine e non poteva certo controbatterlo, questo Hange lo sapeva bene. Ma non riusciva a capire quali fossero queste "commissioni" che era tanto ansioso di affidare a Levi.
Anche Levi sapeva che Hange aveva le mani legate e che sarebbe stato inutile insistere. Erano pur sempre soldati e non dei lagnosi mocciosi in preda ai capricci.
-Va bene! - rispose quindi la donna, annuendo sommessa - Farò rapporto non appena giungerò al Campo Base e capirò cosa è successo.
-Ottimo! - esclamò il Comandante Pixis con soddisfazione, appoggiandosi allo schienale della sedia - Potete andare: siete liberi! Ti darò due uomini di scorta e partirai domani, nel pomeriggio, in modo che possiate arrivare la sera e soffrire meno il caldo durante il tragitto lungo il deserto. Ci vedremo direttamente domani, dopo pranzo e lo stesso vale anche per te, Capitano Levi.
Levi lo guardò per un istante e poi chinò lo sguardo verso il pavimento, senza dargli una risposta.
-Bene! Adesso andate! Avete un piccolo impegno che vi aspetta! - concluse infine l'anziano uomo, facendo loro l'occhiolino.
Hange iniziò a ridacchiare imbarazzata mentre Levi, sbuffando, si alzò in piedi.
-A domani! - disse lapidario, guardando il Comandante per un istante e dirigersi poi verso l'uscita, lasciando la stanza.
Hange si alzò e sospirò, scuotendo il capo rassegnata.
-Scusalo...è solo che...
-Hange, vi ricordo che siete dei soldati e che il dovere viene prima di tutto, persino prima della famiglia! Non dimenticarlo! - le disse il Comandante Pixis, posando le mani sulla scrivania e rimettendosi in piedi.
-Lo so...- gli rispose la donna con gli occhi carichi di tristezza, stringendo i pugni.
-Hange, non non voglio che tu ti penta della tua scelta. Vivete giorno dopo giorno, ma senza dimenticare cosa siete. Anche se non sembra, siamo ancora in guerra e il nemico potrebbe piombarci addosso da un momento all'altro. Dobbiamo essere pronti e non farci cogliere impreparati. Ecco perchè vorrei che Levi rimanesse qui: ho bisogno del suo aiuto con le nuove reclute che stanno per arrivare dal corso di addestramento.
-Ho capito...hai ragione... - riuscì a dirgli Hange, un po' ferita nell'orgoglio - Ma sappi che non abbiamo mai dimenticato quali sono i nostri doveri! Lo abbiamo giurato! Abbiamo avuto un attimo di debolezza ma non mancheremo più!
Il Comandante Pixis la guardò con espressione serena.
-Vai a casa e riposati...- le disse poi a bassa voce, con gentilezza.
Hange ricambiò lo sguardo gentile.
-Sarà un po' difficile... - sorrise pensando ad Erwin che li stava aspettando e che avrebbe assorbito tutto il loro tempo fino a tardi.
-Fa anche questo parte del gioco...adesso va! Ci vediamo domani! - concluse l'uomo riavvicinandosi alla finestra e guardando il panorama al di fuori di essa, incrociando le braccia dietro la schiena.
Non appena Hange uscì dalla stanza, l'uomo contemplò con soddisfazione il suo riflesso attraverso i grandi vetri.
-E' fatta! - sussurrò tra sé, con un sorriso compiaciuto stampato sulle labbra, accarezzandosi i baffi.

-E fu così che la bellissima fanciulla...che stava per essere travolta da quella carrozza che correva impazzita, stava per essere salvata proprio da quello strano Gigante...che l'aveva vista camminare nel bosco e che si era innamorato di lei per poi...
-Ehi! La smetti di raccontare quella robaccia a nostro figlio? - la interruppe bruscamente Levi, entrando in camera e guardandola con frustrazione.
Hange, seduta sul letto, passò dolcemente un dito sulla guancia di Erwin, che dormiva di sasso tra le sue braccia, con il visino appiccicato al suo petto.
-Ma a lui piacciono le mie storie... - sussurrò guardando il figlio con amore.
Levi storse gli occhi verso il cielo e si sedette accanto a lei.
-Dovresti raccontargli altre storie...storie di guerrieri fortissimi...di eroi coraggiosi...non di dannatissimi Giganti! - le disse volgendo lo sguardo verso il figlio.
-Beh, potresti farlo anche tu in questi giorni visto che sarai da solo, senza di me - gli rispose Hange con un sorriso divertito.
Levi la guardò annoiato e poi baciò delicatamente il capo del figlio, senza dirle nulla a riguardo.
-In questi giorni sarai un papà a tempo pieno! A parte quando sarai a lavoro, ovviamente! - disse la donna, alzandosi lentamente e dirigendosi verso la culla.
Levi spalancò gli occhi: questo era un dettaglio che gli era decisamente sfuggito, visto che i suoi pensieri erano rivolti al fatto che sarebbe dovuto stare lontano da lei. Non era del tutto intimorito, anche perché non sarebbe stato da solo grazie alla presenza e all'aiuto prezioso di Eveline, ma avrebbe voluto condividere ogni minuto che trascorreva con suo figlio anche con Hange, come una vera famiglia: una famiglia che, in fondo al cuore, aveva sempre sognato.
Intanto, Hange diede un piccolo bacio ad Erwin e poi lo posò delicatamente all'interno della culla, guardandolo incantata ancora per qualche istante.
-Si! Ti farà bene stare un po' da solo con nostro figlio! - esclamò allegramente, tornando a sedersi sul letto - Ti servirà...anche per recuperare il tempo perduto per...beh...ecco...
Levi la guardò e vide che il sorriso allegro di pochi istanti fa aveva lasciato il posto ad uno sguardo triste e malinconico. Allungò la mano verso il suo viso e le accarezzò la guancia, con amore e delicatezza.
-Smettila di rimproverarti di qualcosa di cui non ti mai dato colpa, razza di testona! - le disse guardandola intensamente.
Hange, con gli occhi lucidi per la commozione, annuì e gli sorrise, passandosi una mano su di essi per asciugare le lacrime che stavano per uscire. Come un lampo, Levi le afferrò la mano e le strinse con forza il polso.
-Ehi, che fai? Mi stai facendo male! - si lamentò Hange cercando di non alzare troppo la voce.
-E' l'ora della vendetta, mia cara! - sorrise lui, furbescamente.
-Avanti, Levi! Non dirmi che te la sei presa per la faccenda del carro! - ridacchiò Hange.
-Shhh...abbassa la voce!
Continuando a stringerle il polso, Levi la gettò sul letto iniziando a riempirla di baci sul collo.
-Lasciami! Mi fai il solletico! Smettila! Così...così non vale! - rise la donna, cercando di fare il meno baccano possibile e di sfuggire dalla sua forte presa.
Rincuorato da quelle risatine allegre, Levi la strinse più forte a sé e, invece di continuare stringerle il polso, intrecciò la mano alla sua sempre con decisione, come se volesse fonderla alla sua. Si sollevò un pochino e contemplò il suo viso con espressione intensa ed estasiata, come sempre perso nei suoi bellissimi occhi, grandi e luminosi che lo guardavano amorevolmente.
-Tutta qui...la tua vendetta? - ridacchiò Hange, allungandosi poi verso di lui e baciandogli dolcemente le labbra.
Lo sguardo di Levi cambiò improvvisamente, divenendo minacciosamente serio, profondo e carico di desiderio. Le afferrò il viso con una mano e la guardò dritta negli occhi, sfiorandole le labbra con le sue e avvertendo il suo respiro ancora ansimante.
-Te ne accorgerai domani...quando ti renderai conto...che avrai difficoltà a salire sulla sella!

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