Il Nemico

329 28 9
                                    

Quando Hange e Levi ritornarono al Campo Base, Armin aveva già ordinato a tutti di armarsi, visto che le vedette poste sulla costa avevano visto da lontano quelle strane luci e lanciato l'allarme.
Hange ordinò di spegnere qualsiasi fonte di luce e di posizionarsi lungo la costa per coprire quanto più territorio possibile. Corse nella sua tenda ed indossò il suo dispositivo di manovra tridimensionale. Le mani le tremavano così tanto che non riusciva a stringere le imbracature, non capendo se ciò fosse dovuto alla paura o dall'eccitazione di avere finalmente a che fare con il nemico. Era così in preda alla frenesia, che non si era nemmeno accorta che Levi era entrato nella sua tenda.
-Hange, datti una calmata! - le disse avvicinandosi e aiutandola a stringere le imbracature.
-Hai ragione, scusami...è solo che...non ho la minima idea di ciò che potrà accadere! - gli confidò cercarcando di riprendere la lucidità.
-In ogni caso, ci sono io! - le rispose Levi, mentre le strinse con un colpo secco la cinghia sul petto.
Hange gli afferrò le mani, chiuse gli occhi e sospirò, posando la fronte sulla sua per darsi forza. Riaprì gli occhi e il suo sguardo incroció quello intenso e sicuro di Levi.
-Si...prendiamo a calci questi bastardi! - gli disse con un sorriso sadico stampato sulle labbra.
Levi le afferrò il viso con una mano e le diede un bacio velocissimo.
-Vado a radunare i ragazzi... - le disse.
- Ricordati di far prendere le cime! - gli disse Hange mentre era intenta agganciare il suo porta lame.
-Lo so... - le rispose Levi, uscendo dalla tenda.
Hange si avvicinò al suo scrittoio dove erano posati i suoi occhiali protettivi.  Li indossò, sfilandosi prima quelli normali e poi prese un mucchio di proiettili, mettendoseli nelle tasche della giacca. Spense la lampada ad olio ed afferrò il suo fucile, che teneva   appoggiato alla tenda, nei pressi dell'uscita.
Uscì dalla tenda e corse poi verso i suoi uomini schierati in attesa di ordini. Più veloci che poterono si diressero tutti verso la costa. Hange e Levi raggiunsero due dei soldati che erano sdraiati per terra nei pressi di una rupe, intenti a tenere d'occhio la nave che si avvicinava. Si sdraiarono anche loro e Hange si fece passare il cannocchiale, iniziando a guardare verso quella direzione.
-Che strano...- notó -...sembra che si siano fermati...
-Pare che sia così - le disse il ragazzo che le aveva prestato il cannocchiale - si sono fermati a qualche miglio e da lì non si sono più mossi.
Levi prese il cannocchiale dell'altro ragazzo e guardó anche lui, constatando la stessa cosa. Ad un tratto fece caso a delle strane luci che si dirigevano verso la spiaggia dove era stato poco fa con Hange.
-Vedo delle luci più piccole andare verso quella direzione - le disse indicando il punto con la mano - mi sembra di scorgere delle piccole imbarcazioni.
Hange si rese conto che dovevano spostarsi tutti verso quel punto. Se avesse urlato qualche ordine, avrebbe rischiato che l'avrebbero sentita e l'imboscata sarebbe andata in fumo.
-Vai a chiamare Eren e gli altri e dirigetevi silenziosamente ma il più presto possibile verso quella spiaggia...porta con voi anche qualche altro soldato...io vi aspetto lì! - gli disse continuando a tenere d'occhio quelle strana ombre che sembravano fluttuare sul mare.
Levi riconsegnó il cannocchiale al soldato e fece come gli disse.
-Me lo potresti prestare per un pó? - domandó Hange al ragazzo che le aveva prestato il cannocchiale.
-Certo Comandante! - le rispose lui.
Hange chiuse l'attrezzo e se lo mise in tasca.
-Non vi muovete da qui e continuate a tenere d'occhio la nave in fondo...a quelle imbarcazioni ci penseremo noi! - ordinò ai due ragazzi.
-Agli ordini, Comandante! - risposero i due in coro.
Hange imbracció il suo fucile ed iniziò a correre verso quella spiaggia il più veloce possibile. Si erano preparati tante volte a questo giorno ed ora che era arrivato, in fondo, aveva paura. Se lì ci fossero stati il Gigante Bestia e il Gigante Corazzato, la battaglia sarebbe stata molto più violenta del previsto. Per fortuna, se le cose fossero andate per il verso sbagliato, Eren e Armin avrebbero sfruttato il loro potere da Giganti. E poi c'erano Levi e Mikasa che insieme ormai formavano una coppia invincibile.
Giunse nei pressi della piccola altura, si sdraió e allungò il cannocchiale per poter osservare l'orizzonte. Era proprio come aveva detto Levi: si vedevano due piccole imbarcazioni avvicinarsi sempre più alla costa, proprio verso quella spiaggia. Riusciva a vedere persino le sagome degli uomini, grazie alle lampade che alcuni di loro sorreggevano. Ringraziò il cielo di essersi accorta in tempo dell'errore che avevano commesso i cartografi, altrimenti quelli lì sarebbero sbarcati impunemente.
Dopo pochi minuti, avvertì dei rumori di passi provenire dalle sue spalle e Armin si sdraió immediatamente alla sua sinistra, mentre gli altri si andarono a posizionare in altri punti, non molto lontano da loro: Eren era assieme a Jean e Floch, un altro ragazzo che era sopravvissuto alla Battaglia di Shiganshina; Connie era assieme a Sasha e altri quattro ragazzi; Levi invece era assieme a Mikasa.
-Dannazione Hange, ma dove vi eravate cacciati? Sei tutta bagnata! - le domandò Armin in apprensione, notando che la donna aveva i capelli bagnati.
-Abbiamo avuto...un imprevisto...- gli rispose Hange, con il volto un pó rosso per l'imbarazzo, senza togliere lo sguardo dalle due imbarcazioni.
Armin si portó una mano sulla fronte e scosse la testa, avendo intuito la vera motivazione. Trasse un profondo respiro e riprese il controllo della situazione.
-Purtroppo qui non possiamo utilizzare i dispositivi di manovra tridimensionale... E non possiamo nemmeno utilizzare il nostro potere, altrimenti dalla nave se ne accorgerebbero e fuggirebbero - pensó a voce alta.
-Lo so - gli rispose Hange - dobbiamo contare sulla velocità e l'effetto sorpresa...credo che non si aspettano che noi siamo qui, a dar loro un caloroso benvenuto...Levi e gli altri sono abbastanza veloci da metterli al tappeto in un batter d'occhio...li legheremo e li porteremo al campo.
-Speriamo bene... - borbottó Armin, stringendo il suo fucile.
-Ora silenzio! - sussurrò Hange con decisione - Stanno per arrivare...
Le due piccole imbarcazioni giunsero nei pressi della riva, arrivando ad arenarsi sul bagnasciuga. Hange vide che c'erano solo una dozzina di uomini. Quelli che remavano, posarono i remi nelle rispettive barche.
-Sistemate le barche sulla spiaggia - udirono dire da uno, che sicuramente era il loro capo mentre faceva luce con la lampada.
Hange li osservò attentamente: sembravano armati perché avevano delle armi simili alle loro pistole. Indossavano una divisa bianca con sopra una strana giacca imbottita, che si stavano togliendo, e un elmo dello stesso colore. Dovevano colpire ora che erano distratti e pregò che Levi avesse avuto la stessa intuizione.
Come se si fossero letti nel pensiero, i gruppi si scagliarono addosso a quegl'uomini.
-Lanciate l'allarme! Lanciate l'allarme, fate presto! - urlò il loro capo.
Un ragazzo saltò su una delle barche e cercò di prendere uno strano apparecchio ma Floch lo tramortì con il calcio del suo fucile in pieno viso. Mikasa e Levi erano così veloci che quei tizi non riuscivano a vedere da dove provenivano i colpi in faccia.
-Sparate! - ordinò il tizio cercando di estrarre la sua pistola ma Hange gli puntò il fucile a un millimetro dal volto prima che potesse farlo.
-Ti conviene dire ai tuoi uomini di  gettare le armi se non vuoi che ti faccia saltare il cervello! - gli disse con sicurezza.
-Te lo puoi scordare, schifoso dem...
Eren gli diede subito un colpo sulla schiena con il calcio del fucile, facendolo cadere per terra. Gli tolse l'elmo e gli punto il fucile alla testa.
-Forse non hai sentito bene...gettate subito le armi! - gli urlò con tutta la voce che aveva.
Molti di loro sollevarono le mani alto e lanciarono le pistole lontano da loro.
-Maledetti codardi! - grugnì l'uomo cercando di risollevarsi, ma Eren si posò su di lui con il ginocchio e iniziò a legargli i polsi con della corda che aveva con sé, mentre Hange continuava a puntargli il fucile contro.
-Ascoltatemi bene! - iniziò a dire la donna - Se farete tutti come vi dico, non vi sarà torto un capello.
Mentre Hange parlava, Sasha, Connie e gli altri ragazzi iniziarono a legare i polsi degli altri prigionieri mentre Armin e Jean li perquisivano per vedere se avevano altre armi addosso.
-Quando non ci vedranno tornare, gli uomini dalla nave verranno qui e vi ammazzaranno come cani! - urlò rabbioso sempre il tizio che sembrava essere il capo di quegli uomini.
-Questo parla troppo per i miei gusti - disse Levi estraendo la sua pistola.
-È solo frustrato perché non immaginava che noi fossimo qui - disse Hange guardando quell'uomo dritto negli occhi - Non sparate colpi: li potrebbero sentire dalla nave!
I ragazzi annuirono mentre Levi si avvicinò a quell'uomo e lo colpì violentemente con il calcio dell'arma sul naso, facendolo sanguinare copiosamente.
-Adesso cosa facciamo? - domandò ad Hange, scrutando i volti terrorizzati dei prigionieri.
-Portiamoli subito al campo base - gli rispose lei, posando con soddisfazione il fucile sulla spalla.
Jean sollevò in piedi uno dei prigionieri, tirandolo per la giacca.
-Adesso in piedi! - gli disse con rabbia.
Hange e Levi condussero i prigionieri nei pressi del campo base, mettendoli poi riuniti e seduti per terra, sorvegliati a vista da alcuni soldati armati.
Hange iniziò a camminare tra di loro, osservandoli con molta attenzione e notando la paura nei loro volti. Poi i suoi occhi caddero su un giovane, che aveva lo sguardo chino verso il basso: era affranto, ma non sembrava essere terrorizzato come i suoi compagni.
-Prendi quel ragazzo e andiamo nella mia tenda - disse a Levi, indicadoglielo.
Il ragazzo sollevò lo sguardo e iniziò a guardarsi intorno, intimorito mentre Levi gli si avvicinava minacciosamente.
-Cosa...cosa volete da me? - urlò mentre Levi lo sollevava. 
Levi estrasse la pistola e gliela puntò alla schiena.
-Muoviti! - gli disse spingendolo in avanti.
Gli altri prigionieri, ammutoliti per il terrore, li osservarono allontanarsi all'interno del campo.
-Cosa vorranno fare? - domandò a bassa voce Connie ad Armin.
-Mi pare ovvio...cercheranno di ottenere delle informazioni...- gli rispose l'amico.
Connie non riuscì mai a dimenticare le urla che udì provenire dall'uomo della Polizia Centrale, Djel Sannes, torturato da Hange e Levi più di un anno fa, per scoprire dove avevano nascosto Eren ed Historia. Abbassò lo sguardo verso i prigionieri, provando un profondo odio verso di loro, che avevano ridotto sua madre in un Gigante, riuscendo forse a comprendere ciò che l'amico provava tutte le volte che pensava a sua madre che veniva divorata.
-Eren, va tutto bene? - domandò Mikasa, avvicinandosi a lui.
-Si grazie, sto bene - le rispose il ragazzo che continuava a vigilare sui prigionieri.
I nemici che venivano al di là del mare, coloro che avevano portato il caos nelle loro vite, erano proprio dinnanzi a lui, per terra, e totalmente inermi, come dei comuni esseri umani. Sembravano così patetici che quasi provava pena per loro. Quasi.
Hange entrò nella sua tenda e accese la lampada ad olio mentre Levi conduceva forzatamente il prigioniero al suo interno.
-Accomodati pure! - disse Hange giovialmente.
Levi gli diede dei forti e pesanti colpi alle ginocchia con i piedi e il ragazzo crollò dolorante per terra. Rimise la pistola nel fodero ed estrasse la sua lama. Hange intanto prese una sedia e si sedette di fronte al prigioniero, osservandolo meglio grazie alla luce della lampada.
-Allora, come ti chiami? - gli domandò con gentilezza e sorridendogli, allungandosi verso di lui.
Il ragazzo la guardó negli occhi, sudando freddo e stringendo i denti.
-Non te lo dirò mai, schifoso demone! - esclamò con tutta la frustrazione che aveva in corpo.
Levi afferrò subito i suoi capelli biondi e gli tirò indietro la testa, puntandogli la lama al collo, mentre Hange era scoppiata a ridere.
-"Nontelodiromaischifosodemone"! Che strano nome...immagino che con un nome simile tu abbia avuto un' infanzia difficile! Dimmi, ti prendevano in giro a scuola? - gli domandò come se fosse effettivamente interessata alla questione.
-Ascoltami bene - disse Levi tirandogli ancora di più i capelli - Non ho assolutamente voglia di star qui a perdere tempo, quindi ti offro una seconda possibilità e se non rispondi alle domande che ti faremo, giuro che ti taglierò a pezzi e ti darò in pasto ai maiali!
Il ragazzo emise dei versi di dolore e terrore, spaventato più dall'espressione sadica e divertita che aveva quella strana donna, rispetto all'uomo che gli stava puntando la lama alla gola.
-Quindi, adesso ti riformulo la domanda e cerca di dare la risposta esatta, se non vuoi che ti faccia saltare l'orecchio: qual è il tuo nome? - gli domandò infine Levi.
Il ragazzo, grondante di sudore, deglutì.
-Niccolo....il mio nome è Niccolo! - rispose rassegnato, con un filo di voce.
-Oh, bene! - esclamò contenta Hange - Piacere di conoscerti Niccolo! Io mi chiamo Hange! Sono davvero felice che tu abbia deciso di collaborare e dimmi...da dove vieni?
Il ragazzo cercò di evitare il suo sguardo.
-Vieni da Marley, giusto? - continuó Hange alzandosi e dirigendosi verso il tavolo.
Prese la brocca d'acqua e ne versò un pó in un bicchiere. Ritornò a sedersi e lo avvicinò alle labbra di Niccolo.
-Bevi pure! - gli disse giovialmente, guardando per un attimo Levi, che molló la presa e abbassò la lama.
Timorosamente, il ragazzo avvicinò le labbra al bicchiere e Hange lo aiutò a bere: avrebbe bevuto di tutto, perché stava davvero morendo di sete.
-Come fate a sapere che veniamo da Marley? - le domandò non appena finì di bere.
-Semplicemente perché abbiamo scoperto tutto: i vostri piani di invasione, tutta la storia che c'è dietro ai Giganti e che ci considerate come dei demoni! - gli rivelò Hange affranta, mentre stringeva tra le mani il bicchiere, con lo sguardo chino.
Il ragazzo spalancò gli occhi, sorpreso.
-Non è possibile... - balbettó sconcertato.
-Invece si! - gli rispose Hange guardandolo poi dritto negli occhi - Ti confesso, caro Niccolo, che oggi sono particolarmente di buon umore e non ho nessunissima voglia di torturarti, quindi, se fai il bravo e rispondi con precisione alle mie domande, non ti sarà torto neanche uno dei tuoi bellissimi capelli biondi, sono stata chiara?
Il ragazzo sospirò e si piegò in avanti, come se avesse un gravoso peso sulle spalle.
-Perché avete preso me? Io non conto nulla...sono solo un semplice soldato... - disse.
-Ho visto che non avevi paura - gli confessò Hange - ed io ho bisogno di fare una semplice chiacchierata con qualcuno che non abbia paura di me...ora dimmi Niccolo, in quanti siete?
-Siamo meno di cento soldati...quella che avete visto è solo la prima delle navi che arriveranno qui...
Hange levò per un attimo lo sguardo verso Levi, guardandolo con sorpresa.
-Siete spacciati...verranno qui...e vi uccideranno tutti! - continuó il ragazzo, ignorando la gentilezza di Hange.
Levi, rabbioso, lo afferrò di nuovo per i capelli e gli ripuntó la lama alla gola.
-Risposta sbagliata! - gli disse innervosito.
-Comandante, Capitano! - esclamò Armin facendo improvvisamente irruzione nella tenda - La nave si sta avvicinando sempre di più alla costa!
-Preparatevi e attenetevi al piano! - gli rispose Hange scattando in piedi e dirigendosi verso l'uscita della tenda.
Niccolo iniziò a ridacchiare istericamente.
-È finita! Avete i minuti contati! - disse.
-Non ne sono così convinto...- gli rispose Levi sollevandolo forzatamente in piedi - Ti suggerisco di fare come ti dico, perché al contrario di Hange, io, sono di pessimo umore.
Gli diede una strattonata in avanti e lo condusse fuori dalla tenda: quello sbarco aveva rovinato la sua serata romantica con Hange e li avrebbe fatti volentieri a pezzi, tutti quanti.
Hange corse verso Eren, che vigilava i prigionieri.
-Eren, devi prendere una di quelle imbarcazioni e dirigerti da solo verso quella nave...non ci vorrà molto affinché si avvicini alla costa...al momento opportuno, lascerò dedidere a te, ti trasformerai e porterai la nave a riva, nel punto che ti ho indicato, senza uccidere nessuno. Corri, presto! - esclamò infine.
Eren annuì e lasciò il suo fucile a Mikasa.
-Mikasa, porta con te Sasha, Connie, Armin e Jean e posizionatevi lungo la scogliera - ordinò subito Hange.
-Si Comandante! - le rispose la ragazza, correndo a fare ciò che le era stato ordinato.
-Floch, tu invece resterai qui assieme agli altri a controllare i prigionieri - continuó Hange.
Il ragazzo annuì, continuando a puntare il fucile contro i prigionieri.
Hange trasse un profondo respiro e cercò di prendere in mano la situazione, restando sempre dell'idea che non aveva intenzione di uccidere nessuno, ma porre inizio alle trattative per la fine della guerra. Ma se, come aveva detto Niccolo, quella non era l'unica nave in arrivo dal continente, significava solo che il nemico aveva in programma una vera e propria invasione dell'isola. Il suo sguardo cadde sui prigionieri, che sembrava avessero riacquistato la speranza. Pensò che le trattative sarebbero state più difficili del previsto, se tutti erano della tempra di Niccolo.  Sospirò e estrasse il cannocchiale dalla tasca, allungandolo.
-Vieni con me, Levi! - disse senza voltarsi e iniziando ad avanzare - Andiamo a goderci lo spettacolo e porta anche Niccolo...non vorrei che se lo perdesse!
Sentendo così, il ragazzo cercò di svinvolarsi dalla presa dell'uomo, inutilmente.
-Cammina! - gli disse Levi annoiato, spingendolo in avanti, minacciandolo sempre con la sua lama.
Dopo alcuni minuti, i tre raggiunsero la rupe che sovrastava un grande tratto di costa. Hange si sdraió ed iniziò ad osservare ciò che stava accadendo.
Intanto Eren era giunto nel punto in cui avevano lasciato le piccole imbarcazioni. Ne spinse una verso il mare e non appena fu in acqua, ci salì su, cercando di riprendere fiato.
-"Primo nucleo, è il Capitano che parla, mi sentite?"
Improvvisamente udì una strana voce metallica che proveniva da un apparecchio vicino ai suoi piedi.
-"Primo Nucleo, mi sentite"?
Aveva già visto qualcosa di simile, nei ricordi di suo padre: pare che si chiamasse "radio" e la utilizzavano per comunicare tra di loro a grandi distanze. Afferrò l'apparecchio e lo gettò in mare. Si passò una mano sul viso, per asciugarsi il sudore e poi afferrò i remi, iniziando a dirigersi verso la nave, che era ancora lontana dalla costa ma in movimento. Anche se non era arrivato il momento della vendetta, avrebbe dimostrato a quei marleiani di cosa era capace e che grazie a lui, nessuno ormai aveva più paura: non avrebbe mai più permesso che quei maledetti procurassero caos e dolore sulla sua isola. Se non fosse che Hange gli aveva ordinato di non uccidere nessuno, avrebbe accartocciato quella nave come se fosse un foglio di carta e spedito tutti quanti all'inferno da cui provenivano.  Perché lo aveva giurato: aveva giurato di sterminarli tutti quanti, uno ad uno.
Passarono alcuni minuti e la nave divenne sempre più vicina. Forse era giunto il momento di mettere in atto il piano. Guardò la nave con tutta la rabbia che aveva in corpo e con decisione, alla fine, si morse il pollice.
Hange e tutti gli altri, videro il lampo esplosivo che stava a indicare che Eren si era trasformato. Tutte le volte che lo vedeva, Hange non riusciva a trattenere la sua eccitazione. Trovava il Gigante di Eren estremamente bello, più bello persino dei suoi adorati Sonny e Bean. Levi, che la sentiva emettere quegli strani versi, sbuffó, sapendo benissimo quale fosse il motivo di tanta eccitazione.
Hange richiuse il cannocchiale e vide che Eren aveva sollevato la nave sulle sue spalle, iniziando a trasportarla proprio dove erano stanziati loro. Iniziò persino ad udire le urla di terrore provenire da lontano. In preda alla frenesia, iniziò a ridacchiare sadicamente.
-Ecco...ci risiamo... - borbottó Levi annoiato.
Hange si mise in piedi ed iniziò ad osservare lo spettacolo come se nulla fosse, mentre Levi continuava a tener fermo Niccolo che era terrorizzato nel veder la sua nave scaraventata a riva da quel Gigante, come se nulla fosse. Eren posò la nave per terra proprio di fronte ad Hange, come se fosse un dono per lei. Hange si sistemò i suoi occhiali protettivi con la punta delle dita ed iniziò a ridacchiare.
-Signori di Marley, salve! - urlò poi entusiasticamente con tutta la voce che aveva, per farsi sentire da coloro che erano a bordo - Benvenuti a Paradis!
Gli uomini presenti sul ponte di coperta della nave non riuscivano a credere a ciò a cui stavano assistendo.
-Mi chiamo Hange e sono qui per dare il benvenuto a voi, che venite da così lontano e che avete persino attraversato il mare! - urlò platealmente a braccia aperte, come se volesse abbracciali - Immagino che siate molto stanchi per lungo viaggio! Prego, venite con noi a bere un pó di té!
Niccolo era totalmente sconcertato.
-Tranquillo - gli disse Levi alzando gli occhi al cielo per la frustrazione - Anche io la odio quando fa così! 
Armin e gli altri ragazzi che erano dalla parte opposta, avrebbero voluto nascondere la testa sotto terra per la vergogna.
Poi Hange afferrò Niccolo e lo abbracciò.
-Pensate che con l'ospite che è arrivato poco fa, prima di voi, siamo diventati grandi amici, non è vero Niccolo? - continuò a dire come se fosse la cosa più naturale al mondo.
Levi cercò di mantenere un minimo di contegno e continuó a puntare la lama dietro la schiena del ragazzo che tremava come una foglia: sicuramente stava pensando che si trovava in mezzo ad un gruppo di matti piuttosto che di demoni. 
Timorosamente, gli uomini che erano sdraiati sul ponte iniziarono a sollevarsi in piedi, cercando di realizzare cosa stesse succendendo.
Niccolo riconobbe immediatamente il suo superiore.
-Capitano! - urlò coraggiosamente - Non badate a me, sparate a questi sporchi demoni!
-Niccolo, ma cosa dici? - gridò Hange, come se fosse offesa, daldogli qualche colpetto al petto.
-Mi pare ovvio che non ha intenzione di partecipare al tuo spettacolo da due soldi... - le disse Levi, con il suo solito tono di voce annoiato.
L'uomo che Niccolo aveva chiamato Capitano afferrò il suo fucile e prese fiato.
-Ora ascoltatemi bene, demoni! Marley non da retta a gente dal sangue sporco, né si mette a sorseggiare piscio di maiale, che voi chiamate té, assieme ad una simile accozzaglia! - le urlò a pieni polmoni.
-Pensi di essere nella posizione di poter dire simili cattiverie? - gli rispose Hange ironicamente, continuando a tener stretto a sé Niccolo - Non ti sei accorto del Gigante dietro di te? Come pensi di scappare?
Tutti gli uomini sulla nave si voltarono e videro la sagoma di un Gigante emanante vapore, i cui occhi scintillavano come fiamme ardenti nel buio della notte. Eren li scrutó impassibile: se solo avesse potuto, li avrebbe schiacciati come formiche. 
Il Capitano della nave si guardò intorno: i suoi uomini erano terrorizzati e non sapevano cosa fare. Egli stesso non sapeva cosa fare. Oggettivamente erano in trappola e si rese conto che ormai non aveva più nulla da perdere, se non la dignità. Così puntó il fucile verso Hange.
-Non mi piegheró mai al potere di un demone! - urlò rabbiosamente - Tieni, questo è il saluto di Marley!
Furono frazioni di secondo: Hange spalancò gli occhi, sorpresa da tanto coraggio. Dalla riva opposta, Sasha puntó rapidamente il fucile contro l'uomo. 
-A terra Hange! - le urlò Levi.
Poi si udì il rumore dello sparo e fu silenzio totale.

Offri il tuo cuore - A Levihan Story.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora