Erano trascorsi quasi due mesi da quando Levi aveva iniziato l'operazione di "pulizia" all'interno del Wall Maria. Da est si sarebbero diretti verso sud per poi risalire a nord e concludere il tutto. Quando potevano, facevano tappa e rifornimento nei vari villaggi che incontravano lungo il percorso ma molti di questi erano disabitati perchè i cittadini erano fuggiti oppure erano stati divorati dai Giganti. Solo pochi coraggiosi avevano deciso di restare e tentare di sopravvivere come se nulla fosse mai accaduto. Ormai era autunno e le ore di luce erano diminuite. La giornata era stata faticosa e il gruppo aveva eliminato una decina di Giganti che, grazie ad Eren trasformatosi in Gigante, non erano riusciti ad uccidere nessuno. Il sole era ormai tramontato e il tempo non era dei migliori, così Levi decise di occupare le case di un villaggio abbandonato che era lì nei paraggi. Inoltre il cielo non prometteva nulla di buono: a breve sarebbe piovuto e non aveva nessuna intenzione di far accampare i suoi uomini nel fango e sotto la pioggia se non fosse stato strettamente necessario. Ordinò quindi di sistemare i cavalli nelle stalle libere e di occupare le abitazioni senza saccheggiarle perché alla fine di tutto, probabilmente, gli abitanti emigrati nella città sarebbero poi ritornati. Si sistemò in una piccola casetta assieme a Eren, Mikasa e Jean soprattutto per tenerli d'occhio. Eren era molto stanco e Levi aveva sempre il timore che il ragazzo non riuscisse a controllare il suo potere nonostante Hange lo avesse già verificato con i suoi continui ed estenuanti esperimenti.
Assorto nei suoi pensieri, era fuori l'ingresso dell'abitazione quando iniziò a piovere. L'acqua penetrò subito nel terreno che rilasciò il suo caratteristico odore che a Levi piaceva tanto. Amava la pioggia: lavava via il sangue e lo sporco dalla terra. L'odore delle viscere dei Giganti gli procurava sempre i conati di vomito, per questo si allontava il più possibile dopo averli uccisi. Improvvisamente il cielo si illuminò con un lampo e poi giunse, dopo qualche secondo, il tuono. Ricordò l'entusiasmo con cui Hange presentò loro la sua invenzione delle Lance Fulmine. Avvertì una stretta al cuore. Erano trascorsi solo due mesi eppure gli sembrava che fosse passata una eternità. Mancava da setacciare più di tre quarti del territorio e gli sembrò che non avrebbe mai finito. Strinse i denti e trasse un profondo respiro. Mai come allora aveva desiderio di tornare a Stohess e abbracciare la sua amata Hange.
-Tutto bene? - gli domandò improvvisamente Mikasa, posandogli sulle spalle il suo mantello - fa un po' freddo e...potresti ammalarti.
-Ti ringrazio - rispose Levi con gentilezza, un po' stupito di tanta premura - va tutto bene...non ti preoccupare...
-Tieni! È appena fatto! - gli disse la ragazza porgendogli una tazza con del tè caldo, che aveva posato sul tavolo.
Levi afferrò la tazza con entrambe le mani per riscaldarle con il calore che emanava e poi bevve un sorso.
-Chissà cosa staranno facendo Armin e gli altri... - disse Mikasa, mettendosi accanto a lui a osservare la pioggia che cadeva proprio di fronte a loro, sorseggiando il suo tè.
-Sicuramente saranno stremati...Hange li avrà spremuti come dei limoni! - rispose l'uomo con sguardo nostalgico, continuando a guardare di fronte a sé.
Mikasa, per la prima volta, provò compassione per lui perché sapeva cosa si provava quando si è lontani dalla persona che si ama. Tra i due ci fu qualche minuto di silenzio e si udiva solo il rumore della pioggia.
-Sai, non dovresti essere in pena per lei...
Sorpreso, Levi spalancò gli occhi, come se la ragazza gli avesse letto nel pensiero.
-Hange è davvero una donna forte...avresti dovuto vederla, quel giorno, con il volto pieno di sangue, mentre scagliava dall'alto la sua lancia fulmine sul Gigante Corazzato...è stata davvero straordinaria! Senza di lei, non ce l'avrei mai fatta...
Levi strinse la tazza tra le mani.
-Lo so...peccato che me ne sia accorto troppo tardi...l'ho sempre sottovalutata...- le rispose affranto alzando gli occhi verso il cielo.
Se solo avesse capito prima cosa provava per Hange, avrebbe trascorso ancora più tempo con lei.
-Non è mai troppo tardi per cambiare opinione sulle persone - gli disse Mikasa, timidamente - per questo io...io voglio chiederti scusa...
Levi si voltò e la guardò stupito. Mikasa aveva lo sguardo chino e imbarazzato.
-Ti chiedo scusa se...se...ho tentato di ucciderti...ho sempre pensato che tu fossi un uomo spocchioso e arrogante ma...con il tempo ho capito che non è così...inoltre...ora siamo parenti...cugini forse...ed io sono felice di non essere più sola! - continuò a dirgli la ragazza, visibilmente emozionata, giocherellando con la sua sciarpa rossa.
Da quando aveva saputo che Levi era un Ackerman, Mikasa era contenta di non essere più sola al mondo, anche se agli inizi non la entusiasmava l'idea che fosse proprio lui un suo consanguineo.
Levi provò una strana sensazione, che non riusciva a descrivere. Le sorrise e Mikasa rimase sorpresa: era la seconda volta che lo vedeva sorridere.
-Va bene...ma non farti strane idee, perché resti sempre una mocciosa! - le disse scompigliandole i capelli nerissimi, proprio come i suoi.
Mikasa sorrise, rincuorata, e si mise di nuovo accanto a lui, provando una strana ma piacevole sensazione di conforto.
-Pensi davvero che Hange li stia spremendo come limoni? - domandò un po' in pena.
-In questo momento, non vorrei essere al loro posto! - rispose Levi sospirando e bevendo un sorso del suo tè.

STAI LEGGENDO
Offri il tuo cuore - A Levihan Story.
FanfictionAmmetto di essere in ritardo ma, come molti, sono rimasta estremamente colpita dal personaggio di Hanji/Hange Zoe dell'anime e manga di Hajime Isayama noto come "Attacco dei Giganti" . Ovviamente ho letto molte storie che fantasticavano di una ipot...