Una Sorpresa Per Levi

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Dicembre era quasi alle porte e il gruppo degli Esploratori di Levi era finalmente giunto nei pressi del Distretto di Chlorba, ad ovest del Wall Maria, al confine esterno del Wall Rose. La spedizione era proceduta a fatica e avevano subìto alcune perdite a causa di un numero sorprendente di Giganti nell'area. Levi notò che, a causa di quell'imprevisto, avrebbe impiegato più tempo a concludere la missione. I soldati erano stanchi, c'erano dei feriti e voleva concedere loro del riposo per alcuni giorni. Così, quella mattina, decise di varcare il cancello di Chlorba. Sempre in testa al gruppo, Levi procedeva stanco, sul suo cavallo. Non riusciva nemmeno ad ascoltare le manifestazioni di giubilo e affetto da parte della popolazione del posto. L'ultima volta, ha perso cinque dei suoi uomini a causa delle gravi ferite inferte dai Giganti, mentre altri tre sono stati divorati. Anche se la maggior parte di loro era solo delle reclute, Levi dava peso ad ogni singola vita che era sotto il suo comando e tutte le volte che subiva perdite, avvertiva un profondo dolore nell'animo. Chiuse per un attimo gli occhi e desideró con tutto sé stesso che Hange fosse lì ad aspettarlo. Mai, come in quel periodo, aveva capito quanto fosse terapeutica la presenza di quella donna nella sua vita: se fosse stata lì, avrebbe voluto solo stare tra le sue braccia, appoggiare il viso sul suo petto e ascoltare i battiti del suo cuore, in assoluto silenzio.
Mikasa ed Eren cavalcavano un pó distanti da lui, vicino al carro in cui erano trasportati i feriti. Jean era sdraiato lì, con delle brutte ferite alla testa e al braccio destro. Anche se spesso litigavano, Eren era in pena per il suo compagno.
-Tutto bene? - gli domandó notando una smorfia di dolore sul suo viso.
-Mi esplode la testa! - gli rispose Jean a denti stretti, poggiandosi sui gomiti.
-Quando arriveremo in caserma ti faremo cambiare le medicazioni - gli disse Eren premurosamente.
Jean lo guardó e gli sorrise.
-Grazie Eren...se non fosse stato per te io...
-Non devi ringraziarmi! -gli rispose Eren, guardando in avanti per non dargli la soddisfazione di essere imbarazzato.
Mikasa sorrise: i rapporti tra i due non erano mai stati gioviali, ma con questa spedizione avevano imparato a fidarsi l'uno dell'altro.
-Ragazzi, vi volevo chiedere una cosa... - disse la ragazza cambiando discorso - sapevate che oggi è il compleanno del Capitano Levi?
-Che cosa? - disse Eren sorpreso ad alta voce.
-Sta zitto, Eren...vuoi farti sentire? - lo rimproverò Mikasa assicurandosi che Levi non li avesse sentiti ma era troppo assorto nei suoi pensieri.
-Come fai a saperlo? - le domandó Eren, a bassa voce.
-Beh...me l'ha detto Hange! Prima di partire abbiamo parlato un pó, io e lei... e mi ha chiesto se...
-Se potevamo fargli una festa a sorpresa! - concluse subito Jean, come se avesse letto nei pensieri di Mikasa.
-Una festa a sorpresa... - disse Eren, riflettendo - e come facciamo? Appena arriveremo in caserma ci terrà sicuramente impegnati a pulire tutta l'attrezzatura e ad approntare quella per la ripartenza...finiremo tardissimo!
Mikasa chinò lo sguardo, rattristata, perché Eren aveva ragione. Ma Hange si era raccomandata tanto con lei e le aveva anche consegnato una lettera da dare a Levi in quella occasione. Le sembrò un gesto così carino e dolce nei confronti dell'uomo che voleva assolutamente mantenere la promessa.
Jean la guardò: non gli piaceva quando diventava triste, quindi iniziò a pensare una soluzione.
-Ho trovato! - esclamò ad un tratto, sorprendendo i due amici.
-Vuoi abbassare la voce? - lo rimproverò Mikasa.
-Ascoltami Mikasa! Eren ha sicuramente ragione sul fatto che vi terrà occupati in qualche cosa ma...io posso uscire e organizzare qualcosa in una taverna qui vicino! - bisbiglió il ragazzo, mettendo una mano in prossimità delle labbra.
-Non dire sciocchezze: sei ferito! - gli disse Eren.
-Esattamente Eren! Anche se sono ferito, posso ancora camminare e...il Capitano Levi, solitamente, dopo averci consegnati all'infermeria, non ci tiene molto d'occhio, perché pensa che ce ne stiamo tranquilli, a letto, a riposare...quindi posso sgattaiolare via e organizzare qualcosa...l'importante è che poi lo portiate al posto prestabilito! - continuó Jean - Abbiamo trascorso dei giorni davvero pesanti e credo che farebbe bene a tutti festeggiare!
-Jean, ma tu sei ferito...non voglio darti questo impegno...anche tu devi riposare! - gli disse Mikasa.
-Non preoccuparti per me! - le sorrise il ragazzo - sono un osso duro!
-Inizio a pensare che quelle ferite che hai in testa abbiano messo in moto il tuo cervello...faccia da cavallo! - gli disse Eren guardandolo con la coda degli occhi.
-Chi hai chiamato "faccia da cavallo"? - gli chiese Jean innervosito, allungandosi verso il bordo del carro.
-Eren, ti prego! - esclamò Mikasa con frustrazione - Cerchiamo di andare d'accordo, almeno un pochino!
Eren, apparentemente offeso, guardò Jean con i suoi grandi occhi verdi e gli fece un occhiolino con un leggero sorriso. Lo sguardo di Jean si addolcì e ritornò seduto, pensando a quanto fossero entrambi stupidi.
Tutto stava volgendo secondo i piani di Jean: appena arrivati in caserma, il Capitano Levi accompagnò i feriti nell'infermeria e se ne andò solo quando si assicurò che fossero in ottime mani. Con la scusa di allontanarsi per andare in bagno, Jean abbandonò di soppiatto l'edificio. Nessuno dei Gendarmi lo fermò, del resto non era un prigioniero. Si avvolse nel suo pesante mantello invernale e iniziò a percorrere le vie della città, alla ricerca di un posto dove tutti quanti avessero potuto fare bisboccia. A pochi minuti della caserma, trovó una taverna che faceva proprio al caso loro. Parló con il proprietario che fu ben lieto di organizzare una festa per il famosissimo Capitano Levi, tanto che si offrì di andare alla ricerca di una torta. Jean ringraziò e ringraziò anche il fatto che la fama di Levi lo precedeva quasi dappertutto nel Regno, facilitando le cose. Quando tornò in caserma, avvisó tutti quelli della squadra, minacciandoli che li avrebbe presi a pugni, se solo avessero rivelato la sorpresa. E sapevano che ne era capace.
Mentre avvertiva silenziosamente l'ultimo compagno nel cortile, vide Mikasa ed Eren intenti a scaricare uno dei loro carri. Cercò di attirare la loro attenzione con un bisbiglio.
-Ehi, Mikasa! Eren! Venite qui!
I due ragazzi si guardarono intorno, assicurandosi che Levi non fosse nei dintorni e lo raggiunsero dietro alla parete in cui era nascosto.
-Ho preparato tutto!
Mikasa aveva gli occhi che le brillavano per la felicità.
-Dopo cena, dopo un'oretta circa, quando vi avrà liberati, andremo alla taverna "Il Corvo Nero". Ovviamente noi raggiungeremo prima il posto...Eren, toccherà a te poi portarlo da noi! - spiegò il ragazzo a bassa voce.
-Io? E che razza di scusa dovrei inventare? - domandó Eren, indispettito.
-Usa il cervello! - gli rispose Jean toccandogli la fronte con un dito - Se tu dovessi improvvisamente sparire, andrebbe in allarme, mentre a noi non fa caso più di tanto!
-Hai ragione... - dovette ammettere Eren.
-Allora è tutto pronto! - esclamò Mikasa felice come non mai - Non so davvero come ringraziarti, Jean!
-Ah, smettila! - le rispose Jean con il volto leggermente arrossato - Mi raccomando...attenetevi al piano e cercate di non fallire!
Eren e Mikasa tornarono ad adempiere i loro compiti, mentre Jean tornò a riposare in infermeria.
Tutto procedeva come se nulla fosse, del resto Levi era troppo in sovrapensiero per accorgersi che i suoi stavano tramando qualcosa alle sue spalle. Quando fu servita la cena, l'uomo era taciturno e di poche parole.
-Quando avete finito, potete tutti ritirarvi - disse ad alta voce, alzandosi in piedi - Per qualsiasi evenienza, e mi auguro davvero che non ce ne siano, mi trovate nella mia stanza...buona notte a tutti!
Mikasa guardò Eren con la coda dell'occhio, preoccupata per il basso morale dell'uomo ma era convinta che quella sorpresa gliel'avrebbe risollevato. Non vedeva l'ora di consegnargli la lettera di Hange: chissà che faccia avrebbe fatto!
Levi si diresse nella sua stanza e fece un lungo bagno. Solitamente non amava stare a mollo per molto tempo, ma questa volta ne sentiva davvero il bisogno. Mentre godeva del tepore dell'acqua calda, gli venne in mente il giorno in cui obbligò Hange a fare un bagno. Erano i primi tempi che si era arruolato nella Squadra di Ricerca e il Comandante Keith li aveva incastrati in una lunga spedizione fuori dalle Mura. Ci fu un brutto scontro, ma per fortuna non ebbero numerose perdite. La sera, dopo lo scontro, la vide in piedi accanto a Moblit mentre esaminavano insieme una mappa. Hange era ancora tutta sporca di terra e sangue maleodorante di Gigante fin sui capelli ed emanava un fortissimo odore nausebondo, tanto che non riusciva a capire come quel ragazzo riuscisse a starle vicino senza vomitare. Iniziò a pensare che non gli funzionasse il naso. Così, trattenne il respiro, si avvicinò ai due, spostò in basso la grande cartina geografica e, rapido come un fulmine, le diede una forte e ben assestata testata in pieno naso, facendole perdere i sensi. Moblit rimase letteralmente sotto shock. Levi la afferrò per una gamba e la trascinò sulle rive del laghetto, vicino dove si erano accampati. La gettò in acqua, sulla riva e poi andò alla ricerca di Nanaba, chiedendole di darle una lavata. Poi tornò da Moblit, ancora paralizzato e incredulo per ciò a cui aveva assistito, e lo minacciò di tenere la bocca chiusa, se ci teneva alla vita. Il giorno dopo, Hange si risveglió nella sua tenda, pulita e profumata, ma con il naso rotto, senza ricordare come si fosse procurata una frattura simile.
Mentre ricordava questo episodio, Levi sorrise malinconicamente. Quei momenti gli sembravano così lontani, come se fossero trascorsi cento anni. Uscì dalla vasca e si vestì, indossando la sua solita cravatta. Prese poi la boccettina che gli aveva donato Hange e ci versó sopra una goccia di profumo. Sentire quell'odore, gli provocava sentimenti che non riusciva a descrivere. Si affacciò dalla finestra e iniziò a contemplare la città di notte, quando improvvisamente, Eren fece irruzione nella sua stanza.
-Capitano Levi! Capitano Levi! Scusami se non ho bussato ma è successa una cosa gravissima! - gli urlò il ragazzo con disperazione e con il fiatone.
-Moccioso, prendi fiato! Non ho capito una sola parola di quello che hai detto! - gli rispose Levi annoiato e con la sua solita freddezza.
-Capitano Levi, devi venire assolutamente con me! Siamo andati a prenderci qualcosa da bere in una taverna qui vicino - iniziò a spiegare il ragazzo, con grande agitazione e cercando di scandire le parole - e...e Mikasa sta facendo a botte con una ragazza della Gendarmeria!
Levi spalancò gli occhi, ma non era stupito: la ragazza aveva un carattere particolarmente suscettibile e spesso si incastrava in qualche litigio senza senso.
-Se non le fermiamo, potrebbero arrivare altri Gendarmi e potrebbero finire entrambe in prigione! - continuò a dire il ragazzo.
-Una cosa di cui sarei particolarmente d'accordo - sbuffó Levi passandosi una mano tra i capelli - la prossima volta, vi sbatto a dormire tutti nelle celle di isolamento, almeno non andrete a combinare casini da qualche parte.
-Presto! Non c'è un minuto da perdere! - esclamò Eren correndo fuori dalla stanza.
Levi si alzò ed indossò il suo mantello.
-Che seccatura e pensare che mi sono appena fatto il bagno! - borbottó infastidito e inseguì Eren correndo.
Eren correva disperatamente, preoccupato per la sorte dell'amica e Levi era proprio dietro di lui.
-Da questa parte! - esclamò Eren entrando dentro un vicolo poco illuminato.
Levi era furioso: non appena avrebbe avuto Mikasa tra le mani, le avrebbe dato una sonora lezione. Eren rallentó leggermente la corsa e Levi gli si mise accanto. In lontananza scorse l'insegna di una taverna. Correndo quasi alla stessa velocità, Eren arrivò per primo di fronte al locale e spalancò subito la porta, facendo sì che Levi vi entrasse dentro di colpo.
-SORPRESA!!! - sentì urlare in coro a squarciagola assieme ad un forte applauso.
Levi rimase paralizzato: in quella taverna c'era tutta la sua squadra, inclusi i feriti, che erano seduti ad un tavolo vicino al bancone.
-Buon compleanno, Capitano Levi! - esclamarono di nuovo in coro, sollevando i calici.
Levi non riuscì a muovere nemmeno un muscolo, incredulo a ciò che c'era davanti ai suoi occhi. Era senza parole. Mikasa gli si avvicinò e gli porse un calice di birra.
-Buon compleanno, Capitano Levi! - gli disse con dolcezza.
-Ma cosa...diamine...- riuscì a balbettare, senza nemmeno guardala e cercando di realizzare quello che aveva di fronte.
Mikasa ridacchió: la sorpresa era riuscita.
-Pensava che non avremmo festeggiato il suo compleanno, Capitano? - disse uno dei ragazzi ad alta voce, in mezzo a tutta quella cacofonia di suoni.
-Perdonami, Capitano Levi, ma era l'unico modo per farti uscire da quella stanza - gli disse Eren sorridendo e mettendogli una mano su una spalla.
-Che cosa gli hai detto? - gli domandò Mikasa sospettosa.
-Gli ho detto che stavi facendo a botte con una tizia della Gendarmeria! - rise Eren divertito.
-Eren! Sei davvero uno stupido! - lo rimproverò la ragazza con il volto rosso per l'imbarazzo.
-Fermi tutti! - urlò improvvisamente Jean, uscendo dalla cucina con un grande vassoio in mano - Abbiamo anche la torta!
Di nuovo urla di giubilo e di allegria. Levi continuava a guardare quella scena surreale, incredulo, come se fosse un sogno o un incubo: doveva solo realizzare cosa fosse. Poi si passò una mano sugli occhi.
-Come...come avete fatto? - riuscì a dire.
-Diciamo che è soprattutto merito di Hange - gli sussurrò Mikasa, porgendogli sempre il calice.
Levi spalancò gli occhi, sorpreso e senza parole. Lentamente, l'espressione sul suo volto si addolcì e afferrò il calice. Era da tanto che non si sentiva così felice e non avrebbe mai immaginato che qualcuno, un giorno, gli avrebbe preparato una festa a sorpresa.
-Andiamo a mangiare la torta! - disse Eren chiudendo la porta alle spalle di Levi.
Quella serata sarebbe rimasta per sempre nel suo cuore. Tutti erano allegri, felici e spensierati: c'era chi beveva, chi cantava, chi raccontava storie sconce, chi chiacchierava tranquillamente mangiando la torta. Come sempre Eren e Jean iniziarono a bisticciare per una fetta di torta. Alla fine Eren la ricevette in faccia, scatenando una grande risata da parte di tutti.
Era da molto tempo che Levi non trascorreva una serata goliardica in compagnia dei suoi amici. Si avvicinò alla porta e vi si appoggiò sopra, continuando ad osservare tutta quella allegria e sorseggiando l'ennesimo calice di birra, quando Mikasa gli si avvicinò con discrezione. La ragazza, infilò una mano in una tasca interna che aveva nella giacca e sfilò una piccola lettera.
-Tieni...è da parte di Hange! - gli sussurró porgendogliela con discrezione.
Levi la guardò con stupore e afferrò la busta. La ragazza gli sfiorò il braccio con le dita, gli sorrise e si allontanó, raggiungendo i suoi compagni. Levi posò il calice su un tavolo e silenziosamente uscì fuori dalla taverna. Anche da fuori si udivano le risate e il chiacchiericcio dei suoi compagni. Si appoggió alla parete e con le dita tremanti per l'emozione, aprì la busta sigillata e infine la lettera.
"Mi auguro che quei pazzerelli di Jean, Eren e Mikasa, siano riusciti ad organizzarti la festa e che soprattutto abbiano trovato un posto adatto ad un maniaco del pulito come te! Nel caso in cui non fosse accaduto, per ovvi motivi, vorrà dire che lo festeggeremo insieme, alla fine di tutto. Buon compleanno, Levi! Sei e sarai sempre nei miei pensieri. Tua, Hange."
Levi, commosso, si portò la lettera a cuore e alzò gli occhi al cielo.

Proprio in quell'istante, mentre i ragazzi dormivano come al solito raggomitolati sul divano, Hange uscì fuori casa e alzò gli occhi al cielo, terso e stellato.
-Buon compleanno, Levi! - sussurró, stringendo tra le mani l'ormai visibile pancione.

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