La Partenza

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Erano trascorse poche ore dall'alba: era giunto il momento della partenza e Levi, assieme agli altri si erano già radunati in piazzale. L'uomo, per evitare che qualcosa potesse andare storto lungo il viaggio, continuava con fermezza ad impartire istruzioni ai ragazzi e ad alcune reclute. Armin, con le lacrime agli occhi, stava salutando con un grande abbraccio Mikasa e Eren e pregava loro di fare attenzione. Anche Connie e Sasha erano molto dispiaciuti nel separarsi dai loro compagni.
-Non siate in pena per noi! - esclamò Jean cercando di nascondere il dispiacere e la commozione - faremo fuori quei maledetti Giganti e torneremo in men che non si dica!
-Cercate di non farvi ammazzare - gli rispose Connie stringendogli con forza la mano, per incoraggiarlo.
Intanto, gli occhi di Levi cercavano disperatamente Hange che ancora non si era fatta viva.
-È sempre la solita! - brontoló a bassavoce tra sé, mentre conduceva il suo cavallo in testa al gruppo.
Sistemò le cinghie della sella e delle staffe, cercando di perdere più tempo possibile, ma Hange ancora non arrivava. Iniziò a pensare che non sarebbe arrivata. Forse era impegnata oppure non voleva assistere alla loro partenza. Sconsolato, abbassò lo sguardo e, con un salto sicuro, montò in sella.
-Tutti in sella! - ordinò poi ad alta voce.
-Aspettate! Fermi! Fermo, Levi! - urlò improvvisamente Hange, apparendo in piazzale e correndo verso di lui.
Ansimante, gli si fermò proprio accanto e Levi, la guardò con rimprovero.
-Sei la solita ritardataria! - le disse dall'alto della sua sella.
-Scusami, ma ho avuto un imprevisto! - gli spiegò Hange con il fiatone: mentre si stava vestendo, aveva avuto un forte attacco di nausea, ma non poteva dirglielo.
Levi continuò a guardarla in silenzio, con i suoi profondissimi occhi azzurri, cercando di imprimere nella sua mente un'ultima immagine della donna, quando poi notò che stava stringendo tra le mani una scatoletta.
-Cos'hai lì? - le domandó un pó incuriosito.
-Oh, niente...un piccolo regalo! - sorrise Hange inserendo prontamente la scatoletta nella borsa appesa accanto alla sella.
Levi avvertì un tremolio al cuore: non voleva partire, ma non poteva nemmeno disobbedire agli ordini.
Notando la sua espressione afflitta, Hange gli posò affettuosamente una mano sulla gamba.
-Levi...è nostro dovere... - gli disse con dolcezza, cercando a modo suo di dargli forza.
Levi le afferrò la mano, si piegò e gliela baciò, incurante che tutti li stessero guardando, facendola arrossire vistosamente.
-Fa attenzione, Quattrocchi! - le sussurrò guardandola intensamente.
-Non ti preoccupare per noi...cerca tu, piuttosto, di non farti mangiare! - gli rispose Hange con dolcezza, con le guance visibilmente arrossate.
Hange si rese conto che il "noi" che aveva appena pronunciato era riferito a lei e al bambino. Fu quasi istintivo dirgli così.
-È ora! - le disse Levi, lasciandole a malincuore la mano.
Hange annuì mestamente e si spostò.
-Esploratori, avanzare! - urlò Levi con tutta la voce che aveva in corpo.
Hange osservó i suoi uomini allontanarsi con fierezza: il suo cuore era pieno di orgoglio soprattutto nei confronti di Levi, che conduceva il gruppo verso il cancello per uscire da Stohess. Lungo la via principale, la gente era uscita per le strade e molti si erano affacciati dai balconi e delle finestre, per rendere onore ai loro eroi, pregando che facessero ritorno sani e salvi.
Hange abbassò tristemente lo sguardo e sospirò. Armin le si avvicinò e le tirò lievemente la camicia, destandola dai suoi pensieri.
-Non temere, faranno ritorno avendo compiuto la missione - le disse con gli occhi carichi di lacrime per la commozione.
-Povero Armin - gli rispose Hange accarezzandogli dolcemente il viso - mi dispiace averti separato dai tuoi amici, ma non avevo altra scelta!
-Me la so cavare! E poi non sono da solo... - le rispose il giovane riferendosi a Sasha e Connie.
-Coraggio, Armin! - gli disse poi dopo aver tratto un profondo respiro, cercando di rincuorarsi - Abbiamo ancora un mucchio di cose da fare e questa notte saremo noi a partire.
-Ma come? Avevi detto che saremmo partiti domani? - le domandò Armin visibilmente perplesso.
-Ho cambiato idea! Viaggeremo di notte così all'alba saremo già arrivati a destinazione. Preparate il carro, i bagagli e i cavalli. Per le provviste non ti preoccupare: saranno già arrivate a destinazione. Portemo con noi le attrezzature di movimento tridimensionale, le pistole lanciarazzi, e le armi. Voglio anche i fucili: due a testa, per la precisione...e tante munizioni. Mettete tutto sul carro e al tramonto partiremo! - ordinò Hange dirigendosi poi verso dentro il Quartier Generale a passi lunghi e svelti.
Quando si allontanò dalla loro vista, Connie si avvicinò ad Armin.
-Sbaglio, oppure ho appena sentito che partiremo dopo il tramonto? - gli domandó preoccupato.
-Già! - rispose Armin pensieroso, grattandosi il mento - a quanto pare i piani di Hange sono improvvisamente cambiati.
Hange, con le lacrime agli occhi, si diresse nei suoi alloggi e iniziò a preparare le valigie. Era trascorsa meno di un'ora e già avvertiva l'assenza di Levi. Anche se non trascorrevano tutte le ore del giorno insieme, sapere che non si trovava più lì e di non poterlo raggiungere tutte le volte che desiderava, iniziò a procurarle una profonda sofferenza: si rese conto di quanto lui le mancasse, ma doveva essere forte. Si piegò sul letto e immerse il viso nelle lenzuola, impregnate del suo odore, dopo la lunga notte di passione trascorsa insieme.
-Lo so...ma non sono triste...semplicemente alla tua mamma manca già da morire il tuo papà...- balbettó cercando di trattenere invano le lacrime, che stavano già lentamente scendendendo lungo le sue guance.
Hange si stropicció gli occhi e realizzò che per la prima volta aveva parlato a suo figlio.
-Che stupida! - esclamò ridendo - Come se tu potessi ascoltarmi!
Fece un lungo respiro e cercò di riprendere la lucidità per continuare a preparare i bagagli e tutto quello che occorreva per la partenza.

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