L'esperimento

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La mattina dopo, Hange si risvegliò tutta dolorante. Tutti e quattro avevano continuato a dormire insieme sul divano e si era ritrovata con il capo di Armin poggiato sul  seno. Non ne fu imbarazzata: ormai con quei ragazzi si era raggiunto un affiatamento tale che li considerava dei fratelli minori e i giorni trascorsi fino ad ora avevano fatto sì che tra di loro si creasse un forte legame di affetto e di fiducia.
Con delicatezza, cercò di svincolarsi da quel groviglio di corpi. Sasha emise qualche verso ma poi appoggiò il capo sul corpo di Armin, mentre Connie continuava a dormire con la faccia immersa nell'addome della ragazza, stringendole le gambe. Hange si stiracchiò e li guardò divertita: le facevano davvero tenerezza. Andò in bagno e si sciacquó il viso. Si guardò allo specchio e si passò una mano sul viso, guardando la cicatrice sul suo volto e l'occhio opacizzato. Sospirò. Si sistemó i capelli, più scompigliati del solito e decise di preparare la colazione. Ormai le nausee erano andate via e non aveva più problemi a cucinare. Ma prima andò nella sua stanza, che condivideva assieme a Sasha e si sedette alla scrivania. Prese uno dei quaderni che aveva posato lì, lo aprì e annotó che quella mattina non aveva avuto disturbi di alcun genere. Hange stava compilando una sorta di diario della gravidanza, per poterlo far leggere un giorno a Levi, quando la guerra sarebbe finita: quando avrebbe finalmente saputo che era diventato padre. Anche se in quel momento glielo stava nascondendo, voleva che un giorno lui fosse a conoscenza di tutto ciò che avrebbe riguardato suo figlio. Sapeva che non sarebbe stata la stessa cosa rispetto al fatto di metterlo subito a conoscenza della situazione, ma non poteva. Il suo sesto senso le diceva che doveva assolutamente proteggere quel bambino, a tutti i costi. Non appena finì di scrivere, sospirò rammaricata e chiuse il quaderno. Si alzò e guardó fuori dalla finestra. Il sole era già sorto e aveva smesso di piovere.
-Buongiorno a te, Levi... - sussurrò guardando il cielo.
Poi si diresse in cucina ed iniziò ad armeggiare con il fuoco e con le padelle.
Dopo un pó, mentre dormiva, Sasha iniziò a fiutare un buon odore.
-Cos'è questo odore? - domandò spalancando gli occhi e alzandosi di colpo, catapultando il povero Connie per terra.
-Stupida...cerca di fare attenzione la prossima volta! - le disse il ragazzo, intontito, massaggiandosi la testa.
Hange rise, notando che i ragazzi si erano svegliati. Armin si mise seduto: si stiracchió la schiena e si stropicció gli occhi, sbadigliando.
-Hange...non dovevi...toccava a me fare...la colazione oggi! - disse alzandosi e andando verso di lei, ancora mezzo addormentato.
-Non ti preoccupare! - gli rispose lei con dolcezza - Andate a darvi una sistemata e poi facciamo colazione.
-Vado prima io in bagno! - disse Sasha correndo verso di esso.
Maldestramente diede un calcio a Connie che era ancora riverso per terra.
-Razza di imbranata, guarda dove metti i piedi! - esclamò il ragazzo a denti stretti per il dolore.
-Oh, scusami, non ti avevo visto! - rise Sasha.
-Vado a prendere della legna, intanto che Sasha è in bagno - disse Armin scavalcando Connie.
Aprì la porta e tiró un profondo respiro: l'aria era fresca e c'era ancora l'umidità della pioggia della sera precedente. La giornata sarebbe stata bella e sicuramente Hange avrebbe tentato un esperimento con lui. Dei pettirosso iniziarono a svolazzare allegramente di fronte a lui.
-È così bello qui... - sussurrò tra sé mentre contemplava il paesaggio autunnale.
Gli alberi del boschetto lì vicino stavano iniziando a perdere le foglie, divenute ormai di colore rosso e giallo. Contento, si avviò verso la stalletta.
-Buongiorno! - disse ai cavalli.
Li accarezzò dolcemente sul muso e diede loro da mangiare e da bere. Poi aprì il rubinetto e si pulì le mani e il viso. Quando finì, riempì un secchio con dell'acqua e lo entrò dentro casa, osservando Sasha e Hange sistemare la tavola per la colazione. Dopo che rientró con la legna, si sedetto ai loro posti ed iniziarono a mangiare.
-Armin, questa mattina vorrei che provassimo di nuovo i miei esperimenti...te la senti? - gli domandò improvvisamente Hange.
Era trascorsa ormai una settimana dall'ultimo esperimento che avevano fatto e Hange gli concedeva molto tempo per riposarsi. La trasformazione gli comportava un dispendioso spreco di energie e l'ultima volta non fu un successo, perché ancora non ne aveva raggiunto il pieno controllo. Ma tutte le volte, quando lo faceva, l'esplosione era devastante e raggiungeva il raggio di oltre cinque miglia.
-Va bene...mi sento pronto! - le rispose con sicurezza.
-Magnifico! - disse Hange afferandogli le mani, con quella strana luce negli occhi che scintillava solo quando pansava ai Giganti.
Connie sospirò.
-Vado a preparare i cavalli! - disse alzandosi di tavola.
-Sasha, prepara le pistole lanciarazzi! Questa volta...sento che ce la faremo!
Hange era eccitata, come tutte le volte che facevano gli esperimenti. Quando furono tutti pronti, si trovarono fuori dall'abitazione.
-Allora, Armin, come al solito devi recarti nel punto prestabilito. Connie verrà insieme a te e porterà indietro i cavalli. Quando sarai pronto, sparerai il segnale verde. Quando Connie sarà ritornato da noi, io spareró il segnale verde e in quel momento ti potrai trasformare...poi aspetterai fermo lì, finché non arriverò...non è nulla di diverso da quello che abbiamo fatto le altre volte! - spiegò Hange mentre si sistemava le imbracature di cuoio.
Le aveva sistemate in modo che non le dessero fastidio alla pancia.
-Sei sicura che vuoi indossare anche il porta-lame? - le domandò Sasha un pó preoccupata, notando il pancino che aderiva alla camicia.
-Sasha, quante volte te lo devo dire che sono incinta e non malata - le disse Hange scuotendo la testa.
Sasha sospirò: in effetti Hange aveva sempre fatto di tutto, nonostante il suo stato. Una donna normale non avrebbe mai potuto fare quello che faceva lei in gravidanza.
Connie e Armin montarono in sella ai cavalli e li lanciarono al galoppo, verso il punto stabilito.
-Detesto non poter essere vicina nel momento in cui avviene la trasformazione - confidò Hange, vendendoli allontanarsi.
-Il Colossale produce un'esplosione devastante...ricordiamoci che siamo tutti vivi per miracolo! - le disse Sasha.
-Già...-rispose Hange, abbassando lo sguardo.
Ancora quell'immagine percorreva la sua mente. Il rombo dell'esplosione, la spinta di Moblit, la desolazione, la devastazione: erano immagini che ancora riusciva a vedere chiaramente. Tutte le volte che pensava a Moblit, le si stringeva il cuore fino a mancarle il fiato. Era come se si sentisse colpevole di vivere. Ma non doveva abbattersi: doveva dare un senso alla morte dei suoi cari, continuando a studiare un modo per terminare la guerra.
Dopo molti minuti, videro in lontananza il segnale verde.
-Bene, sono arrivati...adesso aspettiamo Connie - disse Sasha osservando l'orizzonte.
Intanto che aspettavano, Hange si era seduta sul muretto ad annotare qualcosa sul suo quaderno. Non le doveva sfuggire nulla, nemmeno i tempi di percorrenza.
-Eccolo sta arrivando! - esclamò Sasha vedendo Connie galoppare di corsa, come se lo stesse seguendo un Gigante, reggendo le redini del cavallo di Armin.
Dopo qualche minuto, Connie giunse davanti a loro, smontó subito dal suo cavallo e li mise entrambi al sicuro nella stalletta.
-Siamo pronti! - avvisó poi il ragazzo, senza fiato.
-Bene! - disse Hange sistemandosi i suoi occhiali protettivi - Entrate in casa: l'onda d'urto non arriverà sin qui, ma avvertitemo una leggera scossa di terremoto.
Prese la pistola lancia razzi, la caricó, la puntò al cielo e premette il grilletto.

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