Sopravvissuti

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Quando Levi riaprì gli occhi, si trovava sdraiato su un giaciglio di fortuna in una piccola tenda di un ospedale da campo allestito in fretta e furia e con mezzi di fortuna. La testa gli esplodeva e le orecchie gli fischiavano fastidiosamente.
-Capitano Levi! Capitano Levi!
Armin era seduto accanto a lui ma l'uomo non riusciva ancora a metterne a fuoco l'immagine. Emise un verso di dolore e provò a sollevarsi sui gomiti quando il ragazzo lo invitò a ristendersi.
-Non devi sforzarti - gli disse premurosamente, sistemandogli la coperta - Sei ancora gravemente ferito.
Levi trasse un profondo respiro e lentamente la vista iniziò a schiarirsi.
-A-Armin...- disse riconoscendo il suo viso.
-Stai pure a riposo...è finita... - gli rispose Armin con un sorriso amaro stampato sulle labbra.
-Fi-finita?
-Si. Abbiamo fermato la Marcia...Capitano...non...non ricordi nulla?
Levi affondò la testa nel cuscino. I ricordi erano vaghi e confusi.
-Quanto...ho dormito? - domandò.
-Quasi quattro giorni - rispose Armin mentre gli versava un bicchiere d'acqua da una borraccia che aveva posato ai suoi piedi.
Un fortissimo e inaspettato dolore alle gambe impedì a Levi di continuare a rimettere in ordine le idee.
-Le mie...gambe...- si lamentò a denti stretti.
Armin sospirò: evidentemente l'uomo aveva subìto un trauma così forte che non ricordava cosa era successo nella tremenda battaglia contro il Gigante Primordiale.
-Connie mi ha detto che un Gigante ti ha morso le gambe...per salvarlo...- gli spiegò mentre lo aiutava a sorseggiare l'acqua - Levi, il potere dei Giganti non esiste più e...credo che lo stesso valga con quello degli Ackerman. Ora sei un essere umano come tutti gli altri e quindi le tue ferite ci impiegheranno molto a rimarginarsi.
Mentre Armin parlava, nella mente dell'uomo balenò il momento in cui, durante la battaglia, tagliò di netto la testa a Zeke fermando quindi la Marcia dei Giganti Colossali. Il fratellastro di Eren apparve improvvisamente davanti ai suoi occhi, come un miracolo, nel pieno della battaglia, materializzandosi dalle ossa del Gigante Primordiale come se avesse voluto volutamente farsi uccidere.
-Il bastardo...è morto...- borbottò fissando il vuoto - ho mantenuto...la mia...promessa...
-Si, Zeke è morto - gli confermò Armin.
-E allora perché...
-Perché cosa?
-Perché sono ancora vivo?
Armin spalancò gli occhi, incredulo per ciò che aveva appena udito. Levi, invece, chiuse i suoi e nella sua mente apparve un ultimo ricordo: lui che scagliava le Lance Fulmine verso la bocca del Gigante Primordiale per permettere a Mikasa di dargli il colpo di grazia. Ricordò l'esplosione e poi il vuoto.
-Hange...dov'è? - domandò ancora, all'improvviso.
Armin era totalmente sconvolto.
-Capitano...Hange...lei...- iniziò a balbettare - lei...non è più tra noi...ricordi?
-Impossibile!
-Come?
-Lei è sopravvissuta...io l'ho vista...anche gli altri...tutti...loro sono vivi...- rispose Levi, continuando a fissare il vuoto.
Chiuse gli occhi e ricordò ciò che stava cercando di raccontargli. Ricordò che era seduto per terra, stremato e in fin di vita. Per qualche secondo, vide poi apparire davanti a lui Erwin, Mike, Moblit, Petra, Oruo e infine lei: Hange. I loro volti erano sereni, tranne il suo. Il suo sguardo era colmo di tristezza e le sue labbra, a dispetto degli altri, non accennavano alcun sorriso. Tutti si portarono il pugno destro al cuore, per omaggiarlo, ma lei lo fece dopo qualche secondo con titubanza. Dopo quel gesto, non ricordò più nulla poiché perse i sensi.
I ragazzi, miracolosamente sopravvissuti a quel pandemonio, accorsero immediatamente in suo aiuto, medicandogli le ferite e aiutando poi ad allestire quell'ospedale da campo con tutto ciò che non era stato calpestato dai Colossali. Questi avevano distrutto più di due terzi del mondo e più di metà del continente marleiano. Quasi l'ottanta per cento della popolazione del pianeta aveva perso la vita sotto i loro enormi piedi impietosi e adesso, tutti coloro che erano sopravvissuti, si stavano rimboccando le maniche per risanare quella enorme ferita che Eren aveva procurato al mondo. Tutti erano consapevoli che il questo non sarebbe stato mai più lo stesso.
Armin sospirò e scosse la testa, passandosi poi una mano tra i biondissimi capelli.
-Mi dispiace...ma loro...loro non ci sono più...nessuno di loro è...
La voce di Armin si strozzò come se avesse un nodo in gola: anche per lui era doloroso ricordare le vittime di quella strage.
Levi provò una forte fitta al petto. Allora non era stato un incubo, pensò mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime. Hange non c'era più ed era la realtà, l'orribile realtà dei fatti. Anche questa volta era sopravvissuto alla persona che amava e non poteva farci nulla. Nulla.
Armin si stropicciò gli occhi.
-Ormai non ci resta che andare avanti e ricostruire questo mondo proprio come sognavamo - disse cercando di non balbettare per la commozione mentre rovistava nella tasca del pantalone - il sacrificio dei nostri amici non deve restare vano...nemmeno quello di Eren!
-Eren?
-Si...sai...lui mi è apparso e...mi ha detto perché ha fatto tutto questo...lui l'ha fatto per noi, per risultare degli eroi agli occhi del resto del mondo... così nessuno ci attaccherà per moltissimi anni - spiegò il ragazzo, stringendo tra le mani un fazzoletto piegato.
Oltre a raccontargli gli ultimi istanti di vita di Eren, gli disse che Mikasa aveva deciso di tornare a Paradis e seppellire ciò che rimaneva di lui ai piedi dell'albero in cui erano soliti giocare da bambini. Quello sarebbe stato il luogo in cui il ragazzo avrebbe riposato per sempre.
Levi sembrava ascoltare ma era palese che i suoi pensieri erano altrove. Che senso aveva ricominciare a vivere quando aveva perduto tutto ciò per cui valeva la pena farlo? Per un attimo sembrò tornare a essere quel bimbetto magro e impaurito che Kenny lo Squartatore trovò ai piedi del letto su cui giaceva il corpo della sorella.
Armin lo guardò e trasse l'ennesimo sospiro.
-Levi, so a cosa stai pensando ma...- disse mentre apriva il fazzoletto - dobbiamo andare avanti...
Prese la catenina con l'anello nuziale di Levi e, con immensa sorpresa dell'uomo, gliela posò sul petto. L'aveva custodito l'oggetto per tutti quei giorni per evitare che andasse perduto.
-Sono sicuro che anche lei avrebbe desiderato che noi ricominciassimo a vivere - continuò Armin, con le lacrime che gli scivolavano lentamente lungo le guance - ...ora che non ci sono più Giganti...ora che non siamo più come animali in cattività...ora che siamo liberi...
Con le dita che erano rimaste della mano destra, Levi afferrò la catena con l'anello e, stringendola, se la portò al cuore. Anche lui, ormai, non riusciva più a trattenere le lacrime e pianse. Commosso da quella vista, Armin gli si avvicinò e cercò di abbracciarlo facendo in modo di non fargli male. Levi affondò il viso nel petto del ragazzo cercando in tutti i modi di contrastare il pianto dirompente ma era inutile. Libertà. Anche se avevano vinto e ottenuto ciò per cui da anni stavano combattendo, a quale prezzo avevano ottenuto tutto ciò?

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