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Ciao mi chiamo Kassandra Jones. Ho una famiglia felice. Una vita normale, amo il mio lavoro e ho molti amici.

Ecco questo sarebbe quello che direi se fossi effettivamente normale.

Peccato che la mia vita sia tutt'altro che normale.
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Eravamo in macchina. Io guardavo le goccioline che cadevano sul finestrino. Stavamo andando in aeroporto.

Dopo la morte di mia madre, mio padre cambio molto. Lui era molto sorridente e divertente. Ora è come se non ci fosse più quella speranza e felicità che si vedeva.

Forse dà la colpa a me per l'incidente. Come posso dargli torto... Lo faccio pure io.

Ricordo che quando ero salita in macchina avevo salutato Jade, non che mia migliore amica, per l'ultima volta.

Dovevamo andare via da Toronto. Il mio lavoro rendeva poco. Mentre mio padre.. Beh non lavorava.

Ha trovato un impiego a San Francisco, in California.

Appena saputo io non ci avevo più visto. Ma ormai è andata così.
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Scesi dal taxi ci dirigemmo ai controlli per poi occupare due posti mentre aspettavamo la chiamata del nostro volo.
Stavo malissimo mi si leggeva in faccia.

Mio padre mi disse<< Hey tesoro tutto ok? Ti vedo giù di morale.>>
Cosa avrei dovuto dirgli? No papà sto malissimo. Sto lasciando tutto ciò che amo. La mia casa, i miei amici, Jade e i ricordo più vicino a me di mia madre?
Dissi soltanto<< Sto bene, papà. È che sono in pensiero per l'aereo. >> Avevo sempre avuto una fobia per l'altezza.
Lui mi guardò << Tranquilla amore saranno solamente otto ore di aereo. >> disse ridendo e risi anch'io.

Chiamarono il nostro volo. Agitatissima diedi i nostri biglietti a l'hostes che capí anche lei che io ero preouccupata, poi ci disse << Godetevi il viaggio! >>

Come faccio a godermi il viaggio se ho una paura matta di morire?

Dopo di che ci andammo a sedere ai nostri posti. Io vicino al finestrino, che fortuna eh? Ma ovviamente come se non bastasse mio padre non aveva il posto vicino al mio. Così mi ritrovai di fianco un signore alto almeno il doppio di me. Per vostra informazione sono alta 1.60, forse dovrei dire bassa.

Per tutto l'intero viaggio ero costantemente preoccupata di morire o precipitare.

Volevo provare a dormire ma il nostro caro signore di fianco a me russava, che nemmeno il rumore di un tuono.

Furone le NOVE ore più lunghe della mia VITA.

Si nove e sapete perché perché c'è stato uno scalo.

Oltre alla mia immensa sfortuna. Partiti con un po' di pioggia da Toronto, arriviamo a San Francisco con un temporale.

Subito fradicia il primo giorno fantastico.
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Preso un taxi arrivammo davanti a una di quelle villette che ci sono anche nei film. Non era così brutta. Certo non era la mia casetta a Toronto con un giardino immenso pieno di fiori e cespugli ma ci stava. Diciamo che la piscina compensava la mancanza di quel enorme giardino in Canada.

 Diciamo che la piscina compensava la mancanza di quel enorme giardino in Canada

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Era particolare. Potevo sopportarla.

Presi le valige e insieme a Marcus Jones entrammo nella futura casa Jones. Mi mancava già il Canada.

Appena entrati c'era un'ingresso che portava a una scala. Prima di essa a sinistra c'era il salotto con due grandi finestre che illuminavano tutto lo spazio. Era confortevole. Aveva un caminetto, un divano letto e due poltroncine molto carine. Tutto era dello stesso tessuto. Pareti o bianche o nere.

Tra l'altro sono i colori che preferisco per le case.

A destra un muro che separava la stanza, dalla cucina e la sala da pranzo.

La cucina devo dire molto moderna. Pensili neri su muro bianco. Un'isola con un piano da lavoro grandissimo. La sala da pranzo aveva un tavolo in legno chiaro con molte venature.

Il colore del legno del tavolo faceva contrasto col parquet scuro.

Dopo aver esaminato bene le due stanze mi ricordai che dovevo accaparrarmi la stanza da letto migliore fra le due.

Allora corsi su per le scale e per poco non caddi come un salame.

Sentii urlare mio padre dal piano di sotto << Kassie, sta attenta! Non vorrai inaugurare l'inizio di una nuova vita con una gamba rotta spero?! >>

Me ne fregai molto di ciò che disse.

Dopo aver salito le scale un corridoio. Di sicuro la camera padronale sarebbe stata di mio padre. Ma volevo usarla prima io.

Si lo so sembro una bimba che vede per la prima volta un peluche e lo vuole tutto per sé.

Entrai nella camera a destra e come avevo previsto sarebbe stata quella di mio padre. Molto grande. Un armadio spazioso e bagno in camera.

Dopo ciò andai a sinistra del corridoio.

Due porte.

La prima una splendida camera con un balconcino che dava sul giardino. Piccolo ma grazioso.

Mentre la seconda sarebbe stata il mio bagno.

Tutto sommato la casa era bella. Tutto ciò che una casa dovrebbe avere. Pure una piscina.

Ma sempre un vuoto costante.

Mancava sempre mia madre pronta a dirmi "tesoro pensa a tutte le possibilità che hai. Puoi costruirti una nuova vita".

Lei era sempre positiva. Scoppiai in un pianto silenzioso. Dovevo essere forte. Dovevo essere forte per mio padre.

Dopo di che mi addormentati nella mia nuova camera.
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Ciao a tutti lo so capitolo noioso. Ma dovevo fare un introduzione su chi è Kassandra, la sua vita e i suoi problemi. Bacioni e grazie per aver letto. Vi adoro.

108//Dylan O'BrienDove le storie prendono vita. Scoprilo ora