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Non ebbi risposta.

Alzai lo sguardo verso Dylan. Aspettavo una risposta. Ne pretendevo una.

Sussurrai un "Hey" in cerca delle rispose.

Dopo un minuto di silenzio imbarazzante, decise di parlare. Prese un gran respiro e disse << Ti ricordi che l'altra sera ti sei ubriaca? Ecco mentre ti portavo in macchina, ti ho fatta sedere e io sono andato a sedermi al posto di guida. >>
<< Ok dopo?! >> dissi impaziente
<< Stavo per accendere l'auto e tu mi dici "Bravo guida tu. L'ultima volta che c'ero io lei se n'è andata". >>

NO NO NO NO NO NO E ANCORA NO!
Non potevo averielo detto. Non posso parlargli della mamma. È una storia chiusa, che non deve sapere nessuno!

<< Sai da ubriachi si dicono stranezze>> dissi per difendermi.
<< Kassie, ne ho visti e sentiti di ubriachi. Ma tu avevi detto la verità. Ora voglio sapere chi è "lei". >> disse incazzato.
Io risposi urlando << Senti Dylan. Io non posso è non voglio neanche dirtelo. Sono cazzi miei >> presa dalla rabbia continuai il discorso << Non posso crederci Dylan, tu mi hai voluto provocare e così io mi ero ubriacata. Beh sai da ubriachi si dicono cose che non si vogliono dire! Ok?! E ora chi ci sta rimettendo?! Io! QUINDI ORA VATTENE! >>

Dopo essermi sfogata mi calmai, ero dispiaciuta. Iniziai a piangere come una bambina di 5 anni appena caduta dalla bici.

Dylan, nonostante fosse confuso dalla situazione, si avvicinò a me e mi abbracciò con le sue forti e rassicuranti braccia.

Dopo quel gesto io sussurrai << Grazie mamma>>

Tutto ciò lo feci guardando il cielo fuori dalla finestra. Per ringraziarla. Lei era l'unica cosa che mi faceva sorridere.

Dopo essere stata circa più di un minuto a piangere nelle braccia di Dylan, dissi << Ok... Va bene. >> Lui fece una faccia confusa. << Ti dirò di lei... >> Subito Dylan si staccò da me e mi rispose << Kassie non sei costretta. Scusami per pr- >> Non fece i tempo a finire la frase che io lo interrompii.
<< No, Dylan ora ti dirò tutto. Solo che tu mi devi promettere che non mi giudicherai. Per nessun motivo... Ti prego. >> lui mi guardò fisso negli occhi e annuì.
<< Ok allora... Quand'ero ancora a Toronto circa due mesi fa... Ecco... Ero salita in macc- in macchina >> Iniziai a singhiozzare tra una parola e l'altra.
<< Hey Hey non dev->> disse Dylan interrotto da me.
<< Per favore... Lasciami finire... >> dissi con cuore spezzato.
<< Mi ero messa al volante e- e mia madr- mia mamma... Era difianco a me. Io... Io le stavo parlando. Le avevo detto che saremmo andate a fare shopping... E quell'auto. L'auto è comparsa dal nulla. Io ho sterzato ma ha iniziato a sbandare tutto. Si sentivano solo grida. Fino a che non svenni. Quando riapri gli occhi. C'era tutto fumo e io ero ancora lì. Mi girai e... E lei>> scoppiai a piangere ancora di più.

Non potevo sopportare tutto quello. Tutte le immagini che si ripetevano nella mia mente. La mamma stesa lì per terra, sanguinante piena di ferite e io lì che non riuscivo a muovermi.

Dylan mi afferrò con le sue braccia e io mi addormentai nelle sue braccia perché ero stanca da quel mio piangere.
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Ero ferma immobile a fissare la mamma. Era stesa sulla strada perdeva sangue.

I suoi due occhi erano aperti. Mi fissavano costantemente. Era bianca, potevo sentire la sua pelle fredda soltanto guardandola.

Grida dappertutto. Un signore aprì la porta dell'auto e mi tirò fuori. Ulrlai di dolore. Continuavo a gridare e a chiamare mia mamma. Senza risposta.

108//Dylan O'BrienDove le storie prendono vita. Scoprilo ora