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Una volta che fummo in strada feci molti respiri profondi per trattenere la rabbia che provavo ma allo stesso tempo la preoccupazione.

Preoccupata per cosa? Jhon in ospedale, avevo fissa nella mente l'immagine di lui steso a terra immobile, e Dylan perché non spiccicava una parola e in più aveva sempre i nervi tesi, teneva stretto il volante tanto da far sbiancare le nocche.

Mi preparai a parlare e gli dissi <<Dylan... Ho provato a venire in macchina ma non ci sono riuscita... >> mi fermai per capire se mi stesse ascoltando.

Lo vidi fare un piccolo cenno per indicare sì allora ripresi a parlare <<Quindi... l'ho portata in un parcheggio...>> dissi a denti stetti.

Ricevetti come risposta un freddo e distaccato "ok".

Aveva tutti i muscoli tesi le vene gonfie dalla rabbia che gli ribolliva nel sangue.

Ammetto che prima mi aveva spaventata ma adesso sono in ansia per lui.

Non potevo, però, lasciarmi tutto alle spalle quell'accaduto, dovevo dirgliene delle belle.

Mi ero ripromessa di non cedere a Dylan, anche se ero più che incazzata.

<<Dov'è? >> chiese terribilmente serio <<Mh? >> feci confusa, non riuscii a capire a cosa si stesse riferendo.

<<Il parcheggio. Dov'è? >> disse frettolosamente. Perché mi trattava così in più che l'ho aiutato e fermato.

<<Svolta a destra e poi vai dritto. >>dissi contenendo il nervosismo.

Fece ciò che ho detto ed arrivammo. Vide la macchina ancora seduto sul sedile dell'auto.

Si girò verso di me guardandomi fissa negli occhi. Che aveva ancora...?

<<La jeep...?>> chiese quasi incredulo che io abbia scelto un'automobile del genere.

<<scusami tanto se non è di tuo gradimento. Non avevo il tempo di scegliere quale auto usare... Sai una persona rischiava di morire. >> dissi tutto con tono ironico e scazzato.

Ero stufa di vederlo con quel musetto da cane bastonato.

<<Senti... >> dicemmo contemporaneamente solo che lui con un tono di voce molto dispiaciuto, quasi distrutto, io scazzata e piena di rabbia fino all'orlo.

Con la mano mi fece cenno di parlare per prima e si girò verso di me, accomodandosi sul sedile in posizione più comoda.

<<Stavo dicendo... Non puoi fare tutto quel che ti pare e piace, Dylan! Jhon voleva solamente rimediare ai suoi errori. Non puoi prendere e andare a pestare persone così. Se io non ci fossi stata probabilmente sarebbe morto. Devi imparare a controllarti. Sempre a fare il grande e grosso ma qui è tutto fumo e niente arrosto. >> sbottai.

Ero piena fino alle scatole di tutte quelle faccende. Non riuscivo più a contenere nulla che dal nervoso iniziai a piangere.

Dylan avvicinò una mano alla mia faccia e la posò sulla mia guancia asciugando una lacrima.

Io gli staccati la mano e mi girai di colpo aprendo la portiera e scendendo da quella macchina.

Appena fuori chiusi la porta facendola sbattere e mi precipitati in bagno per nascondermi da tutto e soprattutto tutti.

Subito, dopo essere entrata, chiusi la porta a chiave molto frettolosamente e appoggiati pesantemente la mia schiena contro la porta azzurra e sporca del bagno.

Non feci caso al pavimento che era lucido e lercio e lasciai andare le lacrime sedendomi per terra.

Le mie lacrime non riuscivano a fermarsi come se avessero una propria anima.

Ero stufa di interpretare il ruolo da nuova arrivata che è spaesata in una nuova e grande città che appena incontra un bad boy si precipita tra le sue braccia.

Sono più forte di così, sono decisamente migliore.

Ma chi voglio prendere in giro... Sono sempre alla ricerca di aiuto e conforto. Sono debole verso qualsiasi situazione. Fingo di tenere la calma quando dentro sto impazzendo.

I miei pensieri furono interrotti dal rumore di una mano che continuava a bussare ripetutamente sulla porta.

<<Kassie... Ti prego apri! >> sentì le grida di Dylan implotarmi e man mano che bussava più provava a sfondare la porta.

<<Che cazzo vuoi!? >> dissi con voce tremante, delusa e un po' anche incazzata.

<<DEVO PARLARTI. È importante ti prego... >> urlò all'inizio ma infine quasi sussurrò le ultime parole.

Mi asciugati velocemente le lacrime e mi guardai un attimo allo specchio per vedere com'ero messa.

Uno schifo, sempre meglio di farsi vedere con le lacrime agli occhi no?

Mi feci coraggio e andai verso la porta girai due volte la chiave e spinosi la maniglia verso il basso così essa si aprí mostrando Dylan che stava per dare un calcio alla porta.

<<Hai cinque minuti. Parla. >> dissi fredda e seria guardandolo dritto negli occhi.

Più che rabbia peorvavo un senso di pena nei suoi confronti.

<<Kassie... >> disse facendo un passo verso di me ma io ne feci uno indietreggiando.

Vedendo la mia reazione tornò al suo posto iniziale e continuò il suo discorso.

<<Mi dispiace davvero tanto. I-io non pensavo c-che tu c-ci tenessi c-così tanto a-a J- a quello là >> la sua voce era tremante e dispiaciuta oltre che a vederlo potevo sentirlo.

Non riusciva neanche a pronunciare il nome di Jhon, non compresi se era dispiaciuto e non si riteneva degno oppure se lo odiava talmente tanto da non volerlo neanche nominare.

Probabilmente la seconda...

<<Dylan non è il fatto di tenerci o no. Tu volevi uccidere una persona. COME PUOI SOLAMENTE PENSARE AD UNA COSA DEL GENERE?!! >> dissi con rimprovero urlando gli in faccia.

Vidi ilsuo sguardo divendtaredeluso e i suoi occhi spostarsidai miei al pavimento.

<<Io->> Dylan iniziò una frase ma poi si bloccò.

<<Mh?!>> Dissi per sppnarlo a parlare fingendomi arrabbiata e alzando le braccia sl cielo impaziente di finire al più presto la conversazione.

<<Volevo solo proteggerti... >> disse facendo sfuggire una lacrima che rigò il suo viso perfetto pieno di nei.

Appena si accorse di non aver trattenuto le lacrime si asciugò subito col dorso della mano.

<<Ascolta esistono modi migliori per proteggermi e questo è uno. Due so badare a me stessa, Dylan. Tre non provare mai più e dico mai più a fare o pensare una cosa del genere. >> dissi dannatamente seria mettendo due dita sotto il suo mento per far alzare il suo sguardo e farlo incrociare col mio.

Lui annuì e non disse niente, così dissi l'ultima cosa che rane a sia da dire che da fare.

<<Ora portami a casa. >> dissi distaccata e guardando un punto fisso al centro della strada.

<<Ok. La jeep la lascio qui tanto abbiam->> non finí la frase perché lo bloccai.

<<No Dylan. Voglio tornare a casa mia. Devo pensare. >> dissi avvisandomi verso la sua auto.

<<Come scus- ok>> Stava per controbattere ma si fermò quando capí di star facendo una delle sue solite cazzate.

Salii in macchina e lasciai stare il suo sguardo preoccupato e sempre fisso su di me.

Io continuavo a guardare fuori dal finestrino sperando che si muovesse ad accendere quel cavolo di motore.

<<Andiamo?!>> dissi senza pazienza.

Appena lo dissi fece la retro e ritornammo sulla strada. Destinazione, finalmente, casa Jones.

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Scusami molto se non aggiorno più durante la settimana. Proverò a fare più capitoli nel week end.

108//Dylan O'BrienDove le storie prendono vita. Scoprilo ora