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Ancora in ospedale. Chiamai mio padre. <<Quando mi rilasciano? Non ce la faccio più. >> dissi scontenta di quella situazione.
<<Tra poco. Devono tenerti qui ancora un giorno poi andiamo. >> rispose.
<<Un giorno!? >> dissi buttando le mani in aria e lasciandomi cadere nel letto.

Ero stufa. Non sarei riuscita a passare un altro giorno in questa stanza. Dovevo andarmene.

Presi il cellulare e controlla se avessi notifiche, era da tipo due giorni che non controllavo.

Lo aprii e vidi 34 chiamate perse. Tutte dalla stessa persona. Chi ovviamente se non il nostro caro amico Jhon...

Di chiamarlo adesso non ne avevo voglia sarebbe stato un problema in più da affrontare. "Si può anche arrangiare" dissi tra me e me.

Decisi di andare in bagno tanto per fare un giretto. Mi ero già stancata di stare a letto.

Posso sembrare una pigra, ma odio stare ferma a far niente.

Cosa c'è di più bello di scappare dall'ospedale e togliersi una flebo?

Ok io l'ago non lo tocco però...
Chiamai un infermiera mentendo sul fatto che sarei stata rilasciata domani mattina. Mi tolse la flebo e quasi svenni ma sono ancora viva. Stranamente.

Presi tutto quello che mi serviva mi cambiai coi miei vestiti e poi aprii la porta per andarmene da questo manicomio.

Ovviamente la mia fortuna chi mi fece incontrare? Jhon.

<<Oddio Kassie. Stai bene? >> disse preoccupato.
<<Che te ne importa. Lasciami passare. >> dissi dsndogli una spallata. Lui si girò e mi prese per un polso.

<<Jhon. Lasciami. Adesso. >>dissi incazzata.
<<Famme spiegare. Quello che è successo la sera in discoteca... Ero solo troppo sbronzo. >> disse per giustificarsi.
<<Beh dovresti sapere che se non reggi l'alcool dovresti berne meno. No? Ora lasciami! >> risposi provando inutilmente a staccare la sua mano dal mio polso.
<<Kassie! Ascolta! Io volevo soltanto divertirmi! >> disse sfrattonanromi a lui a un centimetro dalla mia faccia.
<<Per divertirsi esistono modi migliori che stuprare una ragazza. >> dissi con guardo di sfida e dopo un secondo di silenzio dove il suo sguardo divenne pauroso, gli diedi una ginocchiata nelle palle e corsi via senza mai guardarmi indietro.

Riuscii a prendere un po' di tempo ma sapevo che mi stesse inseguendo.

Andai verso l'uscita dell'ospedale dove vide Dylan seduto su una sedie mentre giochefellava coi pollici.

<<Dylan! >> gridai avvicinandomi a lui sempre correndo.
<<Kassie? Che->> rispose confuso.
<<Sentimi c'è Jhon. Di nuovo. Mi devi portare via adesso. Ti prego. >> lo supplicai.

Lui mi prese per mano ed insieme uscimmo dall'ospedale scendendo di corsa le scale.

Arrivammo ad un parcheggio dove Dylan mi accompagnò sulla sua macchina e partí.

Subito prese la prima strada per portarmi lontano da quel posto orribile.

<<Cosa voleva quel maniaco? >> mi chiese.
<< Scusarsi con me. Solo che deve imparare a stare più calmo. Secondo me è da giorni che beve perché si sente in colpa. Mi dispiace per lui ma non sono ancora completamente pronta a perdonarlo.>> dissi guardando fuori dal finestrino.

<< A proposito di scuse... Io dovrei fartene tante. So che non è a casa dello stress ma è per quello che ho detto vero? >> mi domandò infine.
<<Vero. >> risposi soltanto.
<<Ecco. Sappi che non ho mai portato neanche Kayla a casa mia. Non sono un don Giovanni. Però sono un idiota... >> disse non completato la frase.
<<Idiota in che senso. >> lo spronai.
<<Che sono un idiota perché dovevo accorgermi prima di quanto tu mi piacesse. >> io rimasi in silenzio.
<< Non solo fisicamente... >> continuò da solo fissando costantemente la strada.

I miei occhi si riempirono di lacrime di gioia. Piangevo in silenzio ma mi scappò un singhiozzo.

<<Hey perché piangi? >> mi domandò.
<<Perché sono felice. Però mi hai fatto soffrire molto. Te ne sei reso conto. Mi hai detto di aver ucciso mia madre. >>
Dissi felice ma triste allo stesso momento.
<<Beh tu mi hai accusato di aver ucciso il mio migliore amico senza neanche sapere la storia. Ma comunque non avrei dovuto. >> disse.
Io risposi. <<Neanche io. >>

Insieme dicemmo scusa. E poi ci guardammo gli uni negli occhi dell'altro.

<<Dylan... >> lo chiamai.
<<Mh si. >> rispose.
<<Anche tu mi piaci molto. Non solo fisicamente. >> dopo aver detto questa frase arrossii a tal punto che la mia faccia divenne un pomodoro.

Lui mi strinse la mano e nel mentre cambiava le marce.

<<Chiama tuo padre sarà molto preoccupato. >> mi consigliò. Ha ragione non posso di nuovo scoparire così.

Lo chiamai e ovviamente era terrorizzato e preoccupato che mi fosse successo chissà cosa.

Lo tranquillizzai dicendo che mi avevano lasciata andare prima e che avevo voglia di uscire quindi stasera sarei tornata tardi. Ovviamente che ero con amici.

Finita la chiamata Dylan mi disse. << Dove vuoi avdare? >>
<<Qualsiasi parte che non sia qui. >> risposi.
<<Ok. Hai in mente un luogo preciso? >> mi domandò.
<<Sì. Casa tua. >> risposi convinta.

Lui annuì e partí per la sua villa. Collegati il telefono tramite bluetooth alla macchina e misi la canzone fireproof degli One Direction.

Dylan tirò giù i finestrini e io misi una mano fuori per far scorrere il vento tra le mie dita.

Tutta quell'aria mi vece risentire viva. Vero stavo male per Jhon e forse ancora mia madre... Però Dylan riusciva a togliere questi pensieri.

Mentre viaggiavamo mi misi a cantare non ero stonata come una campana ma neanche ero come Ariana Grande.

<<Kassie, sai sei brava a cantare. >> disse Dylan quasi arrivata alla sua villa.
<<Oh beh grazie. Anche se non sono così brava. >> feci la modesta.
<<Ah ah si. Poi tra cinque giorni ti vedo cantare sopra un palco ad un concerto. >> disse sarcastico.
<<Beh non è un mio sogno...>> risposi a bassa voce per non farmi sentire ma lui capí lo stesso.

<<Allora qual è il tuo sogno? >> domandò. Io non risposi allora lui provò a spronarmi a parlare dicendo. <<Su fai non fare la timida. Mica rido. >>
<<Va bene. Uno dei miei sogni è che mio padre stia bene e che trovi una nuova ragazza. Che la mia amica Jade, in Canada, stia bene col suo fidanzato Sam. Poi... Ah si che mia madre abbia trovato la pace, in qualche modo. >>

Dissi tutto con un po' di tristezza, perché non voglio che stiamo male a causa mia.

<<Si ok ma io intendo per te. Cosa vuoi per te. >> mi precisò.
<<Io niente basta che le altre persone siano felici. >> risposi.
<<Dai Kassie. Sul serio cosa vorresti? >> mi continuò a bombardare finché non risposi.
<<Allora va bene. Vorrei avere una famiglia con dei bambini che mi chiamano mamma che mi fanno gridare ma anche stare tranquilla. Vorrei un uomo che mi rispetti. Invece su cose più fattibili... Anche se impossibili... Vorrei andare in Italia. >>

Dissi tutto così non poteva più lamentarsi.
<<Wow. Eh tu non avresti dei sogni? Come mai l'Italia? >>
<<Beh mi piacciono i vari monumenti come a Roma, oppure il mare in Sardegna. C'è talmente tanto in Italia. Anche il cibo. >> dissi.
<<Beh col cibo non si scherza mica hahaha. >> rispose ridendo.

Finalmente scende mo dalla macchina e andammo verso l'entrata. Una volta chiusa la porta eravamo lì a fissare il vuoto.

<<Che si fa? >> chiese già annoiato.
<<Beh Dylan... >> risposi avvicinandomi a lui.

108//Dylan O'BrienDove le storie prendono vita. Scoprilo ora