18.

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Mi accompagnò alla sua auto. Nel garage c'erano tantissime auto dalla 500 fiat alla mastang shelby.

Prese una bmw, molto bella, azzurra e bianca.

<<Dai sali>> mi disse. Stavo per accomodarsi nel sedile del passeggero ma poi si piazzo davanti a me.

<<Voglio che guidi tu... >> mi guardò deciso. <<Ehm... Dylan. Lo sai. Io non guido. >> dissi un po' preoccupata <<Solo per i primi chilometri >>
<<Dylan, no. Ti prego non farmi questo. >> sentivo gli occhi pizzicarmi erano già pieni di acqua.

<<Va bene. >> disse un po' deluso.

Mi dispiace non aver potuto realizzare la sua richiesta ma sa che io non guido per un motivo ben preciso.

Dopo che accese il motore partimmo e dopo il primo quarto d'ora mi diete il mio cellulare.

Avevo tantissime chiamate perse da mio padre, lo stesso per Jhon con messaggi e quant'altro.

Chiamai immediatamente mio padre per spiegargli subito che sarei stata fuori per un paio di giorni.

Dylan non si esprimeva. Era arrivato il turno di Jhon. Ma chiesi a Dylan, se potevo telefonargli.

Fece un cenno molto sforzato per indicare sì.

<<Hey Jhon. >>
<<OH MIO DIO KASSIE! >>
<<Calmo non urlare tranquilla non mi hanno rapita. >> dissi rivolgendo lo sguardo su Dylan e lui alzo egli occhi al cielo.

<<Con chi sei? Dove? Cosa stai facendo? E perché non hai avvisato. >>
<<Perdonami ma sono... >> pensai a cosa dire. <<Sono andata a fare un giro per la periferia di San Francisco per farmi un po' di spazio per me. Volevo avvisare ma il cellulare era morto. Così ad un'area di sosta mi sono fermata e l'ho ricaricato. >>

<<La prossima volta avvisa subito oppure carica il cellulare. >>
<<Scusami ma ora ti devoasciare. >>
<<Ok ciao amore >>
<<Ciao>>

Mi accorsi che quando Jhon pronunciò "amore", a Dylan dava fastidio.

<<Allora. Qua da minimo tre settimane e hai già il tipo,un amico stupendo come me, lavoro, casa, tutto. Niente di più niente di meno. >>
<<Ehm... Si. Mi trovo bene diciamo...>>
Ero mto indecisa pronunciando quelle parole.
<<Ti vedo incerta. Dai raccontami tutto. Ah e prima che ti dimentichi ricorda xhe sei ancora nel mio obbligo. >> mi fece un occhiolino.
<<Co me invadere la mia pravacy... No sono solo preoccupata per mio papà. Sai tutto questo nuovo mondo. >>
Annuì e continuò a guidare la strada senza mai togliere lo sguardo da essa.

Passarono minimo 45 minuti e stavamo ancora girando per le strade di non so quale città. Perché San Francisco l'avevamo lasciata già da molto.

<<Dylan ma dove mi stai portando. È da ore che stiamo a caso nelle strade. >>
<<Tranquilla tra poco siamo arrivati. >>
<<Si anche un ora fa eravamo quasi arrivati.>> sbuffa.

Dopo cinque minuti giungemmo ad un'area piena di verde. Il primo tratto era con dell'erba tagliata tutta in stile prato inglese.

Dopo iniziava la boscaglia piena di alberi.

Dylan scese dall'auto e mi aprì la portiera. <<Ma Dylan. È stupendo! Perché? Come mai questa sorpresa? >>
<<Kassie tu mi stai simpatica e voglio esserti amico. >>
<<Giorno da segnare sul calendario. >> fece una faccia stranita allora spiegai meglio stando ironica. <<Dylan O'Brien mi reputa simpatica. Hahahah>> ride mo in coppia.

Dopo di che mi prese la mano e mi porto dentro quella folta foresta. In mezzo a tutti quegli alberi c'era una casettina. Simile ad una cascina ma più piccola come un rifugio.

Aprí la porta e dentro subito si vide una sala grande con un tavolo apparecchiato e cibo in abbondanza.

<<Devo dire che è tutto bellissimo. >>
<<Esatto visto che sei sotto i miei ordini,ora ti dirò che fare... >> mi guardò serio ma con un sorriso sulle labbra.

<<Per queste due ore sei libera poi ritornerai sotto il mio controllo. >>
<<Grazie grazie grazie >> gli salti addosso abbracciandolo.

Era diventato così gentile con me. Probabilmente anche con lui Kayla non scrive molto... Sempre a lavoro ormai.

<<È pr Kayla? Intendo che sei gentile. >> gli domandai. Si staccò dall'abbraccio e mi guardò negli occhi. <<Come fai a capirlo? >>
<<Perché fa lo stesso con me. Ultimamente per lei esiste solo il suo nuovo lavoro. Ma non pensiamoci adesso. >>

Annuì e mi fece accomodare al tavolo.

Iniziai a mangiare i salumi come antipasto.

Come primo mangiamo la carbonara. Come potevo rifiutare un pranzo del genere?

Mangiai come un bufalo.

Dylan ad un certo punto rise. Io con la bocca mezza piena chiesi <<Che c'è? Cola ti pasla in mente? >>
<<Sei sporca. Proprio qui. >> disse sollevando leggermente dalla sedia di fronte a me per pulire la mia guancia da una briciola di pane.

Mi vennero i brividi. Io lo fissavo in continuazione e la stessa cosa lui. Ogni volta che lo guardavo mi perdevo nei suoi perfetti occhi marroni.

Dopo vari secondi di silenzio imbarazzante, afferra tra le mie mani le sue guance e avvicinai il suo viso al mio.

Lo baciai e nonostante sentissi il suo stupore continuai senza mai bloccarmi a riprendere fiato.

Di scatto, entrambi ci alzammo. Io mi buttai addosso a lui continuando a baciarlo. Gli misi le mani dietro al collo e nei capelli. Lui le mise sui miei fianchi facendole scorrere anche sul mio sedere.

Ad un certo punto mi sbatté contro il muro e mi prese in braccio. Sposto i suoi baci dalle labbra al collo fino poi a raggiungere il petto.

Mi era salito in calore improvviso, non ragionavo volevo solamente lui, nient'altro.

Gli baciai il collo e iniziai a slacciargli ls cintura dei pantaloni. Lui si fermò un attimo e mi guardò con due occhi eccitati ma allo stesso tempo preoccupati. <<Sicura? >> io risposi decisa <<Non aspettavo altro. >>

Mi portò sul divano nella saletta. Io avevo la schiena appoggiata eui era i mezzo alle mie gambe.

Io gli tolsi definitivamente la cintura e iniziai a sbottonare il bottone e poi la cerniera. Lui mi tolse la maglia lasciandomi in reggiseno baciando i tutto il corpo fino a raggiungere la pancia.

Scendendo piano piano fino ad arrivare sopra le mutande,per poi morderle.

Stavo già impazzendo in quel momento. Dopo di che buttai la testa indietro tra i cuscini dal piacere.

Tutti finí quando sentimmo la porta aprirsi.

108//Dylan O'BrienDove le storie prendono vita. Scoprilo ora