Capitolo 34

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"Bene ragazzi, per oggi abbiamo finito qui.
Prendete pure le vostre cose e andate a pranzo."
Piton intrecciò le braccia sul petto recandosi davanti la finestra.

Afferrai i miei libri con poca enfasi, non avevo per niente fame e andare a pranzo era l'ultima cosa che volevo.

Draco stava parlando con Blaise, non volevo andare ad infastidirlo. Stargli sempre dietro non era l'ideale, l'avrei fatto di certo stancare di me.
Decisi di seguite Hermione verso l'uscita facendogli un semplice segno con la mano.

In ogni caso non saremmo potuti stare allo stesso tavolo, lo avrei lasciato libero di chiaccherare con i suoi amici.

Io e Hermione incontrammo Ginny davanti all'entrata della sala grande.
Stava giocando con i suoi capelli rossi intrecciandoseli tra le dita. Appena ci vide mi osservò un'espressione gioiosa mentre un pizzico di curiosità le invadeva il petto.

"Ciao ragazze!"
"Ciao Ginny." Rispondemmo in coro.

Sorrideva come una bambina prima di scartare il regalo di Natale.
"Allora... Malfoy, eh?"

Dritta al punto la ragazza.
"Già."
"Non mi dire! Scommetto che il cattivo ragazzo nasconde un lato dolce e sensibile che ha lasciato vedere solo a te!"
"Detto così sembra proprio un romanzetto rosa babbano..."
Hermione ridacchiò.

"Beh," ricominciò Ginny "anche se fosse così non ci sarebbe nulla di male."
Alzai un angolo della bocca.
"Già, peccato che è sempre molto più complicata di come te la raccontano."

Entrai nel salone a testa alta, sicura delle due amiche che avevo al mio fianco.
Istintivamente puntai gli occhi verso il tavolo Tassorosso cercando Cedric.

Avrei dovuto evitare di parlargli in pubblico?

Data l'accoglienza che i suoi amici mi avevano riservato fuori dal lago nero probabilmente si.

Arrivate ai nostri posti trovai Cho che parlava con Potter.
"Ciao Natalie, tutto bene? Non hai una bella cera." Sorrise dolcemente in modo falso.

Onestamente? In quel momento pensai che avrei voluto rifilarle volentieri delle pasticche vomitose. Forse Fred mi avrebbe aiutato...

"Sto benissimo, splendidamente." Risposi come a sfotterla.
"Lo vedo..." alzò un sopracciglio con aria critica.
Risposi al sorriso in modo ironico.
"Ti auguro una buona giornata Cho."
"Anche a te, salutami tanto Ced-, ops! Volevo dire Malfoy."

Ecco, ora si che le pasticche vomitose non gliele toglieva nessuna.

Se na andò via soddisfatta e prima che potessi commentare ci pensò Ginny al mio posto.
"Cavolo! Ma come ci si può abbassare ad un tale livello?"
"Avanti ragazze, si sarà sbagliata." Cercò di giustificarla Harry imbarazzato.
"Ma perfavore..." mi scappò.

Mi sedetti ancora più nervosa, Angelina mi diede una gomitata.
"Lasciala perdere, è sempre stata invidiosa di te."
"Mmh." Poggiai il mento sulla mano fissando il piatto davanti a me.

"Avanti!" Notai Fred che dava uno scappellotto a Ron seduto accanto a lui.
"Ma io non-"
"E invece si Ronald!" Lo riprese Hermione alla sua destra, quando faceva così sembrava una mamma .
"Ok , ho capito!" Puntò lo sguardo su di me con aria colpevole.
"Natalie... io volevo scusarmi per prima... insomma non volevo-"
"È tutto apposto, non preoccuparti Ron."
"No sul serio io non volevo dirti quelle cose... in quel modo."

George alzò gli occhi al cielo.
"Amico, se queste per te sono delle scuse io non proverei nemmeno a propormi per il discorso di fine anno."
Scoppiammo tutti a ridere.

Il pranzo filò più liscio del previsto, allentata la tensione ci furono solo i normali eventi giornalieri ad animare le nostre chiacchierate.

Dopo un po' vidi Draco che mi osservava dal suo tavolo seguito da Astoria seduta davanti a lui. L'odio nei suoi occhi era palpabile e non aveva tutti i torti.
Poco importava, non era un mio problema se si era lasciata usare da Malfoy solo per il ballo del ceppo.

"Aster, vieni con noi in giardino?" Chiese Potter.
"In realtà avrei qualcosa da fare prima."

-

"Cedric."

Il ragazzo si arrestò sul posto.
Lo vidi alzare le spalle, come se stesse facendomi un respiro profondo, per poi voltarsi lentamente.

Aveva occhiaie profonde e la cravatta allentata al collo, l'espressione seria, la mascella contratta, tutto di lui aveva un qualcosa di sofferente.

"Che c'è Natalie?" Il tono gelido della sua voce cozzava col calore che emanavano i suoi occhi.
Il Cedric che mi amava era ancora là.

Il Cedric che mi amava era ancora là

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"Devo parlarti." Strinsi i pugni, piantandomi le unghie nei palmi.
Il ragazzo iniziò a camminare verso di me esitando all'ultimo.

"Andiamo in un'aula vuota."
Deglutì nervosamente.
"Va bene."

Lo seguì dietro una porta poco distante, nella classe c'era una luce soffusa che filtrava dalle finestre mostrando la polvere mentre volava in modo inconsistente.

Il Tassorosso posò il libro che aveva in mano su un banco inziando a parlare di schiena.
"...quando mi hai lasciato, sapevo che c'entrava qualcun altro."

Mi lasciò spiazzata, non mi aspettavo questo.
"Ho pregato con tutto me stesso che non fosse così, speravo di essere paranoico. Volevo che fosse tutto nella mia testa."

"Ced..." la mia voce sembrò più spezzata di quanto pensassi.
"No, non voglio la tua pietà." Non si voltava.
" Quando pensavi che ti avessi tradito per colpa di Riddle mi avevi urlato che mi avevi fatto la stessa cosa che io avevo fatto a te."

"No aspetta!" Cercai di bloccarlo. "Quando siamo tornati insieme io avevo già chiuso con lui!"
Provai a mettergli una mano sulla spalla ma lui me la spostò con un gesto energico.

Quando riuscì a vedere il suo viso lo trovai contratto dal dolore e con occhi gli bagnati da lacrime che faticava a contenere.
"Chiuso?! Solo perché avevi smesso di scopartelo?! Tu non hai mai chiuso con quello! Sei stata con me ma in realtà ti eri già invaghita di lui, si era già insinuato nella tua mente... provavi qualcosa... "

Le mie guancie iniziarono a bagnarsi senza che potessi impedirlo.
"Ced, ascoltami ti prego! Quello che ha detto Tom-"
"Il punto non è quello che ha detto quel coglione, Natalie! Lui mi ha solo dato un nome, tutto questo c'era già!"
Me lo urlò in faccia tanto da avere il fiatone.

Io mi ricoprì la bocca con una mano accusando il colpo. Non sapevo che dire, era come se fossi incapace di emettere suoni.

Lui mi scostò con l'avambraccio in modo rude per avviarsi verso la porta.

"Mi dispiace..." tremai. "Cedric mi dispiace... non volevo..."

Non riuscì a muovere le gambe per raggiungerlo.

"E invece sì, o non lo avresti fatto."

Al suono della porta che sbatteva alle mie spalle crollai in ginocchio.

Ancora una volta, per colpa del mio egoismo, avevo perso una persona che amavo.

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Buonasera ragazze,

Scusatemi per il ritardo con questo capitolo, sono state giornate intense.
Se vi è piaciuto vi prego di farmelo sapere con una stellina.♡

Ci vediamo tra qualche giorno con il prossimo.

Spero che la storia vi stia continuando a piacere, ricordatevi di seguirmi anche su tiktok se vi va.

F.P.

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