5. Nico

11.7K 866 581
                                    

Trovare un soprannome adeguato ad un figlio di Apollo non fu impresa facile per Nico. Rimase più di dieci minuti a fissare la sponda del letto, riflettendo.
Illuminato? No, assomigliava troppo al nome di una setta.
Figlio del sole? Banale, visto che, tecnicamente, Will era davvero il figlio del dio sole, Apollo.
Mr Abbronzatura? Puff, soprannome troppo patetico per un figlio di Apollo, dotato di abbronzatura al 90% naturale.

Dopo aver scartato altre dieci opzioni, Nico decise di lasciar perdere. Aprí il cassettone e cercò qualcosa da leggere. Nel corso della sua vita aveva letto pochi libri, e la maggior parte nella sua vita prima del Casinò Lotus, con Bianca che gli correggeva gli errori, e la loro madre che portava la cioccolata calda.

Quel posto gli suscitava troppi ricordi della sua casa. Venezia, il sorriso dolce di sua madre, la Seconda Guerra Mondiale in procinto di scoppiare, Bianca che giocava a nascondino con lui...

Scacciò il ricordo di Bianca, ancora troppo doloroso, e continuò a cercare tra i libri. Alla fine ne scelse uno, e il titolo gli provocò una fitta al cuore. Hunger Games. Non conosceva niente della storia, nè della trama, dei protagonisti. Semplicemente, una volta o forse due, aveva sentito Leo Valdez parlarne con Festus durante i suoi lavori alla nave.

Si sistemò nel letto, scacciando via anche il ricordo di Leo, e iniziò a leggere. Ebbe il tempo di concludere il primo capitolo prima di sentire la porta dell'infermeria aprirsi. Per un secondo immaginò che fosse Will già di ritorno, ma riusciva a sentire il frastuono provocato dai romani in partenza e capì che non si trattava di lui.

«Nico?»

La voce di Hazel, accompagnata da quella di Frank.

Nico si alzò dal letto, chiudendo il libro e fece loro cenno dal separé.

«Ehi!» lo salutò Hazel, abbracciandolo. Nico si irrigidì ma Hazel fece finta di non accorgersene. Dopotutto, erano fratelli. «Come stai? Will Solace ha detto che sei stato costretto a venire qui.»

Allora Will ammetteva che il suo fosse un ordine vero e proprio, non un consiglio da dottore!

«Solo alcuni giorni, per riprendermi dalla fatica.» disse Nico, alzando gli occhi su Frank, che a sua volta osservava il libro sul letto. «Voi state partendo?»

«Sí, tra qualche minuto.» annui Hazel. «Mi raccomando, riposati per bene. E quando sarai in grado di viaggiare, vieni a trovarci. Ma senza viaggi-ombra.»

«Chiederò a Jean-Albert di farmi da autista.» la tranquillizzò Nico, alludendo al suo autista zombie, regalatogli dal padre.

«Bravo. Sarà un viaggio lungo. Porta qualcuno, altrimenti sarai solo.»

Nico scrollò appena le spalle. Era abituato a stare solo.

Frank si schiarì la gola e tese la mano a Nico. «Vi vediamo presto.» gli disse.

«D'accordo.» Nico gli strinse la mano, e si trattenne dal dire altre frasi spregevoli come quella della sera prima, sul ragazzo dei fiori al matrimonio.

Uno scintillio negli occhi gli fece capire che Frank stava pensando la stessa cosa.

Hazel gli diede un bacio sulla guancia, e Nico li guardò allontanarsi, uscire dall'infermeria. Fu sul punto di sedersi quando udì la voce di Reyna e quella di Frank, poi il Pretore in persona gli andò contro.

Fosse stato una persona diversa, Nico le avrebbe sorriso e sarebbe corso ad abbracciarla, augurandole buon viaggio e tutto il resto. Invece, abbassò lo sguardo imbarazzato. Si ricordava ancora troppo bene come la sua amica lo avesse confortato la sera prima, al falò, quando le aveva pianto sulla spalla.

«Stiamo andando.» lo aggiornò Reyna, con un sorriso.

«Credevo che sareste partiti all'alba.» disse Nico.

«Dovevamo, infatti. Ma dei figli di Mercurio... No, Ermes, ci hanno attardato la partenza.»

Nico immaginò che fossero stati i fratelli Stoll. «Che hanno combinato?» chiese, temendo il peggio.

«Hanno rubato delle spade di oro imperiale ai figli di Marte, e sai come sono fatti.»

Nico annuí.

«Spero che tu verrai a trovarmi.» gli disse Reyna.

«Ma certo.» annuí Nico. «Appena sarò abbastanza forte per viaggiare.»

«Non usare il viaggio-ombra!»

Nico sollevò i palmi. «Verrò con Jean-Albert. In auto.»

«Il tuo chaperon?»

«Sí, lui.»

Nico riusci a sorridere leggermente, ma lasciò cadere il sorriso perché i muscoli del volto, non abituati, iniziarono a dolergli. Reyna gli strinse la mano e Nico sospirò, felice. Forse il Pretore si era accorto che chiedergli un secondo abbraccio, a così poca distanza dal primo, potesse fargli male.

«La prossima volta che ti vedrò al Campo Giove, ricordati di presentarti come figlio di Ade.» gli disse Reyna. «Sii fiero di essere un semidio greco.»

Il secondo sorriso di Nico gli riusci meglio, e Reyna lo imbrogliò con un abbraccio. Ma Nico non ebbe nè il tempo nè la voglia di lamentarsene, e restituì l'abbraccio al Pretore.

Avere una seconda vita è una cosa. È renderla migliore, il trucco...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora