15. Will

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Dopo il breve scambio di battute con Nico di Angelo, Will uscì dall'infermeria e si sedette sui gradini. Aveva bisogno di una boccata d'aria, e di un po' di luce. Si stropicciò gli occhi stanchi e sospirò, guardandosi attorno.

Alcuni figli di Ares correvano verso la zona degli allenamneti in compagnia di tre figli di Apollo. Will riconobbe tutti e tre i fratelli anche da lontano. Loro lo videro e lo salutarono.

«Tieniti pronto con le bende!» gli urlò Tobias, mentre Marc e Gideon ridevano.

Will cercò di evitare un sorriso. «Mi terrò pronto ad ampuntare!» gli rispose.

I figli di Ares sogghignarono, ma non aggiunsero niente.

Appoggiò la schiena control la colonna e si osservò le dita. Negli utlimi giorni si era procurato una serie di graffi e ferite superficiali che non si era nemmeno preso la briga di curare. Aveva avuto altri pensieri, in quei giorni.

*

Nico di Angelo era ricoverato in infermeria da non più di ventiquattro ore quando suo fratello Angel, con il quale aveva fatto cambio di turno, spalancò la porta del bagno, facendolo urlare e quasi sviolare nella doccia.

«Scusa!» gridò Angel, con gli occhi fuori dalle orbite. «Devo parlarti, è urgente!»

«Di cosa si tratta?» ringhiò Will, cercando un asciugamano e legandoselo stretto alla vita. Anche se tutti i suoi fratelli lo avevano visto nudo in un paio di occasioni.

«Il figlio di Ade.» esalò Angel, inspirando per riprendere fiato. «È pallido. È...»

«È normale.» notò Will, esasperato. «È sempre pallido.»

«Lo so, ma... ora è peggio! Austin ed io abbiamo provato a svegliarlo, ma non si sveglia!»

«Ha il sonno pesante.»

«Mi sono messo a cantare a circa dieci centimetri dalle sue orecchie! E tu sai che effetto faccio quando canto!»

Will rabbrividì. Alcuni figli di Apollo avevano ereditato il suo talento musicale. Altri, il suo talento nella guarigione. I più fortunati entrambe le cose. I meno fortunati se la cavavano egregiamente nella guarigione, ma... be', suonavano così male da fari piangere i satiri dalla disperazione e ddal dolore.

«Sei un idiota?!» urlò Will, facendolo sussultare. «Potresti avergli provocato un coma!»

«Lo so!» strillò a sua volta Angel. «È per questo che sono venuto subito a chiamarti!»

Will lo spinse da parte per uscire, ma il fratello lo bloccò. «Hai intenzione di uscire così?» gli chiese.

Will si lanciò una rapida occhiata ai piedi nudi, prese le sue infradito azzurre e annuì. «Sono pronto.» disse.

Corsero fuori dalla cabina di Apollo, e Will non si fermò ad ascoltare le grida e le risate delle sue sorelle. Sfrecciò fino all'infermeria, dove scoprì Derek, Austin e Helen vicino a Nico, profondamnete addormentato.

«Fuori dai piedi!» gridò Will. «Tranne te, Derek.»

In meno di cinque minuti, Will controllò i parametri vitali del figlio di Ade, assicurandosi anche che vi fosse attività cerebrale. Per fortuna, da quanto risultò dagli esami, Nico era semplicemente addormentato dalla sera prima, e non era ancora intenzionato a svegliarsi.

Will si sedette ai piedi del letto, asciugandosi una goccia di sudore .- o di acqua? . che gli scorreva lungo la fronte.

«D'accordo.» disse Will, stanco. «Rimarrò a fargli da guardia fino a quando non si sveglierà. Di' ad Angel di tornarsene in cabina. Più tardi sceglierò la sua punizione.»

Derek annuì, nascondendo un sorrisino.

Will schioccò le dita prima che il fratelli sparisse. «E portami dei vestiti puliti.» aggiunse, notando di avere indosso solo le fidate infradito, e un misero asciugamano.

Will grugnì al ricordo. Si era spevantato tanto, quel mattino. Quando i suoi fratelli gli avevano portato dei vestiti, era rimasto al capezzale di Nico in attesa che si svegliasse.

Dopo due giorni, era andato alla ricerca del Coach Hedge, intento a coccolare il figlio Chuck in mezzo al bosco. Sua moglie Mellie non si vedeva da nessuna parte. Forse era volata via, essendo uno spirito dell'aria.

«Coah Hedge.» salutò Will, fermandosi a qualche metro da lui.

«Will Solace!» esclamò il satiro, fissandolo con orgoglio. «È da un po' che non ti fai vedere!»

Will abbassò gli occhi sul piccolo satiro. Era bellissimo, il più bel bambino satiro che avesse mai visto. Ma... non riusciva ancora ad avvicinarsi troppo al piccolo. Lo aveva fatto nascere lui, e spesso aveva ancora gli incubi.

«Sì, io, ehm, ho avuto da fare.» disse Will, il che non era una bugia.

«Lo sospettavo. Vuoi accomodarti? Stavo raccontando una storia a Chuck.»

Will si chiese quanta gente fosse già morta nella storia che stava raccontando il papà satiro al piccolo figlio satiro.

«Scusami, ma non ho tempo.» disse, educato. «Volevo porti una domanda su Nico di Angelo.»

Gli occhi del Coach Hedge si puntarono su di lui. «Spara pure.» gli disse, circospetto. «Ma se provi ad offenderlo, giuro che...»

«Durante il viaggio, quanto tempo impiegava a riprendersi dai viaggi-ombra?» si affrettò a chiedere il figlio di Apollo, prima che il satiro potesse descrivergli i mille modi terribili con cui aveva intenzione di ucciderlo.

«Mmh» rifletté il satiro, dondolando il figlioletto, che iniziò a gorgheggiare. «Due giorni, ma una volta anche tre.»

«Tre giorni.» ripeté Will, scioccato.

Coach Hedge annuì. «Siamo stati molto preoccupati per lui, e per aiutarlo - e per arrivare prima . ho chiesto aiuto ai Pegasi. Ma anche se non sono venuti per me, ci hanno facilitato il viaggio.»

Will mosse la testa, osservando il piccolo Chuck. Poi distolse lo sguardo prima che brutti ricordi si riaffacciassero alla mente.

«Grazie.» disse Will, indietreggiando, ma Coach Hedge balzò in piedi.

«Prendilo un po' in braccio.» gli disse.

«Ehm, no, ma grazie.» Will scrosse la testa, poi fuggì via. Era stato il primo a prendere in braccio il piccolo satiro, e non intendeva ripetere quel tipo di esperienza. Anche se era così carino.

Parlare con il Coach Hedge gli aveva fatto capire che Nico avrebbe potuto passare anche una settimana a letto a dormire. Quindi, dopo altre tre ore di vigilanza, era tornato alla sua cabina per finire la doccia iniziata tanto tempo prima. Aveva cambiato i turni con i suoi fraetlli, per poter rimanere in infemeria quando Nico si fosse svegliato, e aveva dato una punizione ad Angel, per evitare che tornasse a cantare con la sua orribile voce stonata.

Avere una seconda vita è una cosa. È renderla migliore, il trucco...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora