20. Will

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Will rabbrividì e tornò alla realtà. Ricordava ancora nei minimi dettagli il proseguimento di quella giornata.

Tutti i più piccoli dettagli.

Clarisse gli era stata utile, più o meno. E non poteva dimenticarsi che nessuno dei suoi fratelli si era offerto volontario per aiutare la povera Mellie a partorire. Se lo sarebbe ricordato per i regali di Natale.

Si sedette alla scrivania, pensieroso. Poteva segnare quel giorno tra i più brutti della sua vita. Ma aveva fatto nascere un bambino, quindi... forse poteva essere classificata nelle giornate più belle della sua vita.

Ma magari doveva aspettare ancora un mese o due, per superare il trauma.

Vide Nico uscire dalla sua piccola stanza, vestito. Pronto ad andarsene. Stringeva contro di sé il libro di Hunger Games.

«Sto andando via.» lo avvertì, fermandosi a pochi passi dalla scrivania.

«Okay.» rispose Will, sorridendo. Gli sarebbe mancato tanto.

«Volevo finire il libro.» aggiunse Nico. «È un problema se lo porto via?»

«No, no, fai pure. Ma quando lo avrai finito riportalo.»

«Sì.»

Nico lo guardò imbarazzato, e Will gli rivolse lo stesso sguardo.

«Allora...» disse Will, sorridendo. «Ci vediamo presto, eh?»

«Sì... stasera a cena?»

«Ci vediamo in mensa.»

«D'accordo.»

Nico fece dietrofront e lasciò l'infermeria.

Will si appoggiò contro lo schienale della sedia e sospirò, portandosi una mano al volto. Non era stato imbarazzante. No. Molto, molto di più.

Attese che le ginocchia si riprendessero e si alzò in piedi. Spostò il separé dalla ex cabina di Nico e cambiò le lenzuola, poi rimase lì seduto, sospirando. Giocherellò con un lembo del camice, e si ricordò della festa.

«Derek!» chiamò, balzando in piedi. «Esco un momento!»

«Okay!»

Will uscì di corsa dall'infermeria e si avviò alla cabina numero 13. A metà strada si diede una calmata e proseguì con più attenzione. Per fortuna non c'era nessuno nei dintorni.

Bussò alla porta e restò in attesa per qualche minuto.

«Ciao.» lo salutò Nico, perplesso, aprendo la porta. «Ho dimenticato qualcosa?»

«Come?» fece Will, confuso. «No, io... ecco, volevo dirti una cosa, e prima mi è passata di mente.»

«Okay.»

«Ah, ehm...» Will arrossì. Gli era passata di mente anche ora. Si schiarì la gola e ricordò. «Ecco, abbiamo organizzato una festa, per il quindici agosto. Ci saranno i fuochi d'artificio. E tante cose da mangiare. Verrai?»

Nico lo studiò per un secondo, e Will si sentì un idiota. Mancavano cinque giorni al quindici agosto. Perché non aveva potuto aspettare?

Per la prima volta dopo più di tre anni, il sole sembrò bruciargli la pelle, ma non era assolutamente colpa del sole. Era solo lui, così imbarazzato, da non sapere cosa dire o fare.

«Mmh.» fu la risposta laconica del figlio di Ade. «Non lo so.»

«È in spiaggia.» aggiunse Will, con la vana speranza di tentare il ragazzo, ma si rese conto dopo aver pronunciato la parola "spiaggia" che era stato un grosso errore.

Gli occhi scuri e infossati di Nico si scurirono ancora di più. «Ti farò sapere.» disse infine, e Will capì che era un no implicito. «Ora vado a fare la doccia, se puoi scusarmi...»

«Okay.» annuì Will, facendo un passo indietro, e Nico chiuse la porta.

Will fece dietrofront e tornò in infermeria, dandosi dell'idiota ad ogni passo. Avrebbe dovuto dirgli che la festa era in spiaggia solo il giorno della festa. Nico di Angelo aveva fatto tante storie per indossare un pigiama, figuriamoci per indossare un costume da bagno!

«Ehi, Will!»

Lui si bloccò e si voltò verso la persona che aveva parlato. Era strano. Prima stava pensando a lei, e ora eccola di fronte a lui.

«Ciao, Clarisse.» la salutò Will, cauto. Dopotutto, non ce l'aveva con lei per averlo costretto a far partorire Mellie. Sapeva che sarebbe toccato a lui, anche se sperava di avere più tempo a disposizione per mandare giù l'idea.

«Come stai?»

Will si accigliò. Clarisse gli rivolgeva raramente la parola quando non si trovava all'interno dell'infermeria e, quando era lì, lo insultava per la maggior parte del tempo aspettando che lui le medicasse in fretta le ferite.

«Bene, grazie.» rispose Will, a disagio. «Tu?»

«Non posso lamentarmi.»

Clarisse continuava a guardarlo con i suoi occhi neri, e Will capì che il resto della conversazione non avrebbe dato nulla di buono.

«Come sta Chris?» buttò lì Will. Chris Rodriguez, figlio di Ermes, era il fidanzato di Clarisse. Strano ma vero.

Gli occhi di Clarisse scintillarono. «Benone.» disse.

«Ah, ehm, bene. Scusa, ma ora devo proprio andare, ho delle faccende da sbrigare...»

Gli occhi di Clarisse lo fulminarono.

«...a meno che tu non voglia far nascere altri piccoli satiri!» concluse Will, con mezzo sorriso, che subito si spense alla vista del sorrisino della figlia di Ares. «Cosa?»

«Una Naiade.» rispose Clarisse, con una scrollata di spalle, afferrandolo per il polso. «Sarà una cosa veloce. Le si sono già rotte le acque.»

«Aspetta!» esclamò Will. Il sole gli stava scottando la pelle, il che non era un buon segno. Doveva essere impallidito quanto Nico. «Devo fare una cosa, prima.»

«Ovvero?» chiese Clarisse, aggrottando la fronte. «Vuoi scappare?»

Il senso del dovere era molto più forte della fuga.

«No, anche se mi piacerebbe.»

Will si voltò e corse verso la sua cabina, seguito a ruota dalla ragazza. Spalancò la porta, facendo sussultare e spaventare i suoi fratelli nella casa, e puntò un dito su sua sorella Helen.

«TU!» urlò, mentre Clarisse alle sue spalle sorrideva. «Vieni con me!»

Avere una seconda vita è una cosa. È renderla migliore, il trucco...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora