7. Will

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Il figlio di Apollo dovette ammettere che il suo modo di chiedere a Nico di spogliarsi non era stato dei più gentili. E dovette anche ammettere che, fuori da quella cabina con separé, le sue parole potevano assumere un significato del tutto diverso.

Mentre Nico balzava in piedi, visibilmente arrabbiato, e con le guance paonazze, Will udì i passi di Austin farsi strada verso di lui.

«Cosa?» disse Nico, il colorito acceso. «Cosa vuoi che faccia?»

«Togliti la maglietta.» riprovò Will, con tono più basso, ma ormai Austin li aveva quasi raggiunti. «Voglio controllare le tue ferite.»

«Che succede qui?» si intromise Austin, affiancando il fratello e scrutando con attenzione il piccolo figlio di Ade. «Ho sentito qualcosa di veramente ambiguo, dalla mia postazione.»

«Torna all'inventario, Austin.» ringhiò Will. «Hai tempo fino alle sette!»

«Sono a buon punto!» protestò Austin.

«Fila!»

Austin tornò alla scrivania borbottando, e Will si rivolse di nuovo a Nico. Non si era tolto la maglietta, lo stava squadrando infuriato, imbarazzato e teso. Si stringeva i gomiti con le mani, e i suoi occhi tendevano a sfuggire spesso dal suo volto.

«Sono tutte rimarginate.» disse Nico, infine. «Non è necessario medicarle.»

«Voglio vederle.» rispose Will. «E non obbligarmi ad usare la forza.»

«Solace, anche se ho bisogno di riposo, sono capace di farti del male se solo oserai toccarmi.»

Will si mordicchiò il labbro. Avvea visto quello che era in frado di fare Nico di Angelo, ed era sicuro che non scherzava. Ma era altrettanto sicuro che qualsiasi cosa facesse il figlio di Ade, un secondo dopo si sarebbe ritrovato steso a terra privo di sensi, o peggio.

«D'accordo.» decise infine Will, con un passo indietro. «Te lo chiederò più gentilmente, e faremo in modo di dimenticarci questo dialogo.»

«Proviamo.» sbuffò Nico, senza guardarlo.

Will si schiarì la gola. «Ehi, Nico, potresti gentilmente toglierti la maglietta? Ho notato che hai delle ferite, e vorrei dare un'occhaita...»

«Mmh.» rispose l'altro, fingendosi pensieroso. «No.»

Will sospirò. «Nico, sul serio, ne va dell atua salute.»

«Sto bene così, grazie.» Nico tornò a sedersi sul letto e prese il libro. Lo sfogliò per alcune pagine e finse di essersi immerso nella lettura.

Will decise subito di adottare un modo diverso, un po' come aveva fatto giorni prima durante la battaglia. Si piazzò davanti a Nico, le braccia conserte, e con voce tranquilla gli disse: «Di Angelo, ti consiglio di mostrarmi le ferite che porti addosso, altrimenti, appena ti addormenterai, lo farò da solo, e sono sicuro che non ti piacerà come risveglio.»

Nico alzò gli occhi su di lui.

«Tu prova a farlo, e ti farò avere centinaia di incubi questa notte.» sibilò Nico.

Will fece una smorfia. «E io berrò la pozione di Chirone che proibisce i sogni.»

«Ti taglierò i capelli mentre dormi.»

«È una minaccia?»

«Potrebbe esserlo.»

Will non seppe cosa replicare.

«Okay.» si arrese Will, con uno sbuffo. «Come vuoi.»

Fece per lasciare la cabina quando Nico esclamò: «Aspetta!»

Will si voltò, mordendosi l'interno della guancia per non sorridere.

Niso si alzò in piedi e si sfilò la maglietta del pigiama. Per un secondo continuò a tenere le braccia davanti al petto, poi le abbassò. Will notò subito tre cose: la prima, il rossore che si era espanso sul volto e sul collo del figlio di Ade; la seconda, che per avere quattordici anni e non più di centosessanta centimetri di altezza, aveva un bel fisico asciutto, che preannunciava un grande futuro se sottomesso al giusto allenamento; la terza, più importante, le numerose ferite sulel braccia.

«Mmh.» disse Will, avvicinandosi di colpo. «Contro cosa hai combattuto?»

«Licantropi.»

Will gli tastò la pelle. Le ferite si erano romai tutte rimarginate, ma era meglio controllare se nell'organismo di Nico non vi fossero tracce dell'elemento licantropo. C

Chiuse gli occhi e iniziò a canticchiare piano, in greco, uno degli inni di guarigione di Apollo.

Will restò solo cinque secondi con gli occhi chiusi, il tempo necessario per capire che le ferite del figlio di Ade erano guarite da sole, e che il ragazzo aveva bisogno di molto più riposo di quanto entrambi immaginassero.

Lasciò ricadere le mani lungo i fianchi.

«Tutto qui?» gli chiese Nico, sorpreso.

«Tutto qui.» annuì Will, senza guardarlo. «Puoi rimetterti la maglietta.»

Nico obbedì e si accasciò sul letto.

«Tutto bene?» gli chiese il figlio di Ade.

Will sorrise. «Sì. Ora farai meglio a riposare. Tra un'ora ti porto il pranzo.»

Will non attese che il moro gli rispondesse, e lasciò la cabina. Si diresse subito in direzione di Austin, che teneva le mani tra i capelli e scrutava all'interno di un cassetto.

«Tutto risolto con di Angelo?» domandò Austin, lanciandogli un'occhiata profonda.

Will annuì. I suoi occhi si posarono sui quattro feriti greci che dormivano ancora della grossa. Doveva svegliarli per forza, e ciò non sarebbe piaciuto a nessuno.

Avere una seconda vita è una cosa. È renderla migliore, il trucco...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora