23. Will

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Helen gli tirò un calcio per averla trascinata nel bosco, e Will desiderò essere capace di prendere a calci anche se stesso. O Clarisse Le Rue. Se avesse avuto la forza necessaria per tirare calci alla figlia di Ares, sarebbe anche stato pronto per lasciare il Campo Mezzosangue e mettere tra lui e la ragazza figlia del dio della guerra migliaia di chilometri di distanza.

Helen lo abbandonò nel bel mezzo della strada verso l'infermeria. Will le gridò «Grazie per l'aiuto!» sebbene la sorella non aveva fatto altro che starsene lì affianco a lui, con gli occhi chiusi, e respirare velocemente come la Naiade per non svenire.

E mentre lui faceva il lavoro più duro - escludendo quello della partoriente - Clarisse teneva la mano della Naiade con un leggero sorrisino sul volto.

Si chiese perché Clarisse ce l'avesse con lui. Le aveva fatto qualcosa di male? Non riusciva a ricordarlo. Forse le erano giunte alle orecchie le conversazioni tra lui e i suoi fratelli. O forse non gli perdonava la vittoria della casa di Apollo del mese precedente. Certo, avevano tutti paura per i romani in avvicinamento che intendevano far guerra, e Gea intenta a risorgere. Ma una gara di carri era servita per allentare il più della tensione

Will entrò in infermeria con l'intenzione di stendersi su un lettino e di rimanervi fino alla fine del mese, ma il suo piano fu mandato in fumo non appena vide Nico di Angelo seduto su uno dei lettini, a torso nudo, e con il volto arrossato per l'imbarazzo.

È già il mio compleanno?, pensò tra sé Will, ma non riuscì lo stesso a sorridere.

«Ciao, Will.» lo salutò Angel. Will posò gli occhi su di lui, poi notò Jason Grace nel lettino vicino quello di Nico.

«Ciao.» salutò perplesso Will. «Cos'è successo qui?»

Angel scoccò ai due semidei un'occhiataccia.

«Eravamo al campo, ci stavamo allenando.» disse Jason. «E la situazione ci è un po' sfuggita di mano.»

Nico annuì, serio.

Angel rise, meravigliato. «Vi è un po' sfuggita di mano?» ripeté.

Il figlio di Giove fece spallucce e trovò molto interessante un piccolo buco nei suoi pantaloni.

Il figlio di Ade avvampò e tenne lo sguardo puntato sul pavimento.

«Cos'è successo?» chiese Will al fratello, avvicinandosi di qualche passo a Nico.

«Quando li ho visti, si stavano colpendo a morte.»

«Non esagerare!» esclamò Jason. «Non ci stavamo colpendo a morte!»

«Volevamo solo scoprire chi fosse il migliore con la spada tra noi.» ribatté Nico.

Will abbassò lo sguardo sulle braccia nude di Nico. I segni della battaglia con i licantropi ormai erano scomparsi, ma erano stati sostituiti da numerosi taglietti, alcuni ancora sanguinanti.

«La prossima volta, fate una gara di intelligenza.» disse Will, prendendo del disinfettante dal cassetto e lanciando un'occhiata ad Angel, impegnato a medicare il figlio di Giove. «Il risultato potrebbe sorprendervi.»

Angel iniziò a ridacchiare di gusto.

«Ehi, fratello.» aggiunse Will, tamponando la prima ferita. «Ricordi che Jason è fidanzato con una figlia di Afrodite, vero?»

«Piper Mclean?» annuì Angel. «Chi se la scorda?»

Jason alzò un sopracciglio.

Angel arrossì. «È una bella ragazza. Sei fortunato.» balbettò. Poi si voltò verso il fratello maggiore. «Comunque ho capito.»

Will sorrise tra sé e incrociò gli occhi di Nico per un secondo, prima di riprendere il lavoro.

Angel gli aveva posato vicino i cerotti con gli smile, e Will si divertì molto nell'ascoltare gli sbuffi infastiditi del figlio di Ade, che però non osò protestare nemmeno a mezza voce.

Quando ebbe finito, Will guardò la sua opera. Le braccia di Nico dedicavano degli enormi sorrisi a tutti coloro che vi posavano gli occhi sopra. Il volto di Nico no. Ma quelli erano piccoli dettagli.

«Okay, ecco fatto.» sorrise Will, scrutando Nico. «La ferita sulla guancia è profonda?»

«No.» Nico scosse la testa. Era stata l'unica che Angel gli aveva medicato prima di volare da Jason.

«Allora, Nico.» continuò a sorridere Will. «Ti senti in imbarazzo per questi cerotti?»

«Abbastanza, sì.» annuì Nico, con un sospiro.

«Ottimo. Ma sappi che il tuo amico Jason è messo peggio di te.»

Nico si voltò, e Will spostò lo sguardo anche lui sulle braccia di Jason. Aveva il volto arrossato mentre Angel finiva di applicarvi sopra l'ultimo cerotto di Hello Kitty.

Nico iniziò a tremare così tanto che Will pensò che stesse per avere un colpo apoplettico, ma si calmò quando sentì le risate del giovane moro. Will rise con lui.

Jason si limitò a fulminarli entrambi con lo sguardo, ignorando Angel che sogghignava.

«Spero che alla tua ragazza piacciano.» disse, dandogli un colpetto sul braccio. «Di solito li teniamo da parte per le figlie di Afrodite, ma loro non si fanno mai vedere da queste parti.»

«Capisco perché vi snobbano.» sbuffò Jason. Si infilò la maglietta arancione del Campo Mezzosangue e Will sgranò gli occhi, sorpreso. Non si era nemmeno accorto che era senza maglietta.

«Comunque...» aggiunge Jason, aggrottando la fronte, e osservando prima uno e poi l'altro figlio di Apollo. «Potete contarci le ferite?»

«Oh sì!» annuì Nico, continuando a ridere.

Perplesso, Will bloccò il braccio di Nico e iniziò a contare i cerotti sparsi per le braccia. «Tredici.» disse infine, lasciandogli il braccio.

«Undici.» disse Angel.

Nico smise di ridere e fissò Jason, che sorrise di gusto.

«Quindi ho vinto io!» esclamò.

«Le mie ferite sono state più gravi!» esclamò di rimando Nico.

«Non abbiamo deciso chi avesse le ferite più gravi, ma chi ne avesse di più! E io ho vinto! Rassegnati, Nico, sono più forte di te.»

Jason scese dal lettino con un enorme sorriso in volto, e Will rimase affascinato dalla cicatrice sul labbro del figlio di Giove.

«Come ti sei procurato quella?» domandò, ignorando il borbottio furioso di Nico.

«Oh.» Jason si sfiorò il labbro. «Quando ero piccolo, ho tentato di mangiare una pinzatrice.» confessò.

«Oh!» rise Will, divertito. «Anche mio fratello Jem ha fatto una cosa simile. Ha provato a mangiare un paio di forbici. Si è quasi tagliato la lingua...» Will aggrottò la fronte. «Ripensandoci, non è molto divertente.»

«Sul serio? Ti prego, questa sera a mensa indicamelo, devo assolutamente conoscerlo. Magari insieme potremo aprire un ristorante con piatti assolutamente taglienti.»

«Non è un semidio.»

Jason lo scrutò e Will distolse lo sguardo. Osservò Nico, che aveva appena trovato la sua maglietta - ovviamente nera, con un teschio sopra - che lo fissava a sua volta.

«Be', se non volete affittarvi un lettino, vi consiglio di andarvene!» si sforzò di sorridere Will, facendo loro cenno di uscire. «Angel? Posso parlarti?»

Il fratello annuì e lo seguì nella stanza adiacente. Will si voltò un'unica volta verso i lettini, e scoprì che i due semidei se n'erano andati.

Avere una seconda vita è una cosa. È renderla migliore, il trucco...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora