17. Nico

9.6K 803 501
                                    

Forse aveva fatto male a non scappare quando Will gliene aveva dato l'opportunità. Ma sapeva che, una volta al sicuro nella sua cabina, si sarebbe sentito in colpa per aver lasciato il dottore da solo ad affrontare tutto quel caos.

Anche se il suo fu solo sostegno morale. Di tanto in tanto, Will si voltava e incrociava il suo sguardo, per poi tornare a calmare i due ragazzi che vociavano sempre più forte.

Nico sbadigliò. Quattro giorni di sonno ininterrotto lo avevano portato a quello? Ad avere ancora più sonno?

Will si voltò a fissarlo, girando la testa lentamente, e Nico chiuse la bocca, trattenendo a stento un secondo sbadiglio.

«Non voglio che mia sorella si frequenti con te!» gridò Johnny. L'unica cosa che era riuscito ad ottenere Will era che i due sedevano su due letti distanti, quindi si urlavano solo in faccia. Meglio di niente, pensò Nico, stanco.

«Con uno come me?» ripeté Gabriel, a scatti.

«Un figlio di Ares! Pensate solo a combattere!»

«Ah, e voi, figli di Afrodite? Vi divertite a spezzare i cuori di coloro che vi amano, solo perché vi chiedono di farlo!»

Nico pensò che non fosse una cosa carina da dire in presenza di Jennifer, anche lei figlia di Afrodite. Ma la ragazza non sembrò farci caso, indaffarata a guardare prima uno e poi l'altro, come se stesse seguendo una partita di tennis.

«Come ti permetti a dire una cosa del genere?!»

Nico perse il filo del discorso e si mise a guardare Will. Il ragazzo stava ancora mormorando un incantesimo per lo strangolamento di Gabriel, ma il figlio di Ares aveva le corde vocali in ottimo stato, visto come continuava ad urlare.

I suoi occhi sondarono più volte il corpo del dottore, poi arrossì e tornò a seguire la partita a tennis. E notò gli occhi di Jennifer fissi su di lui, un leggero sorriso sulle labbra.

Nico imprecò tra sé.

E Will crollò a terra.

Gabriel e Johnny ammutolirono all'istante. Gli occhi di tutti e quattro si posarono sul figlio di Apollo svenuto ai loro piedi.

«Mmh.» disse Gabriel, grattandosi il mento. «Come si cura un dottore?»

«Vado a cercare uno dei suoi fratelli.» si offrì Johnny, lasciando in fretta l'infermeria.

«Aiutami ad alzarlo.» disse Gabriel a Nico, che si avvicinò obbediente. Lo alzarono e lo trascinarono ad un lettino dalle coperte intatte. Nico affondò un dito nella guancia di Will, per assicurarsi che fosse ancora vivo.

«Che si fa?» domandò Jennifer, pensierosa.

Gabriel si voltò verso di lei. «Io ti amo sul serio.» le disse.

Jennifer arrossì.

Nico sbuffò.

I due andarono a sedersi sullo stesso lettino e iniziarono a parlottare tra loro a voce bassa. Nico rimase a braccia conserte vicino a Will, in attesa che si presentasse un altro figlio di Apollo, e i suoi occhi iniziarono a sondare il ragazzo. Per essere dotato di un abbronzatura naturale, Will era piuttosto pallido. Forse era solo stanco. E visto che era svenuto di botto non doveva stare molto bene.

Per fortuna, in quel momento Austin ed Angel entrarono. Nico si chiese che fine avesse fatto Johnny Bennett.

«Mmh.» disse Austin, avvicinandosi al fratello e tastandogli la fronte. «Uno si risveglia e l'altro si addormenta.»

Nico gli scoccò un'occhiataccia.

«Come ti senti?» gli chiese Angel, esitante.

«Molto bene.» Si ritrovò combattuto tra dire o meno «Grazie!» ma alla fine ci ripensò.

Austin alzò le spalle. «Sta bene.» decretò infine. «Ha solo bisogno di qualche giorno di riposo. Ha passato tutta la settimana qui in infermeria, e non credo che abbia dormito molto mentre vegliava su di te, figlio di Ade.»

Nico ne rimase sorpreso. «Ha vegliato su di me?» ripeté.

«Giorno e notte.» annuì Angel. «Anche se io non lo so con certezza. Ho passato la settimana in punizione.»

«In punizione?»

Angel sorrise timidamente. «È una faccenda lunga da spiegare.»

«E non dovresti spiegarla a lui.» gli fece notare Austin, con un sorriso degno del fratello maggiore. «Potrebbe ridurti in cenere, o mandarti contro un plotone di scheletri zombie.»

«Lo farò.» annuì Nico, indurendo lo sguardo. «Solo se non mi dite cosa cerchi di nascondermi.»

I due figli di Apollo si lanciarono un'occhiata. Erano abbronzati quanto Will, anche se Nico dovette ammettere a se stesso che l'abbronzatura di Will era decisamente migliore. Non che avesse perso tempo a fissarlo per constatarlo.

«L'altro giorno abbiamo provato a svegliarti, io e Derek.» borbottò Angel, intimidito dal suo sguardo, e Nico si rese conto che doveva avere più o meno la sua età. «E visto che non ci riuscivamo, ho cantato. E io... non ho ereditato l'abilità musicale di mio padre, quindi ho rischiato di mandarti in coma, e Will mi ha punito per questo.»

Nico aveva i pensieri annebbiati dal sonno, quindi l'unica cosa furba che riuscì a dire fu: «E qual è stata la tua punizione?»

«Mi ha fatto lucidare tutte e ventuno le tavole da surf. Inoltre, mi ha fatto ordinare lo scantinato. E ho ridipinto le pareti della nostra cabina. E ho passato due giorni a chiedere agli altri nostri compagni semidei se avessero bisogno di aiuto con le loro faccende.»

«Be', mi sembra una punizione educativa.» disse Nico, sbadigliando.

«Oh oh.» borbottò Austin, occhieggiando il moro.

«Oh sì, lo era.» annuì Angel. «Ma è stata piuttosto stancante. È durata tre giorni, e non riesco a smettere di proporre il mio aiuto per tutto.»

Nico annuì, e si guardò attorno. Il suo letto sembrava così distante...

Austin gli fu alle spalle prima che potesse crollare sul pavimento.

Avere una seconda vita è una cosa. È renderla migliore, il trucco...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora