59. Nico/Will

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Quando uscì dalla cabina di Apollo, Will non incontrò nessuno. Sentì solo un gran vociare provenire dal boschetto, e dalla spiaggia. Si affrettò verso la cabina numero 13, e vi entrò dentro, sperando che nessuno dei suoi fratelli lo avesse visto. Era ancora vuota.

Non aveva potuto farne a meno. Negli ultimi mesi, Will era entrato in quella cabina di nascosto così spesso che aveva rischiato più volte di farsi scovare da Chirone. Per fortuna, il centauro aveva deciso di immaginare il rumore di passi all'interno della cabina disabitata.

Will abbassò gli occhi sul letto di Nico. Il letto era, naturalmente, sfatto. Le arpie non erano più entrate a controllare lo stato della cabina, visto che il suo unico proprietario non si presentava più dalla fine di agosto. Si affrettò a riaggiustare le coperte, paonazzo, sperando che il suo odore fosse svanito dalle lenzuola. Forse Nico ne avrebbe riso, trovandolo tutto molto carino e una piccola speranza di perdono, ma Will lo avrebbe trovato estremamente imbarazzante. E non era ancora pronto a perdonare il figlio di Ade per essersi dimenticato di lui.

Fissò il cuscino, in silenzio, e fu sul punto di controllare l'odore - di sicuro, sopra vi era rimasto impresso il suo - quando la porta si aprì e lui si voltò di scatto.

«Ehi.» lo salutò Nico, chiudendosi la porta alle spalle. Fece finta di non essere sorpreso nel vederlo lì. «Mi aspetti da molto?»

«Sono appena arrivato.» borbottò Will, incrociando le braccia al petto, allontanandosi dal letto. «Allora. Hai saltato la tua festa di benvenuto?»

«Jason intende farmene una stasera.» confessò Nico, teso. Non gli piaceva il modo in cui lo stava guardando il figlio di Apollo. «Una piccola festicciola sulla spiaggia. Venendo qui ho incrociato alcuni dei tuoi fratelli. Dalle loro espressioni ho capito che anche loro vogliono farmi la festa, ma in modo tutto diverso.»

«Sì, immagino tu abbia fatto bene a startene alla larga.» annuì Will, fiero dei suoi fratelli.

Nico sorrise. «Lo sospettavo.»

I l silenzio cadde tra loro, imbarazzante. Ma fu Will a interromperlo.

«Come hai fatto a tornartene qui?»

«Ho detto che ero stanco per il viaggio, e volevo dormire. Ma magari è meglio se faccio prima una doccia, puzzo ancora di morte.»

Will lo studiò e ripeté, calmo: «Come sei arrivato fino a qui?»

«Ah. Intendi al Campo. Con un viaggio-ombra.»

Will si sentì attraversare da una violenta scarica di rabbia. Il tiro con l'arco, quel giorno, non aveva fatto molto effetto sulla sua rabbia repressa. «Quindi, non solo hai scaricato me, ma anche i consigli del tuo dottore, eh?» abbaiò.

«Non ti ho scaricato.»

Will sibilò tra i denti, desiderando il suo arco più di ogni altra cosa al mondo.

Nico abbassò lo sguardo. «Ho rispettato i tuoi consigli per tre mesi.» proseguì, osservando la sua stanza un po' polverosa. «Poi... be', ho notato che più tempo passavo negli Inferi, più il mio potere aumentava. Se lo vuoi, puoi toccarmi. Se mi dici che sto scomparendo come la volta scorsa, ti prometto che non utilizzerò mai più la mia magia dell'Oltretomba.»

Will lo studiò, e Nico gli restituì l'occhiata. Senza fretta, il figlio di Apollo gli si avvicinò e gli afferrò una mano, stringendola tra le sue, ignorando la scarica di adrenalina che percosse entrambi.

Il figlio di Ade aveva ragione. Le sue energie interiori erano aumentate. Non individuò nulla di male, in lui, sebbene il viaggio-ombra, o la comparsa improvvisa dello scheletro che gli aveva bloccato l'ultima freccia.

Avere una seconda vita è una cosa. È renderla migliore, il trucco...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora