28. Will

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Si limitò a infilare nella valigia solo un paio di magliette del Campo, un libro da leggere durante il viaggio, e una foto di Tyson, il fratello di Percy Jackson, da mostrare a Thomas per confermare l'esistenza dei ciclopi.

«E così ci abbandoni per la tua altra famiglia, eh?» lo rimbeccò Derek, divertito, osservandolo.

«Lo sapete che preferisco tutti voi.» sorrise Will.

«Perché siamo più simpatici?» chiese Tobias, ridendo.

«O perché siamo tutti intelligenti?» chiese Austin, con una smorfia.

«O esperti di musica?» aggiunse Helen, adocchiando Angel.

«Perché siete più abbronzati.» rispose Will, serio, e tutti scoppiarono a ridere.

«Mi raccomando, fai gli auguri a tuo fratello da parte nostra.» disse Rose, dandogli una pacca sulla spalla.

«Puoi contarci.» Will chiuse la sua valigia e posò lo sguardo su Angel. Si teneva in disparte, lo sguardo basso, le guance paonazze. Will si avvicinò a lui e lo strinse in un breve abbraccio, abbastanza breve per sussurrargli: «Bocca chiusa.»

Angel annuì frenetico.

Will sciolse l'abbraccio e si voltò verso Austin. «Affido a te e a Derek l'infermeria.» disse. «E vi chiedo di non uccidere nessuno dei vostri futuri pazienti.»

Austin gonfiò il petto, sorridendo. «Puoi contare su di me.»

«Ahi.» sospirò Tobias. «Prevedo una strage.»

«Tornerò tra due giorni.» aggiunse Will. «Limitatevi a poche morti, d'accordo?»

I fratelli annuirono, e uno dopo l'altro lo abbracciarono. E visto che erano parecchi, Will impiegò più di un quarto d'ora a lasciare la sua cabina. Mentre preparava la valigia, aveva spiegato ad Austin quello che lui e Derek i loro impegni con la Naiade e la piccola bimba, e sperò di non aver tralasciato niente. In caso di qualcosa, potevano sempre chiamarlo al numero di casa.

Argo lo aspettava nei pressi del cancello, vicino al Suv. Chirone gli aveva chiesto di accompagnarlo in città, e sfoggiava di nuovo il suo completo da autista, sebbene il caldo soffocante.

«Ehi, tu!»

Will si fermò, accorgendosi solo in quel momento che portava ai piedi un paio di infradito arancioni. Sperò che nessuno in città gli desse molta importanza.

Nico si avvicinò in fretta a Will, che rimase in attesa, il cuore in gola. Il figlio di Ade non aveva più cicatrici sulle braccia. I giorni di riposo in infermeria avevano aiutato il suo corpo a generasi più in fretta. Però era sicuro che sfidava ancora Jason a duello.

«Ciao.» lo salutò Will.

«Dove credi di andare?» lo aggredì Nico.

«Oh. Devo tornare in città. Da mia madre. Mio fratello maggiore si sposa.»

Nico lo squadrò. «Hai un fratello maggiore?»

«In realtà...» Will si passò le dita tra i capelli, in imbarazzo. «In realtà ho cinque fratelli. Tutti maschi.»

Il ragazzo moro sgranò gli occhi. Will notò una chiazza di vernice azzurra sulla maglietta.

«Quindi torni presto?» chiese ancora Nico.

«Sì. Due giorni al massimo. Perché? Volevi una mano con la cabina?»

«No. Credo che io e te... be', dobbiamo parlare.»

Will arrossì leggermente, e Nico divenne paonazzo. Il figlio di Apollo capì subito di cosa volesse parlargli. Annuì.

«D'accordo. Allora... ci vediamo tra due giorni. E parleremo.»

Avere una seconda vita è una cosa. È renderla migliore, il trucco...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora