50. Will

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Quella sera, a mensa, Gabriel, Mitchell e Derek unirono i tavoli e si sedettero tutti vicini. Il Signor D era troppo occupato a riempirsi il bicchiere di vino e guardarlo diventare acqua per accorgersi dei ragazzi. E Chirone era assente. Era sparito già da qualche giorno con i cugini centauri.

Will si sedette al fianco destro di Nico, ascoltando suo fratello George che parlava di alcuni corsi di volontariato giù in città. Ne parlava a gran voce, dandosi delle arie, e Will non poté fare a meno di notare le occhiate che Mitchell della casa di Afrodite continuava a lanciargli. Doveva essere qualcosa di corrisposto, perché George, ogni volta che concludeva una frase, controllava che Mitchell lo stesse ascoltando.

Will sorrise tra sé. Se George si era innamorato di un figlio di Afrodite, non poteva fare altro che augurargli tanta felicità. Il rito di iniziazione dei figli di Afrodite era stato eliminato quando Piper era ufficialmente diventata capo cabina, dopo la battaglia con i romani. Aveva imposto nuove regole, e i suoi fratelli e sorelle erano felici di obbedirle. Will sperava che non ci sarebbero stati più cuori spezzati causati dai figli di Afrodite. Ne aveva avuto una dose esagerata nel passato, e la vicinanza con il figlio di Ade lo rendeva felice come non lo era stato mai.

Gabriel Hawthorne e Jennifer Bennett sedevano vicini, chiacchierando allegri e scambiandosi qualche strusciatina quando erano sicuri che Johnny, impegnato in una conversazione profonda sui fuochi d'artificio con Carlos, non li stesse guardando.

Dall'altra parte di Nico, Clovis dormiva con la fronte appoggiata al piatto vuoto. Di tanto in tanto Nico gli scoccava una gomitata per farlo svegliare e lo obbligava a cenare. Il che era divertente, considerato che certe sere Will doveva costringere il figlio di Ade a mangiare.

«Allora?»

Will si voltò verso George, che lo stava osservando in attesa. Come molti altri figli di Apollo, George aveva gli occhi celesti, e i capelli neri come la pece, folti. Li teneva sempre legati per evitare che gli finissero in bocca mentre masticava. Aveva quindici anni, e la carnagione abbronzata degna di ogni figlio di Apollo.

«Stai parlando con me?» rispose Will, un po' spaesato.

George inspirò, lanciò un'occhiata a Mitchell - appena inserito nella chiassosa conversazione tra Carlos e Johnny - e tornò a fissare Will.

«Ti ho chiesto se intendi partecipare ai corsi di pronto soccorso. Giù in città. Iniziano il mese prossimo. Se dici di sì, posso convincere mia madre a pagare le lezioni.»

Will mordicchiò il suo muffin ai mirtilli. «E come intendi convincere quella strega a pagare anche per me?»

George nascose un sorrisino. «Non chiamarla strega, è mia madre. Lei conosce tutto quello che c'è di buono da sapere su di te.»

Will sgranò gli occhi. «Esiste anche qualcosa di brutto su di me?»

«Sì. Sa che sei stato quasi arrestato a tredici anni per...»

«Ti confondi. Quello è Austin. Ha rischiato di essere arrestato perché uno gli ha lanciato un portafoglio rubato.»

George si massaggiò le tempie. «Cavoli.» borbottò. «Confondo i miei fratelli tra loro. Ho bisogno di riposo.»

«Posso consigliarti una sosta in infermeria?»

George fu tentato di svuotargli un bicchiere d'acqua in testa, ma si limitò ad alzarsi e ad andare nella cabina di Apollo senza nemmeno finire la cena, attirando su di sé lo sguardo di Mitchell.

Quando Will si alzò da tavola, sazio, erano già le sette e mezza passate. Nico aiutò Clovis, semiaddormentato, a rimettersi in piedi, e insieme lo accompagnarono alla sua cabina.

Avere una seconda vita è una cosa. È renderla migliore, il trucco...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora