29. Nico

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Nico non si era aspettato tutti quei semidei venire in suo soccorso. Inizialmente aveva chiesto aiuto solo a Jason, e Jason aveva chiesto a Percy, e Percy se l'era lasciato sfuggire di fronte ad un paio di figli di Ares mentre ne parlava con Annabeth, e i figli di Ares erano arrivati a frotte, insieme a qualche figlio di Efesto e di Ermes. Le figlie di Afrodite si erano offerte di aiutare, e Annabeth aveva chiesto loro di portare da bere e cibarie varie.

Poi i figli di Efesto avevano cominciato a discutere tra loro su cosa fosse meglio: un letto completo di riscaldamento automatico o massaggiatore? I figli di Iride si erano offerti di aiutarlo con il tetto, e Clovis, dalla cabina di Ipno, gli aveva spedito un paio di cuscini di piume, comodi per dormire.

I fratelli di Annabeth avevano ideato per lui una bellissima scrivania con tanto di pc e connessione ad Internet. Gli apparecchi elettronici non potevano essere utilizzati spesso lì al Campo, ma almeno era un passo avanti. Alcuni figli di Demetra si erano occupati del piccolo praticello davanti alla sua cabina, e ora l'erba cresceva rigogliosa.

Nico si sentiva il capogiro. Tutta quell'attenzione... Non riusciva a credere che gli altri semidei lo trattassero da amico, che gli dessero pacche sulla spalla - aveva smesso di fulminarli con lo sguardo quando aveva capito che il suo atteggiamento non faceva altro che aumentarle - o gli battessero il cinque, o che si sedessero con lui al suo tavolo durante il pranzo e la cena. I figli di Ares, capitanati da Gabriel, lo invitavano al loro tavolo, e si ritrovava a cenare ascoltando discorsi di guerra.

Comunque, nonostante gli aiuti per l'esterno della cabina, Nico non permise a nessuno - a parte i figli di Atena per sistemargli scrivania e computer - di occuparsi dell'interno. Glielo aveva già lasciato fare una volta, e si era ritrovato nelle stesse condizioni di Dracula.

I figli di Ares si occuparono di tinteggiare le pareti all'interno. Un bel bianco pallido.

«Come vuoi farlo, dentro?» gli chiese Carlos Ferrero, figlio di Ermes. Durante la battaglia con i romani, aveva perso un dito, e i figli di Efesto gli avevano preparato una protesi, avvertendolo solo di non grattarsi in luoghi intimi perché poteva sempre mal funzionare e strappare via qualcosa. Carlos vi faceva molta attenzione.

«Non lo so.» ammise Nico, incrociando le braccia al petto. «Ma bianco non è male.»

Sul suo letto comparve un rotolo di carta da parati. Nico vi si avvicinò e la srotolò di un metro, per capirne il luogo di provenienza, e capì che gliel'aveva spedita suo padre. Era piena di teschi, e non i teschi adorabili che si vedevano in giro. Quelli sembravano teschi veri infilati con qualche trucco su una carta da pareti.

«No, Padre.» borbottò Nico, arrotolandola, e ficcandola dentro l'armadio, mentre Carlos ridacchiava. «Ti farò qualche offerta in più questa sera a cena, ma ti prego, non mi dare aiuto.»

Suo padre non rispose, e Nico sperò che non si fosse offeso. Sarebbero stati guai, altrimenti. Si promise che, una volta tornato nel palazzo degli Inferi del padre, gli avrebbe lasciato decidere le nuove decorazioni della sua camera.

«Quindi vuoi lasciarla bianco?» domandò Carlos, riprendendosi dall'attacco di risa e accarezzandosi la protesi.

«Mmh.» rispose Nico, pensieroso. «Verde, magari? Ma molto, molto chiaro.»

Carlos lo studiò in silenzio, pensieroso, poi annuì. «E verde sia!» disse. «Vado a chiamare qualche figlio di Ecate.»

Nico annuì, abbassando gli occhi sul libro di Hunger Games che giaceva sulla sua nuova scrivania. Aveva finito di leggerlo qualche giorno prima, mentre i suoi pensieri ricadevano continuamente su Will e il bacio. Doveva riportarlo in infermeria prima che gli passasse di nuovo per la mente.

Avere una seconda vita è una cosa. È renderla migliore, il trucco...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora