13. Nico

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Nico aprì gli occhi e fissò il soffitto bianco. Gli faceva male un punto sulla fronte, e quando lo toccò scoprì che vi era cresciuto un bernoccolo. Non ricordava affatto come se lo fosse procurato, ma a giudicare dal dolore doveva essere stata una cosa recente.

Si mise seduto sbadigliando, e si stropicciò gli occhi. Doveva essere giorno. E gli doleva lo stomaco per la fame.

Si districò a fatica dalle coperte e spiò la scrivania, con la speranza di vedere Will, ma non c'era nessuno. Si ricordò che Will gli aveva avccennato di essersi preso la mattina libera.

Peccato.

Mentre cercava il bagno, Nico cercò di scacciare dalla testa la delusione di non trovare Will. Non poteva credere che la cotta per Percy Jackson, faticosamente ridotta ad un piccolo brandello, fosse stata sostituita così in fretta da un'altra. Will gli aveva salvato la vita durante la battaglia con i romani - Nico ricordò di avergli restituito il favore, almeno una volta, quando Will si era fatto seguire dai romani - e questo, senz'altro, aveva aperto una breccia in lui. Ma una cotta vera e propria? In meno di tre giorni? Non era da lui...

Però dovette ammettere con sè stesso che la sua cotta per Percy era comparsa subito, quando il figlio di Poseidone era comparso per salvare lui e Bianca dalle gringie del signor Thorn. E i mesi a venire non avevano fatto altro che darle forma, assieme all'odio provato nei suoi confronti, l'odio per non aver mantenuto la promessa. Per non aver protetto Bianca.

Nico scacciò via quei pensieri ed entrò in bagno.

Quando ne uscì, riprese a cercare a tentoni la strada per la cucina. Riuscì a trovarla per miracolo - era piccola, naturalmente, e conteneva solo un frigo, un vecchio fornello e delle dispense - e iniziò ad aprire gli scomparti.

«Nico!» lo salutò una voce entusiasta alle sue spalle. «Ti sei svegliato, finalmente!»

Nico si voltò verso Will. Indossava il suo solito completo da infermeria: jeans scuri, attillati, camive verde da ospedale, e infradito azzurre, in tinta con gli occhi.

Nico si domandò quante infradito possedesse nella sua cabina.

«Ciao.» lo salutò Nico. «Non ti eri preso un permesso per questa mattina?»

Will lo guardò confuso. «Per questa mattina? No. Ho fatto a cambio con Austin, Angel e Derek.»

«E perché? Ieri mi hai detto che volevi riposarti...» Nico si tastò il bernoccolo. «Ricordi come ho fatto questo? O, piuttosto, sai come l'ho fatto?»

«Ti sei addormentato l'altra sera mentre giocavamo a scacchi, e hai sbattuto la testa sulla scacchiera.» rispose Will, osservandolo con attenzione. «È un brutto livido. Siediti un momento.»

Nico obbedì, e si accomodò sulla prima sedia che vide. C'era qualcosa che non quadrava. Tenne gli occhi incollati su Wil mentre questi gli disinfettava la ferita.

«Ho una vasta gamma di cerotti.» disse Will, sorridendo, e prendendo da un cassetto quattro scatoline di cerotti, che gli mise prontamente in mano. «Scegli quello che preferisci.»

Nico abbassò lo sguardo. La prima confezione conteneva cerotti di Hello Kitty. Nico represse una smorfia di disgusto e Will li riprese.

«Piacciono alle figlie di Afrodite.» mormorò Will, riponendole nel cassetto. «Ne ho tre scatole. Non si fanno male facilmente, quelle. L'altra volta, però, ho provato a metterne uno ad una figlia di Ares, non avrà più di nove anni. Be', sono fortunato ad avere ancora la testa attaccata al corpo.»

Nico sperò di trovare dei comunissimi cerotti color carne, senza successo. La seconda confezione era piena di cerotti con vari smile sorridenti e felici e colorati. La terza, era più per figli di Poseidone che per altri semidei: figure di animali marini. E l'ultima, invece, c'erano cerotti di tutti i colori possibili. Tranne il nero. O il grigio.

«Ho davvero bisogno di un cerotto?» domandò Nico, tetro.

«Sì.» annuì Will, divertito. «Non ti piace nulla?»

«Ho quattordici anni. Non sono un bambino.»

«Peccato, ho dei lecca-lecca per i bambini...»

Nico gli scoccò un'occhiataccia e Will, sbuffando, gli strappò di mano i cerotti.

«Okay, allora ne sceglierò uno a caso.» Li ripose nel cassetto, e senza che Nico riuscisse a vederlo, Will ne estrasse uno e glielo appiccicò sulla fronte.

«Perfetto.» aggiunse, con uno smagliante sorriso.

Nico si rese conto che quel tipo di sorriso gli era mancato. Si sentiva ancora sotto sopra per la fame, ed era sicuro che fosse anche colpa di quelle tremende farfalle risorte.

Will gli restituì l'occhiata, il sorriso che si affievoliva ad ogni secondo. «Ho qualcosa in faccia?» domandò, preoccupato.

«Come?» gli fece eco Nico.

«Lascia perdere.»

Will tornò in cucina e Nico lo osservò mentre gli preparava la colazione. Lo seguì, soffermandosi un momento davanti allo specchio. Fu sorpreso nel notare quanto sembrasse più in forma. Si scostò la ciocca di capelli neri dalla fronte e fissò senza parole il cerotto azzurro con lo smile sorridente sopra.

«Sul serio?» brontolò Nico, strascicando i piedi fino a trovarsi di fronte a Will.

«Preferivi Hello Kitty?» gli chiese il figlio di Apollo, sogghignando, e facendogli l'occhiolino.

Nico borbottò tra sé e non rispose.

Avere una seconda vita è una cosa. È renderla migliore, il trucco...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora