53. Nico

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Nico si raggomitolò sul letto, gli occhi chiusi, pensieroso. Accettare o non accettare? Restare con Will o andare negli Inferi? Be', riassunto in questo modo, Nico preferiva di sicuro la compagnia di Will. Si chiese se il figlio di Apollo si sarebbe offerto di andare con lui giù negli Inferi. Questo gli avrebbe fatto molto piacere. Non avrebbe deluso il padre, né lasciato Will. Lo avrebbe sempre avuto a portata di mano.

Ma poi ricordò che Zeus aveva spedito Apollo negli Inferi per punizione. Will l'avrebbe presa nello stesso modo. Ed era possibile che Apollo fosse un po' fuori di testa, dopo più di tre settimane passate nel Regno dei Morti. A Will non avrebbe fatto molto piacere incontrare suo padre per la prima volta in quelle condizioni.

Nico continuò a rigirarsi nelle coperte per un'ora, poi per un'altra ora, e infine, stufo di pensare, recuperò il libro e riprese a leggere. Dopo aver letto quattro volte lo stesso paragrafo, si rese conto che non sarebbe andato da nessuna parte. Stanco, si avviò alla porta.

La prima cosa che vide uscendo fuori furono Gabriel e Jennifer, avvinghiati contro una delle pareti della casa di Ares. Il loro modo di stringersi e di baciarsi gli fecero tornare in mente la sera prima. Distolse lo sguardo in fretta, e seguì Carlos e Matthew fino alla spiaggia. I loro battibecchi crescenti lo incuriosirono. In spiaggia, i due diedero fuoco ad un grosso e finto tronco d'albero, che partì come un razzo verso il cielo. Esplose, lasciando dietro di sé scintille nere e rosse, che poi si rivelarono piume.

Nico si voltò e si diresse alla mensa. Le orecchie gli fischiavano. Si promise di non seguire mai più di un figlio di Efesto. Prese un vassoio, fece un'offerta al padre come durante tutti i pasti, e andò a sedersi vicino a Johnny e Mitchell. I due stavano chiacchierando di football. Nico rimase qualche minuto a fissarli perplessi. Il football era un argomento così umano, così banale, dopo tutto quello che avevano passato.

«Ehi, Nico.»

Il figlio di Ade alzò lo sguardo su George. Si sedette di fronte a lui e gli sorrise.

«Ciao.» lo salutò Nico, un po' diffidente.

«Will mi ha chiesto di avvertirti. Non riuscirà a venire per pranzo. Ha detto qualcosa riguardo...» George sorrise un po' di più, e gli occhi azzurri brillarono. «Riguardo alla tua cabina. Stasera, prima di cena.»

Sebbene le occhiate di George, Mitchell e Johnny, Nico si impose di non arrossire. Annuì, e si finse interessato alla sua scodella di pasta al pomodoro, scoprendo di non avere molta fame. Ma il figlio di Apollo davanti a lui lo stava guardando, e Nico capì che se non avesse mangiato, lo avrebbe riferito di corsa a Will.

Una mano sui capelli lo fece sussultare. Mitchell gli tolse una piuma rossa dalla testa e la guardò, sorridendo.

«Questa da dove spunta?» gli chiese.

«Mi pare ovvio!» sorrise George, illuminandosi. «Dalla notte di passione con mio fratello Will. Avete distrutto la tua cabina, eh? Ti serve di nuovo una mano ad aggiustarla?»

A questo punto, Nico non si trattenne dal divenire scarlatto e fu sul punto di balzare in piedi quando Mitchell gli posò una mano sulla schiena.

«Su, George, lascialo in pace.» disse Mitchell, con un sorrisino. «Sono affari suoi e di Will, quello che fanno in privato.»

«Io e Will... non abbiamo...» farfugliò Nico, e gli tornò in mente Will la sera prima, che non riusciva a parlare di fronte ad Ade. Ora poteva capirlo. Anche se temeva che non fosse esattamente lo stesso effetto.

«Sul serio?» disse George, aggrottando la fronte. «Non lo avete fatto? Eppure...»

«Lui dice il contrario?» si interessò Mitchell, gli occhi verdi ingigantiti dall'interessamento.

Avere una seconda vita è una cosa. È renderla migliore, il trucco...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora