21. Nico

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Uscì dalla doccia e si sedette sul letto, gli occhi puntati sul pavimento. Non aveva la forza necessaria per asciugarsi e vestirsi. Forse doveva fare come i figli di Apollo, lasciare che il sole asciugasse la loro incantevole pelle.

Ma, pallido com'era, Nico immaginò che si sarebbe preso almeno un'ustione di terzo grado se si fosse coricato nel prato, nudo, lasciando che il sole lo asciugasse.

Questo pensiero riuscì a farlo sorridere. Si stese sul letto, le mani intrecciate dietro la nuca. Non spostò lo sguardo sulla sua cabina. Era orribile. Era la tana di un vampiro. Doveva assolutamente cambiare le decorazioni. E il letto. Non gli piaceva dormire in una bara.

Con un sospiro, Nico chiuse gli occhi e attese.

Forse era il momento di tornare negli Inferi, da suo padre. E controllare che fine avesse fatto l'anima di Leo. E magari cercare anche quella di Ottaviano, per chiedergli scusa, e ricordargli che era solo colpa sua. Si era comportato da idiota, dopo tutto.

Ma mentre i suoi pensieri si fermavano sul padre e sugli Inferi, Nico capì che non ci sarebbe tornato, almeno non quel mese. Si era riposato a sufficienza, ed era sicuro che un viaggio-ombra non lo avrebbe più condannato all'oblio e alla morte. Sarebbe riuscito ad arrivare a destinazione senza incidenti.

Solo pensare al viaggio-ombra, al suo ritorno negli Inferi, Nico si sentì in colpa per Will Solace. Non poteva abbandonarlo. Non poteva lasciarlo. Non poteva...

Nico si sentì ardere le guance e si mise seduto, passandosi una mano tra i capelli bagnati. Impiegò qualche secondo ad abituarsi all'oscurità della stanza. Sì, quel posto necessitava di un cambiamento. Anche se odiava la luce del sole e lo svegliarsi presto, non poteva costringere il suo corpo a trasformarsi in vampiro.

Si vestì senza fretta, e solo dopo aver posato lo sguardo sulla sua T-shirt con il teschio si rese conto di quanto gli mancasse il suo pigiama dell'infermeria.

E Will.

Il figlio di Apollo gli mancava.

Nico strinse i pugni, appoggiando la fronte contro l'anta dell'armadio.

Si sentiva così confuso. E i suoi pensieri si focalizzavano su Will. E qualsiasi altra cosa a cui stesse pensando, alla fine, si fermava al volto di Will.

Con Percy Jackson era stata tutta un'altra faccenda. Certo, pensava a lui, ma non così tanto. E quando pensava a suo padre, di certo i suoi pensieri sugli Inferi non si bloccavano al sorriso di Will Solace.

Era davvero insopportabile essere...

Nico ci pensò su. Non gli veniva la parola. Non aveva una cotta per Will, questo era sicuro. La cotta per Percy era stata del tutto diversa, forse perché era solo un bambino quando era iniziata. Ma ora...

Il cuore gli batteva forte, le farfalle battevano le loro ali nel suo stomaco, i suoi pensieri si focalizzavano su Will, e quando abbassava le palpebre rivedeva il sorriso del figlio di Apollo.

Possibile che quello fosse... amore? Lo stesso tipo di amore che Percy provava nei confronti di Annabeth? Lo stesso amore che univa Jason a Piper? O Hazel a Franz? Percy ai cibi blu?

Ma era improbabile. Insomma, non riusciva proprio ad immaginare un figlio di Ade innamorato di un altro essere umano, indipendentemente dal sesso. Non poteva provare dei sentimenti degni di un figlio di Afrodite. Lui non era capace di amare come tutti gli altri. Lui era diverso. Lui era Nico di Angelo, il Re dei fantasmi, o Death Boy, il figlio di Ade. Lui non poteva provare amore.

Deglutendo, Nico batté le palpebre e si guardò attorno preoccupato. Iniziò a temere che da un secondo all'altro la dea Afrodite gli si presentasse di persona, tanto per dargli un consiglio o prendersi gioco di lui, ma per fortuna non accadde. I Dei dell'Olimpo dovevano ancora avere parecchie cose da fare, sebbene la battaglia con Gea fosse finita da un pezzo.

Be', insomma, una settimana. Ma loro se la prendevano comoda.

Nico afferrò la sua spada e se la rigirò tra le mani. Un brivido gli corse lungo la spina dorsale. Aveva voglia di combattere, e anche la sua spada. Forse poteva far apparire qualche scheletro, così per allenamento, e subito la voce di Will iniziò a urlargli nelle orecchie.

«Niente roba dell'Oltretomba!»

Nico rise, riponendo la spada. Ormai i tre giorni di riposo erano finiti, ed erano stati raddoppiati. Poteva usare il suo potere dell'Oltretomba, ma al solo pensiero, la voce di Will gli risuonò nelle orecchie, cosa che lo fece ridere di nuovo.

Si voltò verso la porta, con messo sorriso sulle labbra. Mezz'ora prima, aveva avuto il tempo di entrare in bagno prima che il dottore gli bussasse alla porta per invitarlo alla festa del quindici agosto, cosa che poteva fare benissimo quella sera a cena. Ma non era riuscito ad aspettare.

Ora, il dottore non sembrava intenzionato a venire a bussare alla sua porta. Forse aveva qualcos'altro da fare. Ma in infermeria non era rimasto quasi nessuno a cui badare. Certo, c'era il figlio di Ares, ma Nico aveva intravisto un altro fratello di Will giocare con lui, quindi poteva raggiungerlo per...

Nico inspirò profondamente e si sedette di nuovo sul suo letto. I suoi pensieri confusi gli stavano facendo tornare il mal di testa. Recuperò il libro di Hunger Games e lo sfogliò, fino a soffermarsi al punto in cui si era fermato. Voltò una pagina, ed ebbe il tempo di leggere i primi due paragrafi, quando bussarono alla porta.

Quasi lasciò cadere il libro. Il cuore gli salì in gola, un battere frenetico che quasi copriva le farfalle vive nel suo stomaco. Corse alla porta e la spalancò, sapendo di incrociare gli occhi azzurri di Will.

Invece, per la seconda volta in una settimana, Nico rimase deluso nell'incrociare gli occhi chiari di Jason.

Avere una seconda vita è una cosa. È renderla migliore, il trucco...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora