02 guccy bag

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Guccy Bag, Sangiovanni.

"Hey" mormorai, sentendo il cuore iniziare a battermi più velocemente.
"Stai bene?" il suo tono rivelò una punta di preoccupazione, mentre lentamente mi scostava una ciocca di capelli dal volto.
Annuì velocemente, facendolo sorridere.
"Bene" di scatto si alzò, lasciandomi di punto in bianco vuota.
Mi accorsi solo in quel momento di come avessi smesso di respirare.
"Vieni" mi tese una mano che afferrai velocemente, sollevandomi accanto a lui.
Rimasi a guardarlo, immobile.
Cosa avrei dovuto dire? o fare?
Come se niente fosse, il ragazzo mi afferrò lo zaino, iniziando a guardarmi preoccupato.
"Sicura che sia tutto okay?" chiese di nuovo, avvicinandosi lentamente.
Il mio cuore iniziò ad avvicinarsi alla tachicardia mentre continuavo a guardarlo impietrita.
Un pungente profumo di menta mi avvolse, facendomi pietrificare ancora di più.
"Io mi chiamo Giovanni, ma tutti mi chiamano Sangiovanni, quindi chiamami Sangio" si mise il mio zaino sulle spalle.
Mi sforzai di dire qualcosa, ma ogni parola mi moriva sulla punta della lingua.
Il ragazzo rise di gusto di fronte alla mia faccia, spostandosi i ricci che gli ricadevano sugli occhi.
"Vieni, ti do uno strappo a casa" disse, avviandosi verso l'uscita della scuola.
Rimasi confusa, cos'era appena successo? ma soprattutto chi era?
Lo guardai camminare col mio zaino blu che sbatteva contro il suo nero.
Non lo avevo mai visto ma di sicuro se fossi rimasta ferma lì, avrebbe pensato che fossi scema.
Scossi velocemente la testa, cercando di raggiungerlo.
Non appena gli fui accanto, mi resi conto per la prima volta di quanto fosse alto, doveva superare il metro e ottonata.
"Dove abiti?" chiese, lanciandomi uno sguardo divertito.
"Accanto al cinema, nei palazzi rossi"mormorai, ancora troppo confusa da tutta quella situazione.
Lui annuì, facendomi cenno di seguirlo verso il parcheggio dei motorini, ormai vuoto.
Gli unici due motorini ancora presenti erano quello del professore di ginnastica e, evidentemente, il suo: una vespa 125 verde acqua.
Risi non appena la vidi, chissà perché quella piccola moto associata a quel ragazzo così alto mi sembrava un'accoppiata così buffa.
Non appena si voltò per guardarmi divertito, realizzai cosa stessi facendo, fermandomi di colpo.
Avevo riso di fronte a lui.
La sua espressione cambiò con la mia, sembrava confuso.
"Perché hai smesso di ridere? È bellissima la tua risata"
Trattenni il respiro.
Cosa?
La mia risata?
Arrossii violentemente, non potevo credere a ciò che mi aveva detto.
A questo ragazzo, decisamente attraente, piaceva la mia risata.
Non so perché ma questa cosa mi fece ridere di nuovo, questa volta di gusto.
Lui ricambiò, regalandomi un sorriso a trecentosessanta gradi.
"Ecco, così mi piaci" si voltò per sistemare gli zaini e prendere i caschi dal sottosella.
Me ne porse uno nero, prendendosi quello rosa per sé.
Un ragazzo col casco rosa?
Lo guardai divertita, ma chi era questo ragazzo?
Come se niente fosse, se lo allacciò, sedendosi sul motorino.
Mi infilai velocemente quello che diventò il mio casco, sedendomi dietro di lui.
"Non ci sono gli agganci, dovrai stringerti a me" disse, cercando di sovrastare il rumore che fece quando accese il motorino.
Sentii il mio volto andare ancora di più a fuoco a quelle parole, nessun ragazzo mi aveva mai portato a fare un giro in moto né avevo mai abbracciato qualcuno che non fosse mio cugino.
Incerta su cosa avessi dovuto fare, appoggiai le mani sui suoi fianchi, sentendolo ridere.
"Così mi cadi in due secondi," mi prese le mani fra le sue, avvolgendo le mie braccia intorno al suo busto. "Così".
Trattenni il fiato, mentre col motorino uscimmo dal parcheggio.
Rimasi stretta a lui come mi aveva sistemato, sperando che non sentisse il mio cuore battere così velocemente tanto da arrivarmi quasi in gola.
"Ti regalo una bag di Gucci se mi togli i dubbi
se mi cuci i buchi, se mi chiudi le ferite" Sangiovanni iniziò a cantare, cogliendomi di sorpresa.
Ma era pazzo.
Iniziai a ridere.
Lui di rimando, si voltò velocemente sorridendomi fugace, continuando a cantare.
"non amo le luci, no amo le bullshit
non mi dire le bugie sono più felice" iniziò a stonare apposta, catturando l'attenzione di qualsiasi persona superavamo sul marciapiede.
Risi ancora più forte guardando le loro espressioni che erano un misto fra lo shock e il divertimento.
"come ti chiami?" mi chiese, lanciandomi uno sguardo fugace.
"Giulia!" risposi "ma puoi chiamarmi Lola"
Lui annuì "Lola me gusta mucho!"
Continuai a ridere, sentendomi di punto in bianco leggerissima.
Non sapevo chi fosse quel ragazzo, ma d'un tratto mi sembrò di ricominciare a respirare, come se la giornata d'improvviso fosse diventata più luminosa.
"Ti regalo una bag di Gucci se mi togli i dubbi
se mi cuci i buchi, se mi chiudi le ferite" Sangio riprese a cantare, accompagnato dalla mia risata in sottofondo.

Il viaggio fu molto più veloce del solito e una tristezza improvvisa mi pervase non appena si fermò di fronte al portone di casa.
Scesi lentamente, slacciandomi il casco che scambiai con lo zaino che mi stava porgendo.
Lo guardai, mi stava sorridendo con un misto di felicità e curiosità.
"È stato un piacere Giulia, dove posso ritrovarti?" arrossii di fronte alla sua domanda, abbassando lo sguardo sulle mie converse verdi.
"Sono della 5E" risposi, cercando di non pensare a quanto odiassi quella classe.
Lui spalancò gli occhi "Ma è la mia classe!"
Cosa?
Lo guardai confusa, "penso sia abbastanza impossibile"
Lui rise, scuotendo la testa divertito.
"Mi sono trasferito ieri, oggi doveva essere il mio primo giorno ma ho balzato la scuola" alzò le spalle, "risentivo ancora del jet lag"
Risi, che scusa patetica.
"quindi sei un mio compagno di classe?" chiesi incuriosita.
Lui annuì, guardandomi fiero.
"E sono molto felice di aver conosciuto la mia prima compagna di classe" il suo sorriso si ingigantii.
Di punto in bianco, J Balvin ci interruppe, obbligandomi a prendere il cellulare solo per vedere il mega faccione di luca che mi sorrideva pieno di gelato, come succedeva ogni volta che mi chiamava.
Rivolsi uno sguardo dispiaciuto a Sangiovanni, "devo andare" mormorai.
"Prometti solo che lunedì, sarai la mia compagna di banco"
Sorpresa da quella richiesta, annuì confusa, girandomi di scatto per risalire velocemente le scale fino al portone, sentendolo ripartire dietro di me.

MALIBUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora