18 tazza di te

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Tazza di te, Galeffi.

Non potei crederci finché non lo vidi di fronte a me.
Un Luna Park.
E c'era anche un sacco di gente.
Non so perché quella cosa mi stranii, ma non avrei mai pensato di vederlo pieno di martedì sera.
Un sorriso enorme si aprì sulla mia faccia, facendo sorridere anche Sangio.
"Ti piace?" mi chiese, indicandomi tutto ciò che c'era intorno a noi.
D'istinto lo abbracciai, lasciandogli un bacio sulla guancia.
"Lo amo" risposi, tornando a guardarmi intorno.
C'ero stata solo una volta da piccola, insieme a mia nonna a Barcelona.
All'epoca qualsiasi gioco mi spaventava, anche quelli per i bambini.
"Bene, perché mio cugino lo dirige e mi ha dato due pass per tutte le attrazioni" disse, alzando le spalle come se non fosse una cosa importante.
Spalancai la bocca scioccata quando mostrò i due cartellini plastificati.
Lui rise di fronte alla mia faccia, mettendomi il mio addosso.
"Ecco, ora possiamo andare ovunque tu voglia per tutte le volte che vuoi" mi fece l'occhiolino.
Ancora sotto shock, mi voltai verso tutte le attrazioni che avevo di fronte, senza fiato.
C'erano tutte le tipologie, sembrava il paradiso dei Luna Park.
C'erano i seggiolini volanti, l'auto scontro, la ruota panoramica, minikart e qualsiasi tipo di stand con dolci o giochi a premi.
Senza pensarci gli presi la mano, iniziando a girare estasiata.
Non avevo la più pallida idea di dove andare o cosa fare.
"Giu prima o poi dovremmo partire da qualcuna?" Sangio mi richiamò alla realtà, fermando la mia camminata infinita, quasi turistica.
Sorrisi imbarazzata, accorgendomi solo in quel momento che avevamo intrecciato le dita.
Il mio cuore fece una capriola a quel gesto, ancora non abituato.
"Che ne dici della ruota panoramica?" provò quando rimasi in silenzio, pensierosa.
La ruota panoramica.
Tranquilla, di riscaldamento.
Ci stava.
Annuì, facendolo ridere.
"Sei bellissima" soffiò, scuotendo la testa, e voltandosi verso la ruota come se niente fosse.
Arrossii, spalancando gli occhi.
Nessuno me l'aveva mai detto così spontaneamente.
Un'enorme sorriso si dipinse sulla mia faccia, mentre lo seguivo.
Non c'era molta fila, quindi salimmo in fretta.
Appena ci sedemmo, lentamente mi mise un braccio intorno alle spalle, facendomi dimenticare come si respirasse.
Appoggiai la testa sulla sua spalla, facendo finta di niente.
Più salivamo più mi sembrava di immergermi in quel cielo nero pieno di stelle, con la città ai nostri piedi.
"È bella Roma" mormorò, sui miei capelli, lasciandoci un piccolo bacio.
"Si" soffiai. "Mozzafiato"
Ci fermammo a mezz'aria, ad un'altezza tale che si poteva intravedere anche il Colosseo.
"Grazie" sussurrai d'un tratto, ottenendo un suo sguardo confuso.
"Per?" chiese, iniziando a giocare coi miei capelli.
"Per tutto" continuai "ci conosciamo da poco ma non avevo mai vissuto tanto in vita mia"
Ed era vero.
Avevamo passato insieme solamente tre giorni eppure mi sembrava fosse passato sia un secondo che una vita intera.
Era una sensazione strana, ma bellissima.
Lui sorrise, dandomi un bacio sulla fronte.
Lo guardai, i suoi occhi azzurri brillavano ancora di più grazie alle luci del Luna Park, rendendoli ancora più belli.
Avvicinai il mio volto al suo, vedendo sparire completamente il suo sorriso e i suoi occhi farsi più scuri.
"Grazie" ripetei, facendo sfiorare le punte dei nostri nasi.
Lui mi mise delle ciocche dietro ai capelli, appoggiando la sua mano sulla mia guancia.
"Sei bellissima" soffiò, e dal suo sguardo capii che era completamente sincero.
Il mio stomaco si riempii di farfalle e la nostra distanza si annullò.
Fu un bacio dolce, leggero, come una soffice carezza.
Gli misi le braccia intorno al collo e le gambe sulle sue, avvicinandomi ancora di più.
Mi persi in quel momento.
E per un attimo, non eravamo più a Roma, ma nell'immensità di quel cielo stellato.
Il mio cuore batteva forte ma, con mio grande stupore e piacere, non era solo.
Con le punta delle dita, potei sentire anche il suo battere febbrile contro i miei polpastrelli.
Era bello sapere che anche a lui facevo un certo effetto.
Arrossii al solo pensiero.
Quando si allontanò, appoggiò la sua fronte sulla mia, senza fiato.
Mi sorrise, dandomi un bacio sulla punta del naso.
"Penso che siamo sulla cima" sussurrò, indicando con la testa intorno a noi.
Lo guardai confusa, distogliendo lo sguardo dai suoi occhi per guardare dov'eravamo, rimanendone estasiata.
Eravamo in cima.
Sotto di noi si stendeva tutta Roma, in un tripudio di luci e palazzi che si intrecciavano, creando uno spettacolo meraviglioso.
Spalancai gli occhi innamorata di quella vista.
Sangio mi strinse a sè, appoggiando il suo mento sulla mia testa.
Lentamente mi abbondai sul suo petto, facendo dei nostri battiti la colonna sonora di quel momento.
Sorrisi, non avrei voluto essere da nessun'altra parte.
Rimanemmo a guardare quel panorama anche quando la ruota riprese il suo giro, troppo immersi in quel silenzio ricco di emozioni da poterlo in qualche modo romperlo.

"E ora che si fa?" Sangio mi guardò in attesa, non appena scendemmo, tenendo le nostre dita intrecciate.
Alzai le spalle, "Tutti" dissi facendolo ridere.
"Si ma da quale si parte?" chiese, "Dai minikart? seggiolini volanti?"
"MiniScontro, se vinco mi compri lo zucchero filato" proposi, puntando il dito contro quelle macchinine che si colpivano a vicenda.
Sangio mi rivolse uno sguardo di sfida."Andata" disse, mettendomi il suo braccio sulle spalle e stringendomi a lui mentre andavamo verso il mini scontro.
Non so come feci, o se mi lasciò vincere, ma lo battei spudoratamente.
Sorrisi soddisfatta di fronte al mio cono di zucchero filante, non so come ma me l'aveva fatto verde e lo amavo.
Sangio se l'era preso rosa, stranamente.
Passammo la serata tra i vari giochi, ridendo letteralmente tutto il tempo.
Non mi ero mai divertita tanto.
Vinse per me persino un peluche gigante a forma di Stitch, che mi regalò con un bacio.
Anche la ragazza dello stand ci fece i complimenti, reputandoci carini.
Camminammo così tanto che iniziarono persino a farmi male i piedi, e avevo le vans.
Fu solo quando ci sedemmo di fronte alla casa degli orrori che Sangio si accorse quanto fossi stanca.
"Andiamo?" propose, dandomi un bacio sulla fronte.
Mi appoggiai a lui, abbracciandolo.
Annuì contro il suo petto, immergendomi nel suo profumo.
"Vai andiamo" disse, cercando di allontanarsi da me, non riuscendoci.
"Giù sarà difficile andare così" ripetè, non ottenendo molto visto che rimasi ferma al mio posto.
Lo sentii ridere quando mormorò un "va bene" di sfida, sollevandomi a mo' di principessa.
Urlai, tenendomi aggrappata a lui.
"Sangio?!" spalancai gli occhi, intorno a noi tutti ci guardarono divertiti.
"Ti porto a casa" annunciò, baciandomi velocemente sulle labbra prima di incamminarsi verso il parcheggio.
Lo guardai stupefatta, perdendomi in quegli occhi azzurri.

MALIBUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora