05 que no salga la luna

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Que no salga la luna, Rosalìa.

"Passo alle sette e mezzo, puntuale!" urlò dalla macchina, non appena chiusi lo sportello.
Alzai gli occhi al cielo, annuendo.
"E non alzare gli occhi al cielo che ti vedo!" aggiunse, facendomi ridere.
Entrai nel palazzo, facendo le scale due a due per raggiungere la porta di casa.
Mio padre era partito il giorno prima e sarebbe stato via per due settimane, ciò significava che avevo casa solamente per me.
Qualsiasi altra teenager avrebbe organizzato una festa, ma onestamente non ne avevo assolutamente voglia né avrei saputo chi invitare.
Oltre a Chiara, Serena e Luca non avevo altri amici.
Sospirai, gettando lo zaino nell'ingresso prima di andare a riempirmi la vasca.
Un bagno caldo era tutto quello di cui avevo bisogno, mio padre li odiava perché "si spende un sacco di soldi e si spreca un sacco di acqua" ma onestamente non mi interessava per niente.
Dovevo ancora pensare a cosa mi sarei messa quella sera e a come avrei dovuto interagire con Sebastian.
Arrossii violentemente al suo pensiero.
Sebastian.
L'immagine di lui coi capelli castani bagnati, le guance arrossate dal sole estivo e gli occhi color nocciola più dolci di tutti che mi guardavano felice, mi fece sciogliere.
Preservavo quel ricordo dell'altra estate come se fosse oro.
Grazie alla madre di Deddy, il migliore amico di Luca, avevamo trovato posto per una settimana in un camping marittimo in Toscana.
Era stata la vacanza più bella di tutta la mia vita, nonostante non fossi riuscita a dire neanche una parola a Sebastian.
Chiara aveva passato tutto il tempo a cercare di farci interagire, così come Deddy e Luca, fallendo miseramente.
Per quanto io fossi abbastanza timida in queste cose, lui lo era molto più di me.
Sebastian non era mai stato una persona loquace, stava molto sulle sue, era riuscito a fare amicizia con Luca proprio per l'indole estroversa di mio cugino.
Da quando in quinta elementare, per colpa della meningite, era rimasto in coma per sette giorni, era cambiato completamente.
Prima era più taciturno di me e Sebastian, ora avrebbe fatto amicizia anche coi muri.
La sua vitalità ti travolgeva, per questo era una delle mie persone preferite.
Anche se il suo vivere ogni emozione al cento per cento, lo distruggeva quando era triste o ferito per qualcosa.
E per Martina, lo era davvero.
Si erano conosciuti quando lui era quinta liceo e lei in quarta, si erano iscritti allo stesso corso di inglese, il B2, e da quel momento, lui non aveva più avuto occhi per nessuna.
All'inizio tutto andava a gonfie vele, erano così innamorati l'uno dell'altra che sembrava dovessero sposarsi da un momento all'altro.
Poi, la caduta.
L'anno scorso, Martina partì per un mese con la scuola in Inghilterra e quando tornò, sembrava essersi dimenticata completamente di Luca.
Nonostante ciò, iniziarono a fare un tira e molla continuo, finché poco dopo la fine della scuola, non lo lasciò per messaggio.
Da quel momento non si erano più sentiti, e Luca ne era uscito devastato.
Era stato veramente difficile per lui superarla, e per quanto non riuscisse ancora a guardare nessun'altra ragazza, almeno non passava più le giornate a guardare le loro foto e a mangiare barattoli interi di gelato.
Era diventato la paura di qualsiasi gelataio per quanti chili era arrivato a mangiarne al giorno.
Fu proprio in quel periodo che gli feci quella foto dove mi sorrideva pieno di gelato, che mi usciva come salvaschermo ogni volta che mi chiamava
Era una sera in cui con Deddy, gli avevamo portato una mega vaschetta, un bel po' di alcol e il film "Un anno da Leoni", il suo preferito.
Tra una risata e l'altra, avevamo finito col fare le quattro, decidendo di andare a guadare l'alba sul tetto.
Fu bellissimo.
Sorrisi al ricordo, immergendomi nella vasca.
Avviai spotify, riempiendo la stanza del bagno con la voce di Rosalìa.
Qué suerte la que yo tuve
El día que la encontré
Señala' estuve a punta de navaja
Prima, sobre la pared
Señala' estuve a punta de navaja
Prima, sobre la pared
Iniziai a canticchiare con lei, perdendomi nel profumo di rose della bath bomb.
Rose.
Rosa.
Casco rosa.
Sangiovanni.
Di punto in bianco mi ricordai di instagram.
Presi al volo il cellulare, aprendo l'applicazione.
Decisi di ritardare ancora un pochino nel rispondergli, mettendomi a curiosare il suo profilo.
Non aveva nessuna storia in evidenzia e solo cinque post.
La prima foto lo ritraeva sorridente mentre abbracciava un ragazzo biondo un pochino più basso di lui, sembravano ad un festival a giudicare dal quantitativo di persone dietro di loro e da come erano vestiti; nella seconda c'era solamente un cane, un cucciolo di Labrador Chocolate, che guardava verso la fotocamera; nella terza riportava la pagina di un libro che citava una frase di E. Hemingway "Il mondo spezza tutti quanti, e poi molti sono forti nei punti spezzati"; la quarta lo ritraeva con un pacco di pop corn in mano e un pappagallo bianco sulla spalla; e infine nell'ultima stava seduto sul motorino con cui mi aveva portato a casa, sorridendo felice verso la fotocamera. 
Rimasi a guardare il suo sorriso e quegli occhi azzurri così spensierati, da farlo sembrare un bambino.
Finì con l'immergermi in quell'azzurro, scivolando nel torpore creato dall'acqua calda nella quale ero immersa.

Ad un certo punto, il rumore di una porta che sbatté mi fece sobbalzare, facendomi cadere il cellulare sul pavimento, risvegliandomi.
Allungai una mano per affermarlo, spalancando gli occhi quando vidi che erano venti alle otto e Luca mi aveva già chiamato tre volte.
Mi immersi nella vasca, cercando un modo per scomparire.
"Giulia! Oddio ma sei nuda!" la voce di Luca mi raggiunse anche sott'acqua, così come il rumore della porta del bagno quando sbatté, chiudendosi.
Uscii fuori della vasca ridendo, comprendomi velocemente con un asciugamano.
"Arrivo!" urlai, avviando immediatamente il phone.
"Sarà meglio per te!" Luca sbatté un colpo alla porta, prima di allontanarsi.
Alzai la manovella che avrebbe svuotato la vasca, cercando un modo per asciugarmi i capelli il più velocemente possibile.
In realtà non ci misi tanto, anche perché già avevo immaginato cosa mettermi: un top argentato con dei pantaloncini neri e una giacca di pelle.
Non avevo molta scelta, avendo lasciato tutti i vestiti da sera da mamma.
Mi misi un po' di mascara, una linea veloce di eye-liner e il rossetto rosso scuro, prima di raggiungere Luca in cucina.
Risi quando lo trovai ad abbuffarsi con un pacchetto di patatine che avevo lasciato sul tavolo qualche giorno prima.
Lui mi guardò torvo, prima di scoppiare anche lui in una fragorosa risata.
"Via andiamo, che Deddy ci sta aspettando" disse, buttando il pacchetto ormai vuoto e andando verso la porta d'ingresso.
"Ah, c'è anche un altro ragazzo con noi, un certo Giacomo.." annunciò.
Lo guardai confusa, mentre mi infilavo velocemente le Vans nere.
"È un suo amico di infanzia ma di solito veniva d'estate, ora invece si è trasferito qui" continuò.
Alzai la spalle, "okay, speriamo sia simpatico"

In macchina mettemmo JBalvin a tutto volume, cantando 'Mi Gente' a squarciagola.
Amavo come, non sapendo lo spagnolo, inventasse intere parole cercando di rimanere al passo con la canzone.
Quando raggiungemmo il pub dove lavorava Deddy, il parcheggio era pieno, tanto che ci toccò lasciare la macchina sul retro.
Non so perché ma quel posto, per quanto non fosse niente di che, faceva sempre il pienone.
Mentre ci avviavamo verso il locale, Luca mi mise un braccio intorno alle spalle, facendomi ridere.
Ogni volta che c'era un ragazzo nuovo o eravamo in un posto dove qualcuno avrebbe potuto anche solo ipoteticamente provarci con me, mi stringeva a sè 'marcando il territorio'
"Devono capire che sei off limits" rispondeva ogni volta che alzavo gli occhi al cielo.
Quella volta non lo feci, alla fine mi piaceva, mi faceva sentire protetta.
Quando entrammo nel locale, un puzzo di sigaretta mista ad alcol ci pervase, facendomi quasi vomitare.
Odiavo come in quel posto permettessero ancora di fumare al chiuso, i miei polmoni si sarebbero bruciati ancora prima dei miei vent'anni.
Sbuffai, facendo ridere Luca.
"Tranquilla, ci penserò io a starti dietro quando i tuoi polmoni non funzioneranno più" mormorò al mio orecchio, facendomi alzare gli occhi al cielo.
Ci guardammo un po' intorno, finché lui non salutò qualcuno verso il bancone.
Guardando in quella direzione, riconobbi subito il cesto di capelli neri di Deddy.
Sorrisi, avviandomi con Luca verso di lui.
Fu solo quando raggiungemmo il bancone che mi venne un tuffo al cuore, e non per Sebastian, ma per il ragazzo accanto a lui che aveva degli occhi azzurri ormai familiari.
Lui mi guardò sorpreso, rivolgendomi un sorriso a trecentosessanta gradi.
"Ciao Giù, lui è Sangiovanni" la voce di Deddy mi raggiunse ovattata, mentre continuavo a guardare quel cielo azzurro che ora, mi rivolgeva uno sguardo divertito.

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