10 un po' come noi

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Un po' come noi, Gazzelle.

Non so come, non so quando ma ad un certo punto ci dovevamo essere sdraiati perché quando mi risvegliai, mi trovai un suo braccio che mi cingeva la vita mentre il suo viso era nascosto tra i miei capelli.
Spalancai gli occhi quando realizzai cos'era successo: avevo dormito tutta la sera fuori con uno sconosciuto, o quasi.
Alla fine gli avevo letteralmente raccontato una parte importante della mia vita e lui mi aveva salvato da quell'incubo di festa.
Forse non era del tutto uno sconosciuto.
Pensai ai miei genitori, forse avrei dovuto avvertirli?
Alzai gli occhi al cielo, certo che no.
Mio padre era dalla sua nuova compagna per tutta la settimana, e gli bastava avere un messaggio ogni tanto, era troppo occupato a fare altro.
Mia madre era in un altro paese a lavorare la terra in un casolare sperduto nella campagna.
Avevo fatto bene a non scrivere niente.
Mi voltai delicatamente per guardarlo.
Aveva gli occhi chiusi e un'espressione beata.
Sorrisi, i suoi lineamenti dolci si sposavano perfettamente con questa sua aurea di pace che emanava mentre dormiva.
Non appena spostai lo sguardo intorno a noi, una scarica di adrenalina mi pervase.
Non avevo mai fatto delle pazzie come quella della sera prima, e l'idea mi piaceva.
Il mio sorriso s'ingigantii mentre ripercorrevo frammento dopo frammento tutto quello che mi ricordavo.
Avevamo ballato sotto le stelle.
Mi aveva capita.
Mi aveva accettata.
"Hey" la sua voce roca mi distolse dai miei pensieri, portandomi a guardarlo.
I suoi occhi azzurri mi scrutarono confusi prima di schiudersi in un sorriso.
"Hey" mormorai, voltandomi completamente verso di lui.
I nostri nasi per poco non si sfioravano.
"È stato bello ieri sera" disse, spostandomi una ciocca di capelli dalla faccia.
Annuii, trattenendo il respiro quando la punta delle sue dita mi sfiorò la guancia.
Rimanemmo così, fermi a guardarci finché quel silenzio che ci avvolgeva fu interrotto dalla mia suoneria telefonica.
Sobbalzai sul posto, iniziando a tastare a giro sotto i cuscini prima di trovare il mio cellulare accanto ai piatti vuoti.
Lo guardai.
Luca.
Alzai gli occhi al cielo, non aveva trovato anche lui una ragazza?
"Hey" mormorai.
Sentii dei rumori strani dall'altra parte della linea, era rimasto alla festa?
"Lola! Dove sei? Sei viva? Ti sto cercando da ore! Dove sei?" Luca mi sfondò i timpani a tal punto da obbligarmi ad allontanare il cellulare, "Mi hai fatto morire!" continuò ad urlare.
Mi venne un tuffo al cuore quando vidi decine di sue chiamate perse.
"Scusami Luca, mi ero addormentata" provai incerta, guardando spaventata Sangiovanni che alzò le spalle.
"Ma dove sei?" tuonò, non l'avevo mai sentito così incazzato.
"Sono a casa di mamma" mentii "mi ha dato uno strappo Sangio ieri sera perché ero troppo stanca"
Silenzio.
"Va bene" sospirò "ma non farmi mai più uno scherzo simile!"
"Certo, scusa" aggiunsi, coprendomi il viso con la mano.
"Tranquilla" il suo tonò si addolcii "passo dopo da casa a portarti la merenda, va bene?"
Sorrisi.
"Certo" assentii, prima di chiudere la telefonata.
Sangiovanni mi guardò impaziente.
"Allora?" mi chiese ansioso, mentre appoggiavo il cellulare per terra, tornando da lui.
"Niente" alzai le spalle "dopo mi porta la merenda"
Sangio scoppiò in una risata fragorosa, spostandosi i ricci dalla fronte, decisamente sollevato.
"Menomale" soffiò, si guardò intorno prima di rincontrare i miei occhi assonnati "che ne dici di fare colazione?"
Non appena disse quella parola, la mia pancia brontolò rumorosamente, facendoci ridere entrambi.
"Penso sia proprio una bella idea"

Non so perché ma Roma sembrava molto più colorata ogni volta che stavo sul motorino con Sangiovanni.
Persino le persone si voltavano a guardarci, forse da fuori sembravamo due strambi che di domenica mattina avevano più energie della sera prima eppure non mi ero mai sentita più viva in vita mia.
Strano come passi anni nella monotonia della quotidianità finché non incontri quella persona che te la stravolge, facendoti vivere l'avventura di tutta una vita.
Non sapevo per quanto sarebbe durata, ma non me la sarei mai fatta scappare.
Ad un certo punto si fermò davanti ad un caffè "Bologna", in una via che non avevo mai visto.
"Aspettami qui" disse, scendendo dal motorino ed entrando nel bar.
Lo guardai confusa, vedendolo sparire tra le persone all'interno.
Incerta su cosa avessi dovuto fare, presi il cellulare, notando che anche Deddy e Sebastian mi avevano chiamato.
Arrossii, leggendo il nome di Seb fra le chiamate perse, anche se stranamente nessuna farfalla nel stomaco dette un cenno di vita.
Andai su instagram, curiosando fra le storie di persone a caso.
Erano prevalentemente foto o video fatte alla festa di Carlotta, in qualche d'una riuscii persino ad intravedere i capelli biondi di Luca o a sentire la risata di Deddy.
Sbuffai, non so perché ma sapere che si stavano divertendo alla festa di Carlotta mi dette fastidio.
"Hey, hey, hey" la voce di Sangio mi colse di sorpresa, riportandomi alla realtà "cos'è quel muso?"
Sorrisi imbarazzata, notando solo in quel momento che teneva in mano un piccolo vassoio usa e getta con sopra due croissant e due caffè da portare via.
"Per la Lady" disse, porgendomi il vassoio.
Arrossii violentemente a quel nomignolo, mentre lo prendevo in mano permettendogli di sedersi sul motorino.
"Ma dove si mangiano?" chiesi non appena lo mise in moto.
"In un posto carino" sorrise, uscendo dal parcheggio.

Per tutto il viaggio tenni stretto il vassoio, nella speranza di non far cadere niente per terra.
A differenza degli altri, questo fu un viaggio molto più ansiolitico.
Nemmeno mi accorsi quando arrivammo, finché Sangiò non mi richiamò.
"We!" alzai lo sguardo verso di lui, rendendomi conto solo in quel momento che stava in piedi davanti a me col casco slacciato.
Spalancai gli occhi, porgendogli velocemente il vassoio e slanciandomi in un secondo il mio casco.
Lui sorrise divertito, indicando intorno a noi.
Eravamo al parco.
Sorrisi, era così dolce come cosa.
"Vieni Lady, andiamo a fare colazione laggiù"
Indicò un punto imprecisato accanto ad un laghetto, circondato da qualche bambino.
Il mio sorriso s'ingrandì, quando iniziai a seguirlo verso quella direzione.
Mi guardai intorno, costatando che eravamo gli unici ragazzi presenti di domenica mattina, circondati da famiglie o signori anziani.
"Ecco" Sangiò si sedette poco lontano da una coppia anziana che leggeva su una panchina. Lo seguii, sedendomi accanto a lui.
Gli rivolsi un'enorme sorriso che fu subito ricambiato.
"Questo è per lei" mi porse un croissant che costatai essere ripieno di nutella.
Senza aspettarlo, lo addentai affamata.
Sangio iniziò a ridere, cogliendomi di sorpresa.
"Che c'è?" gli chiesi confusa.
Lui mi indicò il naso, "vieni hai un pochino di Nutella" mi tolse la Nutella delicatamente, facendo riesplodere uno stormo di farfalle nel mio stomaco.
Distolsi subito lo sguardo, annuendo debolmente, cercando di fare finta di niente.
Lui rise, tornando a guardare davanti a sé.

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