01 bagdad

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Bagdad, Rosalia.

Y se va a quemar, si sigue ahí
Las llamas van al cielo a morir
Ya no hay nadie más por ahí
No hay nadie más, senta'íta dando palmas
canticchiai a bassa voce le parole della canzone, alzando gli occhi verso quel cielo nuvoloso che copriva la città ormai da settimane.
Il sole non si vedeva da un sacco di tempo, e le lamentele delle ragazze nella mia classe ne erano la prova.
"Con questo tempo perderò la mia tintarella in meno di una settimana!" aveva tuonato Benedetta per tutta la mattinata, cercando il filtro perfetto per far sembrare la sua pelle meno diafana del solito.
Dal canto suo, la sua migliore amica non aveva fatto altro che darle ragione. "Pensa a me che sono andata persino in Sardegna dai miei nonni, che figura!"
Per tutta la giornata avevo cercato di far morire la risata che mi veniva spontanea di fronte a certi discorsi, non avevo bisogno di sentire nuovamente cosa pensassero del mio sorriso o di quella mia risata definita "stridula e fastidiosa".
Odiavo i miei denti, odiavo il mio aspetto e tanto di più odiavo la mia risata acuta.
La cosa peggiore è che da questi difetti non potevo nascondermi, non potevo far finta non esistessero coprendoli con un vestito o un semplice filtro su instagram.
No, dovevo convincerci tutti i giorni.
Y se va a quemar, si sigue ahí
Las llamas van al cielo a morir
Ya no hay nadie más por ahí
No hay nadie más, no hay nadie más
Tuttavia, avevo trovato un posto in quel luogo infernale dove potevo starmene lontana da tutti e perdermi nella mia unica ancora di salvezza, l'unica cosa che mi permetteva di respirare dopo ore di apnea: la musica.
In particolare, ascoltavo solamente musica spagnola, come la terra dalla quale provenivo.
Ogni volta che ascoltavo quella lingua, mi sembrava di volare verso quei posti dove mi andavo a rifugiare ogni anno insieme a mia madre, andando a trovare i miei parenti catalani nel loro piccolo paesino di campagna immerso nel caldo secco dell'estate.
Lì, ero al sicuro da qualsiasi presa in giro per il mio aspetto o il mio modo d'essere.
Lì potevo ballare tutto il giorno, amando finalmente la mia vita.
Por la noche, la sali'a del Bagdad
Pelo negro, ojo' oscuro'
Bonita pero apena'
Senta'ita, cabizbaja dando palmas
Mientras a su alrededor
Alzai il volume, cercando di sovrastare le risatine dei ragazzi che stavano raggiungendo il retro della palestra, balzando chissà quale materia per fumarsi una canna.
Il mio rifugio, le scale antincendio che davano sul piazzale nel retro della palestra, era frequentate prevalentemente da chi volesse farsi una canna o fare qualcosa di più importante col proprio ragazzo o ragazza.
Circa metà scuola c'aveva perso la verginità, visto che l'altra metà l'aveva persa sul letto del fratello di Rosa, la ragazza più figa della scuola, amica intima di Benedetta, che non solo dava le feste migliori ma era anche l'unica che non mi aveva mai preso in giro.
Non mi sono mai spiegata il motivo, ma onestamente non mi è mai interessato scoprirlo, bastava che non lo facesse.
In quella scuola erano solo in due che non mi avevano mai preso in giro: Rosa e Chiara, ma lei era scusata.
Chiara era da sempre stata la mia migliore amica, non ricordo nemmeno un giorno in cui non abbia avuto lei al mio fianco.
Per anni mi aveva sempre difeso, ogni volta che poteva, essendo un anno più grande di me, non facendomi mai mancare il suo sostegno.
A volte la scambiavi per un angelo custode, e a giudicare dal suo aspetto, direi che lo era davvero.
Pasaban, la miraban
La miraban sin ver na'
Solita en el infierno
En el infierno está atrapa'
Senta'íta, las manos las juntaba
Que al compás por bulerías
Inspirai fortemente, poggiando la testa sul muro dietro di me.
Chiusi gli occhi, lasciandomi trasportare dalle parole che Rosalìa stava cantando, descrivendo totalmente la mia vita ora che Chiara era in giro per l'Europa, seguendo il padre nella sua tournée come chitarrista per Ligabue.
Per quanto avessi sempre amato il lavoro di suo padre che c'aveva permesso per anni di intrufolarci nel backstage di un sacco di concerti, ora lo odiavo.
Da quando se n'era andata, le giornate erano sembrate più fredde e più lunghe, come un inverno perenne.
Chissà quando sarebbe arrivata la mia primavera.

Sobbalzai, non appena sentii la tasca dei miei jeans vibrare e la musica venire interrotta dalla mia suoneria.
Era Luca.
Mio cugino.
"Lù dimmi" sospirai, sentendo un rumore di rasoi in sottofondo.
"Lola! È tre ore che provo a chiamarti! Pensavo avessi fatto un incidente o chissà cosa" il suo essere melodrammatico mi fece scappare una risata e per la prima volta dopo ore, mi gustai quella libertà.
"Stasera è sabato, quindi obbligatoriamente devi venire da Deddy al bar, si prende insieme una pizza"
Classico, da quando Chiara era partita, mio cugino, che era più un fratello, faceva di tutto per non lasciarmi sola, invitandomi sempre al bar dove si ritrovava coi suoi amici.
"C'è anche sebastian..!" la sua voce si fece più sensuale, cosa che mi fece ridere ancora più forte.
Sebastian era un suo amico del liceo, nonché la mia cotta da quando avevo undici anni, che sapeva solamente il mio nome e che suono avesse la mia risata, visto che in sette anni non ero mai riuscita a dirgli qualcosa in più di un semplice "ciao".
"Va beneee" feci finta di essere annoiata, sapendo che difficilmente se la poteva bere dopo avermi detto che c'era Sebastian.
"Perfetto! E ti ricordo che sono venti alle due e hai lezione di danza alle due! So che sei ancora sulle scale anti incendio, quindi vedi di sbrigarti perché alle due meno dieci sono da te e non voglio aspettare" tuonò, chiudendo la chiamata.
Cazzo.
Raccattai velocemente lo zaino che avevo buttato lì accanto a me.
Mi ero completamente dimenticata di come la scuola di danza mi avesse anticipato la lezione di classico, in vista della prima lezione delle più piccole che avrebbe occupato la scuola per quasi tutto il pomeriggio.
Mi alzai di scatto, iniziando a scendere le scale a due a due, abbassando lo sguardo verso il cellulare in cerca del tasto "play" per riavviare la canzone quando inciampai sulle mie stringhe, sempre fottutamente sciolte, andando addosso a qualcosa.. o qualcuno.
Sentii un braccio avvolgermi le spalle, stringendomi stretta a sé mentre finivamo di cadere le scale.
D'un tratto con un tonfo secco, toccai terra, rimanendo senza fiato per colpa del peso che mi stava addosso, schiacciandomi.
Aprii gli occhi ritrovandomi a guardare quello che mi sembrava un infinito cielo azzurro che mi sorrise.
I suoi ricci mi solleticarono il volto, quando si sollevò sui suoi avambracci, continuando a guardami.
"Hey" soffiò, scrutando coi suoi occhi azzurri il mio volto.

MALIBUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora