58 la musica non c'è

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La musica non c'è, Coez.

Deglutii di fronte alle occhiate curiose di tutta la classe.
D'altronde, erano settimane che Sangio non si presentava, mi chiedevo come facesse a non perdere l'anno.
Lo guardai, se ne stava tranquillo sulla soglia, mentre aspettavamo che la professoressa finisse di parlare con la bidella.
"Tranquilla Giulia" mormorò senza nemmeno abbassare il suo sguardo su di me, "andrà tutto bene" mi strinse la mano, andando verso la Paesani, insegnante di storia e italiano.
Lei ci sorrise, entusiasta nel rivedere Sangio.
"Signor Damian! Da quanto tempo! Spero stia meglio" esclamò, facendomi corrucciare la fronte.
Stia meglio?
"Signorina Stabile, la prego si accomodi mentre parlo con Giovanni" mi fece un cenno con la testa verso il mio banco, rivolgendomi un'occhiata fugace coi suoi occhi verdi.
Feci un finto sorriso, ignorando lo sguardo di Benedetta e Carlotta, rigorosamente al primo banco.
Mi sistemai infondo, appoggiandomi alla parete mentre guardavo Sangio, intento a far ridere la Paesani.
Sbuffai, nessuna sapeva resistergli a quanto pare.
Quando tornò a sedersi accanto a me, mi fece l'occhiolino, appoggiando una mano sulla mia gamba, tenendola per tutte e due le ore della lezione.
Arrossii quando qualcuno se ne accorse, non ottenendo però nessuna reazione da Sangio che sembrò non farci caso, come se fosse la cosa più naturale di questo mondo.
"Sei così bambina" commentò quando suonò la campanella della ricreazione.
Risi imbarazzata, dandogli la mela che avevo preso come merenda da casa per entrambi.
Lui mi fece cenno di appoggiare le gambe sulle sue, continuando ad accarezzarmele.
"Mi piace la Paesani, spiega benissimo" commentò distratto, quando rimanemmo soli.
Annuì, riguardando velocemente gli appunti che avevo preso.
Dovevo studiare un sacco, ero rimasta troppo indietro.
"Hey" mi voltai quando mi richiamò, incrociando i suoi occhi azzurri.
Gli sorrisi, sentendo il mio cuore battere sempre più velocemente quando si avvicinò lentamente, annullando la distanza fra di noi.
Mi baciò prima con dolcezza, e poi sempre con più urgenza.
Immersi una mano fra i suoi ricci, tirando un ciuffo dei suoi capelli, facendolo gemere sulle mie labbra.
Sentii una sua mano infilarsi sotto la mia maglia per iniziare ad accarezzare la mia pelle nuda.
Mi dimenticai completamente dove fossi finché non sentii qualcuno tossire, obbligandomi ad allontanarmi di scatto.
Mi voltai verso l'entrata solo per vedere Carola, una nostra compagna, ignorarci mentre andava verso il suo banco.
Sangio non la guardò nemmeno, non distogliendo i suoi occhi azzurri da me.
Quando tornai a incrociare il suo sguardo, mi sorrise.
"Ti amo" mormorò, cogliendomi di sorpresa.
Spalancai gli occhi, facendolo ridere.
"Sei così bambina" disse di nuovo, abbracciandomi.
Nascosi la mia testa nell'incavo del suo collo, perdendomi nel suo profumo.
"Non siamo in una camera d'albergo" la voce fastidiosa di Carlotta mi richiamò alla realtà, facendo sbuffare Sangio che la guardò annoiata.
Benedetta dietro di lei ci guardava schifata, come se qualcuno avesse appena vomitato.
"Lascia stare Carlotta, fa così pena che persino Giovanni è dovuto tornare" le parole di Benedetta mi trafissero, mozzandomi il fiato.
Per quanto fossi abituata alle sue prese in giro, ogni volta mi faceva male.
"Con quei denti poi! Sembra un coniglietto sperduto" Carlotta rise, prendendo la sacca con il cambio per ginnastica dallo zaino.
"Peccato che da voi due non torni nessuno a prescindere" mi voltai sorpresa quando realizzai che era stato Sangio a parlare.
Non se lo aspettarono nemmeno Carlotta e Benedetta, visto che rimasero in silenzio.
"O forse non lo sapevate? Scusate ma sinceramente non c'è niente di più squallido e triste che prendere in giro qualcuno," rimasi a guardarlo pietrificata, sentendo l'applauso di Carola che gli dava ragione.
Benedetta e Carlotta sbuffarono, uscendo immediatamente dalla stanza.
Sangio si voltò lentamente, mettendomi un ciuffo di capelli dietro l'orecchio.
"Scusami ma quando ci vuole, ci vuole" commentò, dandomi un pizzicotto sulla guancia.
Dette un altro morso alla sua mela, soddisfatto di aver detto quelle cose, affrontandole.
Lentamente gli sorrisi, completamente grata.
Nessuno mi aveva mai difeso, e vedere lui farlo mi aveva reso ancora più fiera della persona che era.
D'istinto lo baciai con urgenza, facendo incontrare le nostre lingue.
Gli presi il volto fra le mani, cercando di trasmettere in quel bacio tutto l'amore che provavo per lui.
Quando mi allontanai, sorrisi di fronte alle sue guance arrossate.
"Wow" mormorò, ricambiando il mio sorriso "Se questo è il ricompenso, sono pronto a affrontarle di nuovo, adesso!"
Risi, recuperando la sacca per la ginnastica dallo zaino.
Sangio fece lo stesso, alzandosi.
Lo presi per mano, intrecciando le nostre dita mentre andavamo fuori a prendere il bus.

Da qualche anno, ci facevano alternare l'utilizzo della palestra, essendo troppe classi.
Quindi, se non eri in sede, dovevi prendere il bus per andare allo stadio e usare quello che in realtà era il campo da basket.
Mi sistemai accanto alla finestra, lasciando che Sangio appoggiasse la sua testa sulla mia spalla.
Sonnecchiò per tutto il viaggio, tenendo stretta la mia mano fra le sue.
Quando scendemmo tenne un braccio sulle mie spalle, allontanandosi solo di fronte agli spogliatoi.
Mi cambiai in fretta, sorridendo nel trovarlo ad aspettarmi, appoggiato alle macchinette appena fuori dalla porta.
"Non hanno le patatine" sbuffò, riprendendo la mia mano, facendo intrecciare di nuovo le nostre dita.
Ci sedemmo per terra, aspettando che anche gli altri finissero di cambiarsi per scoprire cosa avremmo fatto.
Lo guardai chiudere gli occhi, come se avesse ancora sonno.
"Dormiglione" mormorai contro il suo orecchio, ottenendo un suo sorriso malizioso.
Lui aprii leggermente gli occhi, avvicinandosi a me.
Mi lasciò un fugace bacio sulla guancia, facendomi arrossire visto che la professoressa era proprio davanti a noi.
Per quanto stessimo insieme da un po' ormai, nonostante la pausa, non ero ancora abituata a questi piccoli gesti di fronte ad altre persone.
Soprattutto a scuola, davanti agli insegnanti.
Sangio rise quando vide le mie guance rosse, facendole diventare di un colorito tendente al viola che ottenne degli sguardi curiosi dai miei compagni di classe, non appena si avvicinò al mio orecchio per mordermelo delicatamente.
"Chissà come mai ho sonno, sporcacciona" sussurrò prima di allontanarsi, ascoltando la professoressa come se niente fosse.
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a/n
Lo so!
Non avrei dovuto pubblicare prima di domenica ma ieri ho scritto cinque parti e non vedevo l'ora di continuare a farvi leggere la storia 😅
È un capitolo un po' tranquillo, ma direi che dopo tutto una tregua se la meritano 🙈
Spero vi sia comunque piaciuto, nel caso lasciate una ⭐️ e fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti! 🎡
Vi leggo sempre ed è bellissimo sapere quanto vi stia piacendo 🥰
Love you all
💘

MALIBUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora