49 cosa mi manchi a fare

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Cosa mi manchi a fare, Calcutta.

Alzai il volume della musica, lasciandomi trasportare dalle note di quella canzone mentre sentivo il vento freddo avvolgermi lentamente.
Avevo passato tutto il pomeriggio seduta sul terrazzo a guardare la strada di fronte a casa mia.
C'era qualcosa di magico nel vedere frammenti della vita di altre persone incrociarsi nello stesso punto.
Alcuni se ne andavano di fretta, altri si fermavano a fare due chiacchiere e un bambino correva felice.
Il tramonto quella sera aveva dipinto il cielo con delle sfumature mozzafiato, l'arancione e l'azzurro si confondevano in una danza infinita, creando nuovi colori ancora più belli.
Rimasi a guardarlo, completamente incantata.
D'istinto mi portai una mano fra i capelli, sentendo l'eco delle parole di Sangio che avevo letto qualche settimana prima.

"Sangio mi presti il libro di chimica?" mi alzai, andando verso la mia camera.
Come risposta ottenni semplicemente il rumore della doccia dal bagno.
Alzai le spalle, lo aveva sicuramente lasciato nello zaino.
Iniziai a frugare fra le sue cose, sorprendendomi di quante cose portasse a scuola.
Ma fu solo quando trovai una piccola agenda con scritto "Pensieri" che mi incuriosii.
Per quanto sapessi che fosse sbagliato, l'aprii, non resistendo alla tentazione.
Iniziai a leggerla, perdendomi nelle sue parole.
Quel diario conteneva frammenti di canzoni, lettere e pensieri casuali annotati di fretta.
Mi fermai di fronte alla pagina che citava il mio nome come titolo, iniziando a leggere.
"Giulia è fatta da atomi che interagiscono fra di loro in una serie di leggi che dominano la natura.
Eppure, non posso fare a meno di pensare che sia molto più di questo, che ci siano altre leggi in lei, altri atomi che la rendono una creatura diversa, speciale.
Magica.
Grazie a lei sto riscoprendo le sfumature del tramonto, lei è il mio tramonto, il lieto fine che aspettavo da sempre"
Sentii le farfalle esplodermi nello stomaco, non poteva scrivere cose più belle.
Accarezzai quelle parole con un dito, assorbendole dentro di me.

Ni un amigo nuevo, ni una hería'
TKN, TKN, TKN
Ni un amigo nuevo, ni una hería'
TKN, TKN
Ni un amigo nuevo, ni una hería'

Mi svegliai di scatto al suono della suoneria del mio cellulare.
"Pronto?" risposi senza nemmeno guardare il nome.
"GIULIA DIMMI CHE SEI PRONTA!" l'urlo di Serena mi distrusse un orecchio.
CAZZO.
La festa.
Me n'ero completamente dimenticata.
Quando non risposi la sentii sbuffare.
"Trabocchetto, lo sapevo che non eri pronta, sto venendo a portarti qualche vestito da mettere" sorrisi a quelle parole, mi conosceva fin troppo bene.
"Cinque minuti e son da te!" mi salutò prima di buttare giù, senza aspettare una mia risposta.
Diamine se l'amavo.
Era confortevole sapere di avere un'amica che ormai mi conosceva a tal punto da sapere già cosa stessi facendo.
Serena da tempo non era più solo un'amica ma più mia sorella, quella che non avevo mai avuto.
Mi alzai lentamente, andando verso la porta, meravigliandomi quando sentii suonare il citofono.
Le aprii senza indugi, sentendola correre per le scale.
"La festa è alle otto! E ora sono le sette, bisogna muoverci" mi salutò frettolosamente, entrando in casa.
"Allora" fece un gesto plateale, appoggiando tre vestiti sul tavolo.
Chiusi la porta dietro di me, spalancando gli occhi quando vidii che aveva portato anche tre paia di scarpe, una per vestito.
"Serena ma.." provai, venendo subito interrotta.
"No, aspetta" la vidi sollevare un vestito rosso di pizzo, mentre guardava con la coda dell'occhio quello blu che accarezzava con l'altra mano.
"Vogliamo che tu sia sexy o elegante?" chiese, più a sé stessa che a me.
Indugiò in silenzio, persa nei suoi pensieri finché non scrollò le spalle.
"Sexy" mi porse il vestito nero a tubino, "tieni, mettiti questo"
Lo presi al volo, notando solo in quel momento com'era vestita.
Indossava un top argentato che le metteva in risalto il seno e dei pantaloncini di pelle, era bellissima.
I capelli neri le cadevano lisci sulle spalle, venendo oscurati dal rossetto rosso che catturava tutta l'attenzione sulle sue labbra.
"Diamine Sere ma sei stra bella!" esclamai facendola arrossire.
Lei mi fece il gesto di andarmi a vestire, completamente imbarazzata, facendomi ridere.
"Ale ti ameraaaa" canticchiai prendendola in giro, scomparendo in camera mia.
Il vestito che mi aveva dato era mozzafiato, mi stringeva sui fianchi mettendo in risalto il sedere.
Arrossii al pensiero, raramente indossavo cose che potessero valorizzare il mio corpo.
Sentii Serena fare un fischio dietro di me, cogliendomi di sorpresa.
"Li stenderai tutti" commentò, avvicinandosi per mettermi gli orecchini, due cerchi glitterati.
"Ferma" mi pettinò velocemente i capelli, lasciando che cadessero sulle mie spalle.
"Per il trucco opterei per qualcosa di leggero che dici?" chiese, cogliendomi di sorpresa.
Non ero molto brava a truccarmi, soprattutto con l'ombretto avevo sempre fatto dei disastri.
Annuì, non sapendo realmente cosa dire, affidandomi completamente a lei.
Serena era da sempre la truccatrice ufficiale della nostra scuola di danza, ad ogni saggio pensava al make-up di tutte noi.
Aveva un talento.
Mi sedetti, lasciandola lavorare in silenzio.
"Ecco fatto" disse infine, passandomi uno specchietto per guardarmi.
Trattenni il fiato quando mi vidi, aveva allungato la forma dei miei occhi con un trucco sfumato, delineando la forma delle mie labbra con una matita marrone.
Mi sentii bellissima.
Le sorrisi attraverso lo specchio, incrociando il suo sguardo.
"Grazie, mi piace tantissimo" ammisi, tornando ad ammirare il suo lavoro.
Lei mi accarezzò le spalle, andando a sistemare i trucchi nella sua borsa.
"Senti lascio tutto qui, poi me lo riporti te a danza domani, va bene?" chiese quando portò gli altri due vestiti e la sua borsa in camera mia.
Annuì, "appoggia tutto sul mio letto" la aiutai a sistemare tutto, venendo colta di sorpresa quando sentii il campanello suonare.
La guardai confusa, "chi è?"
Lei alzò le spalle, seguendomi nell'ingresso.
"Chi è?" chiesi al citofono, sentendo una risata familiare.
"Principessa, sono io! Non pensavi che ti avrei fatta andare alla festa da sola? Apri un po'"
sorrisi al suono della voce di Luca, era un pazzo.
Sentii Serena ridere dietro di me, mentre i passi di mio cugino risuonarono per le scale.

MALIBUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora