48 gibson rotte

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Gibson rotte, Peter White.

Sangio.

Sbuffai fuori il fumo di quella sporca sigaretta, sorridendo nel realizzare quanto fosse improbabile quella scena.
Non avevo mai fumato in tutta la mia vita , ero da sempre una delle persone più attente alla salute , eppure quello stupido vizio era diventato il mio unico sfogo.
Niente stava andando nel verso giusto, ma c'ero quasi.
Non mancava tanto alla fine di quel periodo, dovevo solo sistemare quelle telecamere ed aspettare.
Era solo questione di tempo.
Walter non mi avrebbe mai fatto aspettare, l'unico suo pregio era la costanza.
Risi amaramente di fronte alla mia constatazione, facendo voltare due signori che mi guardarono male.
Scossi la testa, continuando a camminare verso il porticciolo.
Avevo bisogno di fuggire e quello era l'unico punto dove nessuno sarebbe mai venuto a cercarmi.
Nessuno tranne lei.
Diamine.
Il solo pensiero mi distruggeva, il vuoto che aveva lasciato nella mia vita era incomparabile.
In pochissimo era stata come tornado, mi aveva travolto appropriandosi di qualsiasi cosa mi appartenesse.
Niente era più mio ormai, né lo sarebbe più stato.
Ero suo, completamente.
Ma ormai era troppo tardi anche per quello, l'unica briciola di felicità che avevo trovato l'avevo persa.
Per sempre.
Mi strinsi nel giubbotto di jeans, facendo un ultimo tiro prima di buttare via la sigaretta.
Sobbalzai quando sentii la suoneria del cellulare risvegliarmi dai miei pensieri.
"Pronto?" corrugai la fronte quando sentii della musica quasi assordante in sottofondo.
"Sangio!" la voce di Tommaso mi colse di sorpresa, era da una vita che non lo sentivo.
"Tommi?!" esclamai esterrefatto.
"Si bastardo! Ho saputo che sei in città e non mi hai detto niente!" sbottò facendomi sorridere.
Tommaso era completamente diverso da me, eppure questa diversità ci aveva legato a tal punto da considerarci quasi fratelli, nonostante non ci sentissimo mai.
"Si hai ragione," provai, rimanendo sul vago "ho avuto un sacco di cose da fare".
Per quanto mi fidassi di lui, non volevo che la storia di mia madre diventasse una cosa nota a tutti.
Era già fin troppo delicata per poterla esporre così tanto.
"Capito" tagliò corto, "senti Pablo fa una festa e ci terremmo un sacco se tu venissi come hai vecchi tempi!"
Soffiai, passandomi una mano fra i capelli.
Nonostante d'istinto volessi rifiutare, mi ritrovai ad accettare l'invito.
"Va bene Tom, sarò dei vostri!" esclamai, sentendolo ridere.
"Vai allora poi mi racconti in che giri ti sei cacciato!" sentii un rumore in sottofondo, "Sangio devo andare che a mia madre serve una mano a sistemare le sedie al pub"
Sorrisi, metà del tempo che avevo passato in Italia l'avevo trascorso dentro il locale di sua madre, era come una seconda casa ormai, nonostante non ci andassi da secoli.
"Ci si aggiorna Sangio!" lo sentii esclamare cercando di sovrastare il frastuono.
"Certo!" urlai, riattaccando subito dopo, tornando a guardare il mare davanti a me.
Forse una festa era proprio quello che mi ci voleva, avrei potuto staccare un attimo la testa e divertirmi.
Nonostante la possibilità di trovare delle ragazze non mi allettasse per niente.
Per lo meno, non il tipo che frequentavano loro.
Non ho mai provato interesse per chi passava tutto il suo tempo a cercare di apparire piuttosto di essere qualcosa.
Alla fine, la vita non riguarda ciò che sembri, ma ciò che sei veramente.
Sbuffai, realizzando come forse non era realmente quello che mi serviva ma ormai era troppo tardi per rifiutare.
Scossi la testa, scompigliando ancora di più i ricci che mi caddero sugli occhi.
Guardai il mare davanti a me, trovandomi a tornare con la mente a quando ci venni con Giulia.
Il suo sguardo così curioso e sorpreso cercava di memorizzare qualsiasi dettaglio, facendomi divertire.
Era così innocente, così bambina da farmi impazzire.
Ogni volta che stavo con lei provavo l'urgente bisogno di abbracciarla, tenerla a sicuro da tutta la merda che il mondo sapeva offrire.
Non avrei mai voluto che niente intaccasse quella sua aurea così pura.
In qualche modo dovevo proteggerla e starle lontana, per quanto odiassi farlo, era veramente l'unico modo.
Chiusi gli occhi, immergendomi di nuovo nell'ultimo momento felice vissuto insieme, che ormai conoscevo a memoria.

"Giulia?" mormorai, accarezzandole delicatamente i capelli.
Sorrisi mentre la osservavo dormire, con la guancia appoggiata sul mio petto e il respiro regolare.
La strinsi ancora di più a me, lasciandole un bacio sulla fronte.
Sentii le farfalle esplodermi nello stomaco al pensiero di cosa avessimo appena fatto.
Con lei, ogni volta sembrava la prima, ogni volta provavo qualcosa di nuovo, di diverso ma sempre più profondo.
Mi meravigliai nel realizzare come fossi così perdutamente innamorato di lei.
Mai avrei pensato potessi provare qualcosa del genere per qualcuno, eppure eccola lì, addormentata addosso a me, così innocente, così bella da mozzarmi il fiato.
"Giulia.." mormorai di nuovo, aspettando un suo movimento che non arrivò.
Era completamente addormentata.
Le accarezzai delicatamente la guancia, abbassandomi quanto bastasse per lasciare un bacio sulla fronte.
"Penso.." mormorai contro la sua pelle così a bassa da voce da non svegliarla, "di essermi completamente, follemente, totalmente innamorato di te"
Chiusi gli occhi, lasciandomi travolgere da quelle parole.
Non avevo mai provato niente di simile per nessun'altra prima d'ora, ne sarei mai riuscito a provare quei sentimenti per chiunque.
Lei era e sarebbe sempre stata l'unica.

Inspirai profondamente l'aria di mare, nascondendo i ricci nel cappuccio della felpa.
D'improvviso provai l'urgente bisogno di chiamarla, di sentire di nuovo la sua risata che avrebbe completamente stravolto la mia giornata rendendola felice.
Sorrisi al pensiero delle faccine buffe che a volte faceva per farmi ridere o di come mi sistemava delicatamente la crema sul viso, prendendosi cura di me come se fosse mia madre.
Diamine se era perfetta.
Dovevo riconquistarla.
Una volta risolto tutto questo casino, dovevo in qualche modo riportarla a fare parte della mia vita.
Non potevo immaginare che quella potesse essere realmente la fine di tutto, non in quel modo, non per quel motivo.
Walter mi aveva già privato di troppe cose, non poteva togliermi anche lei.
O forse era troppo tardi.

Forse non era già più mia.

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